CON STALIN, POI CON KRUSCEV, INFINE CON BREZNEV di Frane Barbieri

Mikojan per tutte le stagioni CON STALIN, POI CON KRUSCEV, INFINE CON BREZNEV Mikojan per tutte le stagioni Con lui scompare il penultimo dei protagonisti della rivoluzione d'ottobre - L'ultimo è Molotov, ancora in vita, che fu cacciato da ogni posizione direttiva - Mikojan, furbo e abile, abbandonò la politica di sua volontà quando comprese di non poter reggere ai tempi - Fu grande diplomatico, svolse difficili missioni Con Anastas Mikojan è morto il penultimo dei protagonisti della rivoluzione di ottobre. Rimane ancora Molotov. Tuttavia, anche se Molotov per l'anagrafe è più anziano di cinque, anni, Mikojan paradossalmente gli è sopravvissuto. E'rimasto infatti per otto anni più di Molotov membro del Politburo. Poi con una differenza sostanziale: Molotov fu estromesso di forza, mentre Mikojan ha lasciato la carica di sua spontanea volontà. Ambedue risultano casi eccezionali nella storia del Cremlino: Molotov è stato il primo a essere accusato di cospirazione ma lasciato poi vivere tranquillamente, godendosi la pensione di ministro, mentre Mikojan è riuscito a diventare il primo fra i grandi a essere giubilato con tutti gli onori, decorazioni e riconoscimenti (espressi anche ieri pubblicamente da Breznev e Kossighin). Aprendo ieri, alla notizia della morte, l'archivio sulla vita e la carriera del defunto ho trovato documenti validi per tracciare i profili più svariati e contrastanti: vi si incontra uno dei più feroci esecutori della tragica campagna della collettivizzazione e dell'annientamento dei kulak, atto di nascita della repressione stalinista, come vi si trova pure l'iniziatore delle, anche se contrastate e sempre ridotte, produzioni consumistiche dell'economia sovietica: vi si legge uno dei discorsi più sfacciatamente osannanti a Stalin come vi si legge pure il primo discorso in appoggio al rapporto segreto di Kruscev pronunciato al famoso Ventesimo Congresso della destalinizzazione: incontriamo il primo fautore delle aperture internazionali ma incontriamo anche il gestore diretto della repressione armata in Ungheria. Le fotografie dell'archivio sono poi quasi incredibili: sembrano fotomontaggi. Si vede sempre lo stesso Mikojan abbracciato ora con Rakosi ora con Adenauer. ora con Gottwald ora con Eisenhoicer e poi con Castro, con Kennedy, con Che Guevara. con Tito, con Ciu En-lai. Tutte vere e tutte false allo stesso tempo. Occorrerebbe metterle insieme per arrivare a un ritratto completo del personaggio: l'unico uomo per tutte le stagioni che il Cremlino abbia conosciuto. Forse del ricco album, a. Mikojan piaceva posare, una delle fotografie rimane la più caratteristica della sua carriera. E'fra le più vecchie: del 1925. Vi si vedono tre giovanotti con folti baffi neri, stivali e dwise improvvisate, tipiche dei rivoluzionari tuttora fra vittoria e sconfitta. Soltanto le poltrone di stile imperiale, su cui stanno un po' goffamente seduti, testimoniano che si sono già insediati al potere. Sono: Stalin. Orgionikidze e. Mikojan. I tre più importanti meridionali non russi, ritratti nel preciso momento in cui incominciavano la cosidetta de-europeizzazione della rivoluzione di Lenin. Della «troika asiatica-, che aveva intrapreso assieme la scalata del Cremlino (Mikojan si era distinto anche nella lotta contro Trotzky) ciascuno ha avuto una fine diversa, anche se tutte e tre sono risultate strettamente legate una all'altra. Orgionikidze si é ucciso, dopo un drammatico scontro con Stalin, quando era venuto a sapere che il dittatore gli stava preparando il processo e la solita fucilazione per tradimento. Mikojan era presente, con Beria, anch'egli meridionale, e altri, all'agonia di Stalin (inerte, senza chiamare un medico) nel momento in cui, come svelò poi Kruscev, già era stato messo sulla lista dei sospetti. Cosi, unico sopravissuto della troika transcaucasiana. ha potuto seppellire politicamente Stalin, svelando anche i retroscena della morte di Orgionikidze e mettendosi fra i primi a fianco di Kruscev nella sua campagna sconsacrante. I russi diranno poi che non poteva andare diversamente: un armeno finisce sempre col giocare i georgiani: la furbizia sottile contrapposta alla furbizia greve. Non per caso, nella stessa epoca, un armeno stava nel Politburo di Mosca, un altro in quello del Vaticano, il cardinale Agagianian e un altro ancora nel Politburo delle famose «Sette sorelle- il petroliere Gulbenkian. Trovandosi in condizioni cambiate l'uno avrebbe fatto la carriera dell'altro. Infatti, scrive Charles Bohlen. l'ex ambasciatore americano, nelle sue memorie: «Se Mikojan fosse emigrato in America sarebbe diventato il boss di una grande e fiorente azienda». Nell'ingenuità messianica della sua anima slava, Kruscev. invece, lo aveva qualificato diversamente, in un colloquio con l'ambasciatore jugoslavo Micunovic: «E' un grande giocoliere: dopo aver parlato con lui. non capisci a che punto ti trovi». Infatti, in due situazioni cruciali, il successore di Stalin non riuscì a capire a che punto si trovava coti Mikojan. Durante la crisi del 1957. quando Molotov e Malenkov prepararono la congiura di palazzo, riuscendo quasi a rovesciare Kruscev. Mikojan non si schierò da nessuna parte in un primo momento. Appena fu convocato il Comitato centrale e quando man manosi profilava la vittoria del segretario contestato, l'armeno si decise a salire in tribuna, soltanto verso la fine della sessione, il secondo giorno: difese l'operato di Kruscev e il suo intervento apparve decisivo (decisivi davvero erano i carri armati collocati dal maresciallo Zhukov alle porte del Cremlino). Nel 1964, essendo già stata decisa la sorte di Kruscev, il gruppo Breznev-Suslov si trovò di fronte a un unico problema: come destituire Kruscev da un Comitato centrale già preparato in assenza del capo, il quale si trovava in vacanza a Pitsunda. Avvertendolo, correvano il rischio di un contraccolpo dall'esterno del Comitato centrale. Si ricorse un'altra volta alle astuzie di Mikojan II vecchio bolscevico, chiamato «Rompighiaccio- a causa delle molte missioni delicate svolte, si recò da Kruscev. gli parlò di alcune difficoltà sorte improvvisamente la cui soluzione richiedeva la sua presenza: portò il segretario generale, ignaro di quanto gli si stesse preparando, direttamente dall'aeroporto Vìiukovo al Cremlino dove il massimo organo del pcus stava già riunito per votare l'atto d'ac¬ cusa di Suslov e decretare l'ascesa di Breznev. Con tutto ciò i momenti culminanti di Mikojan politico, all'apice della sua notorietà mondiale, sono legati al miglior periodo krusceviano. E' stato lui. con una visita a Eisenhower. a preparare Camp David, dove nasce l'effimero «spirito- della distensione. E' stato di nuovo lui. con una visita a Kennedy, a preparare quel curioso incontro di Vienna dove Kruscev scambiò più parole cortesi con Jacqueline che non con suo marito. E'stato di nuovo Mikojan a portare Adenauer dove mai si sognava di arrivare, a Mosca. Sono state le missioni più spettacolari, che gli hanno procurato la fama del grande mediatore e il secondo posto nella gerarchia moscovita. Però il suo capolavoro diplomatico non riguarda i rapporti con i grandi dell'Occidente: riguarda Fidel Castro. La guerra dei missili del 1962 fu scongiurata infatti da Mikojan non a Washington, ma all'Avana. Castro aveva strappato a Kruscev la collocazione dei missili sovietici a lunga gittata sulla sua isola come «garanzia della sicurezza dell'avamposto rivoluzionario nelle Americhe». Fu anclie il prezzo dell'opzione pro-sovietica di Castro nell'incipiente contrasto con la Cina. L'ultimatum di Kennedy aveva indotto presto Kruscev alla ritirata, ma una coriacea resistenza veniva dal neomarxista Castro. L'unico capace di sorbirsi le ire e gli insulti del capo dei barbudos era un'altra volta Mikojan. ' Ascoltò, senza battere ciglio e senza reagire, per due giorni le intemperanze di Castro, poi il terzo giorno gli rispose: «Mi ha convinto su tutto, tranne su una cosa: che noi non possiamo far altro che ritirare i missili». E passò subito a trattare il prezzo: l'Urss si addossava tutte le spese e tutti i deficit dell'economia (in quell'epoca dire economia era un eufemismo) cubana. Il famoso milione di dollari al giorno. Rinunciando ai missili Castro poco dopo rinunciò pubblicamente anche all'«elemosinadel riso cinese e ruppe con Pechino. Il personaggio che aveva assecondato le più azzardate manovre krusceviane fu anche quello che portò lo stesso Kruscev al suo patibolo politico. Tutto Mikojan sta in questi due fatti: è stato forse l'uomo che ha saputo unire meglio di tutti le due anime del sistema sovietico, sema lasciare mai elle una lo ingannasse fino al punto di scordarsi dell'altra. E quando gli era parso di non poter mantenere più l'esatto equilibrio, rassegnò le dimissioni Significativamente un anno dopo l'esautorazione di Kruscev. Non per rimorso, ma per cautela e saggezza. Non gli importava mai di essere il primo, ma gli importava invece sempre di essere l'ultimo a sopravvivere sia fisicamente che politicamente. Ed ecco che ci è riuscito, sfidando l'inferno e non credendo nel paradiso. Frane Barbieri Anastas Mikojan a New York in una delle sue ultime missioni di mediatore (loto France Presse)