Eterna violenza contro la donna

Eterna violenza contro la donna Eterna violenza contro la donna Negli Stati Uniti, dove le città sono state più volte descrìtte come giungle d'asfalto, il problema della violenza contro la donna è un problema di proporzioni immense: le statistiche ufficiali parlano di più di 55.000 stupri all'anno, ma, dicono alcuni, la vera cifra è circa 200.000. Fino a poco tempo fa quando sembrava un problema marginale per l'Italia, dove le violenze più conosciute contro la donna (gli stupri a scopo di matrimonio praticati nel profondo Sud) erano poco più che racconti a livello di folklore. Ma adesso, dopo episodi come quello del Circeo o di Cinecittà, esistono già indicazioni precise che le cose stanno cambiando. Dovrebbe perciò essere di grande interesse anche qui un libro uscito recentemente in America intitolato « Against our will : men women and rape» («Contro la nostra volontà: uomini, donne e stupro»). Frutto di quattro anni di ricerche da parte di Susan Brownmiller, una giornalista americana militante del « Women's Movement », il lungo saggio ripercorre la storia, la psicologia e la giurisprudenza dello stupro dai tempi preistorici fino ad- oggi, con risultati sconvolgenti. Secondo la Brownmiller, infatti, la nostra stessa civiltà da secoli è fondata sullo stupro. In che senso? Nel senso che c'è stata assieme alla utilizzazione del fuoco e all'invenzione della prima rudimentale accetta di pietra, la scoperta da parte dell'uomo che una parte del suo corpo « poteva servire come arma per incutere paura». Così la donna, incapace di usare la stessa violenza all'uomo e consapevole della propria debolezza fìsica, è stata costretta ad accettare quello che la Brownmiller chiama « un contratto rischioso »r e cioè la dominazione di un uomo solo, diventando in questo modo un oggetto, un pezzo di proprietà. E gli esempi di leggi contro la violenza carnale raccolti dalla Brownmiller dimostrano pienamente che all'inizio lo stupro era visto come un delitto contro il patrimonio. Ancora oggi, del resto, basta leggere le pagine di cronaca nera per scoprire che spesso lo stupro è una aggressione diretta contro il «padrone » di una donna assieme ad una violenza contro la stessa donna, e comunque una manifestazione di dominio maschile. Secondo la Brownmiller sì tratta di un dominio che attraverso i secoli si è tradotto in numerosissimi episodi dì agghiacciante crudeltà verso la donna. Gli antichi babilonesi ed ebrei, per esempio, uccidevano le mogli stuprate assieme ai loro assalitori: gli israeliti lapidavano le vergini che venivano stuprate dentro le mura della città (in campagna era diverso) in base alla convinzione che se avessero voluto protestare le loro grida sarebbero state udite; e i cavalieri del medioevo erano «cortesi» in amore solò nei confronti delle donne nobili; le altre erano carne da stupro. In tempo di guerra, poi, la violenza carnale è legge. E qui la Brownmiller ci fornisce esempi che vanno dal ratto delle Sabine, ai pogrom in Polonia, alla seconda guerra mondiale, alla ribellione nel Congo, alla guerra nel Bangladesh e nel Vietnam. In queste occasioni le donne sono ridotte a legittimo bottino di guerra. L'autrice parla anche della frequenza, durante la nostra stona, dello stupro di gruppo, il quale riappare sempre come segno dell'odio e del disprezzo per la donna. Non mancano gli esempi di stupro di gruppo come strumento di punizione contro quelle donne che non accettavano le regole delle loro società. Il libro fornisce argomenti alla polemica delle femministe d'oggi con la scuola freudiana, che non sembra aver mai dedicato molta attenzione al fenomeno dello stupro; ma la Brownmiller si serve anche dei miti antichi e delle favole che ancora oggi raccontiamo ai nostri figli t>er dimostrare la predisposizione della donna al ruolo di vittima, predisposizione che inoltre porta molte donne a vivere inconsciamente un'idea della sensualità che è più maschile che femminile. Ma è il discorso sulle violenze carnali nelle prigioni, cioè la violenza di uomini contro uomini, a dar corpo alla tesi fondamentale della femminista americana: e cioè che lo stupro è soprattutto un atto di potere e prepotere, non una manifestazione - di sessualità. Sari Gilbert

Persone citate: Brownmiller, Sari Gilbert, Susan Brownmiller

Luoghi citati: America, Bangladesh, Congo, Italia, Polonia, Stati Uniti, Vietnam