poesia

poesia La "non-lingua" del traduttore (cioè l'assenza, da parte sua, di modelli o ambizioni desunti dalla tradizione italiana) riesce ad aver ragione di quello che è, forse, il più grosso ostacolo per chi voglia ricostruire in un'altra lingua questo^ "classico per eccellenza' della poesia russa moderna: dare un equivalente al sottile, irripetibile equilibrio di una scrittura che, nel proprio ambito linguistico, si pone come rottura sperimentale in atto e, nello stesso tempo, come tradizione già perfetta e cristallinar L'opportuna ristampa, oltre a riproporre al lettore italiano uno dei capolavori della letteratura ottocentesca e a ricordarci il discreto, appassionato, inestimabile lavoro che Lo Gatto va svolgendo da circa sessantanni per la conoscenza, delle lettere, slave, offre pungenti motivi di confronto con il già citato lavoro di Giudici. Rispetto all'interessante plurilinguismo e alla capziosa diacronicità di quest' ultimo. Lo Gatto continua a far valere le ragioni di un sereno moriolinguismo e di una affettuosa aderenza sincronica. Nanni Balestrlnl BALLATE DISTESE Geiger, Torino, 31 pagine, 2.000 lire. (giovanni raboni) E una raccolti na di poesie "quasi d'amore", nelle quali il discusso autore di Vogliamo tutto e La violenza illustrata sembra concedersi (e concederci) una sorta di vacanza vigilata, giocando con garbo sulla doppia corda della tenerezza e della piccola crudeltà, su un registro di feroce frivolezza che potrebbe anche sottintendere, volendo, un discorso "politico" sulla riduzione della donna a cosa, a oggetto addirittura gastronomico. Oltre a mettere a frutto procedimenti elencatoli e. combinatori già usati in precedenza, Balestrini si mostra sensibile, qui, all'esempio dei classici del "nonsense", primo fra tutti il grande Lewis Carroll. poesia Murilo Mendes MONDO ENIGMA Einaudi, Torino, Collezione di Poesia, 91 pagine, 1.500 lire. (giuliano soria) Forse pochi poeti brasiliani sono conosciuti in Italia quanto Murilo Mendes. E ciò non tanto perché il poeta abbia a lungo vissuto a Roma, quanto perché la sua realtà poetica e umana è più vicina e compenetrata con le esperienze europee del Novecento (di cui Murilo ha condiviso direttamente le avventure artistiche). Nato a Juiz de Fora nello stato di Minas Gerais nel 1901, Murilo Mendes, con Carlos Drummond de Andrade e Manuel Bandeira è uno dei tre grandi del modernismo brasiliano: quel decisivo movimento poetico che tenuto a battesimo nell'ormai celebre "Settimana d'arte moderna" di San Paolo nel 1922 va considerato pietra miliare nella storia della moderna lirica brasiliana. A un anno dalla morte del poeta, Einaudi propone Mondo Enigma, una raccolta di liriche che risale al 1945 e in cui si ritrovano molti temi cari a Mendes: il barocco, la cattolicità, il surrealismo ecc. Il barocco per Murilo, cos'i immerso nel mondo mineiro, non ha nulla a che vedere con l'espansività folcloristica, col gusto tropicale, così come la sua cattolicità, che non è passiva fuga verso l'interno, è da intendersi in senso ecumenico, collettivo, come disperata lotta della speranza. II surrealismo di Murilo, e ben lo si vede in Mondo Enigma, non si limita alle spericolatezze della scrittura automatica, al puro gioco elegante e formale. Il suo surrealismo, visionario, profetico e lucido, è costantemente lacerato dall'inferno degli eventi (la "guerra, l'amore...) ed è sempre visitato dall'incombenza dell'enigma, dalla dinamica del tempo e dell'eternità e, soprattutto, del visibile e dell'invisibile: « Scrivo per rendermi invisibile/per perdere la chiave dell'abisso ». Aleksandr S. Puskin EVGENIJ ONEGIN, a cura di Ettore Lo Gatto, Mondadori, Milano, Collana Oscar, 250 pagine, 2.000 lire. (serena vitale) Questa nuova edizione economica deìl'Onegin (la seconda nel girò di pochi mesi, dopo quella curata ex-novo da Giovanni Giudici per i "Grandi Libri" Garzanti) riprende la versione ritmica pubblicata da Lo Gatto esattamente quarantanni fa. Miracolosamente, il testo italiano non appare invecchiato, slegato com'è, fin dalle origini, da ogni rapporto col gusto jioetico corrente, e modellato con totale e quasi ingenua dedizione sull'apparente "distrazione" e "lievità" della splendida armonia putiniana. Gianmaria Gasparini (a cura di) LA TRAGEDIA CLASSICA DALLE ORIGINI AL MAFFE1 UTET, Torino, 1112 pagine, 19.000 lire. (a. bl.) E la seconda edizione rifatta di una raccolta, pubblicata per la prima volta nel 1963, di tragedie di scrittori italiani di tre secoli, dalla Sifonisba (1515) del Trissino alla Merope (1713), unica e celebratissima tragedia di Scipione Maffei. Esclusi i testi di autori già compresi in altri volumi della stessa collana di classici (Aretino, Tasso, Della Valle per fare gli esempi più vistosi), rimangono tuttavia nove opere di un teatro tragico che, volgendo le spalle alla tradizione medievale, si richiamava direttamente ai greci e ai latini. Sofocle e Euripide, non senza dotte polemiche sulla Poetica di Aristotele e le famose tre unità, e poi anche Seneca con lo Speroni e il Giraldi (che qui per altro manca con la sua Orbecche). Ma anche quando si propende per il romanzesco, come Prospero Bonarelli che col Solimano sosteneva: « Il fondamento migliore della tragedia deve esser vero, la fabbrica deve essere di favole », oppure quando, nell'età dell'Arcadia, si ritorna all'imitazione dei greci, e nello stesso tempo si soggiace all'influsso di Comeille e di Racine, non si sfata purtroppo l'opinione che all'Italia sia mancato, almeno sino all'Alfieri e al Manzoni, un grande teatro tragico e, in ogni caso, che la tragedia sia rimasta nell'alveo di una tradizione eulta, lontana dalle grandi correnti della cultura popolare.

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