Boccaccio tra storia e poesia

Boccaccio tra storia e poesia La nuova edizione, ampliata, di un saggio che ha fatto discutere Boccaccio tra storia e poesia Vittore Branca BOCCACCIO MEDIEVALE Quarta edizione accresciuta. Sansoni, Firenze, 384 pagine, 8.000 lire. Nell'immediato dopoguerra, nei lavori preparatori per l'edizione del Decameron, Brancan potè stabilire con certezza quale fosse stato il primo pubblico di lettori del grande libro. Su ima novantina di manoscritti trecenteschi da lui presi in esame risultava che nessuno proveniva dalla bottega di amanuensi famosi ed era entrato a far parte di biblioteche illustri: tutti erano appartenuti a famiglie del ceto mercantile. Per di più, mentre i letterati, anche quelli che accordavano la loro sti- ma al Boccaccio umanista, non facevano parola del novelliere, le testimonianze dell'interesse portato al Decameron dai lettori borghesi erano eloquentissime. L'idea di un Boccaccio ormai fuori dal Medioevo, che proprio col Decameron avrebbe scritto una sorta di manifesto della civiltà umanisticorinascimentale veniva fortemente incrinata anche da questa scoperta. D'altra parte sui concetti e i limiti di Medioevo e Rinascimento la recente storiografia europea aveva profondamente sconvolto le tesi ottocentesche, e la civiltà mercantile del Trecento era stata illustrata in tutti i suoi aspetti specialmente dagli studi magistrali di Armando Sapori. La scoperta filologica poteva dunque valere come verifica del rapporto autore e pubblico non soltanto in relazione alla fortuna del Decameron, ma in relazione alla, sua genesi. E in questo procedimento si riconosce il metodo strenuamente applicato dal Branca nei suoi studi sul Boccaccio: un metodo che si fonda su un costante interferire di indagini filologiche e di valutazioni storiche, di accertamenti eruditi e di letture critiche. Comunque ha ben ragione l'autore di dichiarare che il titolo Boccaccio medievale era scopertamente polemico, anzi intenzionalmente provocatorio. Non si trattava infatti, date le premesse, di proiettare tutto il Boccaccio verso il Medioevo, bensì di mettere in luce quanto della splendida civiltà dell'autunno del Medioevo sia presente in lui e nel suo capolavoro; di mostrare come nella commedia umana del Decameron irrompa e la domini con la sua potente vitalità la civiltà mercantile del Due e del Trecento, con i suoi ideali, con la stessa « ragion di mercatura » che rivela la sua durezza non meno che nella novella di ser Ciappelletto nella tragica sto¬ ria di Lisabetta da Messina. Ma i conti erano da <are con un'opera di eccezionale complessità artistica. Era necessario tentarne una nuova lettura che ne saggiasse tutti i valori e nel senso dei contenuti e nel senso dello stile, mettendo ancora in discussione quei problemi che già una critica ben agguerrita aveva sondato. I registri strutturali e stilistici, il significato della cornice, i moduli della prosa e la tradizione retorica alla quale essi si legano, le fonti stesse viste in rapporto con la tradizione borghese e popolaresca dalla quale derivano, costituirono così l'oggetto dei vari saggi sul Decameron che si legano tra loro come capitoli di una ben solida monografìa. I vent'anni che separano la quarta dalla prima edizione del libro hanno fatto registrare progressi notevolissimi negli studi boccacciani. L'interpretazione del Branca è stata quindi valutata e discussa persino in quei punti sui quali di rado indugiano anche i più attenti recensori. Si può dire che i dissensi sono risultati soprattutto motivati su questioni particolari, in cui un certo spirito di sistema ha portato ad accentuare i segni di una spiritualità religiosa di tipo duecentesco: valga come esempio la lettura della novella di Griselda condotta sulla filigrana di una leggenda devota, sino a riconoscervi venature stilistiche che rimanderebbero alla prosa di laude e di meraviglia della Vita Nuova. Ma quello che la critica ha accolto è il nuovo modo di porre il rapporto tra storia e poesia per il Decameron: il fatto più sostanziale, dunque. E il libro si ripresenta ai lettori di oggi non solo affascinante come fu al suo primo apparire, ma corroborato dalle verifiche e dalle precisazioni che altri gli hanno portato. Questa edizione riproduce anastaticamente la terza del 1970, con l'aggiunta del saggio Implicazioni espressive, temi e stilemi fra Petrarca e Boccaccio. E' un saggio che pur rifacendosi alla questione del rapporto tra Amorosa visione del Boccaccio e Trionfi del Petrarca, ampiamente illustrata dal Branca.in suoi studi giovanili, porta nuovi e suggestivi elementi alla storia dell'eccezionale sodalizio dei due grandi trecentisti. Ma illustrando la fortuna dei Trionfi e dell'Amorosa visione fino al# Poliziano viene anche discussa la funzione che il Petrarca e il Boccaccio ebbero quali maestri del gusto rinascimentale. Il saggio risulta perciò un'importante integrazione della sezione del libro intitolata Cultura medievale e presentimenti umanistici nel Boccaccio. Ettore Bonora

Persone citate: Armando Sapori, Branca, Ettore Bonora, Petrarca, Poliziano, Vittore Branca Boccaccio

Luoghi citati: Firenze, Lisabetta, Messina