Lo assicura il dott. Guido Orsi, direttore dell'Inps di Torino

Pensioni, attese meno lunghe Lo assicura il dott. Guido Orsi, direttore dell'Inps di Torino Pensioni, attese meno lunghe «Per la liquidazione di una pratica nuova, i tempi si stanno riducendo da oltre un anno a 6 mesi. Ma per le variazioni monetarie e tutte le altre modificazioni, sicleveatten^^ Inps ieri, oggi e domani. Mentre il governo tenta di risolvere con un progetto di riforma gli atavici problemi del sistema, migliaia di pensionati vecchi e nuovi affrontano ancora agli sportelli le incognite di sempre. Mesi oppure anni d'attesa per la definizione di una pratica, richieste di variazioni che sembrano inghiottite dal nulla. Spesso insufficiente, ma unica certezza economica della vecchiaia, la pensione in ritardo diventa assillo angoscioso, sconforto, indignazione. Tra i molti che ci scrivono c'è qualcuno più fortunato che vede la propria lettera pubblicata ed il problema, quando possibile, risolto. Le eccezioni (poche e ingiuste) confermano però la regola: mentre già si parla di •super-lnps. chiediamo perciò al direttore della sede di Torino, dott. Guido Orsi, di fare il punto della situazione. Due punti chiave Due i temi principali: a) liquidazione in prima concessione delle pensioni, cioè a.pertura di pratiche nuove; b) modificazioni delle pensioni già in corso di godimento, quindi variazioni monetarie, per perdite o acquisto di carichi familiari, liquidazioni di supplementi per contributi versati dopo il pensionamento ecc. Oppure variazioni non monetarie, come deleghe alla riscossione, cambiamento dell'ufficio abilitato al pagamento e cosi via. Affrontando il tema delle liquidazioni in prima concessione, il direttore provinciale dell'Inps fa riferimento ad una lettera inviata a Specchio dei tempi da un cittadino che segnalava ritardi superiori ai sei-sette mesi: «Questi — dice Orsi — sono i tempi medi di attesa nazionali, mentre quelli di Torino, lo riconosco, sono più lunghi. Ma, grazie ad un piano concordato con la diresione generale, le cose stanno cambiando: da tempi medi di 14-15 mesi fino a gennaio, per concedere una nuova pensione, siamo passati in agosto a circa 9 mesi, ed attualmente adotto. • Concentrando il personale su queste pratiche abbiamo quasi dimezzato le richieste giacenti (erano oltre 40 mila) e tendiamo a raggiungere i tempi medi d'attesa nazionali, da 4a6 mesi, che nelle nostre sedi decentrate sono già una realtà.» Perché tanta differenza da colmare rispetto alle medie nazionali? 'Innanzitutto — risponde il dott. Orsi — a causa del diverso tipo di pratiche: quelle di contadini, artigiani, commercianti (in maggioranza nel Centro-Sud) sono molto, più rapide delle pratiche riguardanti operai ed altri lavoratori dipendenti (quasi la totalità, al Nord), spesso passati da sedi e da enti diversi, quindi con posizioni difficili da ricostruire. A questi motivi sì sommano l'esodo del personale che, una volta specializzatosi, chiede il trasferimento nel Meridione, vicino ai comu-. ni d'origine, e un'altra "fuga" (comune però a tutte le'sedi) da parte dei programmatori dei nostri centri elettronici, verso stipendi più lauti.* Nonostante i progressi sul piano del lavoro arretrato emerge quindi, per la situazione degli organici, un quadro sconfortante, del tutto simile all'immagine nazionale dell'Inps: con oltre 500 mila posizioni pensionistiche da amministrare, la sede provinciale dell'ente è sotto organico di almeno 200 persone, che potranno essere assunte solo dopo lunghi concorsi, quando saranno nuovamente insufficienti. 'Sono i mali congeniti che affliggono tutta la pubblica amministrazione — sottolinea Guido Orsi — soggetta a normative già vecchie un secolo fa*. Meccanizzazione Ma almeno il decentramento e la meccanizzazione cominciano a dare frutti? 'Nelle liquidazioni in prima concessione hanno avuto senza dubbio una notevole funzione di sveltimento — prosegue Orsi — e gli utenti ne vedono già i risultati: prima si stampava "in loco" l'assegno degli arretrati ma si doveva attendere il libretto da Roma; ora per le pensioni al minimo o inferiori stampiamo noi anche il libretto (e da novembre, con i nostri calcolatori, dovremmo essere autosufficienti per tutti i casi). Arriveremo cosi al tempo medio nazionale, sei mesi d'attesa*. Per le variazioni, monetarie e non monetarie, si registrano tempi più lunghi e maggiori disguidi. C'è un motivo? E' possibile offrire consigli ai pensionati? «Bisogna premettere — dice Orsi — che la gestione di tutti i dati è affidata al centro elettronico dell'Inps, a Roma, che amministra oltre 12 milioni di posizioni. Alla scadenza di fine anno il Centro deve, per tutte le pensioni, rinnovare gli ordinativi di pagamento, provvedere agli au- menti connessi alle variazioni di scala mobile e alla determinazione dell'Irpef, elaborare i dati necessari ai bilanci. Per assolvere tali impegni il Centro deve quindi avere la piena disponibilità degli archivi dei dati.* Per operare su situazioni «certe» occorre perciò cristallizzare la posizione dei singoli pensionati: e ciò significa che per alcuni mesi (ovviamente nel periodo autunno-inverno) si arresta il colloquio tra periferia e centro per l'acquisizione di dati di variazione (mentre invece, spiegano i tecnici, è sempre possibile l'acquisizione di nuove posizioni pensionistiche). «Nell'anno, dunque — aggiunge il dott. Orsi — si riduce notevolmente il periodo utile per trasferire sugli archivi magnetici le risultanze delle elaborazioni amministrative*. Allora basta richiedere le variazioni, se possibile, nei primi mesi dell'anno? «In teoria sì, in pratica no — conclude il direttore provinciale dell'Inps — perché su queste pratiche c'è molto arretrato, e i tempi medi si aggirano sui 20 mesi. Ma abbiamo già un secondo piano per aggredire anche questi arretrati nel 79. Per ora sottolineiamo i dati positivi riguardanti il lavoro arretrato per nuove pensioni: su 10 mila pratiche inevase, anteriori al dicembre '76, un apposito "ufficio stralcio"ne ha già definite 7200. Sia queste, sia le 2.800 ancora giacenti al 30 settembre erano incomplete e zeppe di errori: dunque il ritardo non è sempre colpa nostra, almeno non del tutto.» Roberto Beale

Persone citate: Guido Orsi, Orsi, Roberto Beale

Luoghi citati: Roma, Torino