Gli ufficiali del Tribunale militare

Gli ufficiali del Tribunale militare Gli ufficiali del Tribunale militare : i e e o o a a o o ocal-1 iosto si o. o E' quindi introdotto il colonnello Giuseppe Vogliotti, avvocato generale al Tribunale Militare. v Presidente: — Lei è chiamato per riferire sul servizio prestato da Carlo Cogo al Tribunale Militare. Teste: — Ho avuto alle mie dipendenze per alcuni mesi il tenente Carlo Cogo: mi paté negli ultimi mesi del 1919 o nel primo semestre del 1920. Allora c'erano molti ufficiali addetti al Tribunale Militare. Io non avevo rapporti che coi capi-servizio e con gli ufficiali investiti di mansioni giudiziarie. Però ricordo il Cogo, ufficiale addetto al servizio disunpegnato dall'avv. Cassimi, istruttore. Lo ricordo come un ufficiale modesto: un ufficiale che non si ù mai affermato per vastità dì ingegno, per cultura, né per grande attività, nè per disposizioni speciali alle funzioni. « Era insomma un ufficiale che faceva modestamente il suo dovere. Non ritengo di averlo mai rimproverato, nè di averlo mai lodato in modo particolare. Lo ricordo di un carattere un po' riservato. Viveva appartato. Avevo al Tribunale molti ufficiali giovani, intelligenti, vivaci, che compivano lodevolinenle il servizio, ma fuori amavano divertirsi. Di questa compagnia non faceva parte il Cogo. Avevamo la mensa: non ricordo se Carlo Cogo fosse uno dei commensali. Carlo viveva da se. Non saprei ricordare altri particolari. Il maggiore Vito Mannuccio riferisce che ebbe alla sua dipendenza Carlo Cogo. Dice che era disciplinato e stimato dai colleghi. 11 capitano Alesandro Lucisano, di artiglieria, depone che fu compagno d'arme e compagno di scuola di Carlo Cogo. In collegio era un giovane ben educato e morigerato. In guerra ritrovò Carlo Cogo, comandato ad un corso di istruzione per bombarde. Era un ottimo ufficiale. N">ii diede nolivo mai ad alcuna lagnanza. Al Lucisano segue il capitano Francesco Guasco, del Tribunale Militare. Ebbe il Carlo Cogo alle sue dipendenze. — Ho avuto — dice — pochi rapporti col Cogo Carlo al Tribunale Militare: l'ho avuto presso di me soltanto quando prestava servizio di segretario in udienza: quindi, rapporti puramente di servizio. Durante l'esercizio di questa sua attività ho potuto rilevare che il giovane attendeva alle sue mansioni nelle forme normali. Non faceva troppe parole: restava a sè anche durante le more dell'udienza, rimaneva sempre al proprio posto: non mi ha dato l'impressione di un carattere espansivo: ho avuto sensazione che fosse un giovane mite, tranquillo, pacato. Cavaglià: — Il fondo non era timido, cosicché questo non avvicinarsi ai capi dipendeva da questo suo stato d'animo? — Questo non lo ho potuto rilevare : potrei dire che qualche volta aveva bisogno di essere stimolato nel suo lavoro, ma non ho avuto l'Impressione che fosse timido. Ho avuto l'impressione, ripeto, che fosse un giovane mite, perchè sempre tranquillo, calmo, deferente ogni qualvolta gli si diceva che qualcosa doveva essere fatta. Cavaglià: — Ho avuto occasione di leggere il rapporto che sul Carlo ha redatto il colonnello Vogliotti? — Non l'ho letto: so che fu fatto un buon rapporto a suo tempo. Cavaglià: — Si potrebbe avere questo rapporto ? Presidente: — E' venuto qui 11 colonnello Vogliotti: poteva interrogarlo su questo punto o chiedergli il rapporto. Cavaglià: — E' vero, ma poiché il teste è in condizione di sapere... ^ — Non l'ho letto, io. il rapporto. Cavaglià: — Io desidero che ella abbia la bontà di pregarlo di mandarmene una copia. Presidente : — Questa preghiera non la faccio, questi sono documenti del loro ufificio; ad ogni modo se vuole possiamo far i-1 ritornare il colonnello Vogliotti. o Cavaglià: — Desidero essere messo in con dizioni di sapere il contenuto di questo Tap- o,. pol.,0a-j Procurale generale: — Poteva chiederlo o ■ ai colonnello Vogliotti. o!] Cavaglià: — Come vuole che ricordi il co- n- Molinello Vogliotti quanto ha scritto? di I Proc. gen.: — lo le ho indicato un mezzo o : per raggiungere lo scopo che lei desiderava: mi a i: re di ». ea- Se- non vuole approfittarne Cavaglià: — La ringrazio, ma io desidero raggiungere in pieno il mio scopo non soltanto in apparenza Luigi Saimandi, riferisce che ritrovò Carlo al Tribunale Militare, dopo averlo avuto come compagno di collegio. Fu in relazione anche con l'avv: Giacinto: ritiene l'uno e le i l'altro ottimi giovani incapaci di compiere n o, za ao, inle on i ! ava eca, a. ... ti. riootso ra ue noleU la o» . ia na ane il delitto di cui sono accusati. Dice che Carlo al Tribunale Militare dipendeva dal Cassini. Il vicario di Barge Il prof. Ernesto Richard conobbe Carlo fanciullo. Lo ebbe a pensione in casa sua. Era buoii^ e schietto. Non diede mai fastidi; ì iiiftii-vuk il. carattere della madre: una buon» dònna, religiosa, scrupolosa, amorosa dei figli che voleva fare simili a sè. Dopo questi primi anni il teste non lo vide più, rna quanto seppe da altri lo confermò nelle sue impressioni di un tempo: indole buona e delicata E' introdotto don Chiaffredo Gosso, vicario di Barge, al quale il Presidente dice: — Lei che conosce l'ambienta di Barge è qui chiamato per dare informazioni al riguardo ed anche sulla famiglia Cogo in particolare. Teste: — Premetto che fu dietro mio consiglio che il padre Cogo collocò tutti i figH nell'ottimo Collegio di Scarnalìgi. Dico questo per dimostrare la conoscenza che ho di tutta la famiglia Cogo. Quando a Barge si seppe del delitto e si incominciò ad accusare come autori del mislatlo i fratelli Cogo io dissi subite. > Non credo che siano loro. Ma, ad ogni modo, non mi stupirei per niente che si trattasse dell'Agostino ». Questa fu la mia prima impressione, perchè conoscevo l'Agostino per un esaltato. Bicordo bene che in buon piemontese io ero solito chiamarlo un disccntra. Io infatti vedevo le stranezze che questo ragazzo faciva: indossava il « tony » e con chi.-Ilo girava per tulio il paese: si arrampicava sui pali della luce elettrica per aggiustare i (ili, ecc. Siigli altri due fratelli. Carlo e Giaciuto, invece non mi occorre mai di sentire nessuna la¬ gqssgadcnndEpdtnscrpvnpnanvtmmddccbpmsèducr gnanza, nemmeno per ragioni di moralità, quantunque alla loro età tali lagnanze non sarebbero poi state neppure tanto strane. Lo stesso non posso dire dell'altro fratello, l'Agostino, il quale invece faceva parlare di sè anche sotto questo aspetto. Ricordo pure che due anni prima del delitto il padre Cogo mi confidò che il figlio Agostino scendeva di notte dall'ultimo piano della casa, e che a nuda era valso che la madre la sera quando andava a letto gli portasse via i vestiti. Egli scendeva lo stesso, senza di quelli! Il padre si era poi accorto che gli mancavano delle bottiglie in cantina e attribuiva la sottrazione al figlio. Quando si seppe dai giornali che in carcere l'Agostino aveva confessato i numerosi furti commessi, il farmacista di Barge ebbe a dirmi: « Signor vicario, adesso comprendo perchè Agostino comprava tanta caffeina! Diceva che gli serviva ppr studiare; invece gli serviva per tenersi sveglio e commettere quelle bello imprese ! ». « Ripeto che di Carlo e Giacinto invece io non posso dire che bene. Io andavo spesso a trovarli in collegio, dove era anche mio nipote, che verrà a deporre dopo di me. Sovente li conducevo con me a fare uno spuntino. Li conobbi sempre per ottimi ragazzi, molto seri e riflessivi. Di essi nessuno ebbe mai a dirmi men che bene. Io sono a Barge dal 1902. Ero presente ai funerali del padre del notaio Cogo e ho assistito alla levata del cadavere, e posso quindi accertare che in casa non ci fu in quell'occasione nessun subbuglio. Riguardo poi alla circostanza che il padre Cogo avrebbe preso per il collo sua madre, (non parlo neppure del fatto che ciò sarebbe avvenuto alla Capoloira, perchè ciò è manifestamente impossibile, giacché la madre del notaio nei suoi ultimi giorni noausciva assolutamente di casa), nè dal mip collega che fu chiajv.ato al letto della morente, nè da altri che In quel tempo ebberooccasione di frequentare la casa, seppi ma; nulla circa quell'episodio che giudico fantastico. Io frequentai per lungo tempo la casti della zia Maero ed anche dello zio Giovanni. Ebbi cosi frequente occasione di vedere insieme i due fratelli Cogo, il notaio e Ir» Carolina, e sempre trovai che andavano perfettamente d'accordo. Con la defunta Carolina era in ottimi rapporti. Andavo sovente a trovarla, poiché abitava proprio in faccia a me. Qualche volta in occasione di ricevimenti la trovai in casa del fratello: per esempio l'ho, vista sempre ai battesimi dei nipoti. Altre volte si passava in casa del notaio Cogo la serata tutti insieme, facendo un po' di musica. Il notaio suonava il flauto e la signorina Carolina il pianoforte. " Non è una città di can mordenti... „« Ricordo che talora il, notaio Cogo mespresse il suo contento, perchè la sorella insegnava la musica ai suoi figli, che ella amava come se fossero stati suoi. Infattiquando passavano dinanzi alla casa della zia, li vedevo sempre che andavano a prenderla per uscire, insieme anche alla Bordon, e fare delle lunghe passeggiate fino alla Capoloira. Quando poi il padre Cogo era libero dalle stft occupazioni professionali, sprendeva con sè tutti i suoi figli e la signorina Bordon, e allora facevano delle passe?giate anche in montagna; passeggiate chduravano spesso dalle 10 alle 14 ore. Circa l'affetto che la zia aveva per i nipoti, posso dire che li amava in modo straordinarioe che ella non ebbe mai ad esprimermi la benché minima lagnanza sul loro conto. Devo ora parlare degli astii che esistevano in paese. Come parroco di Barge, voglio che ssappia che c'erano bensì delle questioni dconcorrenza professionale e delle questiondi natura politica, ma che del resto, tantla famiglia Cogo, quanto la famiglia Re, sono famiglie onestissime ed onoratissime, chraccolgono il rispetto di tutti i compaesaniNon voglio che si creda che Barge sia addirittura una città di « can mordenti! ». Nerapporti poi dell'avv. Cogo, individualmentsi disse nientemeno che nel paese era unrivolta generale contro di luil Ciò non affatto vero, come è dimostrato dal fatto chfu» più vqjte consigliere comunale, ed anchassessore, e che ha uno studio da avvocatche qualunque civilista potrebbe desiderareUna tal posizione morale e finanziaria noavrebbe potuto farsela se non godesse fiducia e stima. « Non voglio con ciò dire che l'aw. Giannetto Cogo in queste lotte abbia sempre avu.to ragione. No. .La palla viene sempre drimbalzo, e talora anche il notaio Cogo avravuto i suoi torti. Ma io posso dare le piampie garanzie circa la 6tia oneslù di professionista e circa le sue ottime doti di padrdi famiglia. Conosco il padre Cogo da molttempo, perchè la mia famiglia era sua clientprima che io mi recassi a Barge, ed io colui ho sempre mantenuti rapporti di cordiale famigliarità. C'è in Barge una partnemica dei Cogo, ma c'è anche una partche è loro amica, ed ha per loro della sincera simpatia. Appena si seppe del delitto, furono note le accuse della Palmero. tutquelli che conoscevano bene il Carlo escludevano assolutamente che tali accuse potessero essere veritiere. Tanto il Carlo che iGiacinto anche quando avevano già presla laurea, non uscivano mai di casa, neppure per andare al caffè. Imitavano in questle abitudini di economia del padre Ionche sovente andava a piedi nei paesi limtrofi per risparmiare denaro; mentre in\v»i-era di una ospitalità splendida e signoriliPosso ancora dire che gli zìi defunti eranforse più attaccati al notaio Cogo che allnlnote Carolina, perchè il notaio era coloro più generoso. La signorina Carolinaveva moltissime virtù, ma non era certprodiga neppure coi suoi zii. Allo zio segue il nipote: Giuseppe Gosso. Fin collegio col Carlo, a Scarnaflgi. Dice ehli ritenne sempre degli oli imi ragazzi. Assenni che la zia aveva molto affetto per 1 npoti i quali la ricambiavano di pari affettoDi Agostino nulla sa dire, perchè non lo vedeva mai e ricorda poi che Carlo ha offer;a lui e alla Bordon un giro in giostro. 311 ripugna di credere... „ L'nvv Luigi Leprotti, narra che il mattinridi G dicembre 1921 vennero nello studidniràvv Mercandino. Giacinto e *.;••}•■: Col- •. rii» r.,!à conoscevi. Entrarono r».n l'urisori'idPiMp. nortna.le. ir:ini|iiilln: 'i:.rltirònò •.ause, si fermarono 'jualchc tempo, tiunv a. p , „ i a a , a a i , e a o , a n i i i o oe . i e a e e e o e. n unai à ù oe o e n re o n e ti usil o po i, ie -. o a n i o 'i " s1o. e. a o oti nendo sempre un contegno calmo, tanto è vero che quando sentì dire che accusavano' il Carlo ed il Giacinto del delitto, nmase molto sorpreso. Cavaglià: — Ricorda che quando st tono lasciati qualcuno abbia detto una barzelletta e che Carlo abbia data in una sonora risata? — Si, ricordo precisamente. Tanto all'entrare che all'uscire scambiammo c^uiiche parola: il tono di voce era naturale, uh po' scherzoso. Cavaglià: — Lei ed 1 suoi colleglli d'ufficio che impressione hanno avuto ed hanno oggi a riguardo dell'imputazione insta a Carlo e a Giacinto? — La mia impressione è questa: mi ripugna di credere che abbiano parteciuóto al fatto. Dato il contegno normale, fiato 11 carattere del Giacinto, che conoscevo bene e i suoi sentimenti, mi pare impossibile che abbia potuto commettere un slmile reato. Viene poi a deporre Zaffirino Guarresi, residente a Barge, il quale narra che un giorno trovandosi nello studio del notaio Cogo fu presente al colloquio che questi ebbe con un (.ile a proposito di una frase che si diceva fnsse stata pronunciata dal comm. Lavagna il giorno dei funerali delle due vittime, e cioè: « Se i suoi figli sono colpevoli, il notaio Cogo avrebbe fato bene a tirarsi due schioppettate ». Questa persona avrebbe smentito nel .modo più assoluto che questa frase fosse stata pronunziata ». Il teste aggiunge poi eh»- l'Angelino Leopolda parlando con lui di.<-=.o che aveva visto I Cogo la mattina dopo il delitto, ma che non ricordava l'ora precisa. Presidente: — Ma lei conosce la deposizione della Angelino? Sa i particolari di cs.--.-i ? — SI. Ma la Angelino è facile alla confusione. Barrtanzellu: — Beve volentieri. — piace il vino, ma non so se beva molto. Cavaglià:' — E' chiacchierona? -- Si, è quello che si dice in piemontese Incn bòtoli. Pochi giorni dopo il delitto, trovatomi colla signorina Anna Maria Cogo, ebbi a sentire da questa delle lamentele sull'accanimento che dimostrava la famiglia Lorenzatti verso i Cogo. Ebbi a dirle che non tutti i componenti In famiglia Lorenzatti nut.rivnno eguali sentimenti: il fratello, per esempio, disapprovava apertamente il contegno delle sue sorelle, che aveva invitate a smetterla di accanirsi coi.t.ro 1 Cogo, perchè non andava bene a dimostrarsi così ostili vei*«o onesta famiglia. Cavaglià: — Sa che le signorine Lorenzatti lucessero opera di persuasione sui giornalisti? — Io questo l'ho sentito dire da mia sorella alla quale lo riferì la signorina Ang;oiftla l'.overe! Presidente: — E' la maestra che abbiamo sentito stnninttina. •• Voce:" — La notizia viene sempre dalla stessa fonte. Il teste rinete poi quanto già ebbero a dire gli altri sulle stranezze di Agostino. E si sospende per qualche minuto l'udienza. Una "montatura"... Quando si riprende l'udienza è introdotto Ettore Rovere. Il preside-ne camunden chp la Direzione delle Ferrovie informa che gli ultimi treni dì Milano e di Genova sono giunti nella notte dal 5 al C dicembre, il primo con 24 minuti di ritardo e il secondo con 96; dal che si può dedurre, che l'Albergo «Orienta » deve essere rimasto aperto sin verso l'ima e mezzo. Richiesto, il Rovere dichiara che vide Carlo il 5 dicembre in piazza Pan Carlo. Lo accompagnò in via Santa Teresa verso la Scuola di Commercio: lo invitò a passare con lui e con Giacinto la sera. Parlarono del teatro « Carignano » e dello spettacolo che vi si dava quella sera: La donna nvda. Alessandro Prove, veterinario. Conosce Giacinto o Carlo Cogo. Incontrò Carlo il giorno 5 al Caffè « Ligure », verso le 13,30. Gli parlò dei suoi studi, disse che si era iscritto alla Scuola di commercio. 11 fatto lo stupì: voleva fare una collezione di lauree? Carlo parlò di Giacinto e lo informò che sarebbe giunto nel?) pomeriggio. Non era nè preoccupato, nè sopra pensiero. L'avv. Giovanni Rossi depone che « conosce la famiglia Cogo sin dall'infanzia », che il notaio Cogo gode la stima di tutti, che Carlo è sempre stato con lui molto espansivo. Ritiene Carlo di animo buono. Parlava della zia con affetto sempre. Dice che colla signorina Bordon era in ottimi rapporti. Osserva poi: « Si è detto che Agostino ha chiesto informazioni sui sintomi della morte per asfissia. Carlo conosceva queste cose e non avrebbe incaricato il fratello fare delle richieste ». A richiesta dell'avv. Cavaglià dice che tutta Barge ammira la famiglia Cogo. Po chissimi sono coloro che si dimostrano ostili ad essa. Avv. Cavaglià: — La sua impressione? — Che i fratelli Cogo non possono avere ucciso la zia Ritengo che l'accusa sia una «,montatura ». Se anche ci fossero le prove non ci crederei! Tende poi a dimostrare che la famiglia Palrnero non godeva stima a Barge. Presidente : — L'inchiesta giudiziaria ha messo in evidenza che nella famiglia Palmero sono tutti galantuomini. A richiesta poi dell'avv. Cavaglià, ripete che tutti a Barge volevano bene al Cogo, e se ritenevano Carlo un nonio chiuso è perchè giudicavano lui e il teste dei « superuomini ». A Martignoli Luigi, impiegato presso le Carceri viene chiesto dall'avv. Cavaglià: — Sa il teste che il precedente direttori sig. cav. Rosa in seguito alle ritrattazioni fatte dalla Palmero delle accuse rivolte al Carlo, abbia fatto una inchiesta per sapere che cosa la Patinerò avesse detto con '* sue compagne condetenute mentre fino a Natale si trovava in libero contatto? — Non so nulla. Cavaglià: — Non crede che in ufficio non vi sia un rapporto fatto dal cav. Rosa? — Non lo so; lo potrebbe sapere il segretario éfcl direttore, dott. Costanzo. La stessa domanda l'avv. Cavaglià ripete ad Angelo Martini, altro Impiegato delle Carceri, ma anche questi non sa nulla. La finestra illuminata Si legge la deposizione resa In istruttoria dalla teste Notaris Emilia fu Alessio vedova Viganotti, aiutante in via Nizza, 9. Essa afferma che conosceva solo dì vista i fratelli Cogo ed aggiunse: « La notte dal 5 al 6 dicembre 1921 ini trovavo in letto quando non sentendomi troppo bene discesi e passai nella cucina attraversando la camera d'entrata. Ciò facendo ebbi occasione di vedere la camera dei fratelli Cogo illuminata, ma avendo pensato che fossero di ritorno da qualche ritrovo pubblico, non ne feci caso, ritornai nella mia camera da Ietto. Detta constatazione fu da me falla dalle ore 0,30 all'una del 6 dicembre 1921 ».. Altre deposizione che viene letta è quella di Carlo Bono, figlio del proprietario del « Stissnmbi 'no ì: quale depose in istruttoria: « Dal 2U novembre in poi 1 fratelli Carlo ed Agostino Cogo frequentarono il ristorante « Sussambrino », presentandosi due volte al giorno per consumare il pranzo e la cena ». Prosegue dicendo che i due fratelli non contrassero relazioni, perchè erano di carattere molto chiuso. Non parlavano coi vicini, coi camerieri e neanche fra di loro. Non può dire se il 5 dicembre sì presentarono con un terzo, uanuii-tu i ;oio clip pranzarono in quattro, alle 1!- ''on due individui a lui sconosciuti. I duo fratelli si presentarono due o tre volte con un giovanotto che sembrò loro compagno e che pagò sempre il proprio conto. Anche di questo giovanotto il teste ignora le generalità. Un'altra testimonianza ancora di cui è data lettura è quella di suor Letizia Borsa, in religione Suora Beatrice,, già superiora delle Suore presso il Carcere Giudiziario di Torino. In istruttoria ha deposto: « E' vero die nei primi giorni di detenzione alla Paimero Margherita fu concesso di passeggiare con altre d .-tenute come è pur vero che la deten'.ia Elisa Iì'tIonp ppr Incarico della t.tossa l'.ilmcro. scrisse il 9 dicembre 1921 la lÉjtera eh* qui mi si rammostra ali'avv. Da;--ii=.so. Ciò deriva dal fatto che l'ordine di- "» ' tv meCfipdssudlpaffacnrmtuCQCvmpqsiistds speciale sorveglianza sulla Palmero Margherita fu a me solamente comunicato 11 £3 dicembre. Dopo tale comunicazione la Paimero non fu più con altre detenute e su di essa fu esercitata una rigorosa sorveglianza ». E con questa rimane esaurita la escussione testimoniale. L'aw. Cavaglià chiede che venga richiamato il colonnello Vogliotti o venga data lettura del rapporto da lui firmato sul tenente Carlo Cogo. 11 Presidente acconsente a richiamare li colonnello Vogliotti. E sospende nuovamente per qualche momento l'udienza. Lettere dt famigli» Dopo una lunga pausa si riprende l'udienza e si presenta il colonnello Vogliotti. L'avv. Cavaglià chiede se/il teste ricordi di aver firmato un rapporto oltremodo lusinghiero per il tenente Carlo Cogo, e se ne sappia dire 11 tenore. Testé: — lo so che per ogni ufficiale che lascia 11 Tribunale e che ritorna «J Corpo viene steso un rapporto. Se l'ufficiale è da più di un anno al Tribunale, viene espresso 11 giudizio nelle note caratteristiche. Se invece l'ufficiale ha appartenuto ai Tribunale da poco tempo e se il capo-servizio che lo ha avuto alle sue dipendenze è in grado di riferire, riferisce con un rapporto: coel si è fatto per Carlo Cogo, non ricordo più se appena congedato, oppure più tardi. Ripeto che non posso formulare un giudizio personale dettagliato sul Carlo Cogo: quindi 11 rapporto non è certamente stato redatto da me, ma solo firmato. Deve essere stato redatto dal capo-servizio della segreteria, dal cui ufficio il Coso dipendeva. Bardanzellu: —«Questo capo servizio era 11 CasslnaT * — No: ti Cassina era ufficiale istruttore. Quel capo-servizio mi pare fosse 11 capitano Caratelli. " Cavaglià:' -r Ora questo rapporto deve trovarsi. — n rapporto è nel libretto personale. Cavaglià: — certamente loro hanno la minuta. — Anche se avessi la minuta non potrei presentarla; l'originale non è In mie mani, quindi... Presidente:' — E' stato richiesto al Ministero della Guerra il libretto personale, su istanza degli avv. Cavaglià e Bardanzellu; in data 8 giugno il detto Ministero ha risposto che recenti disposizioni vietano la trasmissione ad autorità estranee all'esercito dei documenti personali degli ufficiali. Il colonnello Vogliotti è lasciato libero e se ne va coll'aria di dire « ma perchè mi hanno richiamato?». L'aw., Cavagli* PJJ" senta un altro fascicolo di lettere tam gliari dell'archivio del notaio Cogo. Il P^ldente con aria supplice mormora: « Ma bastai «e abbiamo già di lettere! ». . . Il presidente legge qualcuna dt f.ioste Jet* tere spedite dal padre Cogo alla sorella in epoche remote. Non si 6a come queste lettere pervenute alla povera Carolina siano ora nelle mani della difesa anzi dèi mittente notaio Cogo. Misteri di Barge. Sono lettere oi scarsissimo interesse. Ma la difesa vuole siano lette. Infatti tutte finiscono colle parole « affezionattssimo Giannetto ». Una parla di uno specchio che si è rotto, (la rottura di uno specchio porta sfortuna), di un sofà e di altre suppellettili famigliari a cui tutti 1 Cogo erano molto attaccati. •. „ . In un altra lettera il notaio rivendica affettuosamente la proprietà d'una pendola lasciatagli dalla nonna. E'in data del 1909. Ma ce n'è una del 900 cioè dtS4 anni fai Dà notizie di Carlino che allora era magro ed era • uno scheletrlno ». « Ma a forza di cure — scrive 11 notalo — speriamo di guarirlo ». — E infatti, come si è visto, guari. La lettera finisce: « Addio, cara sorella, tuo affezionatlssimo Giannotto». C'è un'altra lettera del notalo. Essa parla di tante cose — commenta il Presidente. — Si parla persino d'un articolo del prof. Einaudi che dà minute spiegazioni ppr l'applicazione dell'addizionala del centesip-io di guerra Alla lettera è taf atti unito l'ai colo in parola, ma gli avvocai non ne richiedono la lettura. E' singolare là tendenza dei Cogo a tenere e ad archiviare tutte le lettere anche le più insignificanti che si erano reciprocamente scritte In un lungo periodo d'anni. La stessa signorina Cogo consegnò agli awocatl una lettera della tdete Mollnert scrittale nel 1918. . La lettura si prolunga. Il pubblico è disattento, ma i 'giurati appaiono rassegnati. In una di queste epistole del 1918 si parla dalla opportunità di tenere le cascine, cioè di non venderle, malgrado l'aumento del prezzo del terreni. Si dice che Carlino è tornato n Barge entusiasta delle accoglienze avute dalla zia e lieto di ritornare in campagna perchè la vita torinese non ha alcuna attrattiva per lui. — Slamo presto alla fine l — esclama il Presidente, con un filo di voce, ancl-o lui stanco della cosi poco interessante lettura. Ma Intanto continua inesorabilmente. Ad un tratto l'aw. Cavaglià ne presenta al Presidente un altro pacco. Il Presidente alza gli occhi e ci sembra un po' Rosmunda davanti ad Alboino. E l'epistolario continua sino a mezzogiorno. Poi l'udienza è rinviata.