Mohamed Alì scrittore best-seller a Londra

Mohamed Alì scrittore best-seller a Londra Mohamed Alì scrittore best-seller a Londra Londra, aprile Quali sono le novità librarie che espongono le vetrine di Hatchards su Piccadilly, o i banconi di Foyles a Charing Cross? Dentro Foyles ci , si può perdere: cinque piani di libreria e, all'angolo di fronte, altri tre, soltanto dedicati ai pocket books. Ma, all'ingresso, c'è un piccolo banco dove sono ammucchiati « i più venduti »: e ne possiamo trarre indicazioni utili. C'è l'Autobiografia di Mohamed AU: copertina gialla, il pronto del pugile in nero sovrimpresso. Il pugile è a Londra, e la sera basta accendere il televisore per vederlo apparire in qualsiasi rubrica del BBC 2, intervistato, intervistatore, buttutista, enterteiner e così via: digrigna i denti, sorride, dà qualche pacca sulle spalle a un giocatore di baseball o a un tiratore di fune. L'Autobiografìa è un successo, e viene dagli Usa. Sempre dagli Usa un altro best-seller, di cui si è già parlato moltissimo: Ragtime di E. L. Doctorow, lanciato, discusso, letto come fosse il corrispettivo letterario del bellissimo Nashville di Altman. Ma un film è un film e un libro è un libro. Il giudizio sul libro, della più sofisticata critica inglese, dice che, seppure non è stato fabbricato dal computer come Jaws, o per lo meno da uno scrittore assai simile a un computer, c pur sempre un libro di area kitsch: un tentativo di trasferire, e male, Cento anni di solitudine dal sud al nord-America. Ancora un libro nordamericano sul bancone delle novità inglesi: il divertimento d'uno scrittore che ha i sette spiriti, J. P. Donleavy (del quale in Italia sono stati tradotti tre romanzi, ma che pochi hanno letto: consiglio Fiaba a New York). Dunque, Donleavy ha pubblicato il suo Unexpurgated Code: A Complete Manual of Survival and Manners, una specie di galateo alla rovescia, costruito come un dizionario, le cui voci contemplano masturbazione, sesso orale anale eccetera. Ma Donleavy ha la mano lieve, e questo suo code, certamente inespurgato, è la testimo nianza d'uno scrittore di sicuro talento. Ma quali sono i libri inglesi, veramente inglesi, accolti su questo bancone? La traduzione, forse di Vestivamo alla marinara di Susanna Agnelli messo accanto al libro di Cassius Clay? La narrativa inglese langue. Una novità, ad esempio, String Horses di Ursula Holden, non sta fra "i più venduti". È un fine romanzo di english class nuances, attentissimo cioè alla differenza di conversazione fra questa e quella cucina, questo e quel bagno, questoe quel salottino. É un romanzo scritto da una donna, che ha intinto la penna nell'inchiostro adatto a stilare thrilling e suspence. Accantoniamo la narratij va. Passiamo ai generi quan, to mai anglosassoni: i com- monplace books. Sono libri in cui uno scrittore, arrivato a maturità avanzata, raccoglie il meglio della letteratura che ha letto, disegna un'immagine della propria biografìa intellettuale. In un paese che coltiva un serio rispetto per la letteratura, e in cui tutti hanno una confidenza non scolastica con i classici, sono questi i volumi attraverso cui il gusto non soltanto individuale si decanta e si definisce. Qualche anno prima di morire Auden stampò il proprio commonplace book, A certain World: oggi è il caso dell'illust rat issimo David Cecil, biografo, critico di narrativa vittoriana e post, sodale di Max Beerbohm. Xord David Cecil ci fa leggere stralci da classici inglesi che risalgono a Shakespeare e arrivano a oggi nel nome del poeta laureato John Betjeman (i nomi del Novecento praticati da Cecil sono Forster, Elizabeth Bowen, Hilaire Belloc, Beerbohm, Eliot, Walter De La Mare e appena qualche altro). Il volume è intarsiato di illuminanti note critiche, attraverso cui lo scrittore si osserva allo specchio, e con delicato umorismo fa intendere le proprie inclinazioni e le proprie ripulse: non solo, ma anche la propria idea di letteratura, della quale si può discuterei ma che è quanto mai rispettabile (un po' come se Emilio Cecchi avesse scritto il proprio commonplace book). Altro volume squisitamente inglese: l'antologia di saggi critici e biografici, corredata da foto e altro materiale iconografico, intorno a un classico: The genius of Thomas Hardy. La curatrice è Margaret Drabble, uno scrittore che sfiora la quarantina, ma cfte, per gusto critico, attenzione ai problemi storici e sociali mediati attraverso una sorvegliàtissima scrittura, potremmo paragonare a Anna Banti. La Drabble ha curato assai bene questo libro (bellissime le fotografìe, bellissimo il saggio di Elizabeth Hardwick sui personaggi femminili di Hardy, o quello di Geoffrey Grigson sulle poesie). Dice la Drabble, nell'introduzione, che il paradosso da sciogliere sul conto di questo grande post-vittoriano è il modo con cui « raggiunse l'universale attraverso il particolare »: nessuno più di Hardy fu attaccatissimo al Dorset, suo paesaggio natale, nell'ispirazione lirica e romanzesca. Non tutti in Inghilterra og¬ gi lo amano: il poeta R. S. Thomas, ad esempio, in una recente poesia lo ha ritratto come un vecchio ciabattone che si aggira per campi dipinti su carta. Ma'la* suggestione che Hardy emana è profonda: potremmo guardare a lui (per qualcuno ciò sarà provocatorio) come a un incrocio fra la narrativa di Cassola e la poesia di Attilio Bertolucci. Enzo Siciliano