La Milizia a gran rapporto, il sindacalismo fascista allo sterzo

La Milizia a gran rapporto, il sindacalismo fascista allo sterzo La Milizia a gran rapporto, il sindacalismo fascista allo sterzo DeBono e gli altri comandanti dichiarano a Mussolini che il progetto di sistemazione " risponde all'anima e alle speranze della Milizia,, - Come si parla di "sterzata a sinistra,, di fronte ai datori di lavoro - Meda scrive che i decreti contro la libertà di stampa sono inconcepibili per un paese civile ROMA, 31, notte. Domani sera a Palazzo Venezia,- radunandosi il Gran Consiglio fascista, l'on. Mussolini pronuncerà un discorso, al quale i circoli fascisti attribuiscono una grande importanza e per cui corrono già. per i giornali le prime ed anticipate indiscrezioni. Comunque, se è certo che l'on. Mussolini parlerà per la consueta esposizione sulla situazione interna ed estera, non egualmente certo, e sinora che l'on. Mussolini voglia dare pubblicità alle cose che vorrà dire, facondo riprodurre integralmente il suo discorso. Mussolini oggi al a Gran Consiglio » Un membro del Gran Consiglio ci diceva essere probabile che Mussolini, seguendo del resto un'abitudine inai contraddetta, si limiterò domani sera a fare all'organo massimo del partito — che appare, del resto, quanto mai selezionato e ristretto di numero — una esposizione di carattere assolutamente riservato. Questo appare verosimile del resto a, chiunque consideri che, tra l'altro, questa volta il Gran Consiglio precede il Consiglio dei Ministri e il Consiglio nazionale fascista, cui forse l'on. Mussolini vorrà riserbare il suo vero e proprio discorso politico. Quella di domani sera, dunque, non si ridurrebbe che ad una esposizione di carattere assolutamente interno, o, nella più favorevole delle ipotesi, ad una premessa di carattere sintetico e generale. Comunque, sia che avvenga domani sera, sia clic ritardi sino ai primi di agosto, certo è che il discorso deiron. Mussolini non potrà fare a meno di precisare il suo programma normalizzatore, specie dopo gli atti politici di questi ultimi tempi, che sono sembrati in contrasto con quel programma. Premesso questo, possiamo dire che il discolpo presidenziale toccherà quattro punti essenziali della situazione: l.o Ingranamento o. costituzionalizzazione della Milizia; 2.0 Politica sindacale e rapporti tra Sindacati e datori di lavoro; 3.o Atteggiamento dei liberali; i.o Contegno delle Opposizioni. Il Gran Consiglio, che richiederà due o tre sedute, si occuperà anche della preparazione del Consiglio nazionale, il quale, come abbiamo più volte annunziato, si preannunzia quanto mai importante. Per quanto si riferisce alla Milizia, come è noto, sabato sera e domenica mattina sono giunti a Roma gli ispettori generali di zona, i quali hanno fatto ieri mattina al Comando generalo una lunga esposizione della situazione della Milizia nelle varie regioni. Stamane, poi, gli alti ufficiali della Milizia ed il Coniando generale sono stati ricevuti dal presidente del Consiglio. Il comunicato ufficiale sul «gran rapporto» Sulla riunione di stamane è stato diramato il seguente comunicato ufficiale: « Presieduto dall'on. Mussolini ha avuto luogo stamane, nel salone della Vittoria a Palazzo Chigi, il gran rapporto dui comandanti di zona della Milizia. Erano presenti: il primo comandante gcn. De Bono, il comandante Italo Balbo, il capo di S. M. luogotenente generale Sacco, il sottocapo di b M. conscie gcn. Vernicr, il comandante la l.a zona gcn. Pcrrol, il comandante della 2.a zona gen. Springa, il gen. Cornaro comandante la 3.a zona, il comandante la 4.a zona gen. Graziarli, il comandante la 5.a zona console gen. Miclierou, il comandante la G.a zona console gen. Tarditi, il comandante la ,.a zona console gen. Silingardi, il comandante l'8.a zona gen. Ceccherini, il comandante la O.a zona luogotenente generale Agostini, il comandante la lo.a zona gen. Barini, il comandante i'ii.a zona console gen. Giannantonio, il comandante la la.a zona gen. Gagliani, il comandante la 13.a zona consolo gcn. Dalfonso, il comandante la li.a zona luogotenente generale Allegretti, il comandante la 15.a zona gen. Guudolfo, il comandante del gruppo autonomo della Sicilia e Calabria console Russo, il cap. Dandera, capo di gabinetto del Comando generale. « Gii effettivi da essi comandanti salgono esattamente a 230.000 camicie nere di primo bando e 110.000 di 2,o bando. Tutti i comandanti hanno riferito dettagliatamente sulla c;iicienza morale e materiale delle legioni. Lo stato d'animo delie camicie nere è superbo. I rapporti coli'esercito, dovunque cordiali, sono in talune guarnigioni ottimi. « L'on. Mussolini ha quindi illustrato, nelle sue linee essenziali, il progetto di sistemazione della Milizia. che sarà presentato nel prossimo Consiglio dei ministri, od ha invitato i comandanti di zona nd esprimere il loro parere. Essi unanimente hanno dichiarato che il progetto formulato d'accordo tra lo Stato Maggiore dell'Esercito c il Comando generale della Milizia risponde all'animo ed alle speranze della Milizia, la quale diventerà ancora più inquadrata ed efficiente ai servizi della nazione. L'on. Mussolini ha quindi pregato i comandanti di portare il suo fraterno saluto alle camicie nere. 11 rapporto è durato quasi tre ore ». Per conto nostro, possiamo aggiungere che l'on. Mussolini ha confermato che il Decreto di ingranamento sarà presentato e discusso nelle prossime sedute del Consiglio dei Ministri, vale a dire, subito dopo la fine del Convegno di Londra, cioè, lunedi o martedì venturo. Maggiore elaborazione richiederanno naturalmente le norme per lo stiito giuridico degli ufficiali e la determinazione dei quadri degli organici; e poiché, come è ovvio, gli ufficiali non potranno giurare se non quando sia stato regolato il loro stato giuridico, resta implicitamente confermata la nostra notizia sul rinvio del giuramento, che non avverrà certo prima del 20 settembre, ma assai probabilmente addirittura il 28 ottobre, giorno anniversario della marcia su Roma. Colloquio Mussuiini-Oliuetii Quanto alla politica sindacale fascista, le recenti dichiarazioni dell'on. Mussolini hanno concentrato su di ossa l'attenzione dei circoli politici. Com'è superfluo ricordare, l'on. Mussolini proclamava apertamente il fallimento della politica di collaborazione delle classi, per la riluttanza degli industriali, e riconosceva in conseguenga agli operai il diritto di agire per proprio conto. Tutto questo è hiterprelato come il preannunzio di un radicali! mutamento della politica sindacale del fascismo Cd II Piccolo Giornale. d'Italin e primeva stamane (ulti i suoi timori per la eventualità cIir il fascismo, l>;:f(ui<> sul terreno collaborazioniota, sia per fomentare o comunque dirigere una serie eli scioperi e di agitazioni operaie. 71 Giornale d'Italia, stasera, in questa materia, accenna ai rilevati propositi di alcuni dirigenti ed organi del sindacal-fascismo circa la profonda e larga trasformazione da apportare ed imprimere a tutta l'organizzazione dei Sindacati. Nei circoli ufficiosi si annunzia che la maggior parte dei colloqui avuti dall'on. Mussolini in questi giorni colle più autorevoli personalità e con uomini politici, si sono aggirati intorno alla politica da fare verso i Sindacati. Anzi, taluno assicura al riguardo che vere e proprie rappresentanze di masse e delle organizzazioni dell'Emilia, della Romagna e della Valle Padana siano state ricevute dal presidente del Consiglio e gli abbiano espresso non dubbie preferenze, se non esortazioni, per una sterzata a sinistra. Indubbiamente, il discorso mussoliniano di domani conterrà al riguardo accenni precisi, siano o no essi destinati alla pubblicità. La cronaca politica della giornata registra intanto un colloquio déll'on. Mussolini coll'on. Olivetti, segretario generale della Confederazione dell'industria. Gii attacchi fascisti ai datori di lavoro Il nuovo atteggiamento sindacale del fascismo è cosi annunciato dal fascista Nuovo Paese : « Molto probabilmente si inizierà un secondo periodo di più vivace attività e sarà fatta nel grosso contingente una rigorosa seleziono tenendo conto più che della quantità della qualità. Lo stesso concetto di collaborazione di classe tra operai e datori, che la Confederazione, con oneste, ingenue e generoso intenzioni, aveva tentato di attuare nei rapporti tra capitale e lavoro, non dovrà nell'avvenire essere la costante preoccupazione dei dirigenti sindacali. I datori di lavoro si sono dimostrati, salvo qualche lodevolo eccezione, più. zelanti dei proprii interessi che della pacificazione sociale e di quello spirito di giustizia e di equità che anima il capo delle corporazioni. La classo operaia, che ha dato prova di essere infinitamente migliore della classe padronale, può meritatamente pretendere la cessazione di un regime di disuguaglianza instaurato da certi ceti agrari ed industriali profittatori del fascismo ». Lo stesso giornale fascista accenna poi alla eventualità che la Confederazione delle Corporazioni fasciste proclami la propria indipendenza dal partito fascista; ma soggiunge : « Qualora ciò dovesse avvenire non 6i dovrebbe dare al distacco un significato che esso assolutamente non ba e non può avere. Le Corporazioni rimarrebbero fasciste nello spirito, e nella pratica l'autonomia servirebbe ad eliminare la possibilità di conflitti fra elementi politici ed elementi sindacali che già si sono verificati in qualche centro ». Ma L'Epoca informa che nessun intendimento c'è da parte delle Corporazioni di considerarsi distaccate o di tentare un distacco dal partito. Interrogati al riguardo alcuni autorevoli membri del Direttorio sindacale, la notizia è stata recisamente smentita : « La seduta del Direttorio ba approvato la questione del rapporti con le autorità poliscilo. Ad alcune di queste, corno ad esecutori degli ordini del Governo, va la critica dio si rileva dal resoconto della seduta e non già al governo centrale, e molto meno al Presidente del Consiglio che comprende tutto il valore del cooperativismo fascista. Sappiamo invece che, motivo di lode speciale, è stata la condotta de! ministro competente, ohe ha permesso che le azioni coope! ralivistfeliR in seno alla gente di mare si I siano svolto efncacemenie e nazionalmente». Della futura politica sindacale del fascismo lo stesso fascista Xuovo Paese si occupa in un articolo: « A sinistra». Esso rileva: « E' ora necessario riequilibrare 11 lavoro, poiché se la spinta del periodo bolscevico aveva esagerato la pressione sul capitale produttivo, la controspinta del periodo successivo ha esagerato a sua volta la pressione sulle classi lavoratrici. I socialisti, e in generale i fautori della lotta di clmse, intenderebbero procedere al riequilibrio lanciando di nuovo le masse nello sciopero e, questo è un altro problema della normalizzazione; ma quanto al fascismo esso dovrà dare alla risoluzione una sua impronta caratteristica, per la quale siano respinti i propositi di riprosa dello 6Cioperismo, ma anche siano frustrate le speranze del vecchio reazionarismo antiopcraio, anche se truccato da liberale più o meno costituzionale e fiancheggiatore, o da fascista. E la soluzione fascistieamente normalizzata non può che consistere in una legislazione istituzionale idonea art assicurare la possibilità dei miglioramenti delle condizioni di lavoro In progresso proporzionato a quello della efficienza dello imprese di produzione, senza il « libero giuoco » di scioperi e di serrate. Questa legislazione può concretarsi nel codice di lavoro, nel riconoscimento giuridico della organizzazioni sindacali, nella costituzione di un corpo rappresentativo tecnico-sindacale, capace di formulare e rivedere i contratti (ti lavoro ai quali devosi conferitrn forza giuridica, e di funzionare da magistratura arbitrale » Sui 300 milioni condonati agli industriali 11 Mondo, stasera, commentando la situazione sindacale, rileva l'affermazione dell'on. Mussolini secondo la quale il Governo non solo ha favorito in ogni modo l'industria, ma, attraverso il Ministero delle Finanze, ha favorito gli industriali sino a condonare loro 30D milioni di utili abusivi di guerra, ridotti ora a qualche decina di milioni e che è stata anche rateata in parecchi anni. Il giornale, a mo' di riepilogo, scrive: « In sostanza, l'esperimento sindacale del fascismo chiude il suo primo biennio in pura perdita per gli operai, ai quali, per giunta, vengono limitati ed annullati i diritti politici contenuti nella legislazione italiana e viene negato il diritto a liberamente organizzarsi. Le ammissioni dell'on. Mussolini sono terribilmente suggestive, perchè contengono la dimostrazione di un enunciato del sovversivismo più estremista o cioè lo Stato che sarebbe l'organo armato ilei la borghesia in lotta contro il proletariato. In regime di democrazia questa affermazione diventa una mera espressione teorica, perchè lo Stato, concedendo le libertà costituzionali, riconosce la possibilità che sii interessi si armonizzino liberamente, equamente, e determinino il generale benessere. Ma il governo del fascismo tonde al socialismo dei ricchi, vale a dire a forme di privilegio delle (piali beneficiano soltanto le classi più facoltose. Nella categoria di simili privilegi devo essere collocato l'abbuono di "flO milioni elio alcuni iiiduslrlull avrebbero dovuto pagare ali" Strilo conio indi abusivamente realizzati duralili li guerra liiiltilgcifi u'irul'ile aUu.sivo. non significa uvere a cimre le sorti dell'indùSiria, la qiidle è veramente creatrice di ric¬ chezza e meritevole della difesa e dell'ap-i poggio nazionale quando per ingegno, per iniziative dei dirigenti, può vivere di vita propria e non già parassltariamente sul danno dello Stato, cioè dei contribuenti. Tanto più inesplicabile appare la prodigalità del Governo, quando pensiamo che l'abbuono era concesso nello stésso tempo in cui si tassavano i salari degli operai, onde si può affermare — per la stessa confessione dell'on. Mussolini, — che la politica sociale del Governo è riuscita a favorire alcuni datori di lavoro, mentre, ha peggiorate le coedizioni dei salariati. Non sappiamo se simile politica rientri nei piani di ricostruzione nazionale, che 11 fascismo diceva di avere pronti nello sue carte programmatiche; ma. sappiamo che le parole del presidente del Consiglio sono un colpo mortale por le Corporazioni rossoniane, le quali risultano in piena luce come Impotenti, a dire poco, per ogni azione elevatrice delle condizioni operaie ». « Rimborso ai sovventori del Partito ? Il giornale si chiede quindi con quali criteri il Governo abbia proceduto all'abbuono dei trecento milioni: « Se quel denaro rappresentava davvero un utile abusivo, il Governo doveva cercare che rientrasse nelle casse dello Stato. Questa è una corretta norma di amministrazione, la cui infrazione non è spiegabile neanche con impellenti necessità dell'industria, poiché il presidente del Consiglio ci fa sapere che con l'aumentata produzione, la cessazione degli scioperi, la restaurata disciplina delie fabbriche — e aggiungiamo noi, la riduzione dei salari e gli aumenti di orari, — l'industria ha migliorato lo sue condizioni. Ed allora, perchè regalare trecento milioni a chi li aveva indebitamento guadagnati dallo Stato? Che siano serviti a rimborsare gii abitudinari sovventori del partito che detiene il Governo7 Ed allora, e proprio vero che le risorse del fascismo ed anche le somme sequestrate nelle banche al eomm. Marinelli sono trutte dallo Stato, cioè da tutti i cittadini italiani, che nella loro maggioranza non sono fascisti? ». A proposito poi della riconosciuta facoltà agli operai di agire per proprio conto, il Mondo rileva: » Ciò significa, evidentemente, riconoscere la necessità dello sciopero, aggiungendo che quante volte fosse necessario il Governo farebbe intervenire i pn ietti a proteggere i sindacati fascisti. Conosceremo quindi il rischio degli scioperi protetti dai rappresentanti provinciali del potere centrale. Siamo in pieno bolscevismo. Soltanto, per ottenere il beneficio della protezione prefettizia, è necessario che gli scioperanti siano iscritti alle Corporazioni. Coloro che ne sono fuori, che appartengono alla Confederazione del Lavoro od all'organizzazione bianca, sono psclusi dalla simpatia dell'Olimpo, e nei loto confronti i prefetti potrebbero essere autorizzati art un intervento tutt'altro che protettivo. Lotta di classe e di Stato, rVinqu», ma con beneficio limitato alle organizzazioni rossonlane. Il diritto a vedere migliorate le proprie coudizioni non è riconosciuto agli operai perchè operai, ma perchè appartenenti alle Corporazioni. II fascismo apre davvero nuovi e più vasti orizzonti! ». Ciò che « borghesia liberale » ha dato a Mussolini Da parte di alcuni giornali si attribuisce nll'on. Mussolini il proposito di chiedere pubblicamente, nel suo prossimo discorso, agli uomini più autorevoli del liberalismo, se condividono la campagna del Giornale d'Italia. Si tratterebbe, in sostanza, dello stesso tentativo a cui 6 ricorsa la stampa fascista che, por svalutare la campagna del Giornale d'Italia, la quale ha avuto ovunque vasta risonanza, ha chiesto insistentemente all'organo romano di Palazzo Sciarra chi e che cosa rappresentasse ed in nome di chi pi-onunzinsse il suo ultimatum. A questa domanda, ripetuta ultimamente dal Popolo d'Italia, risponde 11 Giornale d'Italia di stasera, il quale scrivo : • Il Popolo d'Italia (che è pregato di tenersi nella polemica sul terreno politico, lasciando le volgarità personali in cui si erano | specializzati alcuni degli attuali Inquilini di 1 Regina Cedi), ci domanda che cosa rappresentiamo. Ecco: tutto potevamo aspettarci fuorche una domanda di questo genere da parte del giornale che, per molto tempo, rappresentò soltanto una corrente di idee e stati d'animo. L'on. Mussolini per parecchi anni rapprespntò poche forze, egli stosso lo riconobbe, ricordando la sua clamorosa raduta elettorale nel 1919. Eppure, nessuno di noi st è sognato di domandargli in quell'epoca i nomi degli ufficiali o. dei soldati del suo esercito. Lasciamo dunque stasera questi mezzucci polemici, non degni di chi, attraverso il dibattito giornalistico, è riuscito a trascinare grandi correnti di popolo sino al punto di impadronirsi del Governo d'Italia. 1 giornali sono quelli che sono, il pubblico che li segno è l'unico loro giudice e la posizione che essi hanno nell'anima popolare è quella conquistata attraverso anni ed anni ». Esaurito così il fatto personale, Il Giornale d'Italia precisa la propria a/.ione e la propria fisionomia: « Il Popola d'Italia non può contestarci di interpretare i sentii^enti della borghesia liberale del paese. Vero è che, in questi ultimi giorni, sembra essere venuto di moda nel campo fascista di punzecchiare non soltanto il liberalismo, ma anche la borghesia. L'on. Mussolini avrebbe anzi lanciato qualcuno dei suoi acuti strali contro la borghesia pavida della seconda ondata fascista. La borghesia liberale, on. Mussolini, vi da dato tutto quello che avete voluto e che era lecito darvi; vi ha dato il consenso ed il favore per la marcia su Roma; vi ha protetto le spalle ed i fianchi quando vi siete impadronito, in forma piuttosto eccezionale, dui governo; vi ha sorretto e seguito nel vostro sforzo restauratore dell'autorità dello Stato; vi ha perfino concesso di maltrattarla con frasi punto cortesi; vi ha dato il suo appoggio nella battaglia elettorale permettendovi così di ottenere una vasta affermazione nazionale; si e persino rassegnata a lasciarvi fare la vostra tattica pseudo-intransigente, che cc.isistette nel denegare il riconoscimento del Partito liberale domandandone, per altro, l'appoggio ut-i comizi; ha partecipato alla vostra maggioranza, della quale costituisce una frazione non piccola; vi ha difeso in un momento terribile per voi e per il Paese proclamando doversi continuare a tenere nelle vostre mani il timone della nave dello Stato; vi ha protetto e continua a proteggervi dall'assalto delle opposizioni demosocial-popolari e finalmente non chiede nulla por sè e per i propri uomini ». La ((seconda ondata», la Corona e l'Esercito Il giornale aggiunge che l'ori. Mussolini, del resto, non deve dispiacersi se gli si chiede il mantenimento delle promesse falle dinanzi ol Senato, se egli intendo lealmente ili limi venir mono ai vuoi impegni. Tornami" poi sulle minaccio del l.a set» tuia ondula, II Giornale d'Italia scrive che la borghesia liberale, contrariamente a quanto disse il presidente del Consiglio, non la paventa: « No, la borghesia liberale non teme la seconda ondata, perchè non può e non deve esservi. Non può, perchè il Paese decisamente la depreca e col paese la impedirebbero gli istituti fondamentali su cui si regge lo .'Stato: la Corona, il Consiglio dei Ministri, le forze armate della Nazione. Non deve, porche sarebbe un delitto contro la Patria e sarebbe soprattutto un tradimento, date le promesso che il presidente del Consiglio ha fatto e che noi riteniamo siano state fatto in buona fedo. La borghesia liberalo, che e fondamentalmente patriottica, non teme la seconda ondata, ma sta all'erta, dato che n campo estremista del fascismo continua nd agitarsi od a congiurare. 11 Popolo d'Italia, Organò del presidente del Consiglio, dovrebbe essere lieto che i giornali di parte liberale costituiscano, al fianco del governo, il necessario contrappcso alla tendenza oltranzista fascista, che premo sul capo del Governo. Abbiamo detto l'altro giorno: gli oltranzisti del fascismo manovrano, ebbene noi conlromanovreremo. Questa è la politica che ha le sue leggi immutabili, ed è stolto arrabbiarsi e dare in escandescenze o prendersela colle persone, che non sono nulla, quando si agita un appassionante dibattito inlorno al miglior modo di assestare il Paese ». Il Giornale d'Italia rileva quindi che alcuni vogliono vedere un sintomo di malumore dell'on. Mussolini verso la borghesia liberale nel fatto che egli si propone di incominciare il cosi detto movimento di sinistra. Neanche questa minaccia, secondo il giornale, è tale da impaurire la borghesia liberale, perchè tra la borghesia liberale e l'industria non c'e alcuna identità se non entro la cerchia dei beni intesi interessi nazionali. « A che cosa si mira ? » Dice il giornale: « Se vi sono .industriati che guadagnano troppo e che non danno ai lavoratori sufficieme rimunerazione in confronto dell'andamento deillle aziende, ebbene, è nell'ordine naturale dette cose che si ristabiilisca r«qiLilthnìo; ma non possiamo d'atei, parte e rodare che, per ragioni tattiche, il capo del Governo intenda, come alcuni affermano, scatenare un moivirr.emto sul tipo di quello vagheggiato dagli organizzatoli fascisti reduci in gran parte dal sindacalismo socialcomunista e quindi in carta guisa nostalgici di cea-tà metodi di lotta comune. Non ci pare ohe la borghesia iprotluMirioe abbia alcuna ragione di essere punita (eccezion l'atta, naituralmente, di coloro che si mostrassero troppo avidi), e non comprendiamo soprattutto quale sia il riporto significato jtolitioo di questa preanmutciiala variata a sinistra dell'on. Mussolini, il paese ha bisogno di equilibrio e d'i pace nel campo morate, polisco e produttivo. Per questo, domanda al Governo la normalizzazione. Alcuni dicono che vi sia una intesa fra l'estremismo oltranzista del fascismo ed il sinistrismo sindacali-ta dolio stesso partito. A che cosa si mira? i: leciic chiederlo, data ia situazione estremamente delicata e comiptessa. Nel presente stalo di crisi spirituaile del paese, quello di oui si avverte 11 bisogno è la pacificazione. Anelare alla ricerca di-nuovi contrasti, di nttoa-e controversie, di nuove divisioni, non sembra venalmente la cosa più opportuna. Noi non vogliiaimo faro aU'on. Mussolini il torto di crederlo capace di tentare diversivi. Lo abbiamo finora seguito e appoggiato come equilibratore dpilla varie classi e del vari fattori della produzione nazionale ed abbiamo dato credito alla 7'"litica, che egli ha sempre tenuto a qualificare come aimonizzatrice e conciliatrice deìte forze sane del paese. Un Mussolini sbandato a sinistra, fomentatore di scioperi, non riusciamo a coneetpiivio, tanto più che le masse operaie non gravitanti nell'orbita dol fascismo non si lascerebbero attirare da questa novità, prese come sono ne! vecchio ingrana-galo socialista ». Sequestro dell'« Italia libera» Una sentenza del Tribunale di Trieste Nei circoli politici della capitale Ita prodotto favorevole impressione una sentenza del Tribunale di Trieste in merito alla inapplicabilità del decreto sulla stampa. Si tratta di questo. A Trieste, sotto la presidenza del consigliere di Corte di Appello aw. Gentile, si è svolto in Tribunale il dibattimento per direttissima nei confronti del settimanale Emancipazione, del periodico sloveno Nooilist e del Lavoratore, comunista. Il Tribunale ha assolto i gerenti dei due primi giornali per inesistenza di reato; eppoi, in conformità delle richieste dei difensori, ha ritenuto che il decreto sulla stampa non ha modificato la competenza di giudizio per i reati di stampa e che, nel caso in parola, essendo uno dei due reati addebitati («avere esposto l'esercito al pubblico disprezzo ») di competenza della Corte di Assise, questa deve rimanere immutata, tanto per tale reato come per l'altro di eccitamento all'odio di classe connesso col primo. Frattanto il Prefetto di Roma fa annunciare di avere provveduto ieri al sequestro del quindicinale L'Italia Libera, «recante frasi alte a tenere gli animi tn uno stato di pericolosa sovraeceitazione». E1 questo il secondo sequestro dell'Italia libera, tira, i giornali romani si chiedono perchè è stato sequestrato L'Italia libera se le ragioni rimangono cosi imprecisale nelle generiche motivazioni ufficiali. Invero, sembra che il sequestro si debba a mancanza di riguardo por la persona dell'on. Farinacci. Scrive in proposito il Mondo: « Abbiamo avuto un numero del giornale sequestrai? e nulla abbiamo trovato che, pur nella valutazione più seria, possa comunque giustificare l'atto compiuto ancora una volta ai danni dell'Italia Libera, a meno che questa non sia stata vittima della stessa sorte dol Basilicata, che dovette subire un sequestro per essersi trattenuta in forma ironica sul conto di Farinacci!». Dopo aver riportato dall'Italia Libera sequestrata un brano in cui si dice che l'on. Farinacci non è mai stato combattente e che ignora la grammatico. Il Mondo conclude: « E' in questo la ragione del sequestro ? Ma noi ci rifiutiamo di credere che il prefetto di Roma sia capace degli stessi scherzi del prefetto di Potenza. E allora perchè si è tolto dalla circolazione l'Italia lAbcral ». L'on. Meda contro i decreti sulla stampa Il Popolo, sul Decreto della, stampa, pubblica un articolo dell'on. Meda, il quale, come pur tulli ricordano, ò stalo invìi ilei più benevoli verso il fascismo. Secondo-I il Meda, il Decreto è tal cosa clic non si! concepisce come abbia potuto essere pcn-1 sata dal Governo di nn paese civile e moderno: » Un regirne del genere, non sappiamo se abbia vigore in nessuno Stato degno di questo nomo, in sostanza i giornali sono affidati all'arbitrio dol Ministero degli Interni, dei prefetti, i quali in tre 0 quattro giorni potrebbero sopprimere tutti i giornali che piacesse all'on. Fcdcrzoni. Nessuno infatti può attribuirò valore, di garanzia alla Commissione consultiva, la quale, se anche potesse funzionare, non potrebbe mai opporsi all'opera governativa. In quanto al Consiglio di Stato, In suo decisioni giungerebbero cosi in ritardo da essere inutili. L'aspetto più grave dol decreto è quello del suo incostituzionalismo: il provvedimento Mussolini-Federzoni in quanto va oltre la logge è ciò che di più incostituzionale si possa concepire. Ai cittadini rimano aperta la via di far valore questa tesi davanti all'autorità giudiziaria, unica competente. E non vi è motivo di dubitare che, investita in qualche questiono, la magistratura vorrebbe meno al suo dovere. Sono iroppo fresche le parole ohe i suoi capi hanno consacrato in un documento di protesta contro i laburisti inglesi, noi anale affermavano la assoluta indipendenza della magistratura, italiana dai potori politici! So por necessità straordinarie di ordine pubblico il governo avesse istituito temporaneamente la censura, soppresso (mesto o quel giornale, denunziato questo o quel giornalista, si sarebbe dotto che « questo ora necessario » ; ma. quando tutto rimane in balia dell'Illustrissimo signor prefetto noi diciamo, anche a costo di incappare nella prima diffida, che questo arbitrio è una flagrante violazione do| diritto di garanzia delle libertà assicurato sulla carta fondamentale del Regno ». I giornali fascisti rilevano che l'on. Rug¬ gero Romano, segretario dei mutilati <H guerra, ha chiesto di entrare nel partito fascista ed ha diretto all'on. Mussolini una lettera in cui dice, fra l'altro, eh» chi ha seguito nel suo progressivo sviluppo la sua opera rivolta a convogliare la rivoluzione nella costituzione e a dare autorità e dignità allo Stato, ordine e disciplina alla nazione deve aver fiducia nel duce, che ha stabilito i rapporti fra il popolo e la costituzione, tra il capitale e il lavoro, ecc. ecc. In conclusione Ruggero Romano entra nel partito fascista fiducioso che l'on. Mussolini voglia invocare la normalizzazione. TI comm. Alessandro Me.lchiori, segretario provvisorio della direzione del partito fascista, ha voluto richiamare l'on. Bottai per aver scritto, contro gli eccessi estremisti, che « l'Italia nuova non è l'Italia comiziante e scamiciata delle sagre ». Scrive il Melchiorri : « E' necessario clic noi si insorga contro questa affermazione dol Bottai. Negare le affermazioni di Rari, Bologna, Milano ove, si è affermata la incondizionata fiducia al duce magnifico, è negare che quella era la parte migliore dell'Italia nuova, quella che nega i patteggiamenti ed i baratti di corridoio. Risolverò la crisi, crisi nazionale, entro la. stretta cerchia rli Montecitòrio o di Roma, all'in» fuori di quella che è la voce dei. 800 mila inscritti al partito della rivoluzione; volerla far tacere quando è in fatto il fronte unico delle opposizioni, vuol dire, rinnovare l'or, ore dol passato e considerare, la massa senza nome e senza diritto quelle colonne ohe pure il Bottai ha guidato nell'ottobre 1922 su Roma purificata ».