I fantasmi di Padova città nera di Ferdinando CamonGiovanni Raboni

I fantasmi di Padova città nera Camon fra romanzo e documento I fantasmi di Padova città nera Ferdinando Camon OCCIDENTE Garzanti, Collana Narratori moderni, 3t3 pagine, 3500 lire. Letterato di molteplici interessi e risorse (come poeta ha vinto, con la raccolta Liberare l'animale, un recente premio Viareggio; come critico è giornalista ha al suo attivo, fra l'altro, due notevoli serie di ritratti-conversazioni con i più importanti scrittori italiani), Ferdinando Camon è tuttavia, a mio avviso, soprattutto un romanzière, uno di quegli esseri singolari e infrequenti per i quali impastare fantasia e cronaca, conciliare libertà e struttura, aderire nello stesso tempo alle inflessioni del reale e agli astratti, oscuri richiami del, proprio linguaggio costituiscono un'attività misteriosamente «naturale». E voglio dire.subito che le prime'novanta pagine di questo suo romanzo, il terzo, mi sono parse, senza' mezzi termini, un grosso risultato narrativo, certo;:ii più impressionante e imprevedibile testimoniato óuésfànno sulla scena italiana. -, Di che. si tratta? Nello nerissima Padova mito e inferno obbligati del padovano Camon, Ma anche microcosmo esemplare lucidamente prescelto per U suo saggio di demonologia politica — una coppia « classica» di padrone e scudiero, il capetto neonazista Franco e il suo attendente-amante Batta, è alia ricerca di. un casolare appartato per farne il centro operativo dèi Gruppo d'Ordine, in vista di un'intensificazione dèlia sua attività terroristica. ; _ / due, che lo scrittore (per. bocca del suo mediumparlante) ci ha già presentato, con folgorante evidenza e bravura, nella cornice lugubremente festosa di una soirée mondana, compiono nei dintorni -delia città,- sui colli, un viaggio brevissimo che'sembra durare un'eternità e che ci conduce per effigie, giù giù lungo gli scatti infiniti della degradazióne antropologica, nel cuore di quel «quinto stato», di quella sottoumanità alla quòte Camon. net due precedenti romanzi, ha dedicato i primissimi piani della sua complicità crudamente oltranzìstica e pietosa. À pagina 89 il viaggio (la ricerca) può dirsi concluso: Franco ha trovato, nella catapecch'i di un contadino emigrato, il « pósto ideale ». Mi fermo qui, volutamente, anche se siamo ancora a poco più dell'ante*alto, perché qui, a mio parere, s'interrompe il vero romanzo: quello che, se Camon avesse voluto ó potuto continuarlo, sarebbe diventato uno dei pochi grandi romanzi di questi anni, in straordinario equilìbrio fra un'awenturosità grottesca e allucinata, picaresco-gógoliana, e un orrore senza fondo e senza nome. Le partì che seguono, con la storia di Franco è della sua malattia che s'alterna e s'intreccia con la storia del suo avversario Miro, fondatore di .un contrapposto gruppetto dell'estremò sinistra, sullo sfondò livido e fiammeggiante di un paesaggio urbano dà fine del mondo, offrono ancora ^intendiamoci — molti (e dolorosi, e irrecusabili) motivi di interesse: così, che il libro si raccomanda nella sua interezza all!attenzione e alla coscienza del lettore.: Ma è come se, procedendo, lo scrittóre prendesse vìa via il sopravvento sul romanziere, il memorialista sullo scrittore, Vintelletuale sul memorialista; e come se la minuziosa e terribile documentazione che Camon ha raccolto sulle « trame nere » padovane — analizzate al microscopio nella disperata ambizione di diagnosticare, o almeno di descrivere per campione, la degenerazione cellulare di tutto l'Occidente— si fosse riversata, simile a una colata Opaca minacciosa, sulle pagine della storia che stava raccontando, che stava per raccontare, e che solo a guizzi, qua e là (come nel bellissimo episodio finale dell'attentato alla scuola), riesce a riaffiorare, a rivivere, bucando per pochi attimi, per poche pagine il sacrosanto e oltraggioso spessore della cronaca e dell'angoscia. Giovanni Raboni

Persone citate: Camon, Collana Narratori, Ferdinando Camon

Luoghi citati: Padova, Viareggio