Erotismo e nazionalismo di Angelo Dragone

Erotismo e nazionalismo Erotismo e nazionalismo Alla Galleria Viotti (al n. 8 della via omonima) la mostra inaugurale della nuova stagione presenta come suo motivo conduttore il tema « erotismo e magia », non certo privo di attrattive, ma a suo modo rischioso. L'aspirazione erotica richiede in realtà un affinamento continuo del pensiero che domina l'invenzione figurale e va pur detto come troppe delle prove riunite in questa esposizione appaiono invece legate a non più che qualche riferimento anatomo-sessuale. Erotismo — non va dimenticato — viene da Eros che per Esiodo (Teogonia) non fu tanto dio di sensuali amori, quanto manifestazione di quell'intima unione di elementi diversi che genera ogni forma del mondo. D'altra parte è poi venuto Marcel Duchamp a ribadire chi « l'erotismo è vicino alla vita », è « cosa animale che ha molte sfaccettature e che è piacevole usare, come si può usare un tubo di colore, iniettarlo in quello che, per cesi dire, si produce ». Ma attraverso l'erotismo intellettualistico di Duchamp si sa come si finisca con l'appro¬ dare al gusto letterario del calembour. E' l'area cui sembrano guardare (ma da distante, e non senza forme ancor grezze) Abello e la Cavallotti, la De Rossi e lo stesso Donaggio che affida però la sua orgiastica dissacrazione agli smaglianti colori delle immagini a stampa ritagliate e ricomposte in nuovi contesti figurali. Emblematiche forse, nella loro stilizzazione, possono apparire invece le donnine di Pontecorvo strette nell'ornato disegno dei loro bustini, ma lontane dall'inventiva visionaria che dell'erotismo autentico fa sempre una confessione poetica capace di sublimare ogni vitale istinto. Né si può scambiare per erotismo la tensione arcaicoespressionistica che urge nelle compresse realizzazioni plastiche di Boni o l'arcaicismo sarcastico di Molinari. Sul versante più proprio dell'erotismo son dunque in pochi a collocarsi con Colombotto Rosso, la Guatieri o Carlo Berte; in quell'area appunto dove più o meno forte si avverte l'eco di quelle forze misteriose che si agitano nell'uomo. Si misura ormai a decenni il lavoro di Renaldo Nuzzolese che, lasciandosi alle spalle figure e paesaggi, un giorno ha scoperto il gusto della sperimentazione estetica. In una pagina introduttiva riportata nel catalogo della sua « personale » aperta in questi giorni alla «Cittadella» (via Bertola 31), Paolo Fossati può parlare del « razionalismo pittorico » che informa i suoi quadri e di « dinamismo » che è poi la condizione, se non addirittura la « dimensione » nella quale vivono le sue opere. Basta osservare le regole cui rispondono le sue scacchiere cromatiche per intendere come esse nascano da una sorta di analisi qualitativa-quantitativa del colore, in relazione con le capacità di percezione visiva di potenziali fruitori. Ed è giusto rilevare, anche nel suo risvolto esistenziale, l'incessante impegno col quale Nuzzolese continua a sviluppare queste sue esperienze con un razionalismo che non contraddice la palese propensione a ricercare sempre nuove avventure formali. Angelo Dragone

Luoghi citati: Pontecorvo