I segreti le follie di Nixon

I segreti le follie di Nixon La nuova sconcertante inchiestq ifài due gw "caso Watergate 99 I segreti le follie di Nixon r ■ wjp ■ Eun vero peccato che 11 film sulla caduta dì Nixon sia stato fatto sul primo libro di Woodward e Bernstein, i-.: due celebri reporters del Washington Post che hanno, con- il loro lavorò. Tèso inevitabile lai conclusione dèlia vicenda di Watergate e le dimissioni di uh presidente. £ un peccato perché il primo lavoro - con tutti i suoi meriti - mette in luce la parte ufficiale, politica e legale delle violazioni, delle assurdità e persino dei crimini che hanno costituito il 'cosà Watergate'. WoocVward e Bernstein hanno accreditato sé stessi come eroi popolari e, più ancora, il cosidetto investigative journalism come il nuovo strumento a disposizione della verità e persino dèlia volontà popolare. La caduta di Nixon (Si- mon and Schuster, New York), è un lavoro molto più complesso, per quello che rivela dentro (questa volta è la storia di Nixon e dei suoi uomini, primo fra tutti Kissinger) seguendo il filo privato del comportamento, del carattere e del modo di agire quotidiano, Si tratta dunque di una grande "tragedia americana" che acquista una dimensione quasi letteraria, nono¬ stante il rigore- da mastini del giornalismo investigativo con cui Woodward e Bernstein hanno costruito la loro "storia". Anzi, la loro inchiesta. Ma la rivelazione ancora più straordinaria di questo lavoro, di questo salire della presenza e della pressione del "giornalismo investigativo" rivela un'altra cosa che nel furore di Watergate era (giustamente) passata in secondo piano. Il fatto nuovo può essere descritto così: da quando esistono i mezzi di comunicazione di massa, e da quando (dà poco) vengono usati nel pieno della loro potenza rivelatrice, là storia non può più essere la stessa, -non si potranno più.scrìvere gli stessi libri né pretendere che -la gente abbia, con i propri leaders, gli stessi rapporti, dovunque esista quel tipo di regime "liberale-mercantile0 che è tipico dei Paesi senza dittatura e senza potéri difesi dalla autorità, " Esaminiamo alcuni passaggi del libro con questo doppio riferimento in mente. La carica di "verità", la_ grande capacità di indagare e svelare, porta alla ribalta ritratti sconcertanti e addirittura allarmanti. Il tipo di lavoro, lo strumento adoperato fino al fondo delle sue . risorse di indagine e di rivelazione, mostra che crolla, con Nixon e Kissinger, non solo il mito di alcuni uomini e di un modo di condurre un governo in alcuni frammenti della storia americana, ma anche - non sembri esagerato - un'intera concezione della storia. Se resta uno spazio, una specie di territorio privilegiato che circonda - e separa - la letteratura e la vita, questo spazio è annullato dall'operazione WoodwardBernstein. Tutto L'entusia¬ smo che suscita deve mantenere ben chiara la percezione del cambiamento che porta o che forza nel comportamento pubblico. La denuncia spietata della vita privata, del dietro le quinte del massimo potere politico, ormai chiede o una gestione di altissimo livello - quasi disumano - nella casa divenuta di vetro fragilissimo- O una-nuova, più raffinata tecnica del segreto. Prendiamo come esempio alcuni passaggi. Si parla di Kissinger: « Haldeman e Ehrlichman lo mettevano apertamente in ridicolo... Ehrlichman insinua, scherzando solò a metà, che (Kissinger) è "bizzarro". E arriva al punto di domandarsi, davanti ai collaboratori di Kissinger...:'Ehi. sapete se ci sono dei ragazzi disponibili per Henry, stasera?" ». Si tratta ovviamente di scherzi da caserma (pare che ai due "tedeschi" di Nixon piacesse molto scherzare - come succede spesso ai soldati - sulla virilità di qualcuno). Si tratta di manifestazioni marginali del" pessimo gusto e del fiato pesante che si respirava alla Casa .Bianca negli ultimi tempi, nella fase della caduta di un imperatore. Il palazzo di vetro non ha più segreti, e l'investigative jour- nalism rende di pubblico dominio il dettaglio di un evento, proiettandolo sullo schermo gigante dèlie comunicazioni di massa. Un altro passaggio. Il bersaglio è senTpre Kissinger. «/ suoV collaboratori sapevano benissimo che a Kissinger piaceva dare giudizi tremendi su coloro che lo circondavano. Non c'era nessuno che non avesse saputo da un altro di essere stato definito mediàcre » o peggio. Un giorno, sentendo che Kissinger avrebbe, detto di un consigliere del presidente che era un "omosessuale psicopatico", Léonard Garment (altro consigliere di Nixon, *ndr) commentò: "Gli epiteti di Henry servono solo per la platea Come lo spettacolo delle sue piccole amiche" ». Il riferimento è alla vita mondana, intensamente praticata e altrettanto fotografata per un certo periodo. Di nuovo ritorna l'ossessione, tutta militare, della omosessualità di qualcuno come strumento di denigrazione o insulto istintivo, sia in Kissinger che nei suoi nemici. Ascoltiamo ancora un passaggio di questo libro inchiesta destinato a circolare a milioni di copie: « Un' altra volta, al telefono, Kissinger comvÀcò al presidente il numero dei morti americani nel corso di una importante azione nel Vietnam. Nixon lo interruppe con questa osservazione: 'Che vadano pure al diavolo" ». L'ultima frase è addolcila, in questa traduzione, come il lettore immagina. Anche qui vengono fuori indifferenza, volgarità, banalità, e? anche un modo tutt'altro che intelligente di giocarsi la propria immagine nella storia. Proprio questo è il punto. Un conto è la rigorosa inchiesta con cui i guasti, costituzionali e legali del Watergate, sono stati, scoperti, inchiodando i colpevoli alle proprie colpe. Un conto è questo devastante reportage intimo. Il primo lavoro di Woodward e Bernstein ci garantisce che il secondo è attendibile. Ma il secondo svela aspetti di una' vita tremenda che tuttavia è intima. Domanda: siamo sicuri che le più gloriose figure della storia potrebbero salvarsi da una investigazione di questo tipo? Non parliamo dei re. Pensiamo ai generali il cui nome ha segnato come tante tappe gloriose l'ultima guer. ra mondiale, invasione per invasione, fronte per fronte, da' Eisenhower a Patton. Non ce n'è uno su cui non cada il sospetto di stragi inutili, di glorie e vanaglorie personali e la possibilità che abbiano commentato la vita e la morte di altri senza la delicatezza dei libri di storia. Eppure il giudizio su di loro è positivo e lo deve essere - in base ai risultati pubblici e politici della loro vita. Si tratta di sapere dunque che allo straordinario impegno di un nuovo e implacabile tipo di investigazione pubblica (che è in ogni caso un fenomeno irreversibile) deve salire con altrettanta forza creativa la soglia critica del lettore, del pubblico, della gente che assiste a questi episodi di protagonismo politico. L'alternativa è chiara. O un cinismo senza fondo (sono tutti pazzi, malati e corrotti e la politica è una cosà orrenda) che porta a qualche forma di. rinuncia o di fascismo. Q un impegno senza fine per rendere migliore la vita pubblica, oltre che la propria. Dice Ralph Nader: «Ormale chiaro che non ci governa nessuno se non ci governiamo da noi ». Non è un invito anarchico. La sua tesi è che se si dedica un certo tempo alla salute, un certo tempo alla famiglia, un certo tempo alla vacanza, bisognerà decidersi a dedicare un certo tempo al governo. Stare a darsi gomitate indicando il palazzo corrotto è come compiacer¬ si di guardare un incendio. Un atteggiamento morboso. Il secondo libro dei due bravi reporter del Washington Post un poco incoraggia questo atteggiamento. E c'è nel consiglio di Nader. qualcosa di buono. La via d'uscita è rispondere lavorando a volere e in parte a realizzare governi sempre un pò*co migliori di quelli di prima. L'America offre molti segni di questo risveglio, un poco puritano e a volte persino intransigente. Non bisogna dimenticare di leggere questo libro nell'ottica di quest'ultima America. f. c.

Luoghi citati: America, New York, Vietnam