Il "gioco" di Tobino
Il "gioco" di Tobino I RACCONTI DELLO SCRITTORE PSICHIATRA Il "gioco" di Tobino Una scrittura di favola, che non dimentica la realtà Mario Tobino LA BELLA DEGLI SPECCHI Mondadori, Milano, 215 pagine, 3500 lire. Questa serie di racconti si presenta come un'antologia dei temi e dei motivi di trent'anni di lavoro letterario di Mario Tobino. Così le pagine dei ricordi di guerra rimandano al lontano Deserto della Libia (1952) o quelle dedicate al « portiere » della Sapienza a Bandiera nera (1951): né mancano qui le «donne» dell'ospedale psichiatrico, che hanno reso famoso Tobino, finalmente conciliato . nei suo duplice mestiere di scrittore e di medico,'* attraverso libri fortunati come Le libere donne di Magnano e Per le* antiche scale. La vicenda autobiografica ha sempre condizionato la scrittura di Tobino: tramata di ricordi. delle sofferte esperienze dèi fascismo e della guerra, ideologicamente non condivìse ma umanamente partecipate, dell'inquietudine del dopoguerra (quando « tutti correvamo per sopravvivere »), e infine della professione di psichiatra. Eppure, nonostante questa forte aderenza autobiografica, il narrare di Tobino (tanto più in questi racconti) ha un movimento caratteristico di allontanamento della realtà. « E' inutile dire gli amori e i delitti, che le storie diventano lente quando c'è solo da recitare un elenco », si legge in queste pagine. Un ricordo di vita, la considerazione di una leggenda o di un fatto storico, l'osservazione di un quadretto paesaggistico, determinano subito un'accensione fantastica: un'evasione fiabesca. Ed ecco allora il figurino concreto, del vecchio «portiere» dell'Università frequentata . dallo scrittore, muoversi come « un castellano »; oppure il figurino di un ospite del manicomio, atteggiarsi come il folletto benigno di una fiaba antica: « Era grazioso da non si dire. La domenica mattina si metteva sul muretto, alla curva del viale, tra la portineria di fondo e quella di cima e lanciava frasi ai comuni- parlatori, ai parenti dei malati». E così il paesaggio toscano si anima dì « musicali silenzi » e Lucca, « densa di torri e chiese », si prospetta come lo scenario dì una favola, ih cui i personaggi hanno le movenze dei protagonisti di « una commedia di Molière o di Teocrito». Ma non'è gioco di abile illusionista soltanto. Tobino allontana jd quadro squallido della realtà, ma non ne dimentica i problemi. La sua scrittura celebra la favola, si abbandona ad un gioco- di Ubera evasione, ma conserva un margine dubitativo: nella consapevolezza della precarietà di questa evasione, nell'incertezza della sua stessa qualità consolatoria. Tobino è come il don Giovanni protagonista del primo di questi suoi racconti, che ha coscienza di essere al tempo stesso « giocoliere » e « burattino », e la speranza di diventare finalmente «.uomo ». Il suo dire è iì dire dei vecchio saggio, che se ha ormai chinato «il capo davanti alla petulanza dei mediocri », non ha rinunciato a credere nell'antico rito della gioia di vivere. Giorgio De Rienzo
Persone citate: Giorgio De Rienzo, Mario Tobino, Tobino
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