Incertezze e contraddizioni

Incertezze e contraddizioni Incertezze e contraddizioni a e e a o i o o a . o l . i e o e n o o i e r a e : , , mà o a e , i i i: e : o e e -, i i -, , n , i , e e , è a , n o e o -. o I e | i : -] a o e i e ; a re¬ «dp.Se sfossero faialtri confronti, i più necessari Giacinto non sarebbe ora in quella gabbia. L'accusa si è mutata: prima era correo, ora lo si dice complice. Davvero? Ha comprato forse il veleno? Ha tenuto forse per le braccia quelle povere donne, se è vero che si sono dibattute prima di morire, o ha impedito che accorresse gente in aiuto di queste disgraziate o che la serva gridasse al soccorso? Che cosa insomma ha fallo? Niente. Si dice che cerca di salvare il fratello, quindi: complice? Poi rivolto all'imputato esclama: «Tu, Giacinto, si dice, hai preparato la salvezza di Carlo; tu tenti di trascinare Carlo fuori, quindi dentro anche tu. Stranissimo. Cercare di salvare il fratello che si sa innocente per questo si è complice? Sei complice perchè vuoi ostinarti a volerti fissare sopra l'alibi delle ore 24, mentre ne abbiamo uno così bello delle 23,15. Cosa vuoi di più, disgraziato ragazzo? Non comprendi che se alle ore 23,15 cri all'Hotel Oriente alle ore 11 non potevi essere in via Nizza. N. 9? Che alibi più tranquillante, più sicuro di questo? Perchè ti rifiuti di accettarlo? « Signori giurati, pensate: perchè Giacinto si scagioni gli basta pronunciare un monosillabo. Sarebbe sufflcente che Giacinto avesse dello: «Sarà, può darsi. Sì, sono entrato all'Oriente allo 23,30 e sarebbe uscito dal carcere. Glie lo hanno presentato, glie lo hanno offerto più volte questo alibi, ma egli ha sempre rifiutato di farlo suo ». E rivolto all'imputato l'avvocato Farinelli prorompe.- «Dilla, Giacinto, disgraziato, dilla questa parola se è vera; dilla, e sei salvo! ». Poi attende i Giacinto con voce strozzata, appena percettibile, risponde: «No!». Farinelli: — Non l'ha detta e non la dirà mai: ma perchè? Perchè non 6 la verità. E' buttar via la tavola di salvezza che gli si offre ? E prosegue: « O Cogo di Barge, che razza di gente siete voi? Dunque tu sei complice o disgraziato ragazzo, sei complice perchè hai inscenato un alibi falso, ripudiando quello che c vero, quello che ti hanno offerto gli altri. Perchè è falso quell'alibi? Perchè non è vero che tu sei slato lino a mezzanotte al Carignono, perché hanno detto il falso tutti quelli che hanno affermato di averti visto, perchè vi è un Tizio che pretende di averti visto alle 11 all'albergo Oriente. L'accusa contro Giacinto, signori Giurati, è poco meno che un attentato ai buon senso, vorrei quasi dire una truffa giudiziaria, se fossero consentite anche le parole grosse. Giacinto ha invocato molte volte un confronto con questo Tizio, cioè lo sguattero Tesio, perchè egli era sicuro che da un confronto sarebbe uscita la verilà, cioè la affermazione che quanto egli aveva detto rispondeva al vero; questo confronto non è mai avvenuto nonostante che da due anni insistentemente lo si sia chiesto. Si è detto che il Tesio è andato all'estero: ma si poteva procedere al confronto subito, appena Giacinto lo ha richiesto perchè, o signori, può darsi che il Tesio sia incorso in qualche equivoco, che abbia sbagliato giorno, che abbia sbagliato numero della camera. Non vi ricordate cosa è avvenuto col Biecomagno? Egli aveva dapprima escluso in modo assolino quanto affermava il Giacinto: dinanzi a noi ha detio che in istruttoria hanno scritto male, hanno capito peggio. Qui dinnanzi a voi ha dotto che può essere benissimo clic Giacinto sia entrato prima della mezza in albergo. E questo in istrutloria lo aveva escluso ! Incontri « Dopo dieci giorni si sente la padrona licll'uliwrgu, la signora Brosio. Dice che ha avuto l'impressione che un individuo chiese la chiave del M. 21 alle ore 23,15. Dice anche ouesto: « Prima ho visto questa persona die salutava un'ultra, poi entrato si e fatto dure la chiave, ecc. ». Tu dunque, o disgraziato ragazzo, hai salutato Carlo in quel momento: quindi alle ore 23,15 Carlo era con te all'Oriente. E vi sono la Bcstctti e la Maschio che lasciano capire di aver riconosciuto Carlo alle 22,45 in via Nizza. La Brosio dice: « Ho visto un individuo... ». liastava, o signori, che questo « individuo » avesse preso una chiave per un'altra perché l'impressione fosse errata: bastava o signori cambiare giorno, tastava che un individuo avesse preso la chiave ad esempio della camera n. 11. Vi ricordate dell'episodio del tì dicembre quando Carlo va daila zia? C'è la portinaia che è venuta a giurare tante volte che erano le 13. Vi sono una dozzina di persone che hanno dutìu che erano lo 16,30. La portinaia giura e spergiura, e non mettiamo in dubbio iu sua buona fede perchè nessun interesse lia e.la di diro un'ora piuttosto che un altra, oppure vi e una contraddizione. Cosi avviene, cosi può essere avvenuto per i testi citati a deporre sulla questione dell'Albergo Oriente, come ha fallo Giacinto a dire che quella sera ili . comptoir » vi era un individuo assonnato i cui connotali corrispondono a quelli dei Hlccomagno se realmente egli non fosse entrato all'hotel alle 0,30 quando egli non aveva mai visto il Riccomagno stesso? « Ma passiamo ad altro. Se gli inquilini non avessero sentito i rumori ed i gemiti provenienti dall'alloggio della Carolina Cogo non si sarebbe potuto stabilire che il reato era avvenuto alle 23,30; se non avessero sentito i vicini, ed era logico supporre elio non avessero sentito, od almeno era intenzione degli ■■nitori che non sentissero, l'afidi di mezzanotte era un alitii ria strapazzo, ria burla: occorreva un alibi per tutta la notte perchè da mezzanotte alle sette si sarebbero potuti compiere numerosi delitti. E tu, Giaciuto, fai l'alibi da strapazzo, lino o mezzanotte. Dici elio sei andato al « Carignono »; indubbiamente dovevi anche sapere che quello seni al • Carignano », lo spettacolo doveva finire a mezzanotte; ma quanto volle finisce ni le 23 o alle 23,30! Se per disgrazia Univa alle 23, addio 1! P'o alibi. Dice l'accusa: «Manno visto qualcuno a teatro, ina non si sono formati fino n mezzanotte»: quindi è logico pensare che pon avevano l'intenzione di fermarsi a lidio in spettacolo. Ma come si spiega allora l'episodio del mattino col Dovere e noi pomeriggio col fiiohno? E se essi avessero accettato l'invito di recinsi con loro al teatro, come avrebbero potuto allontanarsi a metà spettacolo senza dare nell'occhio e senza demolire l'alibi? ». L'oratore si indugia sulla sua tesi — cioè sull'alibi di Carlo e di Giacinto -— con minuta analisi Afferma che i due fratelli avrebbero avuto tulio l'interesse di farsi riconoscere dai quattro d;i cui furono visti al « Carignono», che dovevano presentarsi do. vevano perfezionare il loro alibi perchè era importante per loro. • No. Non si curarono di chi è in teatro e dopo il teatro sanno ripetere i particolari della serata, l'applauso a scena aperta, i magnifici effetti dì luce precisando i particolari anche di questo effetto scenico. Inoltre raccontano altre minori no. tizie. Insomma ì due fratelli — grida l'ora, lore — erano a teatro ed è atroce, è orribile supporre che in quell'ora fossero a compiere l'orribile crimine. Ma cosa avete fatto dopo il teatro? ». L'oratore a questo punto affronta il cumulo delle circostanze risultate, secondo l'accusa a carico del suo difeso avvocato Giacinto, ed afferma ancora che sono prive di basi sostanziali. Esamina quindi la deposi, ziono della teste Angelino la quale ha asserito di aver visto i due fratelli alle 7 del mattino sotto i portici di via Nizza. Ci voeva, dice l'oratore, tutta la baldanza della Parte Civile per basarsi sulla deposizione dell Angelino, ironicamente si esprime a carico della teste accennando alle sue libazioni e si basa sull'equivoco degli indumen. ti. per togliere importanza alio" dichiarazioni di essa. Venendo alla deposizione doll'avv. Parato 1 oratore ricorda che il teste disse che i duo fratelli Cogo alla sua domanda se la Carolina era a Torino o a Barge anziché rispondere chiaramente arrossirono: «Gente di Bargearrossile ancora voi come un ragazzo di 4 a elementare che ha fatto la prima comunione o che ha rubato una ciambella alla madre ed è scoperto? Voi che avete commesso tutto quello scempio con quella forma di predisposizione, voi avete ancorala forza, il coraggio di arrossire?». Ancora una volta entra in scena la grammatica romena; l'oratore esamina la dibattuta questione dell'ora di consegna della grammatica e poi prende in esame il particolare del cambio di ristorante fatto da Giacinto in quel giorno e sottolinea ironicamente l'importanza che il Procuratore Generale e la Parte Civile hanno voluto dare a questo particolare. L'oratore termina la prima parte della sua arringa parafrasando l'apostrofe del Procuratore Generale: «Accusatori, rappresentanti della privata e della pubblica accusa che razza di gente siete voi?». " Niente trucchi ! „ Durante i dicci minuti di intervallo concessi dal Presidente, l'avv. Farinelli è vivamente complimentato dai colleghi della Difesa e dagli amici Dopo il breve riposo l'avv. Farinelli riprende: « Ed ora al delitto. Come lo ricostruiamo ? Tre furie, tre mostri. Porche solo tre? Dovrebbero essere molti di più se fosse vero quel che dicono l'accusa pubblica e l'accusa privata. Si parte appositamente da Saluzzo e da Barge per pigliar contatto con gli altri due. Perchè hanno ammazzato? Per odio ... sempre per odio E noi diciamo : c'era un disgraziato, uno sciagurato che ora pazzo — ma questo della pazzia è un particolare che non mi interessa — Dio volesse che lo sia — c'ero un disgraziato che ha confessato che con l'aiuto voluto o non voluto, spontaneo o non spontaneo, di un'altra disgraziata ha compiuto il delitto ». L'oralore accenna alle due tesi esistenti intorno al delitto. I giurati non devono giudicare su dello probabilità ma su dello certezze. Vediamo le due tesi. La prima che si basa sul concetto dell'odio. « L'altra che vi ricorda che vi è uno sciagurato frequentatore di cinema e il cui delitto ha per sfondo il biglietto da mille da sciupare. Da una parte l'odio da sfogare, dall'altra l'interesse immediato. Prospettata cosi la causa la logica — dice l'oralore — porta al trionfo della tosi della difesa. Le indagini che faremo insieme porteranno ad una conclusione, al trionfo della tesi per la difesa della quale da giorni noi spendiamo la nostra parola. L'accusa dice: vi sono tre iissassini. Giacinto e Carlo Cogo assassini? Perchè? La loro vita di lavoro e di serietà, di studio non conta? Vi è di fronte a loro la canea che urla e che grida alla forca. Ma vi sono gli amici che vengono qui a stringere la mano a questi assassìni ; vengono le più belle figure di soldati, le più belle figure di professionisti ad affermare che sono innocenti. Vi è Agostino, vi è il flore del male; egli ha la capacità di commettere il delitto; mentre egli rubava gli altri avevano lavorato ; Giacinto aveva rifiutato l'agiatezza. « Mi duole che in questo momento non vi sia presente il rappresentante della Parte Civile. Chi rappresenta egli? Rappresenta la disgraziata francese che venuta a Torino non ha sentilo la necessità di portare un fiore sulla tomba della disgraziata di Barge. Rappresentante di costei è venuto a parlare di trucchi ed ha insultato la veneranda canizie dell'avv. Cavaplià. Egli non aveva il diritto di parlare di trucchi in questa causa ove siede colui che dà esempio di probità a tutti, colui che dopo la scomparsa di Franto Bruno è i! prò aito ilei nostri professionisti.., ». CU avvocali della Difesa accolgono queste parole dell'avv. Farinelli con voci di: Bravo ! L'avv. Farinelli chiusa, questa parentesi e scagionata la difesa dall'accusa di istrionismo passa a parlare dei sopraluoghi di Barge ove egli dice neppure i carabinieri erano riusciti a trovare nulla ed ove è stata necessaria l'abilità del cancelliere per rinvenire gli oggetti. » Bove sono i trucchi? Kcco — esclama — il perchè della mia parola di protesto che vibra contro il rappresentante della Parte Civile malgrado che io sia forse il migliore degli amici dell'avv. Orazio Quaglia ». « Non si può parlare di trucco quando a distanza di mesi avviene il sopraluogo della Corto c si trovano i denari rubali in quella tinti"; quando si va a Barge e si trovano le traccio dei furti ili mesi e di anni prima. Rivolgendosi ad Agostino, l'avv. Farinelli esclama : « Quello è un ladro I ». E' doloroso che il difensore del fratello getti questa ignominioso accusa sulla sua fronte; ma è cosi: egli ha lo capacità di rubare. Non l'hanno gli altri. La legenda dell'odio « E veniamo ai movente: odio! odio! odio! E'come la leggenda del mio cliente morto di crepacuore e fuggilo o Paesano, E' la leggenda dell'odio iiistillato per tutte lo generazioni, e che, molecola per molecola, doveva occupare l'animo loro. L'avv. Farinelli rileva elio nessuno ha osato deporro ciie tra il notaio e la povera sorella ci fossero ragioni di odio. C'erano forse divergenze d'interessi, ma ciò è naturale. Divergenze d'interesse esistono in molle famiglie. Ma il notaio Cogo aveva insidiato nei suoi figli l'amore alla zia. Lo dimostrano le numerose lettere della Carolina, prodotte in istruttoria, lettere vecchie, an¬ ectznrpnnspS . , e o i , l a e . o o a e a e e o o n e o oe e a o ca . naiv. ? oo a e ri .. n — e — e o a e ti a a aea e, a — e d r ao sdi na ui nù e e e ei e a n e i e e , o : e o o i e e o a a a e e : i ! i a a i a o a o ¬ tiche, che Carlo e Giacinto non distrussero perchè non si distrugge la corrispondenza di persona che s'ama: si distruggono le lelleie delle persone che si odiano, che ci fanno del male. — Si è fatto — grida l'oratore — il processo in contumacia contro il notaio Cogo. St è istruito un processo anche contro di lui! — E l'oratore a questo punto con parola commossa e travolgente enumero e analizza i rapporti interceduti tra fratelli e sorella, tra zia e nipoti. Neanche in Agostino c'era odio: nel suo cervello ammalalo c'era alimi L'oratore afferma che i Cogo non sapevano del testamento della zia e in ogni modo non avevano scopo nel sopprimere la zia. Toccando la posizione di Agostino, il difen sere si chiede il perchè dei furti di questo terzo imputato. Perchè rubava quelle miserie. Una risposta adeguata l'ha data la scien. za, li prof. Audcnino lo ha dipinto abbondantemente e liti persino ricostruito la scc na a mezzo dell'ipnosi di Agostino. « Sarà, non sarà, li perito non é certo un funambolo non è cerio un falsario. Sarà non sarà. Ma è certo che Agostino ha rubato. .Si è fatta tutta l'istruttoria e si è finito col dire: « Ma che rullalo! La dimostrazione vera elio si voleva uccidere consiste nel fatto che non si è rubato niente? Ma quando Agostino confessa e dice: « Sapete! Ho proprio rubato! Nel tal posto troverete il libretto, eri inoltre biglietti da 50 e da 100 ». Si va a vedere e sì trova clic le cose stanno come dice lui. 1 denari sono proprio della zia. Il pezzo di giornale trovato nella sacco combacia con quello trovato nell'alloggio. E' quindi corto che si c rubato. S: conclude: chi ha ucciso ha ucciso per furto c quindi è stata fanciullescamente ingannata l'istruttoria quando per un anno si è ostinata a gridare che si era assassinato per assassinare, e quindi a chiedere la forca per gli imputati. O sono tutti e tre odiatori di quella povera disgraziata zia e dell'altra innocente fanciulla, o non lo seno. E noi oggi sappiamo con sicurezza che si è assassinato per denaro, anche perchè non è poi una brillantissima posizio. ne quella di chi viene a dire che ha assassinato per rubare. L'accusa sostiene che Agostino si sacrifica per gli altri: è proprio capace lui di quelle nobili virtù. Capacissimo! Si sacrifica per gli altri, lui! « Ma se è vero che ha rubato e che ci sono le prove, la tesi che trionfa deve essere quella della Difesa che dice che si è ucciso per il furto. E poi perchè Giacinto che stava a Saluzzo sarebbe venuto a Torino per compromettersi? E va all'albergo Oriente e dà nome e cognome, paternità, età. Gente di Barge! E poi (perdonatemi l'ipotesi) se anche Giacinto e Carlo fossero responsabili del delitto come mai Agostino nndrobbe lui da Ga.ioitino e compagnia bella a domandare come si faccia per ammazzare con l'acido cianidrico e ad uno studente in medicina quali sintomi lasci la morte per asfissia? Di più: la tesi dei tre colpevoli portava inevitabilmente a questo: che dovevano procurarsi un alibi per tutta la notte, perchè dovevano simulare l'asfissia, e quindi dovevano fìngere di rimanere fuori di casa lutto la notte. Invece Giacinto appena interrogato dice: « Fino alle 24 mio fratello era con me, dopo non rispondo di- nulla ». L'atteggiamento della Palmero Signori giurati — esclama l'oratore — il signore vi illuminerà! Il più strano è che se dobbiamo dire: od i tre e con movente l'odio, dobbiamo prospettare le duo tesi, dobbiamo dire: od i tre e con movente l'odio, oppure quell'altro sciagurato solo colpevole, lui capace a delinquere, mentre gli altri no; rer lui movente dimostrato, per gli altri no; per lui l'interesse, per gli altri un interesse opposto. Si osservi inoltre la particolarità immaginosa del quadro, proprio dei semi-pazzi. La teatralità del delitto incredibile, spaventoso, come nelle sceno del cinematografo, è una riprova della colpevolezza di Agostino. Acido cianidrico, maschera, ecc. sono tutte conferme. Che cosa si può portare contro il racconto di Agostino? Anzitutto le perizie, le quali dicono che gli assassini devono essere stati almeno due, e poi l'accusa della Paimero. AU'infuori di questo, niente, niente, niente I « Ma sono proprio inconciliabili le dichiarazioni dei signori periti colla confessione? Ascoltate la parola della scienza voi che la bistrattate tanto quando vi fa comodo, ed affermate che i professori Audenino e Perrando sono o simulatori o ingannati. Noi crediamo sul serio alla scienza, anche se non c'è neppure un perito di difesa, come non c'è mai stato. I periti dicono di aver riscontrato delle lesioni che l'opera di uno solo non tasta a spiegare. D'accordo. Ma era forse solo Agostino quella notte? E la Palmero? Questa Paimero che l'accusa pubblica ha imputato di correità in omicidio, mentre l'avv. Quaglia ne ha stilizzato una figura di povera vittima? La Palmero non interessa — secondo l'oratore — alla difesa di Giacinto. Ma vuole rilevare alcuni contrasti. La ragazza quella notte rimase allibita e spaventata, senza parole. Ma si dimentica che ha deposto ili avere sapulo del proposito di Agostino il giorno prima. Era Invece terrorizzato... il giorno dopo. Ma doveva essere terrorizzala il giorno prima 1 Essa afferma che ha aperto <v due fratelli, seguitò un palo di mesi ad affermare che ha aperto lei agli uccisori cppol cambia tutto. « E inoltre — esclama l'oratore — spiegatemi perchi questa « terrorizznta » al mattino dopo fa venire le dieci, nasconde le chiavi e fa intervenire il fabbro, perchè insomma si adatta a inscenare il quadro dell'asfissia. Non grida, non dà allarme. Per lo meno la Palmero è quella che fa venire le ore 10 del mattino, che uscendo rinchiude la porta allo scopo di far intervenire il fabbro. E dopo vuol lasciare la casa in fretta! Insomma vi siete domandato, o giurati, rosa ha fatto la Palmero in quella notte??l « La perizia afferma che gli assassini dovevano essere almeno due ed è questa la ragione perchè Carlo è in gabbia. Se occorreva un secondo conrplice, fu facile a onesta serva di fare il nome di Carlo. Ma ali'infuori della indicazione della fantesca che cosa c'è contro Carlo? Prima di dare un verdetto si tratta di essere certi che nel delitto ci furono anche Carlo e Giacinto non che sia probabile facile o possibile che ci fossero. Dovete, o giurati, essere sicuri che ci fossero. L'Accusa dico che c'erano perchè al mattino allo sette furono visti insieme sotto i portici di via Nizza, perchè insieme andarono dall'avvocato, perchè si ritrovarono in quello giornata. No, no — grida l'oratore — queste non sono provo. Si vuole in una tomba di vivi trascinare, oltre Agostino, tutti i Coso. Si dove coinvolgere tutti e tutto I ({titillilo usci rote di qui... « Io sono convinto nel più profondo del cuore che Carlo e Giacinto sono innocenti; io sono certo fino all'ultimo che questi disgraziati nulla hanno fatto. E se voi, o giurali, sbagliaste e li racchiudeste in una tomba pausate che le imprecazioni e le urla dt questi innocenti non arriverebbero lino a voi perchè si dice che !e porte dell'ergastolo siano ben custodite. Le urla e l'eco delle maledizioni, delle imprecazioni di due innocenti sacrificati nel grande processò non arriverebbero fuori dell'ergastolo: ma vi sono delle porte che non sono chiuse, le porte della vostra coscienza. Quali prove, in nome di Dio, la canea che urla, che applaude, che desidera che non rimanga impunito queslo delitto orrendo, che cosa ha portato contro questi due disgraziati ad eccezione della provo fuggitivo di quella demente contro uno solo di questi due disgruzioli, non conlro il mio ad ogni modo? « Glie cosa dunque si è portato contro Carlo e Giacinto? Come potete dire che avete obbedito, che avete condannato perchè la demente \i ho male ispirato? Cosi, o signori, così è la causa: in queslo scorcio ve l'abbandono. Cosi, Giacinto, coltivo carattere, non imprecare più; tra qualche ora uscirai. Ti sei 'ngannato all'Inizio della nostri professione: credevi che la giustizia fosse sempre giustu. Non farai più parte c'-lla nostra famiglia perchè tuo padre ha deciso cosi. Uscirai di qui col ricordo dei giudici che hanno falto giustizia, mn è uno giustizia tarda attraverso mille pericoli e mille insidie. « E in Carlo mi si dice che hai studiato per andare nelle missioni estere: vai fra i selvaggi, troverai forse gente meno selvaggia fesimle è mtocoCtolusotì t ! a a i o . o . di quella che ha gridato contro di te. Va in mezzo a loro, chissà che non troverai la civiltà elio non hai trovato qui. E qui ti abbandono pensando al Aglio che ti era compagno I... ». L'avvocato Farinelli, al termino della sua arringa, non facile da riprodursi perchè occorrerebbe polor integrare i concetti, i ragionamenti, le deduzioni con lo mimica espressiva, la varietà di accenti, lo studiato pauso che sono le caratteristiche della sua oratoria, è fallo segno da parie dei colleghi della Difesa ad una dimostrazione di affettuosa simpatia. 11 Presidente rinvia poi l'udienza a stamane per l'arringa dell'avv. Bozino, al quale succederà poi l'avv. Cavaglia. La sentenza è prevista per sabato sera. -»"0-°- Un investimento mortaio {Tribunale Pertale di Torino) Il 10 maggio 1023 rimaneva vittima di un mortale Investimento un povero operaio certo Brunello Giuseppe. Questi, trovandosi in corso Stupinigi, nei pressi della Caserma ri! Cavalleria, per un improvviso guasto toccato al carretto che trainava ebbe a fermarsi lungo la strada, ondo riparare il guasto stesso. Mentre era intento a tale operazione sentì dietro di sé il rumore di una colonna di ^ carri provonionto da Miraflnri, elio s'avari»» va c por lasciar libero il passo ai veicoli et trasse col proprio carrello sul ciglio della strada, rimettendosi immediatamente ni lavoro. I due primi •corri della colonna giunti in prossimità del Brunetto si portarono accortamente al lalo opposto delia strada, ma 11 terzo veicolo, condotto da tal Peducci Paolo, continuando il suo cammino investiva l'infelice operaio, travolgendolo sotto alle ruote e ferendolo In modo cosi grave da provocarne la morie. In seguito al luttuoso fatto il Peducci Paolo votino rinviato al giudizio del Tribunato per rispondere del reato ili omicidio colposo. I testimoni intesi all'udienza furono tulli concordi néll'nfforirìnro che per poca diligenza avesse usata il carrofliero si sarebbe di certo potuto evitare l'investimento, mentre poi alcuni prosneltnrono la lesi elle 11 Peducci si fosse addormentalo sul proprio carro così da non avvertire la presenza del povero Brunetto. In base a queste risultanze 11 Tribunale ha dichiarato il Peducci Paolo colpevole del reato ascrittogli e lo lui condannato alla pena di mesi li di detenzione, spese di costituzione a rappresentanza verso la parie civile nonché al danni. Prcs.: cnv. Manzone - p. M.: eav. Prassone - P. C: avv. Giulio - Dir.: avv. Baravnlle - C-inc: Menconi.