Il lontano mito del '68 di Alberto Papuzzi
Il lontano mito del '68 Il lontano mito del '68 Un provocatorio "viaggio,, di Susan Sontag nel idima di quelVetà dell 'oro che è stato per l'Occidente il periodo della contestazione Susan Sontag INTERPRETAZIONI TENDENZIOSE Einaudi, Collana I Saggi, 337 pagine, 6500 lire. Che cosa esprime l'immaginazione pornografica di « Histoire d'O »? La ricerca di un universo totale. Qual è il livello dì Godard, eroe della cultura? Schoenberg, Joyce e Picasso. Che cosa promettevano le campagne cubane per lo zucchero? Nuove coscienze culturali. E quali sono i vizi nazionali degli svedesi? Eccesso di ragionevolezza e inefficienza. « Interpretazioni tendenziose ». E' una raccolta di saggi di Susan Sontag. Uno straordinario viaggio tra paradossi e provocazioni, tra utopie e dissacrazioni. I saggi sono stati scritti tra il 1967 e il 1972, nel clima di quella età dell'oro che è stato il '68: Ricordate il '68? Oggi è un mito di regime e, semmai, uno spartiacque tra generazioni; ma quali inquietudini filosofiche, quali tendenze artistiche — e intuizioni, speranze, furori, Weltanschauung — hanno reso così fecóndi (ma anche fragili) quegli anni? I saggi della Sontag non sono solo un viaggio gulliveriano ai « confini della percezione», dove ci si imbatte in arcane creature: l'estetica del silenzio, le insidie del sessismo; sono anche una rivisitazione, dal di dentro, della cultura occidentale, ferita da una profonda e contagiosa crisi di idee e di valori. - Nata a New York, laureata in filosofia a Harvard, 42 anni, un figlio, esperienze di studio a Oxford e alla Sorbona, autrice di due romanzi difficili, « The Be- nefactor » e « Death Kit » (Anni Sessanta), critico di arte, regista cinematografico, teorica del movimento di liberazione della donna, Susan Sontag è diventata un punto di riferimento obbligato, e suggestivo, sulla strada della rivoluzione culturale. Questo libro, « Interpretazioni tendenziose», è stato preceduto da un'altra raccolta di saggi, che aveva anch'essa il sapore di una sfida: «Contro l'interpretazione » (scritti apparsi nel 1961-1965 e giunti in Italia nel 1967). In quella occasione, la Sontag si cimentava — tra l'altro — con la teorizzazione del gusto « camp », invenzione di una nuova categoria critica, alla quale arrise il successo spregiudicato e effimero di una moda. L'universo culturale di « Interpretazioni tendenziose » ha la mobilità incor- porea di un acquario affoU lato. Vi si'incontrano e'IA si confondono pensatóri come Cioran e Marcuse, registi come Bergman e Godard, autori come Artaud, capi come Castro, un «pornografo da camera» come Bataille e un «pornografo wagneriano» come Sade. Le ombre e ì sussurri di Sartre e di Beckett, di RobbeGrillet e di Antonioni, di Rimbaud e di Duchamp, ma anche ì fantasmi più evanescenti di Flaubert o di Nietzsche affiorano tra le pagine di ogni saggio. E uomini politici. E leaders storici. Incalzano avvenimenti drammatici è d'attualità (Vietnam, droga, fatti razziali...), ci sono intuizioni profetiche come la crisi del grande consumismo americano. Non manca il graffio dell'annotazione gelidamente irònica: esilarante il puritanesimo degli svedesi in fatto di alcool. Ma c'è una traccia, un elemento di continuità, che diano una logica a questa follia? Susan Sontag, nel suo peregrinare tra le nuove tendenze del pensiero e delle arti, si concede delle pause, per analisi teoriche, per riflessioni più meditate e sistematiche. Il terreno, naturalmente, è quello dei rapporti tra estética e etica, tra poesia e morale, tra "rivoluzione- culturale e rivoluzione sociale. «Fórse la differenza principale tra la Vecchia Sinistra e la Nuova è che gli uomini della Nuova Sinistra — si legge nelle prime righe del saggio « Visita a Cuba » — si preoccupano più dellarivoluzione culturale che di tutto il resto ». In un altro scritto; « /' manifesti cubani », datato al 1970. la Sontag cita Antonio Gramsci: « Per Gramsci è assiomatico che la rivoluzione richieda una nuova cultura. Nel senso gramsciano di un mutamento d? cultura... ». Non erano gli strumenti critici a mancare a questa scrittrice, eclettica, fantasiosa e inconoclasta. Tuttavia l'analisi teorica resta scarna e smunta rispetti} alta ricchezza delle testimonianze. Le affermazióni politiche, le indicazioni operative, con cui si concludono in genere gli scritti ri■ Cordano la saggezza afona della morale alla fine della . favola. La parte più viva, più affascinante, più convincente è il viaggio tra i miti e le avventure, tra le illusioni e i revival della cultura occidentale, a cavallo tra gli anni '60 e '70. La parola d'ordine più fortunata del '68 non fu l'« imàgihation au pouvoir »? 4 Alberto Papuzzi Susan Sontag, la saggista e polemista americana.
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