Love story o psicanalisi?
Love story o psicanalisi? Giorgio Saviane, e un nuovo romanzo d*amóre Love story o psicanalisi? Tre anni dopo "Il mare verticale", un romanzo di angolare densità filosofica, impregnato dì antropologia, semiologia, psicanalisi, Giorgio Saviane si ripresenta con una storia d'amore, annunciata fin dal tìtolo, "Eutanasia di un amore", prossima a uscire dà Rizzoli. Con una trama sentimentale alla superficie, e tanti nodi psicanalitici, che si vengono sdipanando all'interno. £ la storia di un intellettuale, che cerca nella donna un rapporto di natura, insieme attratto e respinto dalia immagine edipica della "mater", da cui sa che deve liberarsi. Tuttolibri gli ha rivolto sei domande, sui motivi del nuovo libro. D. Perché una storia d'amore? R. Perché è la continuazione ideale de II mare verticale. Là il mio personaggio si rifugiava, dopo aver percorso le tragedie della preistoria, nella coppia. Alla coppia ho applicato la lente di ingrandimento e ne è venuta, naturalmente, una storia d'amore. Amore però in crisi, anche se* carico di nostalgia. D. Nel nuovo libro ci sono molti riferimenti precisi anche a personaggi esistenti. Alle origini del romanzo c'è qualche spunto reale o è un lavoro tutto di fantasia? R. £ una storia vera, su cui si innesta Videa da sviluppare. Io stesso non so se l'idea abbia generato la volontà di scrivere il romanzo o se la storia reale abbia suggerito l'idea. Eutanasìa di un amore è la realtà; Eutanasìa dell'amore, come meglio si potrebbe chiamare ti romanzo, è la sua interpretazione: la storia cioè della crisi, altrettanto reale ma generale, di un tipo di amore. In altri termini una storia accaduta che diventa la storia di tutti. D. Perché tanta insistenza su temi dì alta società come la vacanza a Punta Ala, le gite in motoscafo a Montecristo, i grandi alberghi di Parigi? . R. La domanda stessa suggerisce Vironia sottesa: nel grande albergo a Versailles per sostenere i diseredati del Vietnam, la proletaria Sena che incappa negli yachts suo malgrado. Mentre le gite in barca diventano un'occasione per fare del mare il protagonista della vicenda. Non è più verticale, anzi, orizzontalissimo, simbolo della panmaàre, e riassunto mitico della storia dell'uomo. Nel momento drammatico della solitudine di Paolo, il mare eia sua forza connotativa fanno sperare in -un amore che si affranchi dal passato, ma non per negarlo: per riscattarlo invece nella proposta della madre culturale, che è il motivo profondo del libro. Una madre cioè non più possessiva, ma capace di un amore nuovo da trasmettere ai figli per una società nuova. Che non deve, necessariamente, essere una società di diseredati, ma di uguali: nell'unica possibile uguaglianza, dell'amore. D. L'ironia trasparente in molti episodi è un dato marginale o una componente ritenuta essenziale? R. L'ironia è la forza dell' uomo nei confronti dell'animale, che è sempre tragico o annoiato. I miei romanzi, da II papa in poi, hanno tutti una vena palese o segreta di umorismo. Del resto lo yacht dell'ultimo capitolo è di nuovo sarcastico nel portar via Sena e Silva insieme, sarcasmo che si rovescia contro "i re della storia", e poi si scarica nell'accettazione totale: che è amore totale: « nella dimensione dell'estraneo. D. Nel romanzo si sovrappongono in continuazione il linguaggio della storia d'amore e quello della psicoanalisi. Come si riesce a evitare il pericolo di qualche fraintendimento per il lettore? e quali mezzi ha scel- • to per la fusione dei due linguaggi? R. Anche gli altri miei libri hanno due registri di lettura, ma 'qui siamo arrivati, come dice la domanda, alla sovrapposizione: era mia ambizione sentirmelo dire. Infatti se negli altri romanzi la materia saggistica andava parallela alla narrazione, qui fa corpo con la vicenda. Ne II mare verticale poteva succedere che il lettore non afferrasse dei passi. Qui è impossibile: il romanzo scorre semplice per una storia semplice. La sovrapposizione del linguaggio avverte però, che chi voglia emozioni più intense basta che aguzzi te antenne della sensibilità al di là dell'intreccio dei fatti, su quello più complesso delle idee che quei fatti significano. D. Ritiene ancora legittimo, con i nuovi indirizzi della psicoanalisi, fare del problema edipico il centro di un universo personale? e crede che un universo personale possa essere ancora il centro della realtà? R. Quando dico amore edipico intendo ciò che tutte le psicologie riconoscono e cioè fhe l individuo è capa-, ce di quell'amore, e quello soltanto, che ha ricevuto dalla madre. Non interessa¬ no il romanzo i problemi patologici, io guardo alla fisiologia del rapporto che chiamo edipico per comodità. Lo avrei potuto chiamare materno. Ma figli matemi cosa avrebbe voluto dire? Figli edipici, mi pare adatto a significare figli che trasmettono l'amare ricevuto dalla madre. Ogni figlio o figlia è "viziato* da questo rapporto a due che si ripete in esclusiva così come è stato il rapporto madre-figlio. Con tutta la carica di possessività e gelosia che noi riteniamo 'naturali* a un rapporto d' amore. E lo sono, ma anche^ la gobba di\in albero è naturate: si è torto da piccolo. Con l'amore che simbo¬ licamente auspica il mio romanzo, dovrebbero cadere questi difetti, chiamati impropriamente eccessi. L'amore è la 'grazia* per dirla in termini cristiani, essenzialmente gratuita, perciò stesso non tollera eccessi quanto meno alla sua fonte. Una fonte perenne sono 'le madri', viste da Jung come uno degli archetipi dell'inconscio collettivo. Colme di grazia. Individuiamo questa grazia, sempre di più, per eliminare le scorie zoologiche che ancora attardano l'amore: questo è il succo del mio romanzo: capovolgimento quindi dell'universo personale per arrivare a "toccare' la dimensione dell'altro Giorgio Saviane
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