Il triangolo di Bermuda di Ernesto Gagliano

Il triangolo di Bermuda Il triangolo di Bermuda IL « triangolo delle Bermuda » non attira nella sua rete solo navi e aerei che poi non lontano più, ma anche scrittori. E questi ultimi fanno fortuna. Hanno trovato una nuova vena come l'esorcismo, i denti dello squalo, la catastrofe cbe incombe, il diavolo nella civiltà tecnologica. «Abissi» di Benchley, segue a pochi mesi di distanza « Bermuda: il triangolo maledetto », un libro dal successo quasi inspiegabile. In Usa lo si trova in edizione normale o in quella economica, come accade per certi classici. E' stato stampato un po' in.tutte le lingue, perfino in turco. In Italia, pubblicato da Sperling & Kupfer, subito dopo la sua t- .sanzione è rimasto ga^iardameiue sulla cresta dell'onda. Eppure siai so abituati ai misteri, al brivido de! a fantascienza, alle avventure (con annessa tragedia) di mare e di cielo. E siamo abbastanza vaccinati contro i fantasmi. n fatto è che l'autore, Charles Berlitz, ha una carta buona in mano e la gioca abilmente. E' un argomento di cui si parlava da tempo, sul quale ogni tanto arrivavano perfino ai giornali servizi speciali di agenzie. Berlitz lo ha studiato, ne ha raccòlto tutti gii aspetti come in un «dossier» e ne ha ricavato un libro senza forzature. Quasi un verbale, ma il verbale di un evento inquietante. Nel cosiddetto « triangolo delle Bermuda », una zona dell'Atlantico che dalla Florida passa per le Bahamas e si. spinge oltre Puerto Rico, ogni tanto navi e aerei svaniscono nel nulla. Sono scomparsi piroscafi, come il « Cyclops » con 309 persone a bordo, un'intera squadriglia di « Avengers », imbarcazioni piccole e grandi. Alcuni apparecchi, mentre ricevevano già istruzioni per l'atterraggio, di colpo.non sono più esistiti. Altri sono entrati per sempre in una nube. Perché? Qui sta, forse, l'attrazione magnetica del libro. E' il funesto concetto di un « mare del diàvolo » che rivive in versione aggiornata. Gli antichi mostri vestono panni moderni. Dalla raccolta di episodi, che Berlitz allinea come un naturalista mette in fila le farfalle nelle sue bacheche, lo scrittore snoda il filo delle spiegazioni. Sono ipotesi, beninteso. Perché una risposta ultima non c'è. Le cause possono essere onde di marea improvvise (ma il tempo attorno era buono), meteoriti, vortici elettromagnetici o di gravità; oppure — perché no? — la fuga in un'altra dimensione. Un « buco » nel tempo, insomma, dove si infilano apparecchi ed equipaggi. Perché, se non ci sono relitti, non si può parlare di morte. Berlitz non scivola nella fantascienza e al tempo stesso non si fa invischiare da accomodanti Interpretazioni sul tipo « è una serie di coincidenze ». Né si ferma, come la Goast Guard a questa frase: « Nessuna congettura ». Riferisce episodi, incisioni di nastri delle torri di controllo, carteggi finiti negli archivi. Afferma che i rapporti sulle sparizioni di navi sembrano indicare un aumento a - partire dagli anni 1860 « forse perché da allora le documentazioni sono più circostanziate». Resta fedele al tono del resoconto, ricco di fonti e citazioni, ma va avanti e indietro nel tempo per dirci quel che non sappiamo, quanto mistero ci sia ancóra nel mare e nelle civiltà che ci hanno precèduto e come, nella nebbia che ci circonda, perfino gli Ufo siano plausibili e perfino certi resti (ancora attivi?) dell'Atlantide. Perché la chiave che spiega tutto potrebbe essere benissimo, ad esempio, nel nostro passato e in fonti di energia che si fanno ancora sentire. Ernesto Gagliano

Persone citate: Benchley, Berlitz, Charles Berlitz, Kupfer, Sperling

Luoghi citati: Bahamas, Florida, Italia, Puerto Rico, Usa