Il ritorno d'un poeta di Giovanni Raboni

Il ritorno d'un poeta Il ritorno d'un poeta La peste di Matacotta , Franco Matacotta LA PESTE DI MILANO E ALTRI POEMETTI L'Aetrogallo, Ancona, 174 pagina, 3.000 lire. Nato a Fermo nel 1916, partigiano, poeta « impegnato » nel senso più perentorio del termine, autore di libri come Là fisarmonica rossa, del '45, o Canzoniere di libertà, del '53, per i quali furono in molti a gridare alla « svolta » decisiva, alla definitiva « rottura » con la poesia della solitudine e del solipsismo, Franco Matacotta è, oggi, quasi uno sconosciuto. Lo prova, fra l'altro, il fatto che questo libro esce, a distanza di quasi vent'anni dal libro che lo precede, in un'edizione di amici e per amici. Credo che il tempo farà giustizia di questa ingiustizia. Per il momento, accontentiamoci di constatare che Matacotta, nonostante tutto, ha continuato a scrivere versi; e che questi versi ci riportano una voce carica, oggi come ieri, di dignità e di dolore. Al centro del volume è la sezione degli Inni, testimonianza di smarrimento e, insieme, di fiducia incrollabile nella misericordiosa circolarità della vita di fronte a una morte assurda, quella di un bambino: suo figlio. Una sintassi tragica, martellata, una pronuncia cupamente sonora sembrano appartenere, nello stesso tempo, al Matacotta di allora (un giovane poeta innamorato di Blok, di Lorca, di Neruda...) e all'uomo stanco e deluso di dopo, di ora, disperatamente solo. Sono, queste degli Inni, come dice Franco Fortini nella sua bella e accorata introduzione, le prove piti sicure della Peste di Milano e, forse, di tutta l'opera di Matacotta. Ma anche altrove non di rado ci sorprendono e ci persuadono i guizzi di un'eloquenza che non sempre, certo, è poetica, ma nella quale non fatichiamo mai a cogliere il patetico bagliore di quello che continua a essere per Matacotta, «il solo stile dell'uomo, la Resistenza». Prose d'Alfonso Gatto Alfonso Gatto LE ORE PICCOLE Il Catalogo, Salerno, 146 pagine, s.l.p., Poeta di inesauribile vena e di splendida cordialità, Alfonso Gatto è anche — sin dai tempi davvero lontani, ormai, di La sposa bambina — un prosatore affascinante, capace di far coagulare in una scrittura sempre limpida e intonata gli scatti dell'umore e quelli dell'intelligenza, la passione meticolosa del critico (soprattutto di pittura, d'arte) e la divagante tenerezza del cacciatore di ricordi. Questi corsivi f « note e noterélle », li ha chiamati l'autore, consegnandoli lo scorso dicembre per una strenna raffinata agli amici della Galleria «Il Catalogo» di Salerno) ce ne offrono una conferma quanto mai allietante, accoppiando alla nervosa semplicità e sveltezza di un «parlato» lo struggente sottofondo di una petite musique instancabile e fervorosa. Occasioni e figure si compongono, pagina dopo pagina, in un repertorio fitto e svagato: le riflessioni su una frase di Leopardi o di Baudelaire si alternano al ritrattino, non saprei dire se più affettuoso o arguto, di Montale al caffè o al ristorante; l'aneddoto di candida comicità sentito raccontare d un amico ha, nella trascrizione lucida e pungente dello scrittore, lo stesso peso (la stessa leggerezza) della lettura di una novella di Masuccio Salernitano o di un'epistola del Petrarca... Il giornalismo di un poeta, insomma: di un poeta per il quale il gusto della vita, della infinita verità e varietà-dei mondo continua a contare più di ogni altra,cosa, più della stessa poesia, tanto da spingerlo, oggi come ieri, a « non trovare mai la via di casa », a fare — per riprendere il bellissimo titolo del volume — «le ore piccole ». Giovanni Raboni

Luoghi citati: Ancona, Fermo, Milano, Montale, Salerno