teatro

teatro teatro Harold Pinter VECCHI TEMPI Einaudi, Torino, Collana di teatro, 44 pagine, 1.000 lire. (a. bl.) In attesa che De Lullo e Valli rappresentino anche da noi Terra di nessuno, il più recente e strepitoso successo di Pinter, si rilegge con sottile piacere, nella versione di Romeo de Baggis, questa che è la penultima commedia del più ardito e più discusso autore di teatro inglese. È una conversazione a tre, ma forse soltanto a due perché, fra un marito e una moglie, l'amica di quest'ultima è un"intrusa", la cui presenza non sappiamo nemmeno se sia reale o non piuttosto un fantasma evocato dai coniugi sul filo di una ricerca del tempo perduto (sempre che T'intruso" non sia lui, il marito, o chi sa, persino lei, la moglie). In questo concerto a tre assolutamente atonale spira una ambiguità che ne costituisce il fascino e che si esprime attraverso un dialogo nitido, punteggiato da pause - i famosi silenzi pinteriani - e da movimenti sobri e guardinghi, percorso da un sotterraneo erotismo che sembra gettare labili passerelle sulle acque dell'incomunicabilità. Viene in mente, per contrasto, la troppo esplicita messinscena di Luchino Visconti del 73 che preferì richiamarsi a Strindberg (Danza di morte) e a Sartre (Huis clos) piuttosto che a Beckett (Play) autore, come Pinter, a lui più estraneo. Visconti era allora già nei gorghi della malattia che 4'avrebbe ucciso e Tanto tempo fa (così era stato tradotto il titolo originale Old Times) fu purtroppo l'ultima sua regìa teatrale di prosa.

Persone citate: Beckett, De Lullo, Einaudi, Luchino Visconti, Pinter, Romeo De Baggis, Sartre, Strindberg, Visconti

Luoghi citati: Torino