Dubbi se accettare un figlio di Oriana Fallaci

Dubbi se accettare un figlioOriana Fallaci "per l'aborto» e "contro Puomo,, Dubbi se accettare un figlio Oriana Fallaci LETTERA À UN BAMBINO MAI NATO . Rizzoli, 102 pagine, 2500 lire. « Stanotte ho saputo che c'eri: una goccia di vita, scappata dal nulla. Me ne stavo con gli occhi spalancati nel buio e u'un tratto, , in quel buio, s'è acceso un lampo di certezza: si, c'eri. E' stato come sentirsi colpire in petto da una fucilata ». È' probabile che anche quest'ultimo libro di Oriana Fallaci diventi un bestseller, se non altro per l'abile pubblicità — e interviste e tavole rotonde e dibattiti, in un inaspettato «revival» femminista — che gii si è creata attorno. La storia è — come vuole l'autrice — una love sto- * ry frav una donna e il «bacillo » che cresce in lei per diventare uomo, Un lungo monologo, di indubbia suggestione emotiva, di chi ha deciso di portare alla luce un figlio inaspettato e « scomodo ». Scomodo per cento ragioni: perché impedirà alla madre parte della sua libertà nel lavoro,, perché — ancora — la costringerà a fare i conti con l'ipocrisia (del padre) e con il luogo comune (di tutti gli altri personaggi) che la rendono « negra » in un mondo di bianchi, lei non sposata e testardamente madre/' Testardamente, ma non troppo: perché, dopo ripensamenti e dubbi (« La vita è una tale fatica, bambino »), tra la libertà di esistere come essere autonomo e l'immobilità imposta da una gravidanza difficile, è la prima a prevalere. Scelta che ripercuoterà effetti nefasti: per il bimbo, che muore, e per la madre, che non gli sopravviverà di molto. Il libro — dice l'autrice — è destinato « a chi non teme il dubbio, a chi si chiede i perché senza stancarsi e a costo di soffrire, di morire. A chi si pone il dilemma di dare la vita o negarla ». E' dedicato « da una donna per tutte le donne ». E, data la premessa, viene spontaneo chiedersi se Oriana Fallaci creda veramente di aver fatto un favore, alle donne con questo suo libro in cui racconta cose («glorie» — per usare il suo linguaggio — e « inferni »> che ciascuna sa, per esperienza vissuta, o che per sentimento intuisce. Che — cioè — l'istinto alla maternità (soprattutto « indotto » o soprattutto biologi¬ co?) è assai più radicato di quanto certo femminismo — e non tutto — tenderebbe a far apparire. Ma assai più tormentoso di quanto la retorica. sopravvissuta sul ruolo vorrebbe: per le scelte che la disorganizzazione sociale, e' non il « destino biologico » soltanto impone. In una recente intervista. Oriana Fallaci avanza il dubbio che « qualcuno, in malafede, qualche stupido, userà il mio libro contro l'aborto » e - annuncia che « allora io protesterò ». E infatti la « Lettera » vuol essere « passionalmente » agnostica. Lo dimostrerebbe il « processo » (vissuto nel delirio) cui la prò^Sgo-" nista vien sottoposta prima di morire. Ci son proprio tutti, i personàggi. II. medico che condanna: « Ha voluto e provocato la morte di suo figlio mediante incuria, egoismo, mancanza del più elementare rispetto verso il diritto alla vita (...) Un figlio non è un dente cariato. Non lo., si può estirpare come un dente e buttarlo nella pattumiera, tra il cotone sporco e le garze ». La specialista" che assolve: « Dovrei portare il lutto ogni volta che un uovo muore non fecònda: to (...) La gravidanza non è una punizione inflitta dal- la natura (...) Se non prò-, cede in modo normale non' puoi chiedere a una donna (...) la rinuncia dèlia sua attività, della sua personalità, della sua libertà ». C'è il «padre del bambino, c'è un'amica e ci sono i genitori di lei: chi innocentista e chi no. E c'è persinò il bambino morto che . grida - « mamma ; mammà . e si rivela un maschio pronto a condannare. . Non,è dato porre in dubbio la buona fède della Fallaci quando afferma che, se il suo libro sarà usato come argomento contro l'aborto, protesterà. Ma> le- 1 cito forse chiedersi -se pa^ radossalmente la sua « Let- *teftr» non si trasformi in un documento « contro » • l'aborto, certo, ma anche «contro» la maternità. « Contro » l'uomo, non v'è dubbio, ma anche «.contro » la donna. I temi femministi sono, certo,. in gran parte presenti (le tante facce della subordinazione), ma ricondotti a un individualismo esasperato. E forse non è corretto trasferire pròprio oggi sul piano dell'esclusivamente a privato » tutta la problematica della maternità e dell'aborto (che è te. ma più' che mai centrale nella battaglia per l'emancipazione), quando la solù-. ziqne dei problemi, femminili passa in gran parte attraverso il « sociale ». Ciò che la Fallaci racconta non c'è donna, cre- » do, che non condivida. Ma non c'è femminista che ignori quanto quésto non sia il problema di oggi. E anzi rischi idi risultare distraente. Il, libro, si diceva, è « contro » l'uomo. E sarebbe interessante chiedere alla Fallaci per quale oscura riven- , dicazione razzista (comune alle frange più sparute e meno condivisibili del femminismo, che trasformano la « battaglia » sociale delle donne in un fatto di corporazione) consideri l'uomo « un essere inferiore »:w infatti nel libro il maschiopadre è una sorta di incidènte, eseluso e disprezzato a priori, idiota e disu- . mano fino all'inverosimile. Ignorando che anche su questa superflua ricérca «'di quale tra i sessi mag-, giormgnte vale» (risoltasi finora a sfavore della donna) si è fondata tanta parte dell'apartheid femminile. E forse non interessa nessuno che la situazione semplicemente si rovesci. Eleonora Bertolotto

Persone citate: Eleonora Bertolotto, Oriana Fallaci, Rizzoli