Non c'è sapere che spieghi tutto
Non c'è sapere che spieghi tutto II pensiero complementarista Non c'è sapere che spieghi tutto George Devereux SAGGI DI ETNOPSICOANALISI COMPLEMENTARISTA Trad. di M. G. Meriggi Bompiani, Milano, 352 pagine, 7.000 lire. E sorprendente^ che l'editoria italiana ;scòpra soltanto adesso le opere di George Devereux, invano segnalate anni orsono da alcuni Volenterosa." Il discorso non è nuovo. Nel caso specifico vi sono poi aN tenuanti abbastanza valide. Infatti anche la cultura internazionale ha a lungo trascurato questo grande e originale studioso di scienze umane. Solo in anni recenti i suoi principali saggi teorici, dispersi nelle più disparate riviste e raccolte miscellanee, sono stati raccolti in volumi di facile accesso (ricordiamo qui, oltre al presente, Front anxiety to method in the behavioral sciences, 1967, celebre fra gli specialisti, e gli Essais d'ethnopsychiatrie generale, 1970) mentre altre opere più "tecniche", come l'importante studio sull'aborto nelle società primitive (1955), res'ano di difficile reperimento, soprattutto per il pubblico italiano. Nato in Ungheria, allievo di Géza Roheim, Devereux ha acquisito inizialmente una profonda preparazione psichiatrica e psicoanalitica. Trasferitosi poi negli Stati Uniti, ha ampliato i propri interessi grazie ad un intenso rapporto coll'antropologia americana. Nascono così le prime ricerche sul campo e le innovative indagini di etnopsichiatria. Si sviluppa anche, parallelamente, una riflessione teorica di grande rilievo — maturatasi non solo attraverso la discussione con studiosi di questioni etno-antropologiche, ma anche attraverso lo studio della logica e della epistemologia contemporanea. Questi Saggi attestano eloquentemente la grande cultura di Devereux e l'importanza dei problemi da lui sollevati. Pochi cultori di scienze umane sanno praticare la ricerca interdisciplinare in modo più effettivo e stimolante dello studioso ungherese. Pochissimi, poi, sono in grado di discutere in modo altrettanto persuasivo questioni teoriche di cruciale rilievo. Nonostante il libro sia dedicato a Lévi-Strauss, Devereux appare lontanissimo delle prospettive logicizzanti e riduzionistiche dell'antropologia strutturale. Contro il riduzionismo, in tutte le versioni e i modi in cui si manifesta, egli assume una posizione assai risoluta. È scorretto e fuorviarne ridurre l'oggetto di ricerca agli strumenti di analisi, ridurre la spiegazione del complesso a quella dei suoi componenti, ridurre la psicologia, a sociologia e/o viceversa. Alle pretese 'totalizzanti" di un certo tipo di sapere, che pretende di spiegare tutto e con un solo metodo, Devereux obietta che un sapere del genere sarebbe inverificabile e tautologico. Una spiegazione seria non può non essere sempre parziale", rispettosa dell'irriducibile autonomia del proprio oggetto e (soprattutto) aperta alla necessaria 'integrazione* di altre spiegazioni. £ su quest'ultimo principio che Devereux ha edificato la sua teoria "complementaristica", con la quale ha cercato di trasferire al campo delle scienze umane assunti e procedure elaborati da Niels Bphr e da altri famosi studiosi nel campo della fìsica. Di Devereux e delle sue proposte metodologiche si dovrà riparlare à lungo. Ne vale certamente la pena. Sergio Moravia
Luoghi citati: Front, Milano, Stati Uniti, Ungheria
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