L'intenzione di uccidere

L'intenzione di uccidere L'intenzione di uccidere e e o l a — e i i , to e o e l a a , - , a , e i , e o e e i a l , a o o ! , d i a " i n% l », o o oà « Aveva Intenzione di uccidere ? Qui proprio l'una coll'altra si condensano, si riuniscono le due domande e le due risposte perchè sembrano quasi avvinte quale causa ad effetto. Voleva uccidere? Sì, in un determinato momento, quando è scoperto. Ma prima... io non so se vi dirò cosa nuova, ma vi dirò cosa che mi pare possa avere un rilievo Infinito nel giudizio e che riflette insieme e la volontà di uccidere e la premeditazione. Disquisizioni sul modo con cui egli studia 11 compimento del reato, preparazione perche eventualmente possa anche egli salvarsi dal riconoscimento, ma intenzione di uccidere... no. non credo ! Non dimentico che vi fu un tempo in cui portava in tasca una boccetta di cloroformio; io non dimentico le domande fatte agli ornici circa l'eventualità del ricoìoscimento della causale della morte, ma signori, non dimentico che si tratta di uno studente di chimica, non dimentico che si tratta di un veleno, quello da lui adoperato, da tutti conosciuto per la sua infinito potenza mortale, per cui vi fu chi ha detto che una piccola goccia messa sulla lingua dì un bue lo atterrerà fulmineamente, che una spilla bagnata nell'acido cianidrico colla quale si fori leggermente il tessuto di un individuo determina immediatamente la morte. « Voleva uccidere? Ma se voleva uccidere aveva bisogno di far rumore? Aveva bisogno di fare annusare il veleno alle due disgraziate donne, aveva bisogno di scioglierlo in modo quasi infinito questo acido cianidrico, questo cianuro di potassio, nell'acido cloridrico, per addormentare? Voleva uccidere? Bastava uno spillino bagnato nell'acido cianidrico, andare à piedi nudi nella camera della zia, che dorme il suo sonno beato, e pungerla (e perchè i periti più tardi non se ne avvedano, fare la puntura tra 1 capelli), e quella sarebbe fulmineamente morta. E se voleva uccidere anche la Bordon, la medesima operazione compiva ai danni di essa. Quanti minuti sono passati? Ben pochi e ambedue sono cadaveri. • Invece sappiamo quello che è avvenuto, secondo la confessione di Agostino. Perdio non voleva uccidere? Perchè non è presumibile che un individuo senz'altro voglia uccidere la zìa quando non vi siano poderose ragioni, che forse a me sono sconosciute. Si è dato l'allarme; allora comprendo che egli ricorra a questo mezzo ; ma quando e così semplice, così immediato l'avvenimento di morte, se procurato In quel modo da chi è studente in chimica, mi pare che, ragionevolmente, elementarmente, puerilmente giudicando, avrebbe ottenuto la morte, se voleva, col semplice fatto di due minuti di orologio. «Aveva preordinato 11 furto? Questo non figura nel capi di imputazione. Aveva preordinato l'omicidio? No. Ma io voglio essere giusto e sereno: egli non aveva premeditato l'omicidio, l'aveva però potuto . sospettare necessario se l'intenzione di addormentare avesse trovato ostacolo nel riconosci mento della suo persona. Ecco perchè abbiamo chiesto alla vostra giustizia, Ecc.mo Presidente, la proposta del quesito nel rispetto della Bordon, relativo all'art. 378. E' diversa la cosa, o signori, per quanto ha tratto alla zia Carolina e alla Bordon. Sì, o illustre Procuratore Generale, avete ragione: non fu preordinato l'omicidio, ma la volontà di uccidere la zia è evidente quando, ritornato dalla uccisione della Rita Bordon, trova che la zia si è mossa. Dna complicità? Quella della Palmero « Non dirò nulla dello stato d'animo di A- gostino in quel momento: allora egli balza come scimmia tremendamente feroce sul corpo della poveretta Intontita che langue negli spasimi forse di una agonia che non verrà, si getta ferocemente su di lei, con la sua forza anormale, colla sua forza poderosa la schiaccia, con l cuscini la soffocai E' mortai Voleva uccidere non premeditando, ma la zta voleva ucciderla. . E veniamo alla terza domando: 11 reato è staio commesso con altri? Non posso che rispondere: si, il reato è stato commesso con altri ; da due persone. Come sì fa nell'interesse di una agognata accusa a sostenere che la seconda persona dovesse essere Carlo o Giacinto od un quarto od un quinto qualunque? Ma i fatti esaminati nella loro sìngola formazione ci dicono che evidentemente vi fu l'aiuto di una donna. Intendiamoci bene: non che per l'uccisione fosse necessario che vi fosse una dònna o un uomo: no, perché, come ho creduto di poter dimostrare, l'uccisione avvenne in pochi minuti. Non è il fatto contemporaneo dell'individuo che si trova contro a due persone. No; ma una In una cernerà e l'altra nell'altra. Sono io, forte, robusto, scimmiesco, con l'agilità prodigiosa che mi proviene anche dalla mia struttura particolare, che uso violenza all'una e poi all'altra. « Ma viene più tardi là necessità di un conforto, di un aiuto: occorre procedere alia insceriatùra della morte per asfissia. Questa fu una idea pazzesca: con il carbone non mai acceso nella stufa, con là porta aperta senza che un effluvio qualsiasi di acido carbonico potesse esservi fri quella sala, quella inscenatura era fanciullesca. Ma bisogna che in questa, con l'ideazione, si faccia pure uria « mise en scène •. Non si muore di asfissia nella propria càmera, ciascuna nel proprio letto, mentre la stufa è nella camera da pranzo e allora conviene che nella sala da pranzo lo faccia questa inscenatura. Bisogna vestire le vittime: ecco dove si appalesa In modo evidente la prestazione d'opera di una donna. Dice Agostino: • Io ho vestito la zia ». E la zia non è vestita: ha il busto che non lasciava mai, nel letto; ha i calzoncini, lo vesti, le sottane Indossate, ma non legate. « E' un uomo quindi che l'ha vestita. E ne abbiamo la riprova. Dice difatti l'Agostino: Iti Palmnro mi aiutò ti vestire, anzi fu essa riie vesti la Bordon. E la Rita Bordon ò vestila di mito punto: ha li busto e le sottane leizate e i calzoncini; lidia perfettamente vestila, e* evidente che la veslizilione è stata olita. e' evidente che la vestizione è stata La scena in carcere L'avv. Bozino narra quindi che un giorno si recarono da lui gli avv. Cavaglià e Omodei per pregarlo di assumere In difesa di Agostino rendendolo edotto di mia scena di violenza, di una scena di dolore avvenuta, alla loro presenza in carcere, scena in cui I'Akostir.o aveva, di fronte all'incalzare iir-iif pri v11—serihsiAndtesrrdilptostrIcl'Gdssmsmrnsfrndpds1ezuzlgtct ve, finito coll'ammettere di avere commesso 11 reato. « Mi si disse — aggiunge l'oratore — di una sedia alzata dal Giacinto, mi si disse di una frase del Carlo: « Assassino (ìa ricordo perchè la ho impressa nel cervello) hai assassinato due donne ed ora stai assassinando i due fratelli ». Accettai di difendere Agostino. Il G settembre scrivevo alla Sezione di accusa della Corte di Appello chiedendo un termine congnio anche breve per potere prendere cognizione degli atti processuali. Signori della giuria, avete avuto voi la risposta? lo no ■. «E quando più tardi venne finalmente la risposta nessuno dei termini era stato accordato ai difensori. In un determinato istante il P. G. per ragioni sue, che io non indago, proibì l'entrata in carcere del difensori, tantoché un giorno finalmente io mi recai personalmente da lui e dalla sua squisita cortesia ottenni finalmente il permesso di potere conferire eoi mio cliente. Sono esatto Ill.mo Procuratore Generale?». Il comm. Crosta-Curii rimane impassibile, come se la domanda non fosse a lui rivolta; l'aw. Bozino insiste e allora il Procuratore Generale fa segno colle braccia come per dire: Io non so niente. Bozino: • Allora mi recai in carcere e dissi ad Agostino: «Guardami, fanciulloI Posso essere 1uo nonno. Se ti dà affidamento il mio volto, la mia persona, parlerai; se quest'affidamento io non ti dò, allora tacerai, ma lo intendo sapere tutto: io non vpglio risposta immediata. Ritornerò: pensaci, la notte porta consiglio ». « Quando ritornai, egli mi apri intero 11 suo animo. Dal suo racconto, in cui mal era fatto il nome dei fratelli, in cui sentiva una repulsione a parlare della Palmero, mi nacque un sospetto. Voi conoscete quanto disse in un primo momento quella vergine pia nell'ambascia del dolore a riguardo del delitto orrendo. Voi sapete come essa trascorse la mattinata dei fatale 6 dicembre 1921. Come ho detto, mi venne un sospetto e chiesi ad Agostino: « Ma, scusami, ragazzo, questa Palmero è tua amante? ». Ebbe un sorriso di concupiscenza e di soddisfazione isterico-infantile: « No... ». Non ne voleva parlare: Io ho insistito, finché un bel giorno tutto mi disse e allora mi narrò quanto è sul memoriale. La Palmero non sapeva, non sapeva nemmeno lui che si voleva uccidere, ma la Palmero lo ha aiutato nella vestizione della Rordon. Il trasporto dell'una venne effettuato da lui solo, il trasporto dell'altra coll'aiuto della Palmero. Passarono 10 o 15 minuti e di nuovo ricadde nelle lunghe reticenze. Voleva rimangiarsi quello che" aveva detto. Allora lo ricorsi ad un mezzo a cui ero ricorso altre volte: cercai di far vibrare le corde del suo cuore, pronunziai il dolce nome di mamma. Riuscii nel mio intento. Ma al nome della Paimero battevano concitate le sue labbra, il ghigno e l'occhio concupiscente mi dicevano a che cosa tendeva il suo pensiero. « Dovevano essere In due ad uccidere, ria detto l'egregio rappresentante della privata accusa. Ma se vi era la Palmero, non era necessario che vi fosse un Carlo I Ecco perdio sono insorto alla difesa della Palmero. Si vuole trascinare qut un innocente. Come nel profondo dell'animo mio penso e sento, dico a voi, io, non difensore di Carlo, si vuole trascinare Carlo, che è innocente, come ho potuto ripetutamente apprendere da quell'anima infantile! Dunque, o signori, ecco la risposta al terzo quesito : si : Agostino era con altri nel commettere il reato? No ; nell'allestlre la scena che avrebbe dovuto fuorviare le ricerche della giustizia? SI ». A questo punto l'aw. Bozino chiede qualche minuto di riposo ed il Presidente sospende l'udienza. Anormalità L'aw. Bozino, riprendendo la sua arringa rivolge un caldo ringraziamento ai signori giurati che « con tanta pazienza e con tanta bontà » lo hanno flnor seguito e lì prega di volergli conservare la loro benevolenza per tutto il resto della sua arringa, che conterrà una parte sostanziale, scientifica, umana. Dice che durante la sua ormai lunga carriera d'avvocato ha avuto più volte occasione di constatare la terribile ingiustizia della giustizia umana : per ragioni di tesi egli ricorda un altro processo nel quale egli era parte civile: l'assassino seviziatore d'una bimba, ritenuto semi-pazzo dai periti, fa ugualmente condannato all'ergastolo, ma sei mesi dopo mort pazzo furioso a Portolongone. « E qui, o signori giurati, — esclama, — è avvenuto il trucco, trucco del quale 11 mio giovane collega ed io ci dichiariamo autori, ma che è stato compiuto, badate bene, d'accordo con S. E. il conte Marchetti!, presidente di Corte d'Assise ». E descrive le impressioni che egli provò durante le conversazioni che aveva con l'Agostino. Egli lo richiamava alla scena macabra tragica terribile della soffocazione della zia, e Agostino ne parlava con un bel sorriso co...c se avesse narrato Una scappata fatta il giorno innanzi. Ma che c'è in quell'animo che pure palpita e freme In detcrminati momenti per il dolcissimo nome di mamma, mentre invece sorride alla rievocazione di quella scena terribile? ». Parlò della cosa con il conte Marchetti che ordinò una perizia affidata al prof. Rivano mentre la difesa invocava l'opera del prof. Audenino. Qui l'avv. Bozino motte a confronto l'opera svolta dal prof. Audenino e dal prof. Rivano. Il primo segui l'Agostino nelle sue manifestazioni giorno e notte in tutte le ore, andando alla ricerca di tutti i fatti che hanno caratterizzato la vita dell'Agostino fin dal giorno della sua nascita; il prof. Rivano non fece all'Agostino che cinque o sei visite. 11 prof. Audenino stende la sua perizia; 11 prof. Rtvano si accontenta di contraddire quello che il perito che ha veduto, die ha studiato dice. E' vero però che il prof. Rivano ammette « molti del fatti, molte delle stigmate della tabe dei sintomi di un istericoepiletloide, ma queste sono tante pennellate che non costituiscono un quadro ». E allora dice l'oratore, lo costruisca lui il quadro. " Coppia criminale „ L'avv. Bozino rievoca l'infanzia e la fanciullezza di Agostino per mettere in rilievo tulle le sue anomalie fisiche e morali e ricorda le stranezze a cui l'accusato ancora zaumgce vdvpAcRse cnssl'astDsnscdddsistea« dl'nlzcefenisgrtdvlstdspdlqsldpsrzdlsesrnsvvapsscpcgsvcsllslslparcClnddcPnuSzmtnSaBssrustptntec ! i I I - j à a | e e o , e , r . , -1 , e e e o e a ) e a a e , o , ; e r l , o a 11 a a i o e el ae o ze aoel na, ia lsse si d re, uiil o a a a ro. me o, si oda i, io? oiloga ri ta di er à a. ra di ua te a, e po è o i, cte saiino se i. a lrrhultimamente compiva: ultima la gita a Paesana con la scopa in Ispalla per andare a scopare l'ufficio del padre. Poi l'oratore aggiunge: « Agostino non si fa vedere col fratelli. Gli amici dei fratelli non sanno nemmeno che egli esista. E sarà con (ni che quei due bravi ragazzi si accorderanno! Anzi sarà il padre che dirà loro: «Io vi voglio tanto henel Sono vostro padre! Fatemi il piacere, andate tutti d'accordo ad ammazzare la zial ». Ma siamo dunque tutti pazzi? E' lecito affermare rose tanto false? Io mi ricordo ancora di aver studiato che nel marmi di Fidia, nelle strofe potenti di Pindaro che si levava come aquila per i cieli dell'Eliade memoro del Canio di Omero, si celebravano gli atleti greci gloriosi. Ebbene, Agostino non è Fidia, e non è Pindaro, però li imita, e sotto la terribile accusa ehe su di lui incombe, egli, Irjiit.-ttore di Fidia, fabbrica con le. ossa di pollo delle cripte funerario e vi scrive anche l'epigrafe; canta l'odo alla passera fuggita e, tranquillo, non dico felice, non giunge a comprendere l'importanza dell'atto commesso. Non c'è dunque in' lui nulla di anormale? In lui che chiede l'amplesso colla Palmero7 Con la donna che lo accusa e accusa il suo fratello innocente. E tu, Agostino, sali su di un tavolino, vi appoggi una prima e poi una seconda sedia, ti aggrappi scimmiescamente alle sbarre e guardi con occhio anelo eoo sguardo che vorrebbe forare i muri, guardi la Palmero e la vorresti con te per amplessoI». « E dall'altra parte (ah! la « Coppia criminale » di Scipio Sighele!) dall'altra parte la demente, quella che accusa, che inventa, che rimangia l'accusa, quella sulle cui affermazioni e sulla cui fede si chiede a voi di appoggiare un terribile giudizio: colei che nella sua cella ottiene un giornale in cui ci sono i ritratti di questi tre infelici, e guarda appena quelli di Carlo e Giacinto, mentre il suo pensiero demente la porta a ritagliare con cura il ritratto di Agostino a tenerselo sul cuore, a baciarlo, dicendogli: «Ecco il mio bel bambino cortese! ». « Dà a pensare, o signori, questa colleganza 1 Slete Iddio, voi, per scendere nell'anima umana, scrutarne le latebre profonde ed i misteri incommensurabili ? Chi osa alzarsi giudice di tanto mistero e dire sotto 11 vincolo del giuramento : « Si I Sul mio onore e sulla mia coscienza danno te, Carlo ad una vita eterna di dolori I E ciò solo perchè una demente, la compagna di Agostino, ti ha una volta o due volte accusato, rimangiandosi poi l'accusa I »7 « Tutte le anormalità di Agostino, il prof. Audenino le vede: il prof. Rlvano non le cura I Si hanno allora due perizie : quella di Rivano che ammette una incompleta responsabilità ma non tale da meritarsi l'art. 47: e la perizia Audenino, chiara, studiata, precisa, rafforzata dalle indagini quotidiane e notturne la quale afferma: siamo in presenza di un isteroide epilettico I Facile lo scherno sulle labbra della Parte Civile: dall'isterico si passa all'isteroide, e si va avanti a forza di oide! Ma — osservo io — se l'isterismo dà 11 46, l'isteroidismo darà il 47! Di fronte a due perizie in contrasto, 11 presidente Marchetti sente la necessità di nominare un terzo perito e di rivolgersi ad uno scienziato non di Torino, il prof. Perrando di Genova, il quale dunque non è un perito di difesa, ma un perito d'accusa nominato dal Presidente affinchè decida la controversia. E il prof. Perrando conferma la diagnosi: Agostino è un isterico epilettlforme. " Soffri ed espia!,, L'oratore a questo punto apre una parenter' a proposito della potenzialità del veleno adoperato da Agostino poi torna alle perizie: « Audenino dice che si tratta indubbiamente di uno squilibrato degno del 47 — esclama l'oratore. — E chi siete voi. Procuratore generale e Parte Civile che avete l'audacia e l'ardire (non dico, ma lo penso, l'impudenza I) di erigervi a giudici di uno scienziato che ha speso tutta la sua vita nello studio? eie direste se io invitassi quegli egregi professori di psichiatria a giudicare una questione di procedura penale? Direste che sono incompetenti ed avreste ragione! Ma lo stesso si può dire di voi quando vi permettete di giudicare Audenino e Perrando. L'aw. Bozino prosegue ad esaminare le risultanze delle perizie, per dedurne elementi a suffragio della sua tesi sull'isteroidisnio dell'Agostino, e termina la sua arringa: « Signori, io non voglio tediarvi di più, e voi perdonate se troppo tempo ha occupato la mia arringa arida e modesta. Io ho assolto il mio compito, che era, ripeto, arido, triste e doloroso. E' tristezza lo spettacolo di una giovinezza stroncata, è dolore il pensiero delle conseguenze! Oggi la mia povera parola chiede alla vostra giustizia un verdetto che risponda alla gravità del caso, alla gravità delle circostanze, che sono in quella mente e in quell'anima fin dalla nascita, lo ho finito, ripeto! Con infinito dolore ho parlato, perchè è in me il pensiero di quell'avvenire che gli sta dinanzi. Ho parlato con dolore perchè a me non può assistere nè confortare bella la fede e la speranza che assiste e conforta voi! La speranza, là sfinge antichissima, la sfinge maliarda, che se ha brividi di morte, ha pure talora fulgori di vita. Oggi la speranza non sorride a me. Ho presente un avvenire tetro e terrìbile « L'avvenire, o Agostino, che ti aspetta I Nel silenzio, nel dolore, nel lavoro, nel maturato rimorso, soffri ed espia! China il capo dinanzi alla giustizia degli uomini che ti colpisce. E forse negli spazi eterei ed infiniti, dove è splendore di luce, dove è luce di eterno vero e di divina bontà, forse colà, le pie anime delle due povere morte intercederanno per te, mentre in quest'ora istessa l'infelicissima donna che muore ogni giorno di angoscia, prega e piange per te, sciagurato fanciullo I Per 1 morti che pregano, per i vivi che pregano e piangono, per l'eterna giustizia di cui siete ministri, volgo a voi, come una preghiera, l'ultima mia parola: siate sereni I siate umaniI Ho finito) Ed ora Iddio assista voi e la giustizia vostraI ». L'oratore ha parlato con calda eloquenza, cercando di difendere e di sostenere la disperata posizione del suo cliente colla abilità che gli è consueta. Commossa è stata la chiusa dell'arringa, quando ha Invocato sullo • sciagurato » la clemenza di Dio e l'umanità dei giurati. Il Presidente rinvia quindi l'udienza a stamane, alle ore 8, con la fiducia che l'avv. Cavaglià si trovi presente. A proposito di un'afférmazione della difesa Le nipoti del notalo Vittorio Camandona et predano di pubblicare, a rettifica di quanto ha affermato l'aw. Farinelli nella sua arringa In dlrcsa del Coso, circa i rapporti del loro defunto col notalo Giannetto Cogo: • E' vero che 11 notalo Camandona, por i dissensi avuti col Cogo, dovette lasciare Barge rilevando in Paesana l'ufficio del notalo Sandruccl; ma a ciò faro fu Indotto non dalla prospettiva di un buon affare, ma dalla disperazione per 11 prolungarsi delle liti e dall'acredine che l'avversarlo poneva nella lotta. In Paesana 11 notato Oamandona mori a 62 anni, non «onusto di denari», ma lasciando agli eredi un più che modesto patrimonio. — Camandona Silvia» • Camandona Maria Maddalena ». laVdsdoasdpntdcq

Luoghi citati: Genova, Paesana, Torino