Romanzo e poesia

Romanzo e poesia "L'antagonista" lungo racconto di Carlo Cassola Romanzo e poesia Carlo Cassola L'ANTAGONISTA Rizzoli, Milano, 530 pagine, 5.500 lire. Col suo nuovo romanzo. L'antagonista, Carlo Cassola sembra avere riacciuffato il filone centrale della sua dimensione di narratore, rinnovandolo in più di un aspetto. Dopo la svolta di Un cuore arido, in cui, abbandonato il primo tempo di relativa illusione post-bellica e resistenziale si era affidato all'interiorità lirica delle sue protagoniste, Cassola pare oggi aspirare a un'orchestrazione più ampia di situazioni e figure, a una connotazione della sua materia, non soltanto nel senso della sua rispondenza interiore, ma anche di una sua implicita cornice psicologica, di una sua sistemazione in un contesto più generale di idee e, come in Federico Tozzi il suo maggiore antecedente, in una dimensione di giudizio anche morale e sociale. Il libro, dopo un breve antefatto romano, che vede, ragazzi, i suoi due protagonistiantagonisti Pietro Bongini e Ferruccio Fila, si svolge, di nuovo, in quell'aureo triangolo che fa perno nella Volterra di tanti felici romanzi cassoliani, e ha le sue propaggini a Roma, appunto, e poi a Pisa e Firenze, dai lontani anni 30 fin quasi a oggi. Una dimensione geografica che è, soprattutto, una dimensione ideale, in cui un gruppo di giovani di minuscola estrazione borghese e, al più, di piccola e retriva nobiltà di provincia, si affacciano su una società già fascista, apparentemente inerte e senza tempo, mossi da aspirazioni che, prima di tutto, sono quelle del loro « particulare », e di una vita dei sentimenti in gran parte scontata. Ci sono le ragazze: Bianca, Vittorina, Verdiana, Ilaria, Matilde ecc. che a Volterra, passeggiando su e giù per la centrale via Guidi, o chiacchierando nel- le proprie case, talvolta in presenza di madri piene di insopportabile buon senso e di conformismo, rompono l'ozio provinciale col loro unico ossessivo tema, quello della ricerca del fidanzato. La più bella e insoddisfatta di loro, la più corteggiata. Bianca, avrà il sentore dell'insufficienza di questa vita, non tanto per ribellarvisi, quanto per coltivare (del pari con tante altre eroine di Cassola) un suo personale contrappeso di fantasticherie, di sogni solitari e accidiosi, a cui, a fine libro, cederà abbandonando la città, col matrimonio. Intanto accetterà, per un po' e del tutto a contraggenio, la corte di Pietro Bongini, il vero protagonista del libro, un giovane abbiente, il cui innato conformismo è pari alla poca simpatia e alla personale chiusura e limitatezza. Fra Volterra e Pisa farà, con tenacia, ? suoi studi di legge, avrà le sue comunissime avventure con figlie di affittacamere, e frequenterà il casino; ma sempre con in mente Bianca, la fidanzata « intoccabile », cui dedica un pensiero ora goffamente spiritualistico e ora quasi ossessionato. Quando Bianca lo abbandonerà per il suo vecchio amico d'infanzia, Ferruccio Fila, che da Roma è venuto a Volterra per le vacanze, ne avrà un colpo che lo chiuderà più che mai in sé, e nella sua unilateralità di carrierista e conformista. Ma dopo un po' Pietro avrebbe ripreso la sua solita vita. Infine avrebbe persino incontrato nuovamente Ferruccio, il suo antagonista, ora fidanzato con Bianca, che lo avrebbe, nondimeno, attratto per la sua natura fantasiosa di aspirante scrittore, di spirito libero ma incostante. Finché, col passare degli anni, la sorella di Pietro, Luisa, più di lui capace di amare si sarebbe sposata con Renzo, avvocato a Firenze; mentre, passato altro tempo, Bianca e Ferruccio si sarebbero lascia¬ ti. Pietro, ormai impiegato di banca, si sarebbe infine sposato con Clorinda, di una famiglia benestante di origine ebraica: in lei avrebbe trovato un ulteriore stimolo a far carriera; ma non la felicità. Nell'ultimo capitolo dedicato ormai agli anni dell'ultimo dopoguerra, si saprà che Pietro è divenuto direttore generale della sua banca, a Firenze; mentre gli altri personaggi che, come lui, erano passati da un blando fascismo piccolo borghése degli anni 30, a un vago e disimpegnato resistenzialismo nel più duro della guerra, col '48 sarebbero tornati ài loro congenito parafascismo qualunquistico, quando non al MSI. Avrebbe fatto eccezione Ferruccio, l'antagonista di' sempre, socialista e scrittore, ormai distante in ogni senso dal piccolo inferno quotidiano degli altri, ma avente in comune con loro le radici e il paesaggio nativo del Volterrano, forse anche lui manchevole, a suo modo, ma fedele a sé. Per Pietro, invece, «era stata la vita a scegliere via via ». Cassola, scrìvendo questo voluminoso romanzo di più di cinquecento pagine, tutto cariato e sottoDarlato, costellato di visioni di antico paesaggio italico: tenace nel narrare gli eventi e non le loro ragioni, gli accadimenti destinati dei singoli e non le loro, motivazioni, ha scelto, senza dubbio, la parte diversa, trepidamente libertaria di Ferruccio. Ha scalfito, un po' in tralice, la sua vicenda complessa e pure monocorde, in un linguaggio mutuato dal parlato toscano coi suoi inimitabili costrutti e anacoluti; un mondo logorato dall'aridità ed estraneità, la cui bellezza può, nondimeno, risaltare per opposizione, nel suo sogno a occhi aperti che non finisce, nella fantasia che gela il quotidiano in metafora, traducendolo e liberandolo, infine, nella sua unica dimensione naturale di poesia e di romanzo. Marco Forti

Luoghi citati: Cassola, Firenze, Milano, Pisa, Roma