La razza della stella accanto

La razza della stella accanto La razza della stella accanto Esiste una fantascienza seria o « di primo grado » che non fa altro che formulare e divulgare le ultime acquisizioni della scienza, le ipotesi più rigorose lanciate come sonde negli spazi interstellari. È possibile la vita su altri pianeti? duali impulsi o immagini ci permetterebbero di comunicare con esseri che vivono a distanze incommensurabili, sono « diversi » da noi? E ancora, quali viaggi vertiginosi bisogna immaginare per un dialogo più ravvicinato? Su questo incerto, affascinante confine si muove il libro di Walter R. Fuchs « L'altra sponda dello spazio », che uscirà prossimamente nelle edizioni Mondadori. Viviamo in un periodo che viene definito spesso e volentieri « èra della scienza ». Dicendo « scienza » si pensa soprattutto alle cosiddette scienze «esatte», le quali vanno sempre più matematizzandosi, ossia, in altri termini, alle moderne scienze della natura e alla tecnologia, ma anche alle scienze economiche, alla linguistica, alla cibernetica applicata all'insegnamento e così via. Queste scienze « esatte », matematizzate, quelle a cui in inglese viene riservato il vocabolo science, devono dunque dare alla nostra epoca la loro impronta? Questa purtroppo è un'esagerazione enorme, per non dire una falsità bell'e buona: la « scienza », nell'accezione che abbiamo precisato, assolve infatti una funzione molto modesta nella vita pubblica di tutte le nazioni industriali. Si può dire che le scienze naturali e la tecnologia si limitino, nel caso migliore, a trarre profitto dagli sforzi giganteschi e dall'impulso esplosivo della ricerca militare: i militari, e non gli scienziati, determinano oggi i progressi della nostra civiltà. Chi non crede a quest'affermazione dovrebbe semplicemente chiedersi quali siano i « nobili » motivi che hanno portato avanti il programma americano Apollo, rendendo possibile il volo spaziale umano. Senza l'accanita corsa agli armamenti delle due superpotenze, nessun astronauta — insignito naturalmente di un alto grado militare — avrebbe ancora lasciato le sue orme sul suolo polveroso della Luna: un trionfo dell'intelletto umano, ma un fallimento della ragione, come commentò lapidariamente il fisico Max Bora... Prima del « Programma Apollo » c'era stato il « Progetto Manhattan » per l'utilizzazione delrenergia nucleare, nell'ambito del quale il generale Leslie Groves ebbe ai suoi ordini un esercito di scienziati e di ingegneri, la « più grande schiera di picchiatelli » (in inglese: crackpots) che egli avesse mai riunito. Il risultato fu la bomba atomica. « Non è meraviglioso che i tedeschi non abbiano la bomba atomica? », pare abbia detto un fisico americano dopo l'ingresso degli alleati a Strasburgo nel 1944 : « Ora non ne abbiamo più bisogno ». Un ufficiale gli rispose: « Se avessimo un'arma del genere, la useremmo. Spero che tu lo capisca! ». Il fisico « capì »: il 6 agosto 1945, alle 8,15 del mattino, un capolavoro della scienza esatta e della moderna tecnologia cadde sulla città giapponese di Iroshima... Da quel giorno la fisica, la più esatta fra le scienze esatte, porta il marchio di Caino. Il ritmo febbrile del nostro tempo ne ha a poco a poco fatto impallidire il ricordo, ma una fra le più belle attività umane, l'attività scientifica, è da allora caduta in discredito presso molti giovani. Fino a poco tempo fa i piloti della US Air Force non volavano solo verso la Luna, ma anche sul Vietnam. La comprensibile fuga dalla scienza (science) conduce molti alla fantascienza, alla science-fiction, che ha nel frattempo conquistato tutti i più importanti mezzi di comunicazione di massa: accanto alla forma classica del romanzo (La macchina del tempo di H.G. Wells e La nuvola nera di Fred Hoyle) si sta diffondendo, nel campo librario, anche una « saggistica » fantascientifica, come le Erinnerungen an die Zukunft [Ricordi del futuro] di von Dàniken. Ai fumetti (Superman e Barbarella) e ai film (2001. Odissea nello spazio) si sono aggiunte serie televisive (UFO ecc.). Anche la musica pop ha presentato numerose canzoni fantascientifiche, dalla graziosa Barker of the UFO dei Bee-Gees alla psichedelica Set the Contrai for the Heart of the Sun della Pink Floyd, a 2000 Light Years from Home degli aggressivi Rolling Stones, a 3rd Stone from the Sun dell'estatico Jimi Hendrix. Questo « terzo sasso dal Sole » è il nostro pianeta Terra, e Jimi Hendrix lo aveva lasciato partendo sulla sua chitarra trasformata in « astronave » per non farvi più ritorno: « Quando suono, o uomo », diceva, « parto verso l'alto in un'astronave. Non so dove andrò, ma voi tutti potete venire con me ». Un tale « viaggio » non ha naturalmente bisogno di un razzo Saturno V, ma solo di una forte dose di droga... . La fantascienza è una lettura per drogati? Le speculazioni di von Daniken sono un nuovo oppio dei popoli? Gesù Cristo « Superstar » era un astronauta venuto a noi come messaggero di una razza lontana, amichevole, della Galassia? Oppure la fantascienza ha anche una base « reale » nella scienza di oggi? Queste domande saranno esaminate nelle seguenti speculazioni con tutto un distacco e la ragionevolezza possibili. Alla base di tutto deve rimanere la scienza, non una fantasia sovreccitata: mentre Erich von Daniken racconta le sue favole sulla guerra galattica (Aussaat und Kosmos [trad. it. // seme dell'universo, Ferro, Milano 1972]), dopo la quale Yahweh e Kukumatz, Bep-Kororoti e Pourangahua, sconfitti, si sarebbero rifugiati nelle viscere della Terra scavandola per mezzo di un « trapano a calore », noi desideriamo considerare, in modo spassionato e obiettivo, la possibilità dell'esistenza di extraterrestri, e le modalità con cui si potrebbe stabilire un contatto con loro. Gotthard Gùnther riteneva che la fantascienza fosse una fàvola riservata agli americani; Erich von Daniken ha dimostrato che essa può essere raccontata anche nel tedesco della Svizzera, ma l'ambi¬ to della letteratura fantascientifica non può certo ancora dirsi esaurito. La fantascienza può essere qualcosa di più di una semplice « favola cosmica ». Nelle nostre speculazioni questo territorio sarà esplorato partendo dalla sua base, la scienza. I giochi della guerra terrestri e cosmici devono perciò rimanere esclusi. La guerra (polemos) non è il « padre di tutte le cose », e neppure il « padre della scienza ». Forse in tal modo potremo anche contribuire a sfatare il pregiudizio die la scienza sia un'attività inconciliabile con la fantasia: Giovanni Keplero, il famoso astronomo, affermò che la mancanza di fantasia significa la morte della scienza. 'Proprio oggi riacquistiamo la consapevolezza di quanto fosse giusta tale affermazione. Lo stesso gemale Galileo osservò una volta che nei lavori di Keplero c'erano tante oscurità, che il loro autore probabilmente non capiva a fondo ciò di cui parlava. Ma neppure oggi nelle scienze esatte tutto è chiaro come il sole. Si attende ancóra, ad esempio/ una nuova teoria delle particelle elementari, e nessuno può prevedére quanto «assurda» essa ci sembrerà. Anche la teoria della relatività di Einstein, della quale faremo la conoscenza nel corso del libro, fu considerata un tempo un'assurdità: oggi essa appartiene al patrimonio di idee « classico » della fisica moderna. Ha certo ragione il fisico americano Freedom Doyson quando suppone che la teoria delle particelle elementari, che oggi si cerca di elaborare, sarà dapprima « incompleta e sconcertante »: « Il suo stesso scopritore la capirà solo a metà, e per tutti gli altri sarà un mistero ». La conclusione di Doyson, sbalorditiva per un fisico « con i piedi per terra », è perciò la seguente: « Non c'è più alcuna speranza per le speculazioni che a prima vista non sembrino pazzesche ». Molte fra le considerazioni che verranno esposte in questo libro saranno forse sospettate di «pazzia»: speriamo che siano abbastanza pazzesche... Oggi ad esempio non è più assurdo sup- Eorre che nella nostra galassia, la «Via attea », ci siano miliardi di pianeti, milioni dei quali, come la nostra Terra, possono ospitare una vita intelligente. Purtroppo questi « esseri intelligenti extraterrestri», ammesso che esistano veramente, . sono così «follemente lontani», che possiamo comunicare con loro nel migliore dei casi solo in contatto radio/Tutto il resto è mera speculazione, pura fantascienza, anzi per lo. più solo cattiva fantascienza. Ma come potrebbe essere stabilito un tale «contatto radio» con i pianeti lontani? Certo non nel modo descritto in un sensazionale articolò apparso su un giornale tedesco: « Dal giugno 1965 un uomo di Bàd Krozingen ha stabilito un contatto con "esistenze extraterrestri''. Voci provenienti dal mondo degli spiriti — egli ne parla in questi termini — si sono manifestate al dottor Konstantin Raudive. Per eliminare ogni dubbio egli ha registrato tali voci su nastro » (...). <. Di tali assurdità non ci occuperemo sicuramente nelle considerazioni che seguono, bensì di imprese Concrete come il « Progetto OZMA », nel quadro del quale si sottopone ad ascolto il firmamento, alla ricerca di radiosegnali artificiali trasmessi da esseri intelligenti extraterrestri, oppure di proposte concernenti i messaggi con cui entrare in contatto in modo fornito di senso con questi esseri estranei. Come reagirebbero i nostri scienziati se dovessero imbattersi in programmi di informazioni di origine extraterrestre? Probabilmente non come ha proposto il fisico Chen NingYang: « Non rispondete! ». Certamente si risponderà: ma come? Inviando « semplicemente » immagini televisive? In quale linguaggio ci si può intendere? Esiste in generale un linguaggio che possa essere inteso da ima civiltà estranea? Cercheremo di discutere in modo esauriente questo problema. Un aiuto ci verrà anche dalla fantascienza « razionale », quale è stata coltivata ad esempio dall'astronomo e matematico inglese Fred Hoyle. Lo scrittore di fantascienza Hoyle (autore di A for Andromeda [trad. it. A come Andromeda, Feltrinelli, Milano 1965] e di The Black Cloud [trad. it. La nuvola nera, Feltrinelli, Milano 1966]) è professore di matematica all'Università di Cambridge e collaboratore fisso ai famosi osservatori di Monte Wilson e di Monte Palomar. Un altro autore di « buoni » romanzi di fantascienza, Isaac Asimov, di cui parleremo spesso, è professore di biochimica all'Università di Boston. Come abbiamo già detto, la fantascienza può essere più di una semplice « favola cosmica ». Essa può dare alla scienza, alle stesse scienze esatte, suggerimenti a volte addirittura preziosi. La fantascienza possiede, come dice Isaac Asimov, « un senso e un valore conoscitivo che nessun altro tipo di letteratura può oggi rivendicare ». Nelle seguenti « speculazioni » tenteremo di cogliere almeno in modo parziale questo senso e questo valore.

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