Herriot riparte per Londra acclamato da un'immensa folla

Herriot riparte per Londra acclamato da un'immensa folla Herriot riparte per Londra acclamato da un'immensa folla La sconfitta dei conservatori francesi - lì presidente della Repùbblica e il popolo per una Il generale No!!et rimane nel Ministero - Risultati conclusivi alle viste - La prossima politica d'amichevoli accordi chiusura della Conferenza (Servizio speciale della STAMPA) Parigi, 11 mattino. Il presidente Herriot 6 ripartito ieri sera per Londra. Egli era rimasto nei suoi appartamenti particolari al Quai d'Orsay durante una buona parto della mattinata. Conferi poi a lungo con il Guardasigilli Kenoult, indi ricevette il deputato Puolo Boncoux, presidente della Commissione di studio della Difesa nazionale. Paolo Boncour espose al signor Herriot i risultati del suo recente viaggio in Renania e le grandi linee del progetto di accordo elaborato in seno alla Società delle Nazioni relativamente alla sostituzione eventuale della Commissione di controllo interalleato con la Commissione internazionale che funzionerebbe sotto l'egida della Società delle Nazioni e alla quale sarebbero conferiti poteri speciali di investigazione. Alle 13, Herriot si recò alla Presidenza della Camera, dove Painlevé offri in suo onore una colazione intima. Noi pomeriggio, il presidente del Consiglio ricevette il senatore Bourgeois. Il ministro dello Finanze Clementel è partito alle 16 dalla Stazione del Nord, accompagnato fino a Boulognc dal ministro del Commercio, Reynaldy, che lo doveva intrattenere su certe imposte e su certi progetti di accordi commerciali allo studio. "Viva la pace!,, Il presidente del Consiglio si rammenterà certamente per molto tempo la dimostrazione di cui fu oggetto ieri sera alla Stazione di San Lazzaro, al momento della sua partenza. Molto tempo prima delle 20,45, ore della partenza del diretto per Dieppe, la piazza dell'Havre prospiciente la stazione di San Lazzaro, le scalinate, l'immenso hall e le banchine della stazione erano gremite di folla. Quando l'automobile in cui si trovava il presidente Herriot, insieme a parecchi dei suoi collaboratori, che lo accompagnavano fino a Dieppe, apparve nella piazza, venne accolto da una gigantesca acclamazione: « Viva Herriot! Viva la pace! ». In un baleno i cordoni di agenti che spianavano la strada alla vettura, vennero sommersi dalla folla, e mentre migliaia di voci continuavano ad acclamare, il presidente del Consiglio scese, e innumerevoli mani si •tesero verso di lui. Divenuto pallido, Herriot guardò e ascolto un minuto immobile; indi si pose in cammino, sempre appi auditi ss imo, quasi serrato dai suoi ammiratori e sali . lo scalino, che conduce all'hall. Quivi giùnto, le acclamazioni della folla divennero talmente clamorose, che il presidente del Consiglio dovette volgersi indietro • salutare. Sotto i suoi occhi, lo spettacolo 'della piazza, nereggiante e nella quale le innumerevoli macchie bianche dei cappelli di paglia agitati al di' sopra delle teste, èra veramente impressionante. Herriot ne fu profondamente commosso, poiché quando si diresse verso la banchina dove il treno aspettava, i suoi vicini lo videro tremante di emozione con le labbra quasi scolorite, agitato da un fremito impercettibile. Rinnovata continuamente, l'ovazione lo accompagnò fino al suo vagone, ove già si trovava il generale Nollet. Herriot vi sali e si pose al finestrino. Dispèrsi dalla folla, tutti i ministri e i membri del gabinetto degli Affari Esteri si sforzavano invano di raggiungere il loro capo. Quando il treno si mosse, le acclamazioni raddoppiarono. Una quantità di persone si aggrapparono agli sportelli dei vagoni e ai finestrini, cosi che il treno dovette fermarsi un'altra volta per un istante prima di partire. E fu tra - nuove formidabili acclamazioni, cui Herriot rispondeva salutando dal finestrino della sua vettura-salon, che il treno proseguì il suo viaggio. Ma tannano alla cronaca retrospettiva del viaggio di Herriot. Il Consiglio del ministri e Foch In proposito, il Matin narra curiosi particolari. Quando l'altra botte — ' scrive il giornale — i convenuti stavano discutendo per sapere se si dovesse o no vincolare la questione della sicurezza alla questione dello sgombro militare della Rubr, il generale Nollet, non esitando a riconoscere che dal suo punto di vista l'esecuzione del rapporto Dawes lo interessava molto meno della sorveglianza degli armamenti tedeschi, dichiarò in . sostanza : « Noi non dobbiamo lasciare Essen senza essere cer ti di poter controllare in seguito il mate riale di guerra che vi si potesse preparare ». E il ministro della guerra pensava evidentemente a quella ripresa del controllo militare interalleato che fino ad ora non ha potuto iniziarsi, lasciando gli A'leati e principalmente la Francia nell'ignoranza dei preparativi bellici che la Germania può fare a loro insaputa da diciotto mesi a questa parte. Fu allora che agli argomenti giuridici e politici, su cui il presidente si era basato per appoggiare la tesi che stava per essere approvata all'unanimità dal Consiglio dei ministri, Herriot aggiunse quella delle possibilità offerta dalla Società delle Nazioni per il controllo degli armamenti tedeschi, e certi ministri sottolinearono l'importanza dell'opera che consisterebbe a garantire la sicurezza della Francia col metodo delle garanzie e delle ispezioni internazionali. Il presidente del Consiglio annunziò allora che una importantissima, decisione era stata presa a tale riguardo dal Comitato di studi del Consiglio superiore della difesa nazionale, presieduto dall'on. Paul Boncour, e all'unanimità il Consiglio adottò dopo modificazione, il piano proposto dalla Società delle nazioni che organizza 11 controllo degli armamenti della Germania. Questo controllo, secondo il testo degli articoli 164 e 213 del trattato di Versailles, eostituirebbe le Commissioni militari interalleate attualmente in funzione. Come annunciavamo, la tesi di Nollet, ravorevoie aKMngranamento dello sgombro . deliba Ruhr nella questione del controllo militare e della sicurezza, è. stata dunque giudicata insostenibile, ed il ministro della Guerra si è persuaso dell'opportunità di non insistere in dimissioni che il paese non avrebbe capito e che nulla avrebbero mutato alla situazione. Coloro che poterono vedere il maresciallo Foch ieri, subito dopo il colloquio da lui avuto, con Herriot si Quaii d'Orsày, pretendono di avergli letto cui viso segìii del più vivo malcontento ed interpretano coinè prova dc-1 suo dissenso del fatto ch'egli non venne invitato a prendere parte, insieme con gli ail-tri uienibrt dei Gabinetto, alia riunione dll'Eliseo, come accadde in precedenti Consigli dei ministri, ma rimase solo in un salotto vietilo, dove Horxdòt e Nollet si secarono a consultarlo un'ultima volta, quando apparve manifesto — ciò di cui d'altronde nessuno più dubitava — e cioè clic il Consiglio ed il Presidente della Repubblica avrebbero senz'altro approvato l'operato ed il programma ulteriore del oapo del governo. Il plano Pawes Sano state così fugate le voci allarmistiche che la fantasia, se non il partito preso, avevano diffuso. Le persone ra-gitonevoli o-mmetteranno, se non adiro, che l'essersi il ministro deliba Guerra indotto a restare al suo posto ò la prova migliore che anche il generalissimo dovette riconoscere non esservi più clic un partito da prendere. Quale sia questo partito, presso a poco lo accennammo già ieri. Si tra.tta dell'adesione in linea di principio, ad un piano di evacuazione militare della Ruhr, abbozzato dal Seydoux, il noto perito econor\i.Lsta di cui da tre anni il Quai d'Orsay si serve per lo studio del problema delle riparazioni. In base ai questo piano, che sarebbe una variante di quello per lo sgombro in due anni giudicato insufficiente a Landra, l'evacuazione militare verrebbe a completarsi entro un anno qualora prima della fine del prossimo semestre la Francia, abbia avuto modo di assicurarsi del regalare funzionamento dal sistema delle obbligazioni industriali previsto dal piano Dawes, ossia abbia constatato che le obbligazioni emesse vengono regolarmente riscattate, vuoi dagli industria-li su cui l'ipoteca è accesa, vuoi per di loro tramite dal governo tedesco. La Francia ed il Belgio si dichiarerebbero insonuna pronl-i ad iniziare a rapide tappo il richiamo dello il oro truppe dalla niva destra del Reno a condizione che la delegazione dei Reich, attualmente a Londra, esponga in modo positivo ed inequivocabile come a partire da quel momento intenda iniziare la commercializzazione del debito tedesco ai sensi del piano Dawes. « Tocca alla delegazione del Reich, dichiara il « Temps », proprio questa sera, di provare che gl'i obblighi del rapporto Dawes non saranno trattati come i « buoni » derisori del 19 e del 21. E' alla delegazione tedesca che spetta di rispondere con uno sforzo di buona volontà agli sforzi che fanno da lunghe settimane i governi di Herriot e di MacDonald. Spetta alla delegazione tedesca sanerò quello che essa è in grado di offrire per contribuire alla grande opera internazionale di pacificazione e di prosperità ». : Ma interpretare il viaggio di Herriot sotto questo angolo meschino non ci sembra perspicace nè adeguato alMe circostanze. Nessuno si attende per certo che SI capo del governo francese sarebbe tornato a Londra unicamente per dire al Cancelliere Marx : « Eccovi la Ruhr, pigliatela!». La sostanza del principio secondo cui la Ruhr va barattata contro l'applicazione del piano Dawes, rimene intatta. Ma quello che c'è di nuovo è che l'evacuazione militare è stata ormai ufficialmente messa sul piano della conferenza di Londra e che la Francia ha di nuovo ampiamente ridotta la portata del senso dato alla formula dell' « applicazione del piano Dawes » mettendosi per una v}a che potrà condurla, se i delegati tedeschi sapranno metterci del tatto, ed accontentarsi di impegni la cui esecuzione sarà ormai talmente fuori dell'orbita immediata dèi suo controllo che anche il tenere la Ruhr ancora per un anno invece che per sei mesi, o per 18 mesi invece- che per un anno, non le darebbe nessuna maggiore garanzia. Dichiarazioni di Herriot I lieti risultati del viaggio del signor Herriot permettono ora di contare per la fine della corrente settimana sulla chiusura dei lavori della Conferenza. In tali condizioni, le Camere saranno convocate il 20 corrente per la ratifica dell'accordo concluso a Londra. Secondo la tradizione diplomatica, il signor Herriot non apporrà che una semplice sigla in calce a questo accordo poiché la firma definitiva sarà rinviata di una diecina di giorni e condizionata all'approvazione preventiva del Parlamento. La Commissione delle riparazioni ritornerà a Parigi poiché ha terminato i suoi lavori con la firma avvenuta ieri del protocollo che essa aveva elaborato. Che tale sia la vera situazione è dimostrato dall'abbattimento della stampa conservatrice parigina, la quale non si fa più illusioni di sorta nemmeno al pensiero che Herriot dovrà sottoporre l'accordo di Landra ali'approvazione della Camera prima di firmarlo. Il problema della liquidazione della politica dell'll gennaio è dunque ormai impostato in modo che tranne il caso di un passo'falso dei negoziatori tedeschi tornare indietro sarà per la Francia politicamente e azianalmente impossibile. Sapranno e vorranno Marx e Streseiman smentire il vecchio adagio secondo cui l'appetito viene mangiando ? Interrogato dal « Matin » su quello che sarebbe il progetto adottato dal Consiglio superiore della guerra, Herriot rispose, senza esitare : te II progetto del Comitato Paui-Bonoour lo faccio mio e lo difènderò personalmente in settembre davanti all'assemblea della Società delle nazioni. Circa la Conferenza di Londra non voglio dire nulla, poiché qualunque dichiarazione potessi fare in un senso o nell'altro avrebbe sempre una deplorevole ripercussione. L'atmosfera della Conferenza è così delicata che la più piccala parola provocherebbe reazioni immediate. Credo tuttavia che il progetto approvato dal Consiglio dei ministri sia di natura da soddisfare gli alleati ed i tedeschi, la cui correttezza, debbo dirlo, è stata assolutamente perfetta. Se tutto procederà bene, come lo spero, la conferenza potrà terminare questa settimana ».- 0. P. Il testo del protocollo firmato Londra, 11, mattino. Il protocollo destinato ad assicurare la messa in esecuzione del piano Dawes ed a facilitarne il funzionamento per quanto è di competenza della Commissione stessa consta di quattro paragrafi. Il primo paragrafo stabilisce l'obbligo del Governo germanico di prendere tutte le misure necessarie per promulgare e fare eseguire le leggi e i regolamenti concornenti le banche, le ferrovie, le obbligazioni industriali e il controllo dei redditi. Il secondo paragrafo contiene l'impegno della Commissione delle Riparazioni di facilitare l'emissione del prestito e di' effettuare .gli aggiustamenti finanziari e contabili, conseguenti alla applicazione del piano Dawes. Il terzo paragrafo stabilisce che ili Governo tedesco e la Commissione delle Riparazioni si obbligano a mettere in esecuzione per quanto di loro rispettiva competenza gli accordi supplementari che intervenissero fra il Governo tedesco e i Governi alleati compresevi le disposizioni che venissero concordate per la messa in esecuzione del piano Dawes per la modificazione di dettaglio nel funzionamento del piano stesso. Questi accordi supplementari dovranno una volta conclusi essere uniti come allegato al protocollo firmato. Le contestazioni che potessero sorgere tra la Commissione delle Riparazioni e la Germania sulla interpretazione sia del protocollo e dei suoi annessi, sia delle leggi tedesche di cui sopra saranno deferite all'arbitrato nella forma che sarà per questo dettata dalla Conferenza nei riguardi delle questioni di interpretazione, del progetto Dawes. Il protocollo firmato è naturalmente subordinato alla conclusione degli accordi fra i governi alleati e il governo tedesco ohe costituiscono l'oggetto dell'attuale conferenza di Londra. In proposito si ha da Berlino che il « Wolff Bureau » scrive che La convenzione firmata non è affatto indipendente dai risultati della Conferenza di Londra, essa anzi si intenderà decaduta qualora non si addivenga nella Conferenza etessa ad un accordo tra i governi alleala ed il governo tedesco circa la realizzazione del piano Dawes. Dopo la firma del protocollo, il presidente Barthou felicitandosi dell'accordo concluso fra la Commissione delle riparazioni e la Germania espresse la fiducia che si iniziasse un nuovo periodo di cordialità nei rapporti fra la Commissione delle riparazioni ed il governo germanico. Il Cancelliere Marx, associandosi alle parole di Barthou, dichiarò che riteneva essere stato .oggi firmata la vera pace tra ì governi alleati e la Germania. Colla firma di questo protocollo la Commissione delle riparazioni ha compiuto quanto le competeva nella Conferenza di Londra per la applicazione del piano Dawes. Alla firma del prolocoillo assistevano per l'Italia il marchese Salvago Raggi ed il coanni. Corsi e il comm. Marino, rispettivamente primo e secondo delegato italiano e segretario generale della delegazione italiana nella Commissione delle riparazioni. (Stefani). »♦«