narrativa

narrativa narrativa Nino Palumbo IL GIORNALE Pantere!, Lugano, Collana Narratori Italiani d'oggi, 286 pagine, 3.300 lire. (ter. bo.) Scritto nel '56, pubblicato da Mondadori nel '58, laureato l'anno dopo con il premio Veilloh, questo secondo romanzo di Nino Palumbo viene riproposto come «rinnovato atto di stima per un libro ingiustamente lasciato nell'ombra ». Nella presentazione, Caretti ricorda che quest'opera è «un esperimento per porre in termini critici e disillusi il distruttivo rappòrto tra l'individuo e la società» e la colloca «nella stagione acremente protestataria che sostituiva ai personaggi positivi quelli eccentrici, utopici, se non addirittura folli». ' È la vita di un travet, piatta, buia e vuota. Scomodare il Cappotto di Gogol o Marcovaldo di Calvino o Saluggia di Volponi è troppo. Il filone è però questo: vittime dell'incomunicabilità, emarginati, incapaci di inserirsi nel sistema. Eppure il protagonista lotta, soffre, sogna. Ha trovato nell'impiego in banca la sua famiglia (che lo respinge), ha fatto della lettura del giornale uno scopo di vita. Per questo suo amore finirà tra i barboni, ma sarà il solo ambiente che conforterà la sua morte. C'è un'ispirazione lontana: la decadenza di Hurstwood in Sister Carrie di Dreiser; comunque l'analogia si ferma qui. Pregi: l'introspezione mansueta e tenace del personaggio. Difetti: monotonia di stile, ingenuità di descrizioni e di ambiente, ma forse sono volute. Documento del suo tempo? Riscritto in 50 pagine poteva anche essere un capolavoro. Non lo fu.

Luoghi citati: Saluggia