I nipotini terribili non mollano ancora

I nipotini terribili non mollano ancora I nipotini terribili non mollano ancora Harold H. Knerr BISI' E B1BO* Rizzoli, Collana Bur, 70 pagine, 1500 (Ire Occuparsi di un libro 'a fumetti che narra le vicende di Bibì e Bibò è impresa di cui si sarebbe potuto agevolmente occupare mio padre (classe 1896J o mio figlio (classe 1962), ma che credo di poter sbrigare con qualche conoscenza del. soggetto anch'io (classe' 1930). I due terribili ragazzetti, infatti, apparsi nel 1897 sul supplemento domenicale del Journal di New York, da allora non hanno mai lasciato la presa. Rimbalzati in Italia grazie al vecchio Corriere dei piccoli, anche da noi hanno avuto ed hanno una fortuna invidiabile. II volume che ora testimonia di entrambi nella sezione « I giganti del fumetto » della famosa Bur di Rizzoli raccoglierle tavole domenicali firmate da Harold H. Knerr nei tardi Anni Trenta. Era dal 1913 che Knerr si occupava dei due ragazzetti, quando una sentenza di tribunale, in seguito a ,un'aggrovigliata avventura giudiziaria, gli aveva consentito di far gareggiare la sua matita con quella del loro vero creatore, Rudolph Dirks, che continuò anch'egli a disegnarli imperterritamente fino alla propria morte, avvenuta a novant'anni, nel 1968. Credo che di Bibì e Bibò tutti conoscano l'essenziale: figli di una certa rubiconda signora Tordella, bravissima nella preparazione di dolci d'ogni tipo, forse in giovane età sentimentalmente legata a un certo capitan Cocoricò, a sita volta amico di un barbuto e non meglio precisato Ispettore. Vivono in un'isola africana, dove danno sfogo ai loro insieme ribaldi e innocenti istinti soprattutto a danno degli adulti. Ci sono altri comprìmafìTgenerici e comparse che, per brevità di discorso, lasceremo nell'ombra. L'essenziale è che i due ragazzetti mascalzoneggiano allegramente (una contestazione senza grinta), finendo però assai spesso scornati o meglio sodamente sculacciati. Inutile cercare per queste alterne conclusioni una ragione morale, contentandoci invece di sottolineare come il « periodo Knerr » qui esemplificato sia il più attivo e brillante, anche con ottimi risultati grafici. Tiene a battesimo, con una bella introduzione, questa solenne ricomparsa dei due affezionati fratellini (che alla fine degli Anni Venti, sempre negli Stati Uniti, ispireranno il più serioso Lyman Youug, autore delle avventure di « Cino e Franco ») uno dei rari esperti di fumetti dotato di senso dell'umorismo: Ranieri Carano. Le sue parole sono sempre esatte, informative e divertenti. Purtroppo, la pur accurata e sottile traduzione dovuta allo stesso Carano, per eccesso di scrupoli filologici, come egli stesso paventa nell'introduzione, complessivamente manca il bersaglio. E' pur vero che nell'originale Bibì e Bi¬ bò (Hans e Fritz), come altri compartecipi della loro ridanciana epopea, sano tedesèhi e che parlano, eon i comprimari anglo-> sassoni, una lingua farcita di parole germaniche e di inglese bàsico (con grande sollazzo, si immagina, anche dei moltissimi immigrati tedeschi negli Stati Uniti, Rudolph Dirks compreso), ma la mistura ita' lo-tedesca offerta dal tra-r duttore è forzata e faticosa, non ricalca, come il tedesco-americano di Bibì e Bibò, un parlare reale. Apprezzabile ambizione, comunque, dopo troppe sciatterie sopportate in Italia dai. fumetti stranieri. Ma una più precisa messa a fuoco del problemino potrebbe forse dare risultati più aderenti all'ilare' mondo di Bibì e Bibò. Carlo Della Corte h "m

Persone citate: Carlo Della Corte, Harold H. Knerr, Lyman, Ranieri Carano, Rizzoli, Rudolph Dirks, Tordella

Luoghi citati: Italia, New York, Stati Uniti