Terze pagine e salotti

Terze pagine e salotti Non sarà forse inopportuno tornare, sia pure sommariamente, sul recente convegno tenuto a Orvieto da una delle associazioni di scrittori che fioriscono nel nostro paese, quella più vicina alla cosiddetta "avanguardia' (ma di oltre dieci anni fa). Non è il caso di rievocare gli episodi turbolenti o spassosi che hanno travagliato il raduno: lo hanno fatto già molti giornali, tutti i settimanali, gli altri "mass media". Semmai, è più interessante stralciare dall'aneddotica i tratti essenziali della 'filosofia' che ispira il movimento e che è aleggiata come lo Spirito Santo sui convegnisti. Questa 'filosofìa' rassomiglia talmente alla vecchia concezione arcadica della cultura di cui è impregnata la nostra storia, che il 'Gruppo '63" potrebbe anche essersi riunito nella corte degli Estensi o nei giardini di Giangaslone anziché a Orvieto, cinque o sei secoli fa invece che alle soglie del Duemila. Primo tratto essenziale, tipico dell'Arcadia, l'uso di una lingua lontanissima dalla comprensione e dalla sensibilità della gente comune. Sottinteso: il disprezzo elitario, non aristocratico (che è cosa diversissima), non solo per le masse popolari ma per tutti i non addetti ai lavori, nella consapevole o inconsapevole certezza di possedere un carisma ineguagliabile, di appartenere a una casta privilegiata ed eletta. Secondo tratto essenziale, il terrorismo ideologico. Nella prassi degli arcadi italiani, questo è soprattutto lo strumento che si sceglie per conservarsi il favore del potente, del signore, del principe, oggi, dell'esiablishmcnt; in altre parole, per non perdere i vantaggi socio-economici che derivano dalla posizione di eccellenza, non verificata e non verificabile proprio perché carismatica. Chi non è con noi, come diceva il cayalier Mussolini, è contro di noi, cioè contro la cultura, contro la letteratura, contro lo Stato dell'arte. È un fuoruscito, un 'antiitaliano", da spedire all'estero per conservarci in monopolio i verdix pascoli delle terze pagine, dell'editoria e dei salotti bene. Terzo tratto essenziale, la distanza astronomica dalla realtà. Philippe Sollers, che si è permesso di stupirsi per l'insensibilità della "avanguardia" di fronte ai drammatici problemi della società italiana, è stato ricoperto di ingiurie. Ma la verità è che, se la letteratura engagée non si impegna affatto, la parola passa (come ha scritto Eco) ad altre voci, cioè a chi fa cultura moderna con mezzi moderni, il cinema, la televisione, i festival politici, la scuola, le comuni, i consigli di quartiere, la ricerca scientifica, la battaglia urbanistica, l'etnografia, la sociologia, il sindacalismo. A chi si batte perché l'operaio possegga almeno tante parole quanto il padrone. A chi lotta non per isolare la lingua dei poveri nel ghetto dei fumetti e della pornografia, ma per elevarla sul piano della cultura universale, che è insieme una battaglia per trasformare il mondo e una riflessione sui sentimenti che lo rendono abitabile, sugli eterni sentimenti che permettono all'uomo di ridere e di piangere. Ma chi incrinerà la superbia degli intraducibili? Antonio Ghirelll Terze pagine e salotti

Persone citate: Antonio Ghirelll, Eco, Mussolini, Philippe Sollers, Spirito Santo

Luoghi citati: Orvieto