La situazione delle industrie tessili

La situazione delle industrie tessili La situazione delle industrie tessili La Commissione incaricata, nel 1981, di ^SS^^-^l^^^^iS^ 8 che allora venne accolta con soverchie speranze da una e(J eccegsivl tlrnorl dafiWa na dato ora alle stampe il l.o volume delle 6ue relazioni, il quale riguarda le condizioni delle industrie tessili. Comprende le relazionl riferentisi ali industria 6erica (gelsicoltura fi bachicoltura, trattura, torcitura e tessitura de,la seta)> airindustria laniera, a quella coonlera, alle industrie tessili del lino e della canapa e all'Industria della Juta. E' un voluma di quasi treoento pagine, ricco di prospet- a statistici e di tabelle comparative. ^ parte maggiore dl ques^0 volume è a6. Licata all'industria serica ed a quelle sua collaterali. L'amplissima relazione che ne ratta segnala talune deficenze ed Invoca taune Provvidenze statali di cui qui non è il caso di occuparci. Noi ci limiteremo, per q,legta a ]e al(re regioni, a ,ipr0durre alcurii rilievi che interessino in particolar modo per le considerazioni cui possono dar luoB? e per la miglior conoscenza dello condt n0"'lè"sete asTatTchèYqu'aiTtè^ l primato alle sole greggio italiane, specialniente per le stoffe tinte in pezza e all'organ<S^J2^Jfc2L& 'Bi.^ zioni delle industrie tossili italiane che, a torto od a ragione, taluni dicono troppo trascurate dagli organi statali è dall'opinione pubblica. Produzione dl bozzoli Trattando della decadenza dell'industria della seta il compianto senatore Giannetto Cavasela, che fu presidente della Commissione, scriveva: «Tutta l'Italia, continentale ed Insulare,ha condizioni naturali Ottime per la produzione della seta. Lo dimostra il fatto che, malgrado tutte le disdette, alla produzione europea di bozzoli, che è dl circa Kg. 73.000.000 all'anno, l'Italia, senza aiuti di Stato, concorre con Kg. 53.000.000, mentre la Francia, coi premi, dà Kg. 8.000.000 e tutti gli altri Stati ne danno quantità minori. Lo confermano anche più le qualità della sua seta fortissima, molto elastica e resistente, come non so natura favorita di'condizioni propizie alla produzione della seta, non tutta ne produce in uguale proporzione. La parte di essa che riunisce per eccellenza quelle condizioni per o sviluppo del geteo e per l'allevamento del tettKS^àt fatto, perchè ha abbandonato la bachicoltu- ra o perchè non l'ha mai praticata. « Qualche regione del Mezzogiorno, come la Basilicata, il Molise, le Puglie, non hanno quasi sperimentata la bachicoltura. Ma le Calabrie, la Campania, una parte degli Abruzzi, la costa orientale della Sicilia ebbero fln'oltre la metà del secolo scorso un periodo di floridezza nella produzione e nella avorazione della seta. I pregi del Alato e dei broccati diedero fama e clientela europea alo stabillmnto di San Lcucio presso Caserta; i damaschi dl Calabria rappresentavano lo splendore delle case patrizie; l'esportazione generale del Bearne delle due Sicilie, che si valutava in 69 milioni di ducati all'anho, si arricchiva per una quarta paTte all'incirca del valore delle balle dl seta corrispondenti a circa 15 milioni di chilogrammi di bozzoli. Meno famosa per le lavorazioni, la seta di Sardegna era ricercata per la splendidezza e per la robustezza del Alo ». E' interessante notare come 11 Piemonte tenga il secondo posto fra le regioni Italiane nella produzione dei bozzoli, la quale nel 1907 era cosi distribuita: Piemonte e Liguria . ■ . .18.7W.000 Lombardia ....... 18.530.000 Veneto ........ 18.ttl.100 Emilia ...... « ,:. 4983,000 Marche e Umbria . -*iM" .^3.0eB.-0WsjrrToscana, e Lazio a ,■ . •. '.. .sjw.Oto.. Meridionale e Insulare ... -3477.000 Quanto alla lavorazione relativa'' 'aflvWdustna s&ncav-tìel 1910, vi erauo wftteRi SSB.541» operai dei quali 212.244 femmine e 20.307 maschi, divisi in 2*13 enunci. La produzione di seta italiana, in quell'epoca, era di chilogrammi 4.251.000 ciò che ie conferiva il terzo poeto nella produzione mondiale venendo dopo al Giappone (Kg. b.672.0WJ), la Cina (Kg. 7.480.O0UJ e prima della Francia (Kg. brt.000). Sono riportati In apposita tabella 1 salari delie filatrici di seta a corroborare una amura constatazione che il relatore fa con queste parole: < A differenza delle altre Indùstrie italiane -— che hanno potuto ooosiderare in- passato come un beneucio quello di pagare: mercell superiori alle nostre acquistando un titolo di predilezione presso le masse operaie, e Di«rce<ii inferiori a quelle concesse dalle inAustrie concorrenti all'estero, trovando in questo ultimo fatto un elemento di favore nel loro riguardi — l'industria, serica si è trovata nella situazione capovolta dì non potere elevare i propri salari perdendo il flore delle maestranze, perchè essa doveva battersi con l'industria della filatura europea (dove le mercedi erano compensate da premi, come in Francia; da integrazioni, come in Austria; da protezioni doganali, come nella torcitura francese e russa) e con quella dell'Estremo Oriente, dove ìe mercedi furono sempre molto al disotto delle nostre ». ' Infatti le paghe delle operale filatrici da una media di lire 1,12 nel 1907 per 11 ore di lavoro sono salite- a lire 3,50 nel '18 e poi nel 1922 a lire 9,10 per 8 ore dl lavoro. Più óltre lo stesso relatore dichiara dl respingere la calunnia di scarso rendimento rivolta da qualcuno, agli operai italiani, e dichiara: « abbiamo forse la migliore mano d'opera del mondo, almeno secondo la fama che gode la filatrice italiana >. I salari ne! l'industria laniera La relazione del prof. Corte sull'industria laniera fa anzitutto un parallelo fra la poten2lalita dell'industria italiana con quella straniera. In Italia vi sono 17 mila telai mec cantei e circa un milione dl fusi con 65 mila operai. In Inghilterra invece esistono 114 mila telai^eccank• milioni e mezz o di foste Qm m mfii(m> fl, fU£Ì e 165 mUa operal In Cecoslovacchia 34 mila telai, un milione di fusj. Raffrontati questi dati con la popolazione risulta che in Italia abbiamo un telaio ogni 2000 abitanti; in Inghilterra un telaio ogni 400 abitanti; in Francia un telaio ogni 630 abitanti, calcolata la popolazione in 41 milioni, compresa l'Alsazia-Lorena, e tenuto conto di 10.000 telai pure neli'Alsazia-Lorena; nel Belgio un telalo ogni 830 al'tanti; in Cecoslovacchia un telaio ogni 400 abitanti: In Polonia uno ogni 800 abitanti; in Ispagna uno ogni 3300 abitanti, per quello che risulta dalle statistiche dei telai meccanici; ma qui c'è un errore dovendosi tener conto anche dei telai a mano, coi quali si potrebbe arrivare probabilmente a un telaio ogni 2500 abitanti- Il Gla/pipone. da quello che risulta 'lalie statistiche, avrebbe un telaio Ogni BPOft abitanti: gli Stati Uniti un telaio ogni 1200 abitanti: per la fiermania non abbiamo il numero preciso di telai, ma si avvicinano eerto ai 100 mila: quindi un telaio ogni 600 abitanti. ~ Passando a trattare dei salari la relazione dice che, « per l'Industria laniera, se prendiamo il salario-ora attuale e quindi il costo industriate, «eso è superiore In confronto all'avvenuto aumento del costo della vita dal 1914. anale risulta dal numeri indici; se prendiamo invece il salario-giorno, esso, in con fronto all'anteguerra, non è allo stesso livello corrispondente all'aumento del costo della vita, ma un poco al disotto.. Quindi nrpse-gue con oueste constatazioni: «Nel 1914 il costo medio orario per ogni operaio, calcolato sulla massa degli onerai blellesi (compresi i giovani, i vecchi, gli uomini e le donne), nella filatura dl cardato e dl pettinato, nella tessitura e nella rifinitura, era. di L. 0.27 all'ora. Nel t.o trimestre del 1920 11 costo orario era salito a L. 1,10 all'ora, con un aumento cioè del 300 per cento circa. Vennero noi aumentate sei lire al. giorno in media nel 1920 e questo portò li costo a L. 1,85 nel 2.0 semestre del 1920. In seguito sul. finire del 1920 venne aumentato un altro 15 per cento che portò il costo-ora a L. 2,10. Questi dati sono tutti controllati. Non è ancora control lato il dato odierno perche la riduzione del- le paghe è molto recente. La riduzione si aggira intorno al 40 cent, all'ora. Attualmente il costo-ora rappresenta il 625 per cento dl quello che era nel luglio 1914. • Questa è là media di guadagno orarlo globale. Fu controllata Ano al l.o semestre 1921; il dato attuale non è controllato, ma supposto che la riduzione fatta abbia avuto nei cottimi una ripercussione proporzionale, l guadagno medio generale orario dovrebbe aggirarsi Intorno a L. 1,70. Abbiamo avuto da qualche ditta importante degli elementi che dimostrerebbero come il salarlo globale effettivo pel cottimisti siasi ridotto meno. . n controllo è stato fatto per la ditta Rivetti che è molto importante, ma non per le altre. La ditta Rivetti avrebbe questo risultato che, pur avendo ridotto il salario dl una quantità che doveva rappresentare L. 0,40 all'ora, la riduzione reale non è stata che dl L. 0,30 e L. 0,25 all'ora nel cottimisti, 11 che significa un maggior rendimento del lavoro. In base alla riduzione fatta sui salari, le tessitrici della ditta Rivetti avrebbero dovuto avere una diminuzione di paga dl L. 3,50 al giorno, mentre la riduzione reale è stata soltanto dl L. 3 ed anche Inferiore, otò vuol dire che invece dl battere, supponiamo, trémila colpi in media all'ora in un dato tessuto, ne battono dl più: per esempio tremilacento. Alla stessa ditta poi risulta ohe 11 rendimento medio del telaio in battute era diminuito quando vennero aumentati 1 salari dl colpo di sei lire al giorno. I termini di confronto per la ditta Rivetti furono i presi Immediatamente dopo la riduzione nel mesi di ottobre, novembre e dicembre in confronto al tre mesi precèdenti; questa ditta lavorava anche In settembre quando in molte zone c'era ancora lo sciopero dei lanieri; aggiungo che i prezzi del cottimi rimasero invariati e che la variazione venne fatta sul caro-viveri ». I dividendi agli azionisti cotonieri Dalle pagine della relazione dedicate all'Industria cotoniera Italiana balza evidente la condizione d'Inferiorità in cui questa si trova rispetto alle altre nazioni, specialmente come impianti. Ecco un prospetto eloquente: Fust Telat Italia 5.100.000 130.000 Inghllterra 58.700.000 800.000 Statt Unltl 35.900.000 650.000 India 6.700.000 100.000 Giappone 3.700.000 40.000 ' Germanla 9.400.000 190.000 Francia 9.400.000 180.000 Austria 4.900.000 170.000 Russia 4.900.000 210.000 Venendo a parlare dei salari e del dividendi dati agli azionisti dell'industria del cotone, là relazione espone le seguenti cifre che si riferiscono ad un gruppo di 52 ditte (tutte Società anonime) rappresentanti presso a poco un terzo dell'industria cotoniera Italiana. Nel quadriennio 1917-920 queste ditte distribuirono 1 seguenti dividendi: Anno 1917. azionisti .14.553.390, obbligazionisti 358.643; anno 1918, azionisti 16.173.160, obbligazionisti 305.882; anno 1919 azionisti 23 834 970, obbligazionisti 218.205; anno 1920 azionisti 31.383,050, obbligazionisti 236.368; con un aumento, cioè maggiore del doppio nel 1920. in confronto al 1917, mentre il capitale impegnato nel quattro anni non era aumentato . che di circa un terzo. ; ' Nello stesso quadriennio 1 salari corrisposti da queste 53 Ditte corrisposero ad un guadagno annuo, per ciascun operaio, dl lire 763 nel 1917. 1003 nel 1918, 1503 nel 191». è di 3095 nel 1920. Tradotte queste cifre In guadagno giornaliero risulta che ogni operaio — in grande media — ebbe: nel 19)7 lire 2,56, nel 1918 ltra 3,34, nel 1919 lire 5, nel .■IMO lire- 10;82. .ciò che veramente non si può chiamare trattamento sardapapalesco. Un'industria non molto nota da noi è quella del lino e della canapa. Conta, da noi 125 mila fusi complessivi, ma è quasi all'ultimo posto, come potenzialità, del paesi d'Europa e d'Asia, i quali hanno centinaia di migliala di fusi più di noi. In Europa solo la Spagna ha un numero dl fusi inferiore al nostro. L'esportazione di Alati e manufatti dl lino e canapa è in continuo regresso. Le paghe operaie In questa industria hanno, al 31 dicembre 1921, 1 seguenti minimi relativi alle donne: scavezzatura 10,20, ammorbidatura 9,90, pettinatrici 9,55, squadratura 9,50. cardatura 8,15,. preparazione 6,80. filatura 4,80, aspatura 10, gomitolatura 7,35, preparazione tessitura 4,75, tessitura 9,57. L'industria della iuta, che è abbastanza giovane contando appena 4540 anni, pare, stando alla ielaziona cella Commissione, stia attraversando una grave; crisi. La nostra regione è particolarmente Interessata ad essa, giacché su 3866 telai iutieri esistenti In Italia, ben 1587 sono in Piemonte: Le cause della crisi sono esposte nella relazione nei seguenti termini: «L'eccesso di produzione, pel diminuito consumo interno e per la mancata esportazione, già sensibile nel 1920, si accentuò in modo impressionante-nell'inverno del 1921. quando, mentre negli stabilimenti si erano accumulati milioni di sacchi Invenduti, ogni piroscafo in arrivo dall'India portava contemporaneamente luta greggia, tela e sacchi. Ciò portò alla triste conseguenza dl fermate intermittenti, riduzioni dl giornate lavorati, ve e di macchinarlo In attività, e ad una rovinosa < debacle » nei prezzi per la necessità dl mobilizzare ad ogni costo gli « stocks ». Il fenomeno durò Ano all'autunno, quando il raccolto del frumento richiese forti quantitativi dl sacchi: e questo permise almeno la ripresa del lavoro per 48 ore settimanali. Ma cessato 11 bisogno immediato, le conseguenze della scarsità dl lavoro ripresero 11 sopravvento, limitate finora in Importanza solo dalla calamità della rateazione delle forze idrau. liche nell'Alta Italia; ma permangono le cause della crisi, cioè, ■ là diminuzione del consumo interno, la concorrenza estera in saccheria nuova ed usata ed In franchigia, e le difficoltà di esportazione; cose tutte che si risolvono in diminuzione di produzione e conseguentemente in aumento del suo rtnvegno, aggravato In più dagli oneri doganali e fiscali, mentre bisognerebbe assolutamente ridurla». La tariffa postale e le cartoline illustrateL'Associazione piemontese Industriali aveva fatto presente a] Ministro delle Comunicazioni il danno che 11 mutamento di tariffa per le cartoline illustrate aveva prodotto a questo ramo dell'Industria, ma l'on. Ciano ha risposto con una lunga lettera spiegando le ragioni d'ordine finanziarlo che hanno indotto il Governo a ripristinare, dopo un esperimento, l'antica tariffa. A tali argomenti ha ribattuto In questi giorni l'Associazione piemontese Industriali per dimostrare che U danno denunciato dal Ministero delle Comunicazioni è in realtà ridotto a meno della meta. L'Associazione ha cosi concluso ì suoi rilievi al Ministro: * Esaminato che aon esiste danno materiale effettivo all'Erario, anche se la brevità del periodo dl esperimento ha fornito Imperfetti dati contrari; che un maggiore incremento era già In via di attuazione e quindi la compensazione assicurata; che un beneficio ai traffici ne veniva derivando senza ledere gli intere«si privati del produttori di cartoline illustrate, non si vede ragione per cui cotesio Ministero, pur lodevolmente interessandosi alle condizioni del bilancio, non debba riconoscere l'obbligo di studiare e tentare ogni diminuzione del costo della vita attraverso la diminuzione dei costi dl produzione "he finiscono sempre col gravare sul consumatore, ed ammettere il concetto che lo Stato debba alutare t traffici realizzando anche con questo tramite l'ambita normalizzazione; giacché le attuali condizioni di bllanc'O permettono di allentare le eccessive fiscalità. Pertanto subord'natamente si richiede: lo) che venga ripresa in esame la possibilità di storno de] R. D. 1905 per le cartoline illustrate; 2.o) che cotesto Dicastero si compiaccia portare la sua attenzione anche sul due punii precedentemente richiesti, ossia: Aliquota peso delle lettere ordinarie, affrancatura ridotta cartoline private ».

Persone citate: Alati, Ciano, Giannetto Cavasela