Giacinto conosceva e rafforzò l'idea delittuosa

Giacinto conosceva e rafforzò l'idea delittuosa Giacinto conosceva e rafforzò l'idea delittuosa « Signori, vi ho parlato di come si è svolto 11 reato, vi ho data la dimostrazione che dovevano essere per lo meno due gli esecutori materiali, ho legato insieme Carlo ad Agostino, Giacinto a Carlo, e mi resta a parlare della Palmero. Della Palmero non vi ho ancora parlato. Di essa ancora non mi 6ono valso. Se questa non ci fosse, se nella casa di via Nizza, 9, non ci fossero stale che le due vittime, la vecchia e la giovano, se il delitto si fosse svolto senza la testimonianza o, come dite voi, senza la complicità di Margherita Palmero, la mia dimostrazione avrebbe ancora qualche lacuna. Ma c'è anche Margherita Palmero I Ora essa è lontana di qui, nel silenzi malinconici e tristi del manicomio e folleggia. Qui è la sua ombra. E la accusa, non di altro le fa carico se non averlo aiutato, per suo invito, o meglio per suo ordine, nella vestizione della signorina Bordon e nel lavaggio dello lenzuola del letto della zia Carolina. La Palmero ha detto la verità « Vive la parola della Palmero nella causa e vive soltanto cosi come poteva e doveva vivere. Ieri quando io ascoltavo la cesellatu ra critica delle deposizioni Palmero fatta dall'amico Bardanzellu, e quando egli mostrò una, due, tre, nove, dieci pagine delle sue contraddizioni, io pensavo: • C'è questo divaIo fra te e me: tu mi vai discutendo, con la calma magnifica della tua logica e della tua perspicuità, una creatura che per comodità polemica mi forgi tranquilla e indifferente, come se fosse estranea al delitto; invece io mi volgo alla creatura, infinita miseria umana percossa dalla più orribile delle sciagure, fulminata dalla più orrenda delle disgrazie «dico; «Non facciamo dei fantocci con gli uomini e le donne che dobbiamo giudicare: seguiamo la creatura con la sua anima, col sangue, con la sua sensibilità, con la sua emotività 1 Mettiamoci sempre vicini alla creatura che dobbiamo interpretare. Parliamole da solo a solo, senza finzioni, senza menzogne t « Margherita Palmero era venuta appena dalla campagna alla città, per servire. Dice il prof. Raimondo che era una ragazza laboriosa, tutta dedita ai lavori del Ciampi, una ragazza che lavorava per i suoi, e, quando le avanzava del tempo, andava a lavorare per gli altri. Dice la signora che la mise al servizio della Cogo Carolina, che da principio la Palmero diede qualche motivo a lagnanze, perchè era un po' bugiarda, ma che più tardi la signorina Carolina ebbe a dirle: « Oh, se l'avessimo conosciuta dieci anni prima la. C'è stata una serva di casa Cogo, la Perassi, la quale ha fatto qualche appunto a questa serva nuova di casa Cogo. Ma resta 11 giudizio della sua padrona che si compendia nell'esclamazione che vi ho riferita. Nessuna lagnanza, all'infuori di quelle che sono 11 ciarpame comune dei vizi delle persone di servizio, si è levata contro la Palmero Non rubava neppure sulla spesai Dunque Margherita Palmero non ha precedenti criminali. C'è bensì una lettera in atti del padre Cogo che, nel primo principio dell'istruttoria, dice, riferendosi ai genitori della Paimero: « Quei pazzi criminali dei genitori della Palmero I» ma le informazioni le avete sentite: si tratta di una famiglia di oneste persone. Si è sospettato di un fratellastro della Palmero, un soldato di' cavalleria, ma poi ogni sospetto è svanito. La buona figlinola dei campì, e dico questo non per quella religione degli umili di cui si»proclamò primo sacerdote l'avv. Ollivero, ma perchè questa è la verità; la ragazza che era vissuta sempre nei campi, era venuta in città per la prima volta, era andata al servizio per la prima volta. Ora, o signori Giurati, se le creature umane non devono essere fantocci, ma creature di carne e di sangue, se nessuno, neanche Agostino, accusa questa ragazza di aver partecipato al delitto che da Agostino medesimo anzi è data solo come spettatrice e, dice lui, coadiutrice nei postumi del delitto, quando non c'è più colpa, pensate voi cosa ha dovuto essere per quella ragazza quella notte, quella scena! Le due padrone la vecchia zia e la giovane signorina Bordon, con le quali ormai andava d'accordo e che le volevano bone, all'improvviso le vede assassinare. Prima, nella notte ode gemiti, grida e trambusto. Assiste alla uccisione delle due donne e vede i due nipoti che vanno e vengono. E' il delitto che serpeggia e guizza, e le porta la minaccia: -.Sta ferma ! se no ammazzeremo anche te I La servetta nella tragica notte • L'avv. Bardanzellu avrebbe voluto che la Palmc-O spalancasse, le finestre e gridasse. Ci sono o signori dei terrori che inchiodano, che immobilizzano la bocca, che- la inchiavardano, come la morte, che prendono i nervi, le braccia, le gambe... Si vorrebbe gridare come nel sogno che ci angustia, ma non kì può. Dice la Palmero: «Non ho potuto neanche più muovermi 1 ». E' la verità o signori 1 E' quello l'effetto del terrore, specialmente in una ragazza semplice, ingenua, venuta dai campi, costretta a. essere spetta(rice di cosi atroce pena. La Palmero è rimasta tutta la notte chiusa in casa con gli assassini, con le due morte, e da questa donna voi chiederete l'impeccabilità del ricordo e l'avv. Cavaglià scriverà per lei alcuni di *aei quadri sinottici di cui è maestro per confrontarne gii interrogatori e l'avv. Bardanzellu scriverà nove o dieci pagine dello s-ue cónnudflizlonltT 'Non facciamo i fantocci I asciai che viva la creatura percossa e mi¬ ilsonomia ini foce impressione! ». c e qualche altro <he la vede meiiìre va a farsi il fagotto, lei che poteri scappare benissimo quando era andata a chiamare la contessa Manassero. e che invece è ritornata. E li in Scili le guardie, e lei, la delinquere, lei la colpevole dice: «Adesso posso armarmene Non ho più niente da fare ». Narra la guardia mnnicipalò Ponzio, uno dei primi accorsi: «Sembrava indifferente al delitto che era successo ». E il fattore della Manassero il Bruno, dirà: « Non dimostrava dolora ma pauraI». Anche il fabbro riferisce: ¬ « Era impaurita ! ». E* questa e la espressione della creatura gettata alla ventura da un pugno del destino, fra il delitto e il carcere, fra la morte e la vita! Quando pensa a cose lontane, la Palmero sembra lieta o indifferente. Quando invece ripensa alla visione orribile della notte il suo Viso diventa cadaverico e vuol fare fagotto e fuggire. C'è poi il momento in cui è presa dalla paura e risente la terribile minaccia. « Ti ammazzeremo!». C'è anche il Umore di essere arrestata come assassina, chiusa in carcere come assassina, anche lei perduta per sempre. Signori giurati ecco il dramma di Margherita Palmero, e volete ancora coglierla in contraddizione, volete che questa donna abbia la memoria esatta dell'ora del delitto, volete che questa donna possieda ancora la percezione esatta del tempo? Il terrore ha fatto si che per lei la successione del tempo non ha più significato. c Pensate la Palmero che assiste aila terribile scena dell'orrendo misfatto, che ode, come essa dice, per tutta la notte i gemiti della padrona e della Rita! Questa creatura è impazzita dal dolore, è immobilzzata dal dolore e crede ciò ohe altri testi hanno smentito che le due vittime abbiano dato gemiti per tutta lo notte. Esaminiamo le sue deposizioni e vedremo che spariranno le circostanze occasionali, ma che ritorneranno sempre costantemente i nomi di Agostino e di Camlo. Anche nelle ore più angosciose non dissocia Agostino da Carlo. La metteranno a confronto con costoro, ma essa persisterà a sostenere la colpevolezza di ambedue; due sono le morte e due sono gli assassini: varierà, corno ho detto, le circostanze di contorno, ma gli artefici che l'hanno affrontata, l'hanno inchiodata al muro per la paura, che hanno cotso su e giù per. 1 corridoi, nelle stanze con le lenzuola insanguinate, che hanno inscenato l'asfissia, rimangono due. Ora la Palmero vive.di allucinazioni, vive di raccoglimento, di vanità, di stranezze, ma c'è un incancellabile grido «Ti ammazzeremo!». La sua follia è dominata da questa manìa di persecuzione; teme che l'uccidano le infermiere: ogni tanto sente una voce che pare le dica: « Ti ammazzeremo! ». Come in quella notte, in cui la vecchia zia e la giovane fanciulla giacevano trucidate. l o a n i a i o : " Le menzogne di Carlo sono le menzogne di Giacinto „ « Oggi, eignori, la disperazione è dovunque. Nel manicomio, una demente ; nel camposanto, le morte ; nella casa di Barge, innocenti creature che aspettano trepidanti, e dinanzi a voi tre assassini, legli dalla stessa sorte. Avete già sentito le menzogne di Carlo; sono le menzogne di Giacinto; gli incontri di Carlo sono gli incontri di Giacinto prima e dopo il delitto. Giacinto, ha detto il P. M., non c'è stato la notte in via Nizza, non abbtaino le prove. La Palmero, le cui affermazioni nella individuazione dei colpevoli sono inetniivoeabili, non lo dice. Ma Giacinto sapevi-, la consapevolezza di Giacinto n«n e quella dell'assente, dell'estraneo; è la consapevolezza del fratello che sa che due altri f:iteili commetteranno il delitto e va al mattino dopo immediatamente a raccogliere notizie in via Nizza. La legge nostra, o signori, non punisce di correità se non colui che ha determinato il delitto rimanendone soltanto coinvolto' moralmente e colui che ha preordinato la consumazione del delitto. Non possiamo dire che Giacinto abbia determinato il delMto. C'è una determinazione per l'odio fanr.igliaTe e di questa dirò poi, ma non basta: egli deve la sua adesione morale al dr-ll'to che si doveva compiere, ne segui a Torino la preparazione prima e dopo, colla sua adesione fraterna, colla sua assistenza immediata, rafforzò la decisione e la risoluzione dei fratelli. Con questo il P, G. nella sua alta giustizia, ha modificalo la sentenza della sezione d'accusa che lo vuole correo nel delito ed ha chiesto soltanto la condanna per complicità. « Vi ho parlato di odio famigliare. Voi non pretenderete che io vi dia a peso dell'odio: l'odio e l'amore sono elementi imponderabili di cui nessuno può misurarne il peso, lo non vi farò tutta la storia di Barge; mi limiterò a citarvi le testimonianze di quelle persone che ebbero le confidenze immediate delle due povere vittime. Io ho raccolto con molta pazienza le testimonianze di quelle s-r.'norine che furono calunniale nella discussione ciie mi ha preceduto per farle tiitt? scomparire in un medesimo fascio ' di incredulità. Non è lecito sbarazzarsi in questa maniera di testimonianze che non fanno comodo, tr.nio più quando tutte le testimonianze che io vi ricorderò, tranne una, si sono svolto in quest'aula, al vostro cospetto, colla massima Tranquillità, senza, alcuno di quegli aitaci)! che la difesa usò verso altri testi. Non è lecito soffocare le voci delle podere estinte che quasi per decreto della provvidenza sono state affidato a queste loro amiche perchè le portassero ai giudici dei loro assassini ». Aridità, interesse, privilegio L'oratore cita qui brevemente le parti essenziali delle deposizioni delle testi HuntMengozzi, Angela Maria Maiola, Solaro, Delia Pianta, Edvige Borletti, per dimostrare che tra la Carolina Cogo e suo fratello notaio Giannetto esistevano dei dissidi gravi. » Queste testimonianze, dice poi sono 1 documenti rivelatori della stato d'animo esistente fra i Cogo. Non ci sono testi o signori della '.otta del giorno per giorno, non ci sono testini'ini de! nascere e del crescere, giorno per giorno, dell'odio, del disprezzo del dosidério ili vendetta; no! Ci sono i segui rivelatori d< ": > ttato d'animo uclia Carolina in tulle queste testimonianze! Quando voi vi trovate di fronte ai nipoti che dicono il loro rande ìtmure per la zia, notate ohe hanno un torlo solo: quello di proclamarlo l:;tU e tre, dopo che Agostino ha confessato; hanno il torto di tar dire dai testimoni che tutti e tre errino bravi figlioli; anche Agostino i-he ha confessato, in verità la signori) Mimassero ha devio ili isiruttofiii, ed ha ripetuto al dibattimento, che trattavano la zia con poco riguardo e la Edvige Borlotti ha detto che. i rapporti fra la zia e i nipoti erano buoni, ma che la Carolina Cogo si lamentava che la trascuravano per colpa del padre; ed infine lu teste Marcella Solaro ha deposto del contegno riservato verso la zia quando erano più aspri i dissidi fra la Carolina e il fratello. Ma la Rita, con la sensibilità più viva della ragazza che cresce, che conosce, che son- ih un po' di disagio per essere in quella casa come uriai intrusa, la Ulta-non ha In bontà della zia, ò più aperta, più franca conle proprie aniiclie e dice: , Carlo è falso; la zia non vuol saperne di questa mia opinione, s capisce, è il suo beniamino: ma io credoche venga qui per sentire quello che si dice o poi riferirne a casa ». E la Maria Ajmarefto,ti ripete ancora: « Ti assicuro elio quV-ragtìz-zi sono tutti falsi ». K quando nell'uUiino col-loquió, mentre la Rita si sfoga • ;m le amiche a dire dia questi nipoti sono falsi, che von-a _,^,;„„ jnl j », A motivo del contegno tenuto dagli im-gono in atteggiamento di spia, che non hanno senso morale e mentre queste cose dice con voce forte, dietro ai vetri della porla della camera da pranzo, si prollia una figura, al consiglio dell'amica ili parlare piano ri-sponde. « E' bene che sappiano quello che penso; è ora di finirla». « Povera creatura! Da chi sei nata, donde sei venuta? C"ò una buona donna clic ti ha raccolta c che dirà un giorno« .Se non fossi stata in coltivi rapporti con i mici, se avessi avuto la pace in casa non avrei preso questa ragazza ». E poi contenta dirà: « E' tanto buona, tanto gentile ». Finché è piccola la si potrà portare per mano allo passeggiato, alla, cascina, alle merende, tutto va bene; è piccola non fa ombra. La padronanza di Giannetto Cogo su Carolina, e dei nipoti su Carolina è dominante, predominante. Ma poi la piccola bimba, venula dal difuori, è entrata nella casa sconosciuta, si fa grande, acquista una personalità, una volontà, diventa un'altro centro vivo accanto alla povera zia. Di giorno in giorno si fa più forte e più potente e a mano a mano crescono gli screzi, gli odi e i rancori. E ciò quanto più questa bontà confidente, questa bontà fedele che sta accanto alla zia prende potenza e fOTza. Ecco il gioco o signori, ecco il terribile gioco morale e psicologico di questa causa: lo sfondo: avidità, interesse, privilegio di nascista di casa "Cogo da una parte, odio vigile, adunco, occhiuto, dalla potenza giovane che cresce che si afferma. Più cresce l'abisso e più per colmarlo non vi è che gettare la creatura odiata in una tombn. E cosi è stato fatto». E conclude: « Signori, l'abisso cresce sempre più nella casa, in quella casa dove la Rita pensa di essere figlia adottiva, dove pensa di avere un focolare, un cuore di mamma che batte per lei. Intorno a lei è l'invidia, la vendetta occhiuta; intorno è la insidia del destino, pronta a ghermirla appena sia qualcosa, appena valga nel mondo qualcosa. Prima di assassinare la zia hanno assassinato questa perchè neanche per un solo momento l'eredità trasmigrasse, iddio ha dato la pace alle due creature morte assassinate. Iddio attende al tribunale divino i colpevoli che la giustizia umana non tocca, non perseguisce'. In nome di Dio, in nome dell'umanità, per le creature sante estinte, per l'oltraggio infinito di umanità che nella notte orrenda fu perpetrato, voi, giudici di coscienza e di onestà, fate giustizia ». Il pubblico applaude pinati, ed i battibecchi provocati dalla Difesa, l'arringa dell'avv. Quaglia si è svolta in una atmosfera satura di elettricità. Il pubblico, che gremiva la tribuna e riempiva tutti 1 posti liberi nell'aula, per le ragioni che abbiamo indicate, ha parteggiato per l'oratore e ne ha dato chiara manifestazione. Sino a che gli imputati si sono limitati a mettere la sordina alle loro imprecazioni e gli avvocati della Difesa sono rimasti silenziosi il pubblico ha seguito attentamente l'avv. Quaglia nelle sue argomentazioni, rimanendo silenzioso; ma quando ha udito le interruzioni degli imputati, da essi" si e sentito offendere e ha notato come ogni pretesto non era determinato che dal proposito di intaccare la ricostruzione fatta dall'oratore di P. C, è insorto. Di questo stato d'animo ha dato la dimostrazione al finale dell'arringa prorompendo in acclamazioni subito frenate dal Presidente. L'udienza è stata in seguito rinviata. Parleranno stamane gli avvocati Bozino e Farinelli per la difesa di Agostino e di Carlo Cogo.

Luoghi citati: Barge, Torino