Le forme di cleptomanìa

Le forme di cleptomanìa Le forme di cleptomanìa l o i n e e l e i e a a a o a l o l a , a n o i a L'oratore prosegue la sua difesa prendendo in esame la questione dei furti di Agostino. Egli comincia col dimostrare una impossibilità scientifica circa le due forme di cleptomania : la solita cleptomania e la cleptomania ossessiva. Quando il prof. Rivano dice che nell'Agostino non c'è cleptomania, dice cosa errata se si riferisce all'autorità degli altri periti, i quali affermano invece che nell'imputato non si riscontra la cleptomania nella sua forma cosidetta ossessiva, forma che gli scienziati reputano rarissima. L'oratore accenna, a questo punto, ad una difficoltà che si presentò nelle indagini, perchè i testi chiamati a deporre sui furti di Agostino repugnavano ad aggravare la 6ua posizione di reo confesso di un duplice omicidio. « Ecco perchè, fra l'altro, il fabbro Bonetto Pietro in un primo tempo ha detto di non aver fabbricato l'uncino per commissione di Agostino, ecco perchè Perassi Caterina disse che era un bravo ragazzo come gli altri, mentre poi racconterà lutte le stranezze da lui commesse. E cosi la Margherita Palmero, omonima della « creatura shakespeariana », e Broardo Domenica, ecc. Tipico il teste Odda, il quale ammette che gli è stato rubato un paio di scarpe, e si dice in grado di eventualmente riconoscerle, ma soggiunge: « Se però si sospettasse autore del furto Agostino Cogo, devo dire che non posso assolutamente accusarlo ». Non voleva esasperare una posizione già di per sè stessa tanto grave, con una declaratoria di furto. Per la stessa ragione Peyla in un secondo momento dirà che i compassi rubati non sono i suoi, mentre al conte Marchetti aveva detto proprio il contrario. « I furti di Agostino si possono dividere in tre categorie: furti di Carmagnola, furti di Torino e furti di Barge. I primi hanno lieve importanza. Vi è bensì il teste Strineo il quale smentisce Agostino dicendo che nessun coppello Borsalino mai gli fu rubato, ma si è riconosciuto che gli studenti tenevc.no i cappelli fuori dell'aula sicché Agostino può avere equivocato. Certo è che egli colpiste nel giusto quando dice che lo Straneo aveva un cappello verde. Dopo aver accennato brevemente agli altri furti di Carmagnola ed a quelli di Torino, l'avv. Dal Fiume passa ai furti di Barge, che sono tre più un tentativo: Costa, Mina, Michiardi, e tentativo in casa Maiola. i Furto Costa. Il teste Bifano ha deposto che un giorno del mese di maggio del 1921 trovandosi col Cogo questi ebbe a dirgli che abbisognava di denaro e quindi voleva vendere alcuni oggetti d'oro che aveva 6eco: una spilla e forse un paio di orecchini. Questo paio di orecchini è certo quello che si trovò mancante il cav. Costa a Barge, e non si può certo pensare che nel maggio del 1921 Agostino pensasse a prepararsi una diminuente per il 1924. Ma v'ha di più: il Costa riconosce per siili alcuni oggetti che furono trovutl rielifcilloggio di via Nizza 9 il 10 nnrile 1923. SiXratta di lapis, di monete di stagno tagliate.lro'un campanello per il gatto, e di alcuni pÒTBldi ceralacca. Ora chi rinvenne tali oggettilfii il Presidente della Corte d'Assise presenW il Pubblico Ministero. Tutto era possjinue: che noi comprassimo da Giaime e m Ginola la refurtiva, e che noi andassimo a nasconderla nel solaio di Barge, ma noti era possibile che noi rompessimo i sigilli' e nascondessimo quegli oggetti nell'alloggio di via Nizza 9. Entità' giuridica astratta L'oratore si so.tterma a dimostrare la veridicità dei furti ^ichiardi Minia, ei del tentativo di furto in capa dell'avv. Maiola. tutti da attribuirei ad Agatino sulla scoru delle risultanze della inchrista testimoniale. Afferma sussistenti i rapporti di inttoutà di Agostino ool Giaime d&useppe. Conclude esclamando: « Quando (vilume ottavo pagina 38), il Pubblico Ministero scrive essere dd escludere in modo incontrovertibile che il movente del delitto fosse J?.?aP.ma- i° £, contrappongo quest'altra ^dichiarazione: chi si confessa autore del reato è un lauro, e chi è entrato nella notte c?al 5 al 6 dicembre nell'alloggio di via NizsXa, 9. cioè Agostino Cogo, è un ladro. E alior» bisognerà dire, non assassino e ladro, ma innanzi tutto ladro e poi assassino. Detto «uesto cade miserevolmente il motivo dell'odVo. Ora io penso che non si debba studiar* soltanto per sè stessa ed in sé stessa la Speciale personalità dell'imputato, per 'aarre da questo semplice studio una definitiva convinzione sul reato (qualunque esfo sia), perchè questo non sarebbe un buoiV criterio, in quanto porterebbe a considerare l'individuo che ha agito come un estraneo pai reato in sè. Non sarebbe soprattutto un criterio giuridico. Invece la personalità dell'imputato deve essere messa in rapporto reato, per vedere se in quest'ultimo si trr,n'ino sintomi di quel carattere, di quella psij'ol'ijria ehc prima ho cercato di lumeggiare./ Scrive il comm. Crosta Curti clie • la verità e il fatto », rubando la frase a Gia/ii Battista Vico. Ed lo rispondo che si è studiato il reato astrattamente e quindi insufficientemente. Io l'ho studiato concretarne-ite e quindi criticamente. ;ilS,'1'SS.H?Ì!iH-elìlt0 è con»e tutti gli altr. un eutha ^.".ridica astratta e come tale Io ha esamina," . :^»r me il reato è un fatto concreto della complèssa patologia sociale che trae le sT'ie basi dal f:':tor°hiolo gico. Quindi un classicismo o, .-ti un min si positivismo si cAmliattono f di vista opposti, dfci, quali pa. 10~ ìTeristudiare oggetiivamenf "k'l crimine. -,cco o signori giurati, il \f problema. Dalia sua / soluzione dipendono le due diverse interpretazioni date dall'accusa e dalla difesa. Si dice che i Cogo sparlassero della zia. Ne inferisce l'accusa che erano mossi da odio e da interesse, e che gli stessi cattivi sentimenti li spinsero poi al delitto. Afferma la difesa: Se sparlavano della zia, essi che erano avvocati e sapevano quale potente elemento di accusa nella premeditata uccisione sarebbe stato il fatto di aver sparlato, ciò significa che non esisteva l'intenzione di uccidere. Non premeditazione, ma repentinità di concezione «Tre sono i fattori del delitto secondo l'Accusa. A pagina 39 del volume ottavo la requisitoria del Pubblico Ministero contiene queste parole: • Gli autori del delitto agirono nella massima calma e tranquillità, come chi non ha fretta, ma ha tutto il tempo di studiare ogni particolare più minuto. Un ladro volgare non ha nè il tempo né la mente per studiare tutti questi dettagli. Dunque, primo: tranquillità assoluta derivante dalla sicurezza per l'assoluta padronanza dell'ambiente in cui i delinquenti agivano. Secondo: premeditazione da lungo tempo concepita e cura di ogni minimo particolare atto a trarre in inganno chiunque, anche i giudici, sulla natura del delitto. Terzo : mentalità perfetta e coscienza normale di chi ha compiuto il crimine ». E più innanzi: «Una passione sola può aver determinato il delitto: una passione fredda, crudele, truce, spietata, capace d'ogni eccesso: l'odio». Meravigliosa frase, ma pura accademia. Psicologia astratta, perchè •un tal giudizio si formò sulle d-tposizioni del Re, dei Marconetto. ecc., quando ancora non conoscevate i Cogo. 1 testi sui quali una tale opinione è fondata sono tali che di essi, se altra frase spiace, per lo meno noi possiamo dire: j.on hanno deposto il vero. Ben altra impressione deve fare quella frase di un testimonio che disse: « Se si incolpa Carlo Cogo, domani io stesso potrei venire incolpato di avere ucciso-mia madre I ». Di fronte a quelle tre vuote formule derivanti da uno studio astratto del reato, lo che conosco i tre Cogo ed il padre loro, sostengo esservi nel delitto, di fronte alla vostra tranquillità, una : ..canza di iranquillità assoluta, di fronte alla vostra premeditazione una repentinità di concezione, di fronte alla vostra mentalità perfetta e alla vostra coscienti normalo una relativa coscienza e una bislacca mentalità, non quella che è la perversità attiva, come dico il Despine, in colui che ha compiuto il reato. « Come è possibile parlare di cura infinita dei minimi particolari quando si sono trovati il busto sul letto, il chiodo per terra, il calcinaccio nei capelli, il pettine sulla scrivania <:--'lIa camera dn letto, le mutande slacciate, gli abiti scomposti? Perchè, se gli autori del delitto lo avessero lungamente premeditato nei minimi particolari <u1 fine d'ingannare tutti sulla sua natura, simulando la morte per asfissia dovuta alle esalazioni dell'acido carbonico, perchè, dico, non avrebbero procurato d! far scomparire le treccie terribili a loro carico che io ho più sopra enumerate? SI dirà che è la mano di Dio che ha fatto restaro la manica della Bordon sotto la stufa, ma un individuo che avesse operato Con tutta calma, con una sola occhiata se ne sarebbe accorto ed avrebbe rimediato subito. Si dirà: hanno lavato le lenzuola 1 Ma io osservo, che essendo di lunedi e non mancando certo la biancheria di bucato in casa della Damigella Carolina, molto e. .i> plicemente i tranquilli assassini avrebbero potuto cambiare le lenzuola, evitando cosi anche le incrinature ed ogni sospetto che le signorine uccise fossero state snrn>-«>se nel sonno. Quindi dobbiamo ritenere che anziché tranquillità assoluta, ci fosse nell'autore o negli autori del delitto mancanza assoluta di tranquillità e non premeditazione da lungo tempo concepita, ma repentinità di concezione. "Porche la Palmero oggi è viva?,, « E lasciamo stare la teoria della pistola esposta dal Pubblico Ministero perchè se questa pistola che ha sei colpi io la appoggio al cuore di un individuo che dorme e con un solo colpo lo uccido, anche se poi nell'arma si rinvengono ben cinque colpi inesplosi, nes. suno potrà dire che io non avessi premeditato il delitto, e non avessi l'intenzione di ucciderei La repentinità assoluta di concezione è provata dalla dimenticanza di allacciare le mutandine alla zia, di metterle la dentiera, di accomodarle i pettini In capo, ecc. Questa tési è suffragata dalle deposizioni Janni Armando ed Oliveri Giulio, perchè il primo dichiara di aver avuto subito l'impressione -del reato, ma di non averne parlato al dott;' Oliver! per non impressionarlo nò influenzarlo. - , «Il secondo accenna alla sufficiente areazione e quindi all'impossibilità dell'asfissia data la chiusura non ermetica delle porte; in recondo luogo al fatto che la stufa aveva la serranda aperta: terzo: impossibilità che una almeno delle due persone non avesse trovato la forza di compiere qualche azione per salvarsi. Fin dal primo sopraluogo i! dott. Oliveri potè concludere non trattarsi di asfissia ma di delitto. Ed a replica ad una nostra domanda, che è spiaciuta al Presidente, depose: « Ho subito avuto l'Impressione del delitto ». E dunque: mentalità perfetta, quando nessuno ha creduto neppure per un momento all'inscenatura dell'asfissia? Fu lasciata aperta la porta per permettere all'acido carbonico di svanire, e questa circostanza fa subito pensare gli esperti che non è possibile che la morte sia avvenuta per asfissia. Scrive a pagina 48 del volume ottavo il Pubblico Ministero : < Hanno lasciato aperto perchè si pensasse che l'acido carbonico era svanito ». Ma l'acido carbonico, svanendo, non avrebbe potuto creare i sintomi fisici della morte per asfissiai Inoltre, come non pensare che la serranda della stufa era aperta? V'ha di più, L'agente Calamo riferisce di non aver creduto all'asfissia perchè la stufa era troppo piccola, e perchè dentro vi era pochissimo carbone, ed anche questo intatto. Ma come? Si vuol simulare l'asfissia per acido carbonico e non si procura di consumare "il carbone che c'è nella stufa? A proposito di tranquillità assoluta, padronanza dell'ambiente, lunga premeditazione fn ogni particolare! Se una mente dotata di quella perversità attiva di cui ho parlato prima avesse diretto il crimine, e se un altro complice gli fosse stato di aiuto nella macabra bisogna, occorreva proprio mandare l'Agostino a prendere informazioni dal Destefanis, dal Piasco, dal Calottino? Quando si sarebbero potuti consultare tanti libri e trovarvi tutte le spiegazioni desiderate? Da ultimo, se due uomini, se tre uomini, se quattro uomini, se tanti uomini quanti vuole il Pubblico Ministero si fossero auodeterminati all'omicidio, mi si dica (riflettendo alla condizione sociale della Margherita Palmero) perchè Margherita Palmero oggi è viva 7 Come si poteva non pensare che l'Ofelia venuta dai monti, l'umile contadinella colpita dagli artigli del signori, come si poteva non pensare che quest'umile e debole flore di montagna avrebbe potuto infrangere i patti e non essere capace di custodire un segreto cosi Immane? La tesi di un solo colpevole « Resta dunque stabilito ; mancanza assoluta di tranquillità in chi uccise, repentinità di concezione, coscienza soltanto relativa e mentalità bislacca. Cosi io rispondo al problema, io che l'ho studiato nella sua concretezza e nella sua realtà. Il Pubblico Ministero invece lo ha studiato astrattamente: ecco la ragione del divario di conclusione. Emerge dalle circostanze stesse del delitto che l'autore di esso è un anormale, ed allora il racconto di Agostino è vero; quanto egli racconta che è accaduto deve essere realmente accaduto, e lo scopo della visita notturna nell'alloggio della zia era proprio il furto. Ix> dimostra d'altronde anche il libretto trovato nella sacca. Lo dimostra il denaro nascosto dentro il libretto che si credeva valere 60.000 lire ed invece ne valeva solo 600. « A chi sostiene che l'Agostino da solo non poteva avere la forza di commettere il reato risponderò con la perizia Perraudo che lo definisce « fortissimo, dt una forza non normale ». Perfino il conte Marchetti ebbe a contestare ad Agostino : « Non hai potuto passare da solo attraverso la porta, perchè i batteni si aprono dalla parte della stanza da letto della zia, che era impedita da una scrivania. Ma l'Agostino ribattè subito : « Non ho smosso niente ». Ed infatti si va a vedere e si trova che effettivamente la porta si apriva invece dalla parte della stanza da pranzo. « Si dice; « il numero degli aggressori deve essere stato almeno di due. E qui naturalmente il Pubblico Ministero impiega due pagine della suo requisitoria per dimostrare tale asserzione mediante la descrizione della modalità dell'azione di prensione esercitatasi sulle due braccia e sulle due gambe, cercando inoltre di far vedere che il numero degli aggressori assai più probabilmente dovette essere di tre. Ma perchè il Pubblico accusatore si riferisce solo al caso della zia? Perchè solo questo è suffragato dalle risultanze della perizia anatomica. Ma proprio la zia, che mori per soffocamento, sarebbe stata aggredita da tre persone? Pensiamo alla distinzione tra morte fisica e morte morale. La morte morale consiste nell'allontanarsl dell'anima dal corpo. La morte fisica Invece è la degenerasene biologica del tessuti organici L oratore cita a questo punto un brano tolto da un trattato di medicina legale del prof. Carrara nel quale è detto che si è verificato il caso di echlmosl riscontrate su cadaveri inviati ad una clinica per studio, echlmosl prodotte durante 11 viaggio e che a tutta prima facevano sorgere 11 dubbio essere dovute ad un delitto: «Dunque tìra giusta quella domanda che un signore giurato rivolgeva ad Agostino: « Come avete fatto a mettere per terra la Damigella Cogol ». Ora le braccia e le gambe erano parti inostatlche ; se meccanismi potenti di pressione hanno agito sulle parti ipostaticht1, delle echimosi post-mortali, che non sono quindi dei segni evidenti di reazione vitale, possono benissimo essersi verificate ». L'omicidio: eventualità non necessaria L'aw. Dal Fiume viene quindi a parlare dell'acido cianidrico di cui si è servito l'Agostino per compiere il delitto e basandosi sulle deposizioni dei testi Garelli, Montemartlni e Cruto, sostiene che l'imputato ha potuto prelevare al Politecnico quanto gli occorreva per ottenere il potentissimo veleno. Per quanto riguarda l'ora in cui fu commesso il delitto si riferisce alle deposizioni dei coinquilini che udirono dei rumori nella notte del 5 dicembre provenienti dall'alloggio delia signorina Cogo affermando che tutto era Unito alla ore 11,30, al massimo a mezzanotte. Sostiene che l'intenzione omicida è sorta sul posto quando inopinatamente vede che la Bordon si muovo. E' verri che Agostino chiese ad alcuni suoi compagni notizie sulle treccie che avrebbe lasciato la morte per asfissia dovuta all'acido carbonico, ma egli all'omicidio pensava come ad una eventualità non necessaria. « Che l'Agostino non fossa un delinquente nato, me ne sono accorto perchè se aveva una insensibilità fisica, questa avrebbe dovuto trovare riscontro in una assoluta insensibilità morale e ciò non è, e cosi mi sono subito accorto che egli era un anormale. Il prof. Blvano dice che le anormalità di Agostino sono sorte soltanto dopo il rinvio a giudizio; ma egli quando ha reso la sua perizia ignorava tutte quelle deposizioni che sono state rese in udienza circa le anormalità dell'imputato. «A pag. 57 il prof. Rivano dice:' «I furti non sono, per la maggior parte, veri. Ma la cosa non ha molta importanza se si tengono presenti le caratteristiche dell'impulso cleptomaniaco ». Si riferisce evidentemente all'impulso ossessivo escluso da Perraudo e Audenino. Ed a pag. 66 cosi 6l esprime: « Non è di competenza del periti psichiatri esprimere un giudizio sulla questione se Cogo abbia oppur no avuto dei correi. Alla questione hanno già risposto 1 periti necroscopici ». Cosi si esprime il prof. Rivano dopo aver dichiarato di non voler entrare in discussione I « Il prof. Rivano non contesta il valore della deposizione Aimaretto, ma soggiunge: « Mi si dica l'origine delle convulsioni ! ». Egli non contesta l'importanza dell'accesso in carcere su cui depose il capo-guardia Giannettl, ma lo pone in dubbio e ne contesta l'esattezza, con le parole: « Mi si dica l'origine I ». Non contesta l'idrocefalia, ma sostiene che tutto si riduce alle bozze e anche qui soggiunge: « Mi se ne dica l'origine l ». Ma se il sig. Presidente lo ha nominato perito, è perchè lui dica l'origine di tutte queste anormalità al presidente medesimo, non perchè ne richieda altri. Comunque la dove egli dice che Agostino simulava quando guardava la Palmero, io obbietta che il fenomeno della tachicardia non poteva in alcun modo simularlo. Ed allora dobbiamo constatare nel prof. Rivano un criterio veramente empirico di sconfessione di fatti che il prof. Rivano non aveva il diritto di sconfessare. Ne devo concludere che la perizia psichiatrica Rivano manca in via assoluta di fondamento scientifico. Infantilismo e amoralità Ben altra è la perizia Perraudo-Audenino ! Anzitutto essa prescinde dalla personalità degli altri imputati. Vi si parla di sintomi che lo direi anatomici o meglio ancora biologici e dei sintomi estetici. Per quanto riguarda i sintomi estetici osservo che la tachicardia, l'insensibilità, l'accentuata analgesia, la configurazione prensile del piede, sono tutte cose szbd ch'é non potevano essere simulate. E allora ecco l'infantilismo: che cosa volete trovare di più infantile delle dieci lire trasmesse al rof. Tirelli, delle passeggiate a dorso nudo el giardino? Dove maggiore amoralità che ella lettera al fratello dove magnifica il goimento prodottogli dal rubare? Dove peniero più immorale di quello che lo spinge lla soppressione eventuale della Rita Boron purché non si sapesse che Agostino Cogo ra un ladro! Ciclotimin, intensità morbosa i desiderio, brame senza ritegno, assenza di scrupoli tale da non permettere discriminazione tra mezzi leciti ed illeciti, estrema mobilità di carattere (teste capitano Ferrerò) e da ultimo lo schizzoidismo : il Cogo che salva un gatto col rischio della propria vita, il Cogo che diventa pallido e quasi sviene alla vista di un suicida, il Cogo già grandicello che non osa internarsi in una camera buia, scavalca muri, si lascia cadere dal balcone, il Cogo dalla memoria prodigiosa e il Cogo dallo profonde amnesie, il Cogo che fa i più umili servigi alla-1 zia ed 11 Cogo che cinicamente la uccide e poi la veste come una bambina, il Cogo che parla del reato satanico quasi scherzando ed il Cogo che scrive la lettera al genitori con frasi piene di tenerezza sconfinata, ecco le osservazioni psicologiche emerse dall'esame di questa strana personalità! Lo schizzoidismo è provato in tutta la sua estensione. E allora se lo schizzoidismo è provato, sincera è la lettera che scrisse al genitori (pagina 58 del volume decimo); vero è il dolore per le lacrime fatte versare in segreto ai parenti; vero è 11 desiderio di non essere ma¬ ledetto. Vera la preghiera ohe egli rivolge' al suoi, affinchè Maria Luisa non sappia niente. « Non ho fatto esordi. Non farò perorazioni — conclude l'oratore. -— Ho studiato tutto il processo concretamente, e non perchè l'art. 47 diminuisca la pena, per quanto a buon diritto di fronte ad una diminuita responsabilità io possa invocare una diminuzione di pena. Col vostro verdetto, signori giurati, in nome della scienza, in nome dell'umanità, chiedo che diciate che il reato di via Nizza 9 è stato commesso da un semi-infermo dt mente e quindi venga applicato l'art, 47 del Codice penale ». Il giovane difensore è alla fine della sua ai*rlnga. Anziché interessarsi unicamente della' posizione di Agostino Cogo l'avvocato Dal Fiume ha spaziato in tutta la causa, soffermandosi, con intelligenza e passione su tutti gli elementi che ne costituiscono il materiale documentario anche su quello riflettente unicamente la causale del delitto, che assai pltì di Agostino, reo confesso, interessa la Difeia di Carlo e Giacinto. Minuto nell'analisi del, fatti e nella contestazione delle testimonianze non ha mancato di sottigliezza nell'argomentazione. Iniziata l'arringa alle ore 8 ha finito' alle irli Presidente rinvia l'udienza a domani, Parlerà l'avvocato Ollivero in difesa di Giacinto Cogo. L'aw. Zefflrlno Guerresl. a proposito «iella ìeU tera del signor Giovanni Lorenzatl, ci tcrlre che egli conferma la deposizione fatta In udienza perchè non è sua abitudine mentire. Può darsi che lì Lorenzatl non ricordi quanto disse.

Luoghi citati: Barge, Carmagnola, Torino