La strage dei Vespri di Giuseppe Galasso

La strage dei Vespri Uno storico inglese ricostruisce la congiuri La strage dei Vespri Steven Runciman I VESPRI SICILIANI Rizzoli, Milano, Biblioteca Universale, pagine 416, 2000 lire. Gli storici inglesi passano per possedere l'-arte e il talento di « narrare » la storia in misura diversa e superiore rispetto a quella dei loro colleglli continentali. E' un luogo comune, che, come tanti altri, ha un suo fondamento. Il libro di Steven Runciman su / Vespri siciliani sembra, comunque, fatto apposta per confermarlo. La decisione della Bur di riprenderlo nella versione italiana già pubblicata dalla Dedalo Libri cinque anni fa e di rilanciarlo su una più ampia scala di pubblico e di circolazione appare perciò più che comprensibile. L'argomento è di quelli che si prestano alla drammatizzazione. Basterebbe pensare alla « questione, come dice Runciman, sino a qual punto la strage dei Vespri sia stata organizzata fuori JalL Sicilia » come « risultato d'una grande congiura organizzato dall'esule napoletano Giovanni da Procida, che agiva nell'interesse della casa d'Aragona » — questione alla quale nel libro è dedicata una breve appendice — per rendersene immediatamente conto. Del resto, il fatto che dell'argomento si impadronisse tempesStivamente il teatro; che su di esso Scribe scrivesse per Verdi uno dei libretti più famosi del melodramma romantico; e che acoesa di pas¬ sione romantica sia pure la prima grande e moderna ricostruzione dell'argomento, quella (tuttora attraente) di Michele Amari, ne sono, ulteriori dimostrazioni. E che dire di quel severo e altero re, Carlo I. d'Angiò, che sembrava destinato, alla vigilia del Vespro, a imprese ancora più grandi di quella già compiuta, della conquista del trono siciliano e che, invece, fu dal Vespro repentinamente precipitato in una condizione drammatica di rischio e che da essa fu spinto a pensare di risolvere la questione battendosi in un duello col re rivale Pietro d'Aragona, da combattersi a Bordeaux, nelle terre francesi del re d'Inghilterra, assieme a cento cavalieri per ciascuno dei due sovrani? La « disfida di Bordeaux » non si fece è la guerra per la Sicilia durò molto oltre la morte di Cario, fino a quando, dopo vent'anni di lutti e di distruzioni, il figlio del re defunto, Carlo II, non concluse a CaltabeHotta, nel 1302, una prima pace, che riconosceva l'indipendenza dell'isola e i diritti della corona aragonese su di essa. Da allora Napoli e Palermo, benché assai spesso unite sotto lo scettro dello stesso sovrano, formarono due realtà politiche e civili alquanto diverse fra loro, e a nulla valsero gli sforzi fatti anche dai Borboni nel '700 e nell'800 per unhicarle, che anzi sullo scoglio dell'autonomia siciliana scivolarono malamente anche i patrioti liberali napoletani del 1820 e del 1848. Ma sostanzialmente diversi nelle strutture, negli interessi e nello spirito il Mezzogiorno continentale e l'Isola lo erano, in realtà, anche prima che il lunedì di Pasqua del 1282 dinanzi alla chiesa dello Spirito Santo.a Palermo il gendarme francese Drouet oltraggiasse una pudica sposa siciliana e offrisse la scin-. tilla iniziale al grande incendio che ne seguì. Per questa ragione le valutazioni. di coloro che (come il Croce) nei Vespri vedono la rottura di un'unità organica deiri ntero Mezzogiorno e una grave ragione d£ .depotenzia- • mento e di miseria per eia-4 scuna .delle due parlici es- ": so non appaiono come valutazioni pienamente' accettabili. . ' La verità è piuttosto che i Vespri vennero ^a sanziona-: re fra l'Isola è. il continente una diversità già -matura e che — nel male come nel bene — essi lasciarono !fl due grandi comunità meridionali libere di realizzare ciascuna il suo proprio tipo di civiltà e di cultura. Che poi nell'una come nell'altra parte le còse prendessero la piega di una storica degradazione per l'intero Mezzogiorno nei confronti della restante Italia è tutt'altra questione e va spiegata con ragioni più profonde e complesse della divisióne provocata dai Vespri. Questi problemi più st^eeifici e, si può dire, classici, della storiografia italiana sui Vespri non formano, per la verità, il nucleo più rilevante nella narrazione e nella ricostruzione- del Runciman. Lo storico inglese è attento, piuttosto, alle connessioni e ai rapporti mediterranei ed europei della vicenda da lui trattata, così come è attento alle figure dei protagonisti, al quadro delle condizioni di vita, ai mille episodi politici e militari ' della vicenda stessa. Il che, appunto, ne fa un libro di grande interesse sia . per lo studioso che per ogni lettore. Giuseppe Galasso

Luoghi citati: Bordeaux, Inghilterra, Italia, Milano, Napoli, Palermo, Procida, Sicilia