Dall'attentato contro Nitti all'assassinio di Matteotti

Dall'attentato contro Nitti all'assassinio di Matteotti Dall'attentato contro Nitti all'assassinio di Matteotti La Sezione d'accusa accerta che l'invasione di casa Mttt fu ordinata dall'alto e che Cesare Rossi intervenne a fermare le indagini della Polizia - Ciò clic il rag. Baroncini aveva scritto sul " Corriere Italiano „ e su Filippelli - Le sue rivelazioni impedite dal Governo - Il Mazzola a Genova voleva uccidere Giulietti? rivelazioni impedite dal Roma, SS, notte. Como già abbiamo dotto, la Sezione di accusa ha avocato a sè l'istruttoria per lo aggressioni subite da Amendola, Misuri, Mazzolane Forni, e per la devastazione del villino di Nitti, al fine di stabilire il reato di associazione a delinquere. Il magistrato ha esaminato l'incartamento riguardante la devastazione della casa dell'ex-presidonte del Consiglio, ed ha dovuto subito constatare come illecite pressioni del conim. Cosare Bossi ed altri personaggi del Viminale abbiano impedito alla polizia di continuare le indagini. La Seziono d'accusa, decisa ad accertare tutti i fatti, ha delegato un magistrato por il procedimento dell'istruttoria. Intanto dai primi accertamenti (e ciò risulta da due rapporti della polizia) si è assodato che l'ordine della devastazione della casa di Nitti, e quello di dare « una severa lezione all'cx-presidente del Consiglio» fu emanato da due personalità, oggi deputati. Una di queste personalità evitò l'arresto perdio dichiaro ai funzionari «che aveva ricevuto l'ordine dall'alto «. Il comm. Cesare Bossi intervenne subito, raccomandando alla polizia di sospendere ogni indagine per evitare uno scandalo politico. Probabilmente i due deputati saranno interrogati, e la magistratura potrà stabilire cosi 1 legami che correvano fra la banda del Brecche ed alcune alte personalità. E' stata anche ultimata la pratica concernente le violenze e il sequestro di persona già subite dal povero Matteotti in Emilia, prima della marcia su Roma. I/istruttoria per i casi Nitti e Mazzolani 6 affidata al cav. Proporli, mentre quella por le violenze all'on. Misuri è affidata al cav. Giliberti e per Amendola al cav. Pace, magistrati tutti e tre di riconosciuto valore. Come Diunini pagò un mandolino E veniamo all'istruttoria per il delitto di cui fu vittima l'on. Matteotti. Dalle indagini che si vengono espletando sui precedenti del Dumini — dai quali appare sempre più strano ed enorme cho questo individuo non fosse già, da molto tempo, e per molte ragioni, ospitato nelle patrie galero — sarebbe emerso un nuovo fatto, a carico del principale esecutore dell'assassinio del Matteotti. Ne dà notizia il Sereno, che così scrivo: « Tra i tanti episodi raccolti a carico del Dumini si narra anche questo: Un giorno, di domenica, nel pomeriggio, si presentavano in un negozio di mandolini e chitarre, che per caso ero aperto, in Piazza dei Quiriti, cinque giovani, i quali dichiararono al proprietario del negozio di voler acquistare un mandolino. Il proprielario, signor Giuseppe Gorga, rispose che egli, polche era domenica, non poteva favorirli. Ma tanto insistettero che il Gorga accondiscese a vendere lo strumento. — Allora pagheremo domani — dissero dopo aver aver preso il mandolino. — Mi dispiace — rispose il negoziante — ma giacché commetto una infrazione alla legge vendendo di domenica, desidero di essere pagato subito. Non aveva finito di diro l'ultima parola, che uno dei giovani gli diede un terribile colpo di bastono sulla lesta, per cui cadde svenuto. I giovinastri si allontanarono portando seco il mandolino. Il proprietario denunziò il fatto al commissario di Prati, ma poi dichiarò di desistere perchè aveva capito l'antifona... Non voleva avere altre noie. Il Gorga ha riconosciuto fra i suoi aggressori il Dumini dalle fotografie mostrategli. Il Dumini era appunto uno dei più violenti contro di lui ed aveva tutta l'aria di essere il capo della banda. Il Gorga ha rifiutato di sporgere querela. Egli è un uomo tranquillo e pacifico, e non vuole essere vittima di altre sorprese... Sempre a riguardo del Dumini vengono ricordate altre gesto, che si riallacciano alla sua permanenza in Romagna. Durante l'assassinio di un comunista e del parroco di Argenta nell'agosto del 1!>23 vennero consumate anche varie violenze da sconosciuti in danno di diverse persone a Settignano. L'inchiesta aperta dall'autorità al riguardo, accertò che l'automobile sulla quale stavano gli aggressori proveniva da Bellaria dove il Dumini risiedeva sotto il falso nome di Biondi. Si aggiunge infine che nello stesso tempo di notte, a Ferrara, venne affrontato da alcuni « sconosciuti » dall'accento toscano, con la rivoltella in pugno, un giovane fascista dissidente, il dott. Mario Barbieri. Questi, come l'on. Misuri e il capitano Forni, fu giavemente ferito a bastonate. Cno strano taccili no E' già noto che la Sezione d'accusa ordinò il sequestro delle somme depositato da! Naldi, dal Filippelli, da Cesare Rossi, da Marinelli presso la Banca Conunorciaie, il Credito Palliano, il Banco di Roma. Stamane si apprende che tale sequestro è stato esteso a lutti gli altri Istituti e pare abbia già dato buoni risultati. Iersera, intanto, i magistrati inquirenti hanno sottoposto a lunghi interrogatori il Dumini, il Marinelli, il Filippelli ed il Galassi. Gli interrogatori sono durati complessivamente più di cinque ore. Poi è stato interrogato bi eveniente anche Cesare Rossi. Stamane i magistrati si sono occupati di ordinare il materiale raccolto. Quest'oggi esaminarono i documenti che Matteotti aveva nel suo cassetto alla Camera, e che ieri furono sequestrati. Si dice che alcuni documenti 'siano utili ai fini dell'istruttoria. Oggi sono stati interrogati a Palazzo di Giustizia alcuni testimoni. Risulta che fra essi c'è anche il dott. Vincenzo Tieri, ex-redattore del Corriere Italiano. Dopo l'interrogatorio del Tieri è stato introdotto alla presenza doi comm. Del Giudice e Tancredi, il signor Ciappi, direttore della fabbrica Dragoni, por riferire su varie circostanze come quella riguardante la permanenza in un albergo del Dumini. del Putato e del Volpi, nonché sull'altra concernente il rinvenimento di una valigia appartenente al Dumini, nella quale furono rinvenuti una catena e due lucchetti. I lettori ricorderanno che la Pubblica Sicurezza, due settimane fa, sequestrò la valigia in questione, che era in deposito all'albergo dopo l'improvvisa partenza del Putato e del Volpi i quali occupavano la stanza n. 76 da molti giorni, ricevendo frequenti visite del Dumini. Nel partire i due impututi si dimenticarono di pagare il conto, ammontante a mille lire. Diamine! Tante cose a cui pensare avevano i funzionari della « Ceka », che questo particolare, cosi modesto, ora loro sfuggito facilmente di testa... Si afferma inoltre da fonte che si dice ottima clie nell'altra ormai famosa valigia de! Dumini, insieme cogli indumenti insanguinati dell'on. Matteotti, e cogli altri oggetti pure orinai noli, fu rinvenuto un libricino di note, nel quale sono contenute frasi e apprezzamenti che nei corridoi di Montecitorio e nelle tribune della stampa avrebbero pronunziato uomini politici e giornalisti, in particola!modo. La Tribuna che dà la notizia e dice che « resta da assodare se il Dumini, cosi agendo, obbedsse ad ordini ricevuti o facesse di propria iniziativa. Dopo l'interrogatorio dei testimoni, i magistrati si sono recati alle Carceri, per continuare l'interrogatorio del Viola, il quale, pur continuando a negare di aver partecipato al delitto, pare sia caduto in parecchie contraddizioni, specialmente per quanto riguarda la sua permanenza a Roma nel giorno dell'aggressione. All'elenco che vi abbiamo trasmesso l'altro ieri dei difensori dei principali imputati, si aggiungono oggi questi altri : avv. Mancuso, per Naldi; on. Tumedel per Galassi, ex-redattore del Corriere Italiano,- on. Maggi, per 41 Volpi; on. Lanfranconì per il Rossetti; on. Alfieri per il Brambilleschi. Le curiose previsioni di un arrestato n Sereno, riguardo all'arresto avvenuto a Milano di un toscano, che si ritiene complice dell'assassinio dell'on. Matteotti, riceve da Milano che costui, replicatamente interrogato.'ha dichlurato di chiamarsi Mario Ernesto Fiorenzi, di Adolfo, di essere nato a Firenze, ventun anni fa, di esercitare la professione di impiegato d'albergo. Egli ha poi ammesso di essere amico del Dumini e di Pascila e di altri fascisti toscani, ma ua escluso di essere spaFdssaramMqgtupsdFPaddNlifidglepfarocdgbaImtersinnnsvrdladtesdcugsldsflaphbldNvmd«tirreemnldlrlmdQpprqdlinsmCprdrec«aIQennsBelfi stato a Roma nei giorni del delitto, senza però dire precisamente dove sia stato. Ha aggiunto di essere rimasto per un anno in Francia e per sei mesi in Isvizzera. Circa 11 delitto Matteotti il Fiorenzi avrebbe fatto una ingolare dichiarazione. Per conto suo non i tratterebbe di delitto politico; fra sei most, avrebbe detto, tutti gli attuali arrostati saanno rilasciati ed altro personalità verranno mandate a Regina Coeli. Riguardo alle ricerche del corpo dell'on. Matteotti, i giornali di stamane dicono che quella di lori, con funzionari, carabinieri, agenti e con cani poliziotti, è stata una batuta in grande stile. Slamane, alle 4, le ricerche sono state riprese e continuate nella macchia Grossa, ul lago di Vico, in tutto il triangolo che va dalla Casaccia a Cave di Macine, Acque Forti. Retroscena giornalistico bolognese L'altro ieri segnalavamo le rivelazioni del Popolo riguardo a quanto sarebbe successo l Ministero doi Lavori Pubblici e agli scandali che accompagnarono la cessione della direttissima Firenze-Bologna, auspice Filippo Naldi, proprietario allora del Beato del Carino, nel cui Consiglio d'amministrazione figurava tinche l'on. Carlo Dimazza, fratello del ministro dei Lavori Pubblici. Lo stesso giornale oggi dichiara essere hi grado di solevare un largo lembo del mistero che ricopre questa losca faccenda, riesumundo un amoso, benché 'inedito, articolo del rag. Baoncini di Bologna, che a suo tempo fece gran chiasso, appunto perché sequestrato — si isse — d'drdine superiore. Scrive il Popolo: « Si ricorderà che il Baroncini, nel suo giornale l'Assalto,, attaccò vivacemente la banda affaristica del Corriere Italiano non ppena questo giornale era venuto alla luce. l Corriere Italiano rispose non meno aspramente al « ras » bolognese. Baroncini non si enne in pace la risposta, anzi si preparò a eplicare con una edizione straordinaria del uo giornale; ma mentre questa edizione era n macchina (25 settembre 1923) e se ne erano già tirate duemila copie, arrivava l'ordine della Direziono del Partito nazionale fascista, in seguito a pressioni fatte dal Governo, che no proibiva la vendita, e il Baroncini riceveva l'ordine di tacere c di andare a tloma. Le copie furono ritirato presso a sode della Federazione fascista bolognese, da dove in questa occasione (uccisione Mateotti, scandalo Viminale, Corriere Italiano) sono state ritirate dalla Pùbblica Sicurezza d'ordino del Governo. Solo poche furono conservate • da chi vi aveva interesse. Per una fortunata combinazione noi 'siamo in grado di rivelare il contenuto, anzi il testo esatto, dell'articolo, che oggi è opportuno rieggere noi confronti dogli avvenimenti giudiziari in corso e delle personalità che vi sono implicate ». Le ''confessioni di un ras,, Ed ecco, quale lo riproduce il Popolo, il famoso articolo del Baroncini che era intitoato: « Confessioni di un ras ». Nella prima parte il Baroncini tratta di cose che non hanno importanza per noi. Ma poi viene il buono, e scrivo testualmente: « Io voglio innanzitutto che il Corriere Italiano dica se è vero o se non è vero che il direttore effettivo del giornale — parlo di Nello Quilici — è stato un istigatore del movimento fascista prima e durante e dopo la marcia su Boma. Trascuro quell'anima candida di Filippelli (che mi ricorda l'operetta « Dall'ago al milione»), perché egli è soltano un affarista di alto rango, che attraverso l fascismo vuole battere moneta e valorizzare il proprio analfubetismo e la propria ignoranza ». Più avanti, il Baroncini cosi continuava: < Del resto la polemica è appena iniziata e lungo la strada salteranno forse fuori atti e documenti tali da far conosoere alcuni uomini del « Corriere Italiano » e qualche eminenza grigia che soffia e non figura. Perche l'affare si riferisce sempre al mancato appalto della direttissima Bologna-Firenze, nel quale, oltre alla grande banca e agli appaltatori, erano interessati anche i pezzi grossi della politica e del giornalismo, che divennero miei nemici dopo aver tentato inutilmente di ridurmi e comprarmi. Ricorda il commQuilici i lunghi discorsi e le lusinghiere proposte fattemi sotto i portici del Pavaglione poche sere prima degli schiatti famosi? E sricorda le confidenze sulle sue entrature e quelle di Naldi per ottenere l'appalto della direttissima Bologna-Firenze? ». "Parli Baroncini!,, Il Baroncini espone particolareggiatamente la storia del losco affare fino all'accordo fra il Consorzio tosco-emiliano e la ditta Cecconi e Cerasoli, quindi si avvia alla conclusione, dicendo: « Questo si sa e si sa anche che dei 35 milioni, 6 dovevano andare al « Beato deCarlino » e diversi altri dovevano essere ripartiti tra affaristi ladri, avvocati falliti e ruffiani di Bologna e di Boma, che facevano da contorno ai protagonisti della banda operante. Questo si sa, ma non si sa anche cherano i componenti del gruppo o se, pula caso, al finanziamento di 6 milioni por i« Besto del Carlino », ne corrispondeva un altro usuale o maggiore per il « Corriere Italiano ». Sta di fatto che il comm. Nello Quilici, espulso dal partito bolognese, onesto e rigido, trovò, non si sa perchè, la protezione di qualche eminenza grigia e andò a finire al ■ Corriere Ballano » divenuto ufficioso sulle ceneri del glorióso « Giornale dBoma », e in barba alla vecchia battagliera « Idea Nazionale ». Signori, è storia di ieried é anche vero che il « Corriere Italiano »che per reconditi fini assunse i naufraghi della banda Naldi sconquassata a Bologna, naviga in acque non buone e bussa insistentemente a quattrini, dopoché, per fermezza del duce, l'affare della direttissima è stato definitivamente trombato. Constatazioni dalle quali il pubblico potrà trarre le sue conseguenze ». Alla riproduzione, corto non desiderata dquesto articolo del Baroncini, già formato all'atto della pubblicazione, il Popolo fa seguire la seguente nota: « Dopo la pubblicazione di questo articoloè il caso che l'autorità giudiziaria induca il Baroncini, che sa molte cose, a parlare e scovare l'eminenza grigia di cui quell'articolo parla ». Come Naldi non potè arredare il castello... 11 Giornale d'Italia riceve la seguente corrispondenza da Perugia: « Apprendiamo ora che il giorno prima dedelitto Matteotti e precisamente il lunedi, idott. Filippo Naldi si trovava a Perugia, ecoerente alle consuetudini fastose consenttegli forse dalle ben note sue consuetudinaffaristiche, si recava nella mattinata a vistare quello che a Perugia è il più ricco artistico negozio di oggetti antichi, tenutdal pittori Guerra e Carlonl, per farvi acquisti di ingentissimo valore. Uno dei comproprietari, il Guerra, alquanto sorpreso denumero e dell'entità degli oggetti che il Naldsceglievaper gli acquisti, senza fare alcunosservazione sui prezzi, domandò con chaveva l'onore di parlare, ma il Naldi palesemente evitò di rispondere. Disse di dovearredare un castello del Parmense e partcolarmente un salone da ballo. Fra 1 moltoggetti prescelti dal Naldi, mette conto regstrarne taluni preziosissimi. Per esempioun'arpa, stile Impero, di fabbrica franceseadorna di smalti e di ori; un camino in marmo rosso di Verona del secolo XVI ; un cassone Rinascimento dorato e policromato, poi forceri, fanali e lampade quattrocentesche In ferro battuto e vari altri oggetti dminor conto. Il Naldi, che aveva dichiaratdi dover ripartire la sera stessa per Romaaggiunse che prima di ritirare le preziossuppelletili, desiderava conoscere in proposito il giudizio di persone di sua fiducia cioè del valorosissimo pittore Busso, direttore appunto della decorazione e dell'arredamento del castello, e puntualmente, due gioni dopo, e cioè il mercoledì, il pittore Ruso, da cui gli antiquari seppero il nome degeneroso acquirente, visitò le gallerie Guera e Carloni, approvando tutti gli acquisfatti dal Naldi. meno quello di una pesant decorazione settecentesca di aliare, che il Naldi aveva pensato di adattare noi salone da ballo. Quando si trattava di concludere l'affare che comportava una spesa dalle -70 alle 90 mila lire, la ditta apprendeva l'arrosto ilei Naldi, il quale tre giorni dopo aveva la finezza di mandare ad avvertire il Guerra e 11 Carloni di dover, suo malgrado, rinunziare agli acquisti ». Dumini e Mazzola - Ciano Circa la notizia dell'urgente premura del ministro Ciano di far avere ad Dumini, qui a Boma, l'in-.pianto telefonico nell'alloggio che il numidi stesso subaffittava ed ove nvrebbe passato le tre ultime notti prima dell'assassinilo dell'on. Matteotti, si sa ora che il telefono in questione, n. 6756, fu installato per ordine personale del ministro, in precedenza assoluta e fuori turno. Stasera la Voce Repubblicana, prendendo le mosso da questo fatto e da altri indizi emersi durante la lotta della Federazione dei lavoratori del mare, in una sua corrispondenza da Genova, formula 1 seguenti punti: l.o A San Marino la spedizione automobilistica che cercò di uccidere Giulietti, tirandogli una cinquantina di fucilate, era composta di elementi conosciuti a Genova ed a Roma, e conosciuti anche da FilipipeMi, da Ciano e dagli armatori; 2.0 L'assalto contro l'assemblea federale marinara di Genova, la sera del 2 gennaio, mediante il quale speravasi forse, tra J'nli.ro, anello l'uccisione di Giulietti, è stale portato a compimento da elementi conosciuti a Genova ed a Boma e, crediamo da Filippelli, Ciano e armatori. Diversi sono venuti da fuori di Genova. Chi ha pa«ato? Chi ha organizzato? Chi sono i mandanti? 3.o II Mazzola, arrestato per l'assassinio Matteotti, una ventila di giorni prima del barbaro delitto consumato nella persona del deputato unilario, ha tentato due volte, coH'intervaUo di qualche giorno tra l'una e l'altra, di conferire direttamente col Giulietti, bussando insistentemente alla porta della sua abitazione, in via Caffaro, a Genova, e non è stato ricevuto .anche perchè sconosciuto ; 4.o L'on. Ciano, con precedenza assoluta, fuoiri furpo, nella 6tes«a epoca in cui il Mazzola tenta di parlare con Giulietti, dà espressamente un impianto telefonico a Dumini. Ciano è. si ricordi bene, un Implicato nella lotta contro la Federazione marinara; 5.o Uno dei coniipl.ici del delitto del 2 gennaio contro l'assemblea marinara, conduce adesso una campagna contro la libertà sindacale della gente di mare, in maniera corrispondente al pensiero ed ai desideri del comandante Barcnghi, che è colui che comanda nel gabinetto di Ciano al Commissariato della marina mercantile a Roma.