Le piccole sale cinematografiche in crisi "Ricorriamo al sexy per sopravvivere,,

Le piccole sale cinematografiche in crisi "Ricorriamo al sexy per sopravvivere,, Nei locali di periferia una media fra i 30 e i 200 spettatori per sera Le piccole sale cinematografiche in crisi "Ricorriamo al sexy per sopravvivere,, «Morbosità proibite», «La liceale nella classe dei ripetenti», «Il punto caldo», «Educazione sessuale», «Quel corpo di donna», «Stringimi forte voglio la tua violenza», «Gola profonda nera», «Pubertà», «L'affittacamere», «SS il treno del piacere», «Beatrix la schiava del sesso», «Notti porno n. 2», «Confessioni di una ragazzina»: a Torino in un solo giorno feriale scelto a caso — martedì 19 settembre — le sale cinematografiche di quartiere offrivano una scelta di ben tredici pellicole erotiche. Per chi non ama il genere sexy e non intende spendere 2500 lire in una prima visione, l'alternativa molto spesso è un film di lotta orientale o una di quelle pellicole dove la polizia ha le mani legate, i cittadini si ribellano o dove si spara a vista. Colpa dei produttori indifferenti alla crescita culturale del pubblico? O colpa del pubblico che chiede a gran voce pellicole condite di sesso e violenza? Cerchiamo la risposta girando per due sere nelle sale semideserte di periferia. Al cinema Edera venerdì era in programma «Pornobestialità», sabato «Porno palla n. 2». «Una volta — spiega il titolare Felice Margherito — il mio socio ed io eravamo operatore e direttore al cinema Adriano. Abbiamo voluto tentare di lavorare in maniera indipendente met- tendo in ordine questa sala che è una delle più vecchie di Torino. Quaranta milioni per rilevare la gestione, tredici per restaurare il locale. A noi piace il cinema e per noi cinema non sono le pellicole che proiettiamo qui. Ma quando si programmano film di un certo livello la sala rimane deserta». Il pubblico dei cinema è composto per il novanta per cento dai giovani: «Gli anziani — spiega Margherite — preferiscono starsene in casa a guardare gli spettacoli televisivi. E certo i giovani non hanno voglia di aspettare sei o sette mesi per vedere un film di grido che con 2500 lire — meno del biglietto di una partita — possono vedere in prima visione». Al cinema Hollywood fino all'anno ssorso c'erano dieci dipendenti. Ma da due anni gli incassi sono crollati vertiginosamente e con gli utili non si sono più potuti pagare i contributi di cosi numerosi impiegati. Allora, tutti insieme, con gli ex gestori, i dipendenti hanno formato una società. Sabato il cinema programmava «L'ultimo combattimento di Chen»: un genere, quello delle lotte orientali, che nella zona di piazza della Repubblica ha ancora un piccolo pubblico. I film più scadenti sono dunque proprio quelli che permetterà ai gestori delle piccole sale di salvare un margine di guadagno. Ma i proprietari delle sale periferiche non potrebbero in ogni caso programmare soltanto pellicole di buon livello perché spesso le case distributrici con un film di qualità impongono anche il noleggio di due o tre pellicole più scadenti. Al di fuori dei cinema «d'Essai», che si servono dalla distributrice di Stato «Italnoleggio», e contano su una determinata e limitata clientela, l'unica eccezione torinese a questa regola sembra essere quella del cinema Bernini che riesce da anni a sopravvivere senza essersi inserito nei canali «d'Essai» TT ssiosss BRrBi mai uuiu.3"neppure cedere al ricatto economico del cinema «erotico». «E' questione di esperienza — spiega il gestore Pietro Varvello —. Io lavoro da trentanni nel cinema. Ho fatto anche il noleggiatore ed ho imparato a conoscere i gusti del pubblico. Anche se adesso la crisi è tale che, pur con un buon naso, si può rischiare di non coprire le spese». Da 30 a 200 spettatori: con questa media di presenze, che oscillano dai giorni feriali ai festivi, dai film impegnati ai film di cassetta, le piccole sale sembrano immancabilmente destinate a sparire. «Di crisi ne abbiamo viste tante — dice Varvel'i —. Ci ha già salvato il sonoro, poi il colore, poi il grande schermo. Ma adesso o salta fuori una grande novità tecnologica o la crisi sarà irreversibile». «Lo sport, le macchine, le televisioni private — spiega l'amministratore della società Arca, che gestisce il cinema Arizona —: sono troppi gli elementi che concorrono alla crisi del cinema. Forse il vero nostro nemico è il progresso», s. rot.

Persone citate: Arca, Bernini, Felice Margherito, Pietro Varvello

Luoghi citati: Arizona, Torino