I segreti di un Concordato da rifare di Giovanni Spadolini

I segreti di un Concordato da rifare SULLE TRATTATIVE I segreti di un Concordato da rifare peramento in un clima di collaborazione, e di comprensione, fra le due rive del Tevere. Per una pace religiosa che non sia retorica, esteriore, soltanto burocratica. Quello che nell'ottobre '67 apparve un atto di coraggio da parte del centro-sinistra non ha dato nessun frutto concreto: al di fuori appunto di questa esplorazione quasi scientifica consegnata nei verbali, finora tenacemente e puntigliosamente inediti, della commissione Gonella C'ombra di mistero, che li. aveva avvolti finora, confermava un clima, uno stato d'animo). Avviata la revisione fra '69 e 70, il nodo, del divorzio bloccò tutto. Le interferenze dirette o indirette della Santa Sede nelle vicende mims'odiali — oh! terribile primavera del 1970 — contribuirono a peggiorare la situazione anziché a creare- motivi di schiarita o di distensione. Il contrasto fra Chiesa e Stato si aggiunse al travaglio della contestazione, all'ingresso in fo<-?e dei sindacati, alla crescila spontanea e spesso tumultuosa della società civile: quasi a rendere tutto piti difficile, più enigmatico, più, impenetrabile. Via via i govèrni, succedutisi nel clima di disintegrazione dèlia coalizione di centro-sinistra, rivendicavano l'impegno della revisione, riaprivano qualche cauto spiraglio con l'altra riva del Tevere. Dichiarazioni retoriche, spesso, da una parte e dall'altra. Finché il referendum sul divorzio, voluto con assoluta cecità da talune ali, le più estremiste, le più intolleranti, del mondo cattolico, liquidò i termini tradizionali del problema, superò in certo modo la fase stessa della revisione, dissolvendola nella consumazione delle norme concordatarie compiuta dal Paese prima ancora di un loro formale adeguamento allo spirito e alla realtà della Costituzióne... * * « Un Concordato da abbandonare »: fu il titolo di un articolo che pubblicai sulla Stampa il 3 marzo 1973 e òhe ritornerà sulle pagine del diario che compone la prima parte di questo volume, un po' autobiografico e un po' antologico, Revisione del Concordato e referendum sul divorzio. Il referendum non era stato ancora deciso, e neanche era ineluttabile. Le forze più responsabili dei partiti costituzionali, compresa l'opposizione comunista, si muovevano nel senso di una seconda legge sul divorzio, in nessun senso rinunciante alla sovranità e all'autonomia del•lo Stato ma tale da fermare la macchina referendaria, innestata per la prima volta su una questione di coscienza («non si metta l'anima a referendum », aveva detto Montale). Un lungo travaglio, di cui - queste pagine ricostruiscono l'« iter », il corso. accidentato e contraddittorio. Perché i rappresentanti del Vaticano — mi domandavo in quell'articolo — non prendono essi l'iniziativa di far getto di molte delle norme concordatarie superate dai tempi-e respinte dallo stesso Concilio? Perché non mettono in imbarazzo gli interlocutori laici con un colpo-d'ala? C'è un articolo della costituzione Gaudium et Spés che aiuta più di ogni altro i plenipotenziari della Santa Sede: quello che invita testualmente te Chiesa a non riporre più. le speranze «ned privilegi ad essa offerti dall'autorità civile », anzi a « rinunciare all'esercizio di certi diritti legittimamente acquisiti, ove constatasse che il loro uso potesse far dubitare della sua testimonianza... » (come conci¬ liare con quella testimonianza gli articoli sulle esenzioni fiscali o sui vari privilegi riserbati agli enti ecclesiastici, senza contare i residui di giurisdizionalismo, come il giuramento dei vescovi?). Quell'appello non fu raccolto. La campagna referendaria avvelenò tutto. L'impegno, a non mettere in discussione il Concordato non po• tev** evidentemente essere raggiunto: solo l'ingenuità, venata di follia, dei fautori del referendum riusciva ad immaginare una tale distinzione, in presenza dell'articolo 34 del Concordato, quello sul quale la stessa commissione Gonella—-e lo testimonia questo volume. — si era maggiormente divisa, prima-che la legge Fortuna-Baslini diventasse legge dello Stato. Sorse un conflitto di competenze, quasi una «lotta delle investiture», sullo sfondo della polemica prò o contro la facoltà dello Stato di sciogliere gli effetti civili del matrimonio (una facoltà che neanche i giuristi del regime fascista avevano contestato allo Stato, malgrado l'abdicazione di Mussolini). Di fatto il giudizio popolare sul divorzio investì anche il Concordato, alméno per tutta la parte della legislazione matrimoniale (ma non solo per quella). Una revisione consensuale delle norme concordatarie, abbinata allo scioglimento parlamentare del nodo divorzista, implicava certo qualche rinuncia della Santa Sede, rispetto all'impostazione neo - confessionista codificata nei Patti del Laterano: ma con quali vantaggi per il futuro, per la stessa ripresa della spiritualità cattolica? Quello che non si osò allora si riflesse nelle contraddizioni, e nelle contorsioni, e nelle incertezze degli anni successivi: con un Vaticano sempre più oscillante fra pressioni clericali e impazienze rinnovatrici, con una conferenza episcopale incapace di contenere le spinte dal basso, con un distacco sempre maggiore del cattolicesimo italiano rispetto al cattolicesimo europeo e mondiale (altro che l'Italia trattata come le Filippine, secondo l'auspicio di Papa Giovanni). E quanto rimane oggi delle pattuizioni concordatarie del '29, pur tutelate dalla legge formale, è talmente lontano dalla coscienza del paese, e di larga parte dello stessa mondo cattolico (il cui contributo fu rilevante nella vittoria del no con l'apporto dei cristiani del dissenso), da apparire ormai ' come oggetto archeologico, quasi come frammento di un mondo lontano. Giovanni Spadolini

Persone citate: Baslini, Gonella, Mussolini, Papa Giovanni

Luoghi citati: Filippine, Italia, Montale