Uno scrittore che attende il suo "processo in appello"

Uno scrittore che attende il suo "processo in appello" Uno scrittore che attende il suo "processo in appello" - ,-a.«^-^< ,. /^a&£v-.-- j^^k * vomir -j^m* ij - - ■ m «Les morts vont vite»: i venticinque anni che sono trascorsi dalla morte di André Gide hanno dimenticato il "contemporàneo capitale" celebrato da Malraux e hanno sistematicamente trascurato, contro la profezia di Sartre, « i'esempio insostituibile dell'uomo che ha scelto di diventare la piropria verità ». A ripensarli oggi, questi elogi funebri sembrano anzi dettati dall'emozione del momento, tanto distante e aristocratico appare il modello di vita e di letteratura rappresentato dall'autore delle "Nourritures terrestres' e tanto irrecuperabile si presenta ormai quel clima intellettuale dell'inizio degli Anni Cinquanta in cui, smussati dal-tempo gli scandali, le polemiche e gli atteggiamenti provocatori, Gide poteva ancora figurare come il maestro di tutti i suoi contemporanei. A conquistare quel prestigio e quell'ascolto lo scrittore era giunto d'altronde molto tardi, quando l'indomita saggezza della sua vecchiaia aveva finalmente rivelato nei lungo e tormentoso itinerario delle sue scelte e dei suoi rifiuti una lucidità e una coerenza insospettate : le raffinate esercitazioni simboliste, le eleganti, e dirompenti prove narrative, il vangelo panico e umanista che aveva sconvolto e inebriato un'intera generazione, le generose battaglie politiche e le clamorose ritrattazioni, la pubblica professione di fede "uranista" e la libera confessione del "Journal", tutto si poteva finalmente ascrivere ad una natura coraggiosa e disponibile, votata alla più serena e radicale realizzazione dei suoi doni. Per moiri anni le riserve morali dei benpensanti, la pesante Ipoteca ideologica che gravava su tutta l'opera dello scrittore, 11 mutevole e imprevedibile orientamento delle sue ricerche e soprattutto il peso di una cultura e di uno stile pazientemente e forse anche narcisisticamente elaborati avevano con* cesso a Gide soltanto il consenso di una seleztonatissima conventicola intellettuale, sensibile prima e.più all'estero che in Francia alla lezione di suprema libertà culturale ed umana che rivelava ad ogni suo libro. A confronto dei movimenti di avanguardia che volevano conquistare la libertà d'azione e d'espressione con l'Irrisione e il terrorismo, Gide offriva l'esempio di una conquista metodica e sicura, vittima possibile di tutti gli errori e di tutti i momentanei sbandamenti, ma ostinata nel ricercare e nel realizzare tutto quanto l'uomo può ottenere col solo mirabile soccorso delle sue forze. E offriva soprattutto l'esemplo di una scrittura che, senza lasciarsi trascinare nel gioco inesaurìbile degli sperimentalismi, accoglieva solo le istanze più pertinenti e le sapeva tradurre in forme di immediata classicità. Era naturale che un tale esempio finisse per imporsi e presentarsi ai suoi contemporanei come il simbolo stesso di quella lunga stagione che aveva già dimenticato i suol Barrès, ì suoi Valéry, i suoi Claudel. Venticinque anni sono pochi per offrire un indizio sicuro della fortuna postuma di un autore e un purgatorio più o meno prolungato tocca di regola anche al più grandi; quel che colpisce nel caso di Gide e appare a prima vista inspiegabiie non è tanto questa persistenza del silenzio e dell'oblio (che anzi è tutt'altro che generale, visto che 1 suoi libri si continuano a pubblicare e tradurre in tutto il mondo), quanto l'assoluta mancanza di risonanza che il suo nome registrava nelle vicende dell'attualità culturale e presso un pubblico tanto vasto quanto distratto, ormai insensibile al fascino del suo stile e appena curioso delle sue esaltazioni liriche. Nella polemica sul romanzo non si riconoscono titoli di precursore al suoi "Faùx-Monnayeurs", nel discorso anticolonialista non trovano posto le denunce di "Voyage au. Congo" e di "Retour du Tchad", nel divampare della rivoluzione sessuale non si cita neppure* "Corydon", nella genesi della moderna protesta giovanile si dimentica il lontano grido "Familles, je vous hais !". Che cosa impedisce ad un'opera che ha questi e tanti altri titoli di modernità e ad una figura che si è esposta allo scandalo é alle censure più aspre per liberare l'uomo dagli stessi conformismi.che ancora l'assediano di ottenere quel consenso postumo che si attendeva? La risposta è molto difficile e va cercata' sia nelle inarrestabili mutazioni del gusto e delle mode, sia nel largo e pericoloso margine di ambiguità che l'opera gidiana può consentire. ' Gli innumerevoli scritti di Gide — poetici, saggistici, narrativi, diaristici, teatrali — si integrano reciprocamente c richiedono una parziale lettura globale che il lettore moderno forse non è più disposto ad accordare; la loro perfezione estetica, così lontana dalla nostra sciatteria e così legata ad un gusto e ad una civiltà culturale oggi contestati, può sembrare un'ambizione preminente e fuorviente ed è paradossai mente una cauzione troppo onerosa per accedere ai suo messaggio morale; il loro eclettismo e il vertiginoso gioco d'equilibri che instaurano tra le più contrastanti esperienze culturali (Nietzsche e Marx, Mallarmé e Freud, Dostoevskij e Wilde) possono rivelare l'altra e meno gradevole faccia del coraggio di Gide, quella fatta di cautele e di adesioni condizionate, di riserve morali e di scappatoie ardimentose. Una lettura superficiale e distratta non può d'altronde che accreditare l'immagine di un colto e raffinatissimo dilettante, scandalosamente provvisto di beni d'intelletto e di fortuna, che ha potuto leggere tutto e sperimentare tutto sfidando aristocraticamente l'ostilità dei chierici e del volgo, senza mai correre il rischio di identificarsi completamente in un'opera, ma divertendosi giorno per giorno ad inventare le mille sue contraddittorie incarnazioni di "inafferrabile Proteo". È l'immagine che contribuiscono a divulgare f tre recenti tomi del "Cahlers de la Petite Dame", il minuto resoconto che la signora Van Rysselberghe ha tenuto del suo trentennale sodalizio con lo scrittore, quasi un moderno Eckermann di quello che avrebbe voluto essere il Goethe del nostro tempo. Ma per accertare quanto questa immagine sia falsa o salo ingenerosamente vera non c'è che la risposta al ripetuto appello di Gide ad essere riletto, 11 confronto rinnovato e non pregiudiziale con un'opera che aveva i posteri come diretti destinatari ed era stata concepita nella certezza di «vincere 11 suo processo in appello ». Giovanni Sogliole

Luoghi citati: Congo, Francia