Giornalisti e giornali sotto inchiesta di Ferruccio Borio

Giornalisti e giornali sotto inchiesta suUaMia" Giornalisti e giornali sotto inchiesta Marie Isnenghl « Belfagor » GIORNALI E GIORNALISTI, esame critico della stampa quotidiana In Italia Saveill, Roma, Collana Cultura politica, 219 pagine, 2.500 lire. ''Belfagor1', « rassegna di varia umanità» fondata da Luigi Russo nel 1946 con Adolfo Omodeo, è diretta ora con lo stesso scrùpolo civile da Cario F. Russo, intorno a cui si raccolgono le migliori firme dell'intellettualismo laico e progressista. Il volume raccoglie una serie di analisi della stampa italiana pubblicate da "Belfagor" dal '50 al '52 e dal '64 al '67, o meglio: nel '64-'67 la rivista ha riesaminato la situazione dei giornali nazionali alla luce di quanto aveva pubblicato 15 anni prima. La conclusione era stata: « Non possiamo che riconfermare il giudizio che scrivemmo nel '51, l'incapacità ad esempio di far sorgere a Roma un giornale come quelli anglosassoni e l'impossibilità di far esistere in Italia, se non limitatamente, un giornalismo indipendente ». Nel 75 le cose sono mutate? No. Ma i motivi per rileggere quegli articoli sono molto validi. Riunirli è stata un'ottima idea, un servizio reso alla storia dèi giornali, la quale rischia di finire nel dimenticatoio interessato di chi ha abilmente cambiato carte o pacchetti azionari o linee politiche. Nell'introduzione, che è puntiglioso aggiornamento, Mario Isnenghl scrive: « Quella giornalistica è una corporazione che meno ha risentito della crisi di regime tra il '43 e il '45 e che più spregiudicatamente ha messo in opera 1 meccanismi di autoconservazione ». Proprio per questo è bene che le critiche di "Belfagor" siano tenute tra le opere in evidenza da consultare di tanto in tanto. Ci sono informazioni illuminanti, vicende curiosissime, carriere splendide di voltagabbana. C'è la nascita e la rinascita delle testate, la breve vita e l'ingloriosa morte di altre. Trentanni della nostra storia civile sono rivissuti attraverso le sferzate di "Belfagor". Da buon romano conosce meglio i quotidiani delia capitale e del meridione, ma è aggiornatissimo anche sulla Toscana, Emilia, Lombardia e, grazie ad Isnenghl, sul Veneto. Convincente l'indagine sulla stampa di sinistra e sul «suo capolavoro» "Paese Sera": «Gli ingredienti del successo furono il rispetto e l'esaltazione delle notizia, le tecniche più moderne, l'impaginazione spigliata, i testi brevi e nervosi, le fotografie, gli editoriali svelti e inferiori alla colonna, tutti fatti e concretezza, il corsivo caustico e sorridente di prima pagina ». Attualissima la denuncia della non volontà di fare, allora come oggi, il giornale popolare: « Alle nuove generazioni, assetate di conoscere e dibattere, si è dato poco o nulla, al di fuori dello sport (tutto divismo deteriore) e della canzonetta, tagliandole così — e tagliandosi — fuori da un fecondo dialogo». Forse nell'introduzione Isnenghl avrebbe dovuto approfondire di più le vicende delia stampa piemontese, a cui sono dedicate poche affrettate pagine, cosi scarne da rendere Ingannevole il sottotitolo del libro. Non si può ridurre il giornalismo piemontese dal '45 ad oggi a poche battute (ottima del resto quella sui colonnelli di cavalleria del buon tempo antico) e ad un accenno a quel «dosaggio» che Giulio De Benedetti applicava ogni giorno nel preparare l'ascesa de "La Stampa". Ferruccio Borio

Persone citate: Adolfo Omodeo, Cario, Collana, Giulio De Benedetti, Luigi Russo, Mario Isnenghl

Luoghi citati: Emilia, Isnenghl, Italia, Lombardia, Roma, Toscana, Veneto