urbanistica
urbanistica urbanistica Roberto Guiducci LA CITTA' DEI CITTADINI Rizzoli, 257 pagine, 5000 lire. Claudio Stroppa (a cura di) QUARTIERI URBANI E CRISI DELLA CITTA' Franco Angeli, 187 pagine, 4800 lire. « Le mie strade sono le idee della mia fantasia. Le mie case sono pensieri; i miei abitanti sentimenti ». Così scriveva il poeta inglese William Blake in omaggio alla sua Londra. Ma era la fine del '700: oggi, probabilmente, William Blake, rivedendo la metropoli, non avrebbe più motivi di essere ispirato dalla Musa. Anche lì, sulle sponde del Tamigi, il rapporto uomo-città s'è frantumato, i pubs sono soltanto luoghi di passaggio per gente che ha fretta, i rapporti interpersonali sono ispirati esclusivamente dal business, e a sera l'enorme città manda a letto gli « onesti » e sguinzaglia un altro mondo « nemico » del, primo. E' un po' il dramma di tutte le città che oggi «contano» sulla Terra. Il fenomeno della industrializzazione ha mutato i destini urbani, trasformando i condomini in smisurati dormitori. La fase terziaria, poi, quella dei servizi, ha ridot- to la metropoli ad un grande emporio dove, illogicamente, l'offerta condiziona la domanda. La città concepita alla fine dell'800 è dunque in crisi e morirà se non si corre ai ripari. In sostanza è questa' la denuncia di Guiducci e Stroppa. Il primo, in particolare, fa notare che mentre nella società agricola la popolazione mondiale raddoppiava ogni 1000 anni, oggi raddoppia in circa 30 e sta per toccare la quota dei cinque miliardi. Ma esistono rimedi per far tornare la città ai cittadini, nel senso di renderla più vivibile socialmente? Guiducci si. dimostra ottimista, mentre dal libro di Stroppa, composto da più saggi monografici, scaturisce una risposta più evasiva, Gli esempi di Brasilia, « una città esportata nel vuoto », o delle New Towns inglesi, alienanti e senz'anima, hanno dimostrato che la salvezza della civiltà urbana non sta nella costruzione di nuovi centri bensì nel rilancio dei vecchi agglomerati umani. Nelle città, fino alla metà dell'800, « ogni generazione tendeva ad occupare il posto delle precedenti e a ripeterne il destino »: l'osservazione di Leonardo Benevolo non calza più per le comunità odierne dove il ricambio veloce della popolazione è una voce costante. Stroppa si sofferma sull'esempio di Quarto Cagnino, un grappolo di case per lavoratori costruite alla periferia ovest di Milano, innalzate in corretto segno architettonico e attrezzate con capillari infrastrutture sociali. Si domanda Stroppia: « E' Quarto Cagnino la prima scintilla per una futura condizione di vita periferica alternativa? ». Forse il limite del libro sta proprio nella mancanza di una risposta, tuttavia c'è lo sforzo di suggerire una problematica. Il termine « alternativa » emerge anche dal saggio di Guiducci. La Bauhaus tedesca studiò alternative urbanistiche e così fece Le Corbusier: purtroppo furono tentativi isolati, forse troppo intellettualistici. Oggi, rileva Guiducci, il recupero della città al cittadino passa per il decentramento democratico. Una città a carattere terziario-sociale è per Guiducci la probabile via di salvezza per la nostra società: in altre parole, l'industria deve essere uno strumento al servizio della comunità e non più soltanto una finalità arida e pragmatistica. Dall'industria, dunque, il denaro per compiere investimenti sociali: case, scuole, ospedali, centri autonomi d'iniziativa democratica, appunto'la creazione di ima città terziaria-sociale. Lavorare per vivere e non viceversa. e. b.
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