De Bono fu interrogato dai Magistrati al Comando della Milizia

De Bono fu interrogato dai Magistrati al Comando della Milizia De Bono fu interrogato dai Magistrati al Comando della Milizia Una circostanza a proposito della valigia del Duiuini - Il cadavere di Matteotti al Ycrano? - Elementi nuovi denunciati dall'on. Modigliani - Importante mandato di cattura alle viste dopo la deposizione del trattore delle "Brecche,, - La vittima fu derubata di 8000 lire? o ; ; Roma, 7, notte. La Sezione di Accusa, che istruisce il processo per l'assassinio dell'on. Matteotti, si è concessa ieri un breve riposo: il comm. Del Giudice e il comm. Tancredi, non si sono recati a Palazzo di Giustizia, nè in altri posti per espletare ulteriori indagini. La valigia del Dumini passò per le mani della P. S.? Oggi i giornali confermano la notizia, da noi trasmessavi nei giorni passati, che il senatore De Bono e già stato interrogato. Il Sereno, a proposito, specifica che l'ex-direttore generale della Pubblica Sicurezza è stato ascoltato nella sede del Comando della milizia fascista, ove i comm. Del Giudico e Tancredi si sono recati insieme con il cancelliere Scagnetta. Ma tanto la deposizione del senatore Do Bono, quanto ciucila resa l'altro ieri dall'on. Pinzi non sono da considerarsi definitive; essi verranno certamente sentiti nuovamente e soprattutto quando nel corso dell'istruttoria emergeranno nuove circostanze che potranno riguardarli direttaniente. lina circostanza nuova, ad. esempio, viene in luce so'.o oggi, in relazione all'arresto ilei famigerato Dumini. E' nato che il Dumini tu arrestato alla stazione di Termini, sul treno col quale era in procinto di partire. L'arresto fu eseguito, in seguilo a mandato di cattura, da-! cav. lantani, commissario delVufficio di P. S. della stazione. Arrestato il Dumini, il commissario gli sequestrò quella cecia, valigia in cui furono poi trovati indunjenti insanguinali, un coltello, ecc.; ma affermasi che — ed ecco la circostanza grave che viene ona in luce — mentre il cav. Jantaffì pensava giustamente di dover consegnare la valigia, Insieme all'arrostato, all'autorità, giudiziaria, ricevette l'ordine di portarla subito alla Direzione della Pubblica Sicurezza, e solo un'ora .dopo il sinistro bagaglio fu rimesso all'autorità giudiziaria. Intento, per la cronaca, il commissario Jaiitaffì — che e un distintissimo funzionario — ed anclie il vico-cc-mmifsnrio Argenti, dell'ufficio di stazione, sono stati interrogati dalla Sezione di accusa. Stesero, poi. ha avuto luogo nel gabinetto del piesidente della Sezione una riunione dei periti Ascarelli e Fioretti e dei difensori de/rli imputati per un supplemento di perizia sul coltello e sugli abiti del Dumini. Il cadavere e una denuncia dell'on. Modigliani Il Mondo, dopo avere trattato stasera la questione che presto i magistrati dovranno decidere di contestare agli imputati dell'assassinio dell'on. Matteotti anche il reato di associazione a delinquerò (art. '218 del C. PJ, torna sul problema ci eia sparizione del cadavere della vittima: <■ Pare impossibile, ma nonostante gli esectltoii materiali del delitto siano stati assicurati alia giustizia ed interrogati dai magistrati, non si ha ani' ira alcuna notizia intorno al cadavere di-i on. Matteotti; fatto di enorme gravità, al quale, come giti spiegammo, si ricollegano responsabilità gravissime di organi di Questura, e specialmente dell'ex-direttore generale della P. S., senatore De Bono. Che une ha fatto il cadavere dell assassinato? la mancanza di elementi precisi e dopo l'insuccesso delle investigazioni compiute nella macchia e nel lago di Vico, i giornali devono raccogliere, per affidarle alle indagini giudiziarie dei magistrati, ie voci e le ipotesi di pubblico dominio ». ■ A proposito del cadavere, è stato interrogato anche l'avv. Mario Ferrara, redattore del il/ondo, il quale avrebbe dato indicazioni sulle notizie pervenute al suo giornale intorno al cadavere dell'on. Matteotti, che sarebbe stato prima depositato all'Ospedale di San Giacomo e poi trasportato al Vereno Tale notizia venne data per mezzo di lettere anonime Ma più importanti elementi sarebbero ora a conoscenza del magistrato in seguito ad una denuncia fornirle dell'on. Modigliani. E' questo un fatto nuovo. Una persona, di cui si conoscono con precisione tutte le generalità, si presentò all'on. Modigliani e g'i comunicò che sapeva con sicurezza che il cadavere dell'on. Matteotti era stato sotterrato al Vereno, che conosceva con precisione il posto e che era .pronto a dare tutte le indicazioni necessarie. L'on. Modigliani, in possesso di queste informazioni, si è recato dai macfistrati inquirenti, per metterli al corrente di quanto sapeva, ma non avendo ìrotuio conferire con essi, ha scritto una lettera alla Sezione d'accusa, nella quale espone ■ fatti, dardo le generalità rleiritiformntnre e sollecitando un sopraluogo al Verano. Ora sembra che, in base a questi elementi riferiti dall'ori. Modigliani, sieno state iniziate indagini importanti. Alcuni giornali segnalano che pochi giorni prima dell'assassinio l'on. Matteotti ricevette dalla madre uno cheque di otto mila lire. Lo eli eque risulta da lui cambiato e la somma riscossa in una Banca di Roma. Ma risulterebbe anche che l'on. Matteotti non avrebbe versato a casa nè fuori la.somma riscossa. Sicché doveva averla ancora addosso al momento in cui fu preso dai sicari e ucciso. Insieme alle altre carte i sicari gli avrebbero anche rubalo le ottomila lire. Dal conio delle Brecche ad un nuovo mandato di cattura Un vivo interesse ha destato la deposizione del proprietario della trattoria Urecclie, sulla gente che frequentava il suo locale. Egli non ebbe mai alcun sospetto sul Dumini e compagni, dato soprattutto che essi, insieme con il comm. Rossi, frequentavano il locale in compagnia di note personalità del mondo politico, di qualche sottosegretario e qualche ministro. Il Dumini, in data 21 maggio, disse all'oste che sarebbero giunti da Milano alcuni suoi amici, ai quali egli avrebbe poi saldato il tonto. L'oste annui, ma chiese al Dumini la sua firma sotto ogni nota quotidiana. Egli firmò Ano al '29; gli amici venuti da Milano erano sei o sette. 11 29 sparirono tutti, e non si fecero piti vedere, lasciando impagato un conto di 1870 lire. La deposizione del trattore delle Brecche — che fu lunghissima — sarebbe resultata assai grave : tanto che in relazione ad essa vien messa la voce — rilevata anche dal Corriere d'Italia — che al Palazzo di Giustizia si parla di un altro mandato di cattura. Ma il magistrato, pripia di procedere oltre, avrebbe deciso di sentire i camerieri della stessa trattoria e, secondo quello che essi diranno, il mandato di cattura sarà emesso più o meno presto. Secondo informazioni che raccogliamo stasela, si tratterebbe di una persona molto nota nel campo politico, ma residente fuori di Roma. Le " contesse del Viminale „ sarebbero per ora 4 Dacché i giornali hanno cominciato a parlare dell'attività sentimentale e politica della contessa del Viminale, sono apparse indiscrezioni, interviste, smentite, dichiarazioni, in base alle quali si è oimai accertato che la contessa del Viminale non e un_ sola, ma che bisogna distinguere almeno quattro signore le quali tutte hanno, quale più quale meno, diritto al titolo, anche se ognuna del pari fosse addetta ad una sua particolare specialità, vuoi nel campo sentimentale, vuoi in quello più pratico degli affari. Tutte avrebbero però in comune una grande incertezza e molta confusione ' nell'albero genealogico e una dubbia consistenza araldica. Il Popolo stasera elenca cosi quattro signore. Una prima contessa sarebbe una tale signora dal cognome esotico e reboante, cho oggi avrebbe riparalo lungi da Roma, continuando a menare vita di lusso nei grandi alberghi. Questa pseudo-contessa, ai felici tempi d.i De Bono, Rossi. Dumini. frequentava il Viminale essendosi specializzata in affari cinematografici. La seconda si dice che godesse le particolari simpatie dell'ex-capo della Pubblica Sicurezza e sarebbe moglie lrssrvcdcinguìcDaevb a e l e e o i n e o e di un alto funzionario dello Stato, da questi divisa legalmente. Costei era specialista nella Famosa a Ceka » inquirente, le cui gesta sono esaurientemente illustrate. la terza, con tanto di madre, cioè di madre, in l unzioni di aiutante maggiore, era specializzala invece in concessioni di onorificenze. Finalmente, la quarta avrebbe avuto speciali c-onmelenze e mansioni in ma.'erin di lavori pubblici e di speculazioni borsistiche. Si dice che l'osse specialmente amica del Dumini, e questa circostanza potrebbe accreditare la voce già apparsa su qualche giornale che la predetta contessa avesse preannunciato il velino qualche giorno prima in un no.to ritrovo mondano della capitale. Conclude II t'otiolo : « Per ora dunque, le contesse sarebbero qna'itro; ma siccome tutte queste indiscrezioni gettano un grande fascio d.i luce in lutto ridanti si faceva dietro le quinte del Viminale, dimostrando quale fiera di persone poco piilise vi si muovesse, non è da stupirsi che il numero delle blasonate, false o autentiche, possa anche aumentare, poiché era tutto un piccolo mondo da operetta e da basso impero, che si agitava inJorno olle più eminenti personalità del Viminale, la cui micrcsconica mentalità provinciale era appagata dal lustro di qualche blasone di princisbecco ». Lo s'esso giornale, poi, accenna alla visita ricevuta stamane dal proprio dirnltore (alla presenza di due redattori) di una signora, la quale — scrive il giornale — si è qualificata con nome e cognome ed ha fatto una curiosa narrazione, che.. sembrerebbe staccata di sana pianta da qualche pagina ridila vita del conte di Cagliostro o Casanova : e La signora in rniestione ha raccontato di avere ricevuto la visita di un'altra donna — un'altra contessa del Viminale! — la quale le nvrebhe annunziato che 71 Popolo aveva documenti a suo carico da pubblicare, ma che era una cesa da potersi accomodare con qualche biglietto da mille. La signora, che insisteva molto su questi strami. particolari, pi mostrava naturalmente scandalizzata, nnzi ci ha detto di avere in animo di interrogare il comm. 'Crisnftilli sul'a possibilità di una azione giudiziaria. Però, prima di adire l'autorità giudiziaria, la signora .'che è stata una volta sola ni Viminale, l'ha dichiarato lei! ha creduto opportuno interrogarci sull'esistenza o mwn di nuestl documenti a suo caribo ner potersi regolare in proposito ». Cosi II. Popolo, ed 6 ovvio ripetere la risposta che la signora ha ricevuto. Il fatto, però, è abbastanza curiosa e sintomatico, perchè meritasse conto di rivelarlo. La " Ceka „ a Parigi La Voce P.cpiiblilìcana insiste stasera nel ribattere la smentita da fohte ufficiale che vorrebbe negare l'esistenza della « Ceka », cioè della polizia segreta e associazione a delinquere, che faceva capo molto in alto e che, nelle intenzioni dei suoi dirigenti, nvrebbe dovuto costituire un « flaiichcgigiiiinenlo » e un controllo ad ogni altra attività fascista. Il giornale ricorda che oltre un anno fa pubblicò una corrispondenza da Parigi, nella quale accennava alla esistenza di una « Ceka » fascista, organizzata anche nlì'estero proprio dalla Direzione della Pubblica Sicurezza, retta dal dimissionario senatore De Bono. Si dice che questa « Ceka » operava all'estero anche per mezzo di falsi operai che esercitavano pure il compito di agenti provocatori fra gli inscritti all'estero. La pubblicazione fu allora ufficialmente smentita, sia dal fascio di Parigi, sia dalla nostra Ambasciala nella capitale francese. L'organo.repubhlicano oggi aggiunge: « Però l'Ambasciata di Parigi che aveva smentito l'esistenza di qualunque organizzazione di polizia politica segreta, e il fascismo parigino che qualificò una allegra hv venzione la notizia pubblicata, si informarono bene, e pur guardandosi delio smentire la smentita, si accorsero che la « Ceka » esisteva al difuori delia stessa costituzione del fascio di allora, che non sapeva nulla. A capo del fascio parigino era il povero Bonscrvizi, il quale era perfettamente ignaro che accanto al fascio pubblico esistesse un fascio non pubblico, e con determinate funzioni di polizia politica segreta. 1,'ambasciatore protestò a Roma contro questa organizzazione, domandando che cosa stava a fare a.Parigi un ambasciatore, quando una organizzazione dipendente da organismi statali italiani, poteva operare all'estero senza che l'autorità pubblica ne sapesse nulla, non solo, ma molte volte in perfetta contraddizione con le direttive clie la stessa ambasciata dava ai suoi organi legittimi ». Ed il giornale chiede: « Quale risposta fu data all'Ambasciata di Parigi? E" logico pensare che l'Ambasciata non si sia rivolta al comm. Rossi, ma al ministero degli Esteri, e questi avrà pure risposio qualche cosa e dato notizie di alcuni individui, rhe. pur non figurando tra i fascisti ufficiali di Parigi, obbedivano ad una organizzazione fascista, con compiti non bene illuminati. Inoltre si ricorda che prima dell'assassinio rtotl'on. Matteotti, tanto il comm. Cesare Rossi che Filippo Naldi, furono a Parigi in compagnia di altri cinque. L'Ambasciata, crediamo, non avrà mancato di segnalarne la presenza ed i colloqui e potrebbe essere alquanto interessante riesumare la relativa pratica ». Lo stesso giornale poi cita questo secondo episodio a dimostrare l'esistenza della « Ceka », rivelando una frase pronunziata tempo fa dall'on. Giunta, in occasione di un incidente abbastanza clamoroso avvenuto a Piazza Colonna. L'on. Giunta fu aggredito, a suo dire, da un fascista dissidente, un certo I.ùrr.brosi di Firenze, il quale regolarmente ne buscò. Ebbene, l'on. Giunta, parlando subito dopo il fatto ad un crocchio di curiosi radunatisi intorno a lui, spiegò i precedenti dell'incontro e usci In quesia caratteristica frase: ■ Lumbroso è venuto da Firenze a Roma per aggredirmi, ma io ho la mia « Ceka » che me ne- aveva avvertito e stavo in guardia ». E il giornale annota : « La frase dell'on. Giunta, che ci è stata confermata da testimoni che potremo all'occlusione citare, ha acquistato indubbiamente dopo gli ultimi avvenimenti un valore per 10 meno profetico ». Origini e gesta della " Squadracela „ Circa l'ambiente fascista fiorentino, già oggetto di polemiche clamorose e di inchieste tutt'altiro che edificanti, il Popolo rileva che a Firenze non si sono avuti episodi e illegalismi a risonanza, diremo cosi, nazionale. ' Tuttavia, la preferenza del Dumini per la città delle sue prima gesta, non è stata elargita a caso. Esaminato particolareggiatamente il fascismo fiorentino, il giornale nota che esso è diviso in due campi: dell'uno, è capo 11 noto console Tamburini, le cui gesta furono quanto mai impressionantemente illuminate dal rapporto che concluse l'inchiesta ordinata dal comando federale della Divizia; dell'altro, è capo il triumvirato, di cui diciamo più avanti, ed a esso appartane, a quanto sembra, la famosa ■ squadrai ila ». Indi l'organo popolare informa: « Nelle ultime elezioni della Federazione provinciale, il Tamburini, che ha ai suoi ordini la legione cittadina della milizia ed il fascio di Firenze, e che mirava a diventare il padrone assoluto del fascismo fiorentino, voleva che riuscisse eletto a segretario provinciale un suo aulico devoto, per ;oter in tal modo avere in sue mani tutti gli organi di coniando della provincia. Ma contro la sua volontà trionfò con la elezione del Nenciolini il cosi detto triumvirato, formato da un plasonato e da due avvocati che aspiravano ad entrare in blocco nel listone nazionale. Aveva all'uopo organizzata una apposita squadra elettorale. Durante le elezioni, infatti, apparve a Firenze la cosi petto centuria volante, che aveva per scopo apparente di impedire violenze che ' singol" fascisti avessero voluto fare dì propria :r.ì ziativa; in realtà furono consumate vut'e ie specie di vendette particolari e di violenze collettive. Ogni notte furono bastonati In media una trentina di Individui, dei quali molti furono raccolti dalla Misericordia senza che i giornali no dessero neppure la notizia e che l'autorità di Pubblica Sicurezza ne ricercasse i colpevoli. Ma noti tutte le ciambelle riescono col buco. Cosi per questa volta i triumviri dovettero rimandare, malgrado molte pressioni fatte, la gloria di essere rappresentanti del popolo in Parlamento. Di qui la lotta fra il Tamburini e loro. « E' dalla squadra elettorale ilei triumvirato, che germinò la • squadracela » dei cui componenti, sotto-capo e capo, tutti conoscono a Firenze i nomi. Il capo era noto prima della guerra come abilissimo e fortunatissimo giocatore. Servendo in cavalleria, rubo il cavallo c la sella. Li vendette, fuggì in America e fu dichiarato disertore. La ^squadracela » non è una organizzazione segroia, tantoché ha inaugurato pochi mesi sono pubblicamente il suo vessillo, come un qualsiasi gruppo ginnàstico. Madrina della cerimonia fu la nioalic di un deputato fascista o la bella festa venne descritta difflusamente dal giornali fiorentini ». Sempre • Il Popolo » cita il caso del prof. Salvador;, scrivendo: « Questi era colpevole di aver scritto un articolo anti-fascista nel « News Slatesmann » di Londra. Per alcuni giorni gli agenti della Questura ne andarono' alla ricerca, domandandone notizia q giornalisti assai conosciu. ti. Infine il Salvador! fu invitato al fascio e venne bastonato selvaggiamente. Un amico del Salvador! si recò dal Prefetto a protestare. Il Prefetto gli rispose che non sapeva che farci e consigliò il Sa Iva dori ad abbandonare Firenze, perchè non poteva garantirgli la vita. Mentre il Snlvndort era a Iettò, un «gente di Questura andò più voito a consigliargli di non sporgere querela, se aveva cara la vita. II Salvadori, ridotto in disastrose condizioni, si è allontanato dall'Italia ». Il giornale continua quindi, elencando altri episodi. Inutile aggiungere che queste rivelazioni hanno prodotto alla Capitale una profonda impressione. I milioni sequestrati al Marinelli La difesa dei comm. Marinelli, assunta dallon, Grandi, oggi sottosegretario di Stato è stata arridala all'aw. Russo. A proposito del Marinelli è sorta una questione di diritto che dovrà essere in questi giorni risolta dalla Sezione d'Accusa. Appena avvenuto l'arresto dell'attuale imputato, l'autorità giudiziaria, come è noto, ordinava il sequestro di tutte le somme detenute in deposito negli istituii di credito e per conto dei Marinelli si sequestravano dai sette agli otto milioni di lire in titoli e denaro. Ora la Commissione conlabile fascista afferma che i titoli sequestrati, intestati al Marinelli, sono di spettanza del Partito e quindi per mezzo di un legalo sarà chiesto lo svincolo. Senza entrare in merito al possesso, al Palazzo di Giustizia si osservava che la questione è abbastanza grave, quando si pensa che il Fascio non è un ente morale e tanto meno una società od associazione commerciale e non ha veslo giuridica e per tali titoli non può promuovere un'azione di rivendica del denaro sequestrato. A questo proposito il Mondo osserva che quando furono arrestati Bordiga e compagni comunisti per associazione a delinquere, vennero-- pure sequestrate somme non indifferenti, che pare appartenessero al partito comunista, ed il denaro non fu restituito se non dopo la sentenza di assoluzione: e si noti che il caso, diciamo cosi comunista, era meno grave dell'attuale, perchè nei confronti della persona del Bordiga non esisteva una legittima costituzione di parte civile e quindi si dovevano salvaguardare solo i diritti erariali. Ad ogni modo la questione è di quelle che in gergo curialesco si dicono « assai eleganti ». L'istruttoria Bergamini n giudice istruttore, cav. Occhiuno, si 6 rivolto al presidente della S°zlone d'Accusa per essere autorizzato ad un atto di ricognizione fra il senatore Bergamini ed alcuni imputati. Appena sarà pervenuta la risposta, che sarà affermativa, lo stesso gi.ilice istruttore pregherebbe il senatore Bergamini di recarsi al carcere di Regina Coeli per stabilire se sia in grado di riconoscere nel Dumini od in altri degli arrestati qualcuno dei suoi aggressori. Cosi l'istruttoria del caso Bergamini, che stava per chiudersi è stata riaperta. Trattandosi di mancato omicidio, l'affare è d icompetenza della Corte d'Assise. Nuove indagini sonj in corso per scoprire la fonte delle voci ed accuse che si misero in giro contro l'onorabilità del senatore Bergamini, da tutti stimato, anche dagli avversari politici. Saranno interrogati in proposito Carlo Razzi, direttore del Nuovo Paese, Luigi Lodi del Giornale d'Italia, l'on. Massimo Rocca, che avrebbe fatto avvertire il Bergamini del tiro che gli si preparava, ed altri. Su questo punto, molto importante, il giudice istruttore intende fare luce completa.