I Gava sotto inchiesta di Massimo Caprara

I Gava sotto inchiesta I Gava sotto inchiesta Ricostruita minuziosamente la loro "marcia su Ndpoli„ Massimo Caprara I CAVA • - Feltrinelli, Collana Al Vertice, 173 pagine, 2500 lire. Il valore paradigmatico che il rilievo acquistato dalla famiglia Gava nella vita pubblica napoletana ha finito con l'assumere nella pubblicistica italiana e nel dibattito sulla natura e le forme del potere nell'Ita- ^ lia contemporanea fa quasi sempre perdere di vista la realtà concreta dei modi in cui le fortune dei Gava sono maturate e sono.mantenute. E' perciò primo, e non piccolo, meritò ". del saggio di Massimo' Caprara aver proceduto ad una ricostruzione minuziosa e s precisa di quei modi, sfuggendo alle generalità pittoresche -del «mito» Gava, precisando elementi temporali e circostanze di fatto, dando home e figura' a persone ed avvenimenti. E bisogna dire che, in qualche modo, per. qualche verso, la filologia da anche ragione ai Gava. L'ori. Antonio dichiara in un luo- ' go del libro (p. 93) di non -vedere differenza tra altre posizioni di preminenza provinciale o regionale di leader democristiani e quella della sua famiglia nel Napoletano. Caprara riconosce subito, nel suo com- jnènto, .che' personalizzare il caso Gava significa, in effetti,, lasciarsi sfuggire «un entroterra più vasto e profondar un collettivo ben più numeroso di attori, garanti, compartecipi; beneficiari, un agglomerato di forze più ramificate, una gerarchia di valori è di posizioni che investono e compromettono tuttlntérà la società borghese napoleta- na che li esprime e ne è espressa, i suoi modi di essére pomici e i suoi modi di agire economici. Una dinastia, ■ quella dei- Gava, ne esprime sommariamente l'apice di un certo momento politico, ne indirizza e ne utilizza vistosamente le potenzialità pratiche, ma non còpre tutta l'area di una macchina sociale vasta e contraddittoria, irrazionale ed anomala, opu- lenta e stracciona, che è quella del capitalismo metropolitano.» della Napoli di oggi. Perciò è qui indubbiamente uh altro titolo di merito di questo volume. « Spersonalizzare » il caso Cava è una premessa indispensabile per capire la realtà in cui esso si è determinato e per agire in essa. Caprara lo fa egregiamente. A volume letto, si percepisce meglio un dato che sfugge quasi sèmpre a coloro che parlano del « caso ». La « leggènda nera » di personaggi diabolici, cinici, corrotti e.corruttori, invitti e invincibili sul piano definito da questi aggettivi, e perciò politicamente fortunati e potenti, è una «leggenda» che alimenta i luoghi comuni sull'argomento e che — al limite— può anche far piacere, nonostante le proteste in contrario, agli interessati, perché, dicevano i * vecchi teorici della ragion di Stato assai .prima dei moderni sociologi della politica, la fama del potere è un elemento del potere stesso/ ; In se stessa, però, la leggenda vale quel che vale ogni leggenda e bisogna dissolverla per trarne gli elementi di verità che essa può contenere. Caprara lo fa egregiamente. Risulterà più difficile, per chi afferma il contrario, contestare, dopo questo libro, la radice materiale, « disadorna » (come qualcuno ama dire) del potere dei Gava. Un potere reale: almeno da-diciassette anni a questa parte (dal primo scioglimento dell'amministrazione Lau-. ro) l'amministrazione provinciale e comunale di Napoli sono informate in" ultima istanza, inappellabile, alla linea scelta da questi potenti, con fitta gravitazione, tutt'intomo, di società economiche, di affari, di. partecipazione ad altri centri del potere amministrativo ed economico. Come appare inane, al confronto, il "caleidoscopio delle correnti democristiane in continua dissoluzione e ricomposizione. Come appare debole la possibilità di condizionamento delle forze avverse o, semplicemente, diverse che, dall'in¬ terno o dall'esterno, cercano di contestare una egemonia, che s? è estesa — significativamente — fin dove non ha incontrato potenze di natura analoga o affine (Bosco, De Mita), e perciò non domina, a. Napoli, oltre ài Comune e alla Provincia, anche la Regione, dove, peraltro, ha la parte adeguata che Può avere, senza contare che Napoli, da sola» vale, sotto il punto di vista della consistenza del potere, tutta la restante regione e anche Più. Il lavoro di Caprara conferma, inoltre, un altro particolare cui generalmente non si fa attenzione: la marcia dei Gava non è stata, come suol credersi, da Castellammare a Napoli e quindi a Roma, ma da Castellammare a Roma e quindi a Napoli. Napoli è stata « conquistata» sulla base della forza conseguita dal senatore Silvio come esponente di grande rilievo delle correnti di centro-destra della de negli anni '50. E' estremamente interessante seguire, nelle pagine di Caprara, la vicenda anche ideologica del senatore, approdato, da - una iniziale sponda sturziana, popolareggiante e sindacalistica ai lidi di un empirismo che mescola con disinvoltura il discorso sullo sviluppo dell'industria, l'esperta attività nelle sedi della finanza è dell'amministrazione moderne e un duro discorso còndro la società «permissiva», contro il divorzio, contro il costume libero e liberatore che l'industria e la società moderne portano con sé. Il rilievo del personaggio è indubbio, così come il posto/che gli spetta nelle vicende anche nazionali dal dopoguerra ad oggi. Al confronto, il Aglio Antonio appare uomo di potere non minore, ma (finora) di rilievo politico non eguale. La differenza tra le due generazioni avrebbe meritato da parte di Caprara una maggiore attenzione: gli avrebbe forse consentito meglio di penetrare i caratteri che distinguono il potere dei Gava negli anni '60 rispetto al periodo precedente: « Credibilità e offerta di nuovi sbocchi "meridionalisti" protetti e non in contraddizione con lo Stato, il maneggio di fondi cospicui affidati agli enti pubblici centrali e locali » e così via, ossia tutta la concreta fisionomia del potere che ha consentito ai Gava di soppiantare Lauro con ben altra capacità di presenza e di influenza a livello romanb e di polarizzare intorno a sé non solo il gioco interno delle correnti democristiane, ma anche gran parte dei gruppi dirigenti o degli elementi rappresentativi degli altri partiti cittadini. 'E, anzi, anche su quest'ultimo argomento Caprara avrebbe dovuto trattenersi per dare maggiore corpo al quadro da lui cosi eccellentemente disegnato. Tanto più che gran parte delle possibilità- dei Gava di mantenere nel prossimo futuro la loro egemonia negli stessi termini degli anni scorsi passa proprio per la capacità o incapacità delle altre forze politiche napoletane di costituirsi come protagoniste, in piena autonomia, del discorso con la « dinastia » regnante. Il che nel prossimo passato davvero non s'è visto. Giuseppe Galasso Silvio e Antonio Gava (Foto Team)