Ex amministratori de processano le sinistre di Daniela Daniele

Ex amministratori dc processano le sinistre Ex amministratori dc processano le sinistre «Processo» aila città e ai suoi amministratori sabato mattina ad un convegno della de sul tema «Riforma sanitaria». I ritardi della legge, le «pecche» della Regione Piemonte e l'attuale stato degli ospedali hanno fornito ampia materia al dibattito cui hanno partecipato il consigliere regionale Annamaria Vietti, il senatore Dario Graverò, Silvio Lega e Paolo Zanetta della segreteria provinciale della de. Un «processo» che ha visto nella parte di «giudici» coloro che fino al 20 giugno di tre anni fa erano «imputati». Nel salone delle conferenze del collegio San Giuseppe, in via Andrea Doria 18, Annamaria Vietti ha svolto la relazione introduttiva. «Da. tanti anni ormai — ha detto — si sente l'esigenza di una riforma sanitaria. I risultati ottenuti in questo campo, purtroppo, non sono stati adeguati all'enorme sforzo economico sostenuto. Ora siamo forse sulla buona strada. Con il progetto di riforma gli interventi sociali dovrebbero venire integrati con quelli sanitari in una visione totale che operi sul territorio. L'organizzazione della Sanità, che finora è stata verticistica, as-., sumera un aspetto diverso, a settori. Si parlerà di associazioni fra Comuni e di quartieri nelle grandi città: costituranno le unità sanitarie locali». Con la legge 382, ha osservato la signora Vietti, le Regioni hanno assunto nuovi poteri, ma per legiferare in modo adeguato è indispensabile una legge quadro, da parte dello Stato, che possa costituire un riferimento nazionale cui attenersi. «Gli errori dell'attuale amministrazione — ha continuato — sono stati soprattutto nel demolire certe strutture, senza però aver già pronte valide alternative. La chiusura dell'accettazione della casa di riposo per anziani di corso Unione Sovietica, senza contrapporre soluzioni immediate, è stata, ad esempio, un errore. Quelle stesse sinistre che quando erano all'opposi zione dicevano certe cose non hanno operato come avevano promesso». // programma del convegno prevedeva quindi interventi del pubblico e risposte del sen. Cravero con Paolo Zanetta come moderatore. «Le Regioni — ha detto Tabbono, sindacalista Cisl del Cto — scaricano le responsabilità sul governo. Vogliamo sapere una volta per tutte quali saranno i punti base della riforma sanitaria». «La città di Torino è gestita dalle cosiddette cellule rosse — ha tuonato il prof. Sbriglio, ginecologo — e molti colleghi sono arrivati al punto di non parlare più per paura delle schioppettate nelle gambe. Ma diciamolo, una volta per tutte, che siamo arrivati al punto che oggi qualsiasi donna, benestante o no, può ottenere di interrompere la gravidanza, basta che abbia un certificato rilasciato da un qualsiasi consultorio. E diciamo anche che gli ospedali devono privare del letto l'ammalata di cancro per darlo alla donna che vuole abortire». A questo punto, fra il pubblico, alcuni hanno osservato che, prima della legge, l'aborto era privilegio «solo» della benestante e che forse molti letti d'ospedale erano occupati da «raccomandati» di questo e di quel primario. «Sono democristiano per natura — ha detto Cammarata, sindacalista del Cto — e infermiere ausiliario di mestiere. Voglio dire che negli ospedali si muore, è meglio non venireirl famosi dipartimenti d'emergenza di Enrietti non funzionano. E' facile criticare la sinistra adesso, ma noi che cosa facciamo?». «Tutto quello che possiamo fare — ha risposto Annamaria Vietti — ora che siamo all'opposizione è votare contro proposte sbagliate». «Non dò illusioni ma speranze — ha detto, tra l'altro, il sen. Cravero —. Il progetto di legge sarà esaminato in Senato a partire da mercoledì prossimo. La sua attuazione sarà difficile: basta pensare che si dovrà provvedere ad 8500 enti mutualistici e sanare 8 miliardi di interessi passivi degli ospedali. Ci vorrà coraggio, come ce n'è voluto per una legge come quella sul ticket farmaceutico. Legge impopolare ma necessaria: in Sicilia, l'anno scorso, il dieci per cento dei ricoveri ospedalieri s'è avuto per malattie iatrogene, da abuso di farmaci. Occorrerà anche abbassare la media delle degenze ospedaliere a standard europei. Ma per far questo ci vuole un appello ai medici e alla loro facile prescrizione di esami anche quando non sono necessari. La media di degenza attuale in Italia è di 14 giorni: i primi sette sono, nella maggior parte dei casi, per esami radiologici». Daniela Daniele

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