LaDifesa contro la tesi della complicità di Giacinto

LaDifesa contro la tesi della complicità di Giacinto Il rocesso dei fratelli Coo LaDifesa contro la tesi della complicità di Giacinto LaDifesa contro la tesi della complicità di Giacinto . La prima persona che troviamo entrando nella sala delle Assise e l'avvocato Principio Farinelli. li' la sua giornata, questa. Egli deve parlare in difesa di Giacinto C/Jgo. Niente incartamenti voluminosi, com'è 6ua abitudine. Un semplice foglio di «sarta con qualche appunto e dai floori all'occhiello. Dei giacinti. li fioro è intonato alla pane elle dove sostenere. Non si prevede un'udienza movimentata. Gli imputati sono introdotti nell'aula alle 8,15. Sono tranquilli stamane, pollile nari» la difesa non avranno motivo di abitarsi. Agostino riprende il suo atteggiamento estatico; Carlo e Giacinto si incurvano e col fazzoletto nascondono gli occhi. La tribuna pubblica è come ieri gremita. Molli avvocati nell'aula. L'attesa è viva. Allo ore S.20 entrano il .presidente conte Messca e il procuratore generale Crosta-Cirn.i e l'udienza comincia. Con tono di voce molto basso, tanto che dalla nostra tribuna si stenta a sentirlo, lentissimamente l'avv. Farinelli comincia la 6ua arringa. "Dnc sono Innocenti., "«Ricordo che nella mia gioventù un giorno ebbi a sostenere una causa contro il notaio Giannetto Cogo. Fui il patrono di quel notaio Camahdona che la leggenda avrebbe voluto fuggiasco da Barge per la concorrenza del notaio Cogo, morto di stenti e di crepacuore per l'ufficio che gli era stato rubato; eri io, che ero stato più di vent'anni fa il patrono del Camandona e quindi avversario di Giannetto Cogo, non mi sono potuto trattenere dal sorridere nell'udire come si sono raccontali i fatti. Il Camandona cedette il suo uflìcio di notaio a Barge in cambio di altro ben avviato di Paesana, e ivi mori poi, onusto di anni e di denari. « Passarono gli anni. Io avevo perduto di Vista il notaio Giannetto e la sua famiglia. Un giorno, anzi, un triste giorno, quando già era scoppiata la guerra, ebbi occasione di vedere uno del suoi figli, Carlo Coro, che partiva per il fronte. Avevo accompagnato alla stazione un mio figlio che partiva pure lui, e li vidi entrambi salire su quella tradotta che pareva — come disse la zia Carolina — un carro funebre. Figuratevi poi il mio sdegno quando udii parlare, di finzione a proposito delle lettere che il figlioccio scriveva alla madrina, lettere tanto simili a quelle che io ricevevo dal figlio mio. Conobbi poi meglio Carlo al Tribunale, lira un giovane timido, tremava perfino quando gli si parlava. Bicordo bene che una volta essendomi a lui rivolto per rapporti di ufficio, forse per l'autorità chi mi viene dagli anni, egli chinò gli occhi dinanzi a me, arrossendo. Quello, il violento dagli occhi di gazzella! I.o rividi altra volta allorché egli volle entrare- nella nostra famiglia, tra gli avvocati che vestono la toga, o fui proprio io, o signori, che gli diedi il lascia passare. Io fui il suo esaminatore ne] Collegio dell'Ordine. « Passarono altri anni, e un tirste giorno avvenne il delitto più orrendo che si possa ideare. Mentre si scatenava la curiosità morbosa del pubblico, o signori, la Giustizio ha ghermito Carlo Cogo, lo ha ghermito perche vi è una femmina che dice; «Carlo Cogol Vi eri anche tu guella triste notici Vi eri anche tu!». Signori, quelli che hanno conosciuto Carlo Cogo, come l'ho conosciuto io, tutti hanno detto: «e imposibilel ». Tulli! Non vi è uno che lo abbia conoseiuto e che non abbia urlato quel suo grido tra sbarra e sbarra: «sono innocente 1 ». Lo abbiamo ripetuto tutti noi. E' impossibile! « Signori Giurati, non credevo che un giorno avrei avuto l'onore di ditendere i tìgli di colui del quale ero stato avversario. Non credevo, non lo speravo. Attendevo che la giustizia facesse il suo corso, e quando un giorno Ei sparse la notizia che quella femr.mina aveva ritrattato e che nella serata i Cogo sarebbero stati liberati (notizia sparsasi come fioriscono tante leggende intorno ai fatti dì sangue) dissi che una volta tanto si era fatta giustizia per una voce! Ma la voce passò. Passò così qualche anno, signori, e alla vigilia del processo bussò alla porta del mio ' ufficio Giannetto Cogo. Bussò alla porta del patrono del suo nemico, alla porta dell antico avversario, e gli disse: « Io ho tre tigli. Due sono innocenti». Bue sono innocenti, mi disse, o signori giurati. « Vuol dirlo per ine alla Corte?». Ci guardammo negli occhi o signori, ed io ora sono qui per proclamare dinnanzi a voi, in nome della giustizia e in nome della umanità, in nome di tutto quanto vi è di più sacro: «Giacinto e Carlo Cogo sono innocenti ! ». M Cattivo carattere,, «Ho voluto che al mio fianco fosse un compagno di scuola di Giacinto Cogo, di comi che in modo particolare io difendo. Ho voluto che vi fosse al mio fianco uno che vi portasse con l'onda del suo sentimento la buona narola d'amore: il compagno! Colui che ha visto crescere questo tenero virgulto; colui che ha assistito alle sue prime lode per la vita, per la sua modesta vita Intemerata di onestà e di lavoro. Ho voluto che venisse questo compagno, perchè mi sono ditto: « Noi discuteremo, noi faremo dei ragionamenti, saremo aspri noi pure nella forma, saremo rudi, ma sarà bene che il compagno, l'antico compagno di scuola dell attuale imputato, porti nel dibattimento la pnroia dell'amicizia sincera». Se la mia parola potrà forse in qualche momento sembrarvi troppo aspra, pensate, che sarà pur sempre soffocata dal grido dell'indignazione che io sento e eie cercherò di reprimere soltanto per più serenamente e limpidamente discutere ». Ed entra nel vivo dell'arringa: « Parlerò, comincia, senza fronzoli, senza lenocinli di forma. Non mi curo del plauso, o signori. M importa il trionfo dell'innocenza! (Gli altri difensori approvano con esclamazioni ai: bravo! bene!). Giacinto? lo ti difendo! bi dice di lui: cattivo carattere: d'accordo 1 Villano : d'accordo! Ha protestalo e anche ili modo inurbano: d'accordo. Già, sono tre anni crie soffre i più inenarrabili dolori e si pretende che egli ringrazi e saluti, e si levi il cappono, come ì cavalieri antichi prima di incrociare le armi. Questo si pretende da Uiacinfo Cogo, innocente, c da tre anni in cai-, cere! Ma l'animo suo a questo punto si rivolta e lancia talora parole d'ira, paro.e di disprezzo! lo gli dissi un giorno, pregandolo e minacciandolo: « Se tu continui cosi andrò via io! ». . L'avv. Quaglia, ha posto ieri una domanda, quella domanda che ha provocato gii scatti itosi di Giacinto Cogo. Perchè lepi-, sodio relativo alla confessione di Agostino, la semata in carcere tra i tre fratelli, non è stata subito narrata? E' scherno cotesto, 6 scherno! Qualunque atto compiuto, onestamente, a difesa è tacciato di trucco, e poi si grida: perche non lo avete detto subito, rispondiamo: Ci avreste forse creduto? Perchè non c'è nessuno che ha sentito, si dice che non è vero? In realtà c'era qualcuno che ha sentito, che ha creduto di deporre la toga, anche forse in previsione di un altro ufficio non meno autorevole, e che non si è sentito di deporre: ma il testimonio c'era o signori. Vi si dirà: gli agenti non sentirono! Oh che fola! Ma se sono loro stessi, gli imputati, che dicono: l'incidente avvenne fra noi. i.a guardia che si affacciò non deve aver visto, o se avrà visto avrà finto di non vedere. Un rapporto non io fece e guando fu fatta l'inchiesta sarebbe slato strane che proprio questa guardia si fosse accusata di negligenza. Scatti? Lo scatto che fece quella volta, quello si è nel ca-. ruttare, o signori, di Giacinto! E quando I Carlo si rivolge contro Agostino ed inveisce | ha in merte l'infamia gettata sul nome dei : Cogo per opera di Agostino, il grido di « ma-] scalzon" » non lo avrebbe lanciato se fossero tolti uniti da uria medesimo catena criminosa. Ma non vi è pericolo che il grido si ritorca contro di lui perchè a veni.; e i una sola. E tuttavia Giacinto 6 da tre .inni ! in carcere! Si fece un'istanza alla GlusttEia, e la Giustizia fu sorda. E il giorno che si chiederà uno di quei confronti che modestamente si concedono a lutti queslo confronto sarà negato e si dirà: « Farcle lo voBtre difese al dibattimento ... Cattivo carattere; d'accordo, Giaeinl..; Non ha però da lodarsi eccessivamente della buona giustizia e del buon diritto altrui. PerrMé vi A un delitto orrendo e si parla di de¬ lteèarzmtrDcbm« G;iteddddpms« lanlsmcftcvfopDteddtevhvcCqdqoodgceqftnatdhhpqamboddicaèCqpccdsTl■cmlemmoa litto famigliare, senz'altro, lutti e tre i fratelli Cogo sono creduti colpevoli. E siccome è giusto clic se ci sono dei colpevoli ci siano anclie coloro che debbono duramente pagare, si è creduto sufficiente di portare dinanzi ìi voi, signori giurati, la ferocia e l'ini, mcnsìlà del delitto per chiedere per lutti e tre un'atroce punizione. Cattivo carattere! D'accordo, ma con Giacinto si è fatto il gioco del gatto col topo. La sera del 7 dicembre, il giorno dopo il misfatto, lo hanno chiamato come testimonio, e gli hanno detto: « Dov'è staio ncila notte tra il ù e il C? » E Giacinto ha risposto: « Fino a mezzanotte ;il te.-it.ro Carignuno; dopo all'Albergo Oriente Quello che abbiano fallo i miei fratelli dopo la mezzanotte io non lo so, non posso dire nulla di ciò. Saranno loro?Io non ci credo, ma se fossero loro il delitto c cosi orrendo che non avrei riguardò neanche per mio padre ». Lo lengouo in Questura fino allo P. mandano agenti all'Albergo Oriente per riscontrare le suo dichiarazioni. Egli ha detto: « Sono rientrato alle 0,20 e ne sono uscito la mattina verso le 3.30 ». Gli agenti tornano e dicono che è perfettamente vero. E allora Giacinto è messo in libertà. «Una parentesi, o signori giurati; quando si faceva l'interrogatorio a Giacinto nel pomeriggio del 7 dicembre vi era ancora una cosidetta verità proclamata, che il delitto fosse avvenuto allo una di notte. N'on si poteva desiderare precisione maggiore. Lo diceva una persona che vi aveva assistito, che vi aveva preso parto. Lo dice anche l'accusa. Dopo si è cambialo, ma anche oggi quando l'accusii vuole chiudere la bocca alla difesa di Carlo dice: «Una donna vi ha vistolo. « Dunque Giacinto dà la dimostrazione del suo alibi delle O.ilU; il delitto è venuto allo una e lo lasciano andare. L'una era un'ora indifferente. Se Giacinto era tornato alle o.ii» all'Oriente, aveva anche potuto, in via d'ipotesi trovarsi in via Nizza, 9 allo una. Non ci voleva neanche l'ingegno di Orazio Quaglia per supporre la compartecipazione anche di Giacinto. Due giorni dopo si cambia l'ora. Per fortuna, perchè c'è una Provvidenza, bisogna proprio dirlo 1 Si è potuto accertare che il delito è avvenuto alle 93 o olle 23,30. Allo 93,30 si ha il tonro finale. Allora si ripiglia Giacinto. Porcile? Perchè Giacinto si dice mira a salvare il fratello! Ecco perchè Giacinto, cattivo carattere, è dentro! prima: delitto avvenuto alle una; fuori; delitto avvenuto alle 23.30: dentro! E dentio neanche eccessivamente por burla, perchè hanno detto: i ire fratelli Cogo sono tutti colpevoli I Meritano tre forche. Anche lui c'era! Anche Giacinto è coautore; ergastolo anrlie per lui. Invano protesterà: « ?o la palmero mi esclude perdio mi arrestano? ». Dico che non la conosceva questa donna, ma ei sarà un Tizio che dico di averlo visto alla stazione di Barge insieme con lei Si fanno ricerche ed infatti si trova un mascalzone che viene a dire di averli visti insieme. Ma questa volta si fa il confronto, e. si accerta che Giacinto e la Palmero non si erano mai conosciuti.

Luoghi citati: Barge, Paesana