L'adunata fascista di Bologna

L'adunata fascista di Bologna L'adunata fascista di Bologna II messaggio a Mussolini: ««11 fascismo ha voluto e vuole concludere il conflitto delle passioni in una grande politica di concordia e disciplina nazionale,,. v Bologne, 23. mali. Per la grande adunata del fascisti della Vaue Padana nella serata di ieri l'altro e nella nottate, numerosi treni sono giunti dalle varie Provincie trasportando moltissime migliaia di fascisti. Fin dalle prime ore del mattino la città presentava un aspetto di animazione straordinaria. Alle 10 il teatro comunale, dove deve aver luogo l'adunata, presenta un assetto imponente e di mano in mano che entrano i deputati fascisti e le autorità scoppiano applausi calorosi di viva Mussolini, viva il Fascismo. Sale per primo alla tribuna l'on. Grandi accolto da una interainabile ovazione. L'on. Grandi, dice : • Camerati, questa adunata del fascismo italiano, che noi abbiamo voluto a Bologna, centro della Valle Padana, è una rassegna di soldati ed è nello stesso tempo una assemblea storica. A questo luogo, in questo giorno voi, rappresentanti di tutte lo Provincie italiane qui convenuti, ad ondate, per spontaneo comandamento del vostro cuore e della vostra coscienza di italiani, esprimerete a grande voce una volontà che andrà Oltre il cerchio della nostra città appassionata, andrà Oltre i confini della regione, andrà oltre sopratutto 1 confini della Patria. : "Noi slamo sai Piare„ ' «Ih questo momento- non è in gioco la vita di un partito, è in giuoco la vita della nazione; sono in giuoco ,i frutti raccolti con sacrifìci di sangue Innumerevoli da dicci an-' ni di guerra e di,, rivoluzione. Deve la voce di questa adunata superare 1 contini della Patria, per dire a tutto il mondo, che spera inutilmente da questa tragedia la rovina dell'Italia, quello che al mondo l'esercito disse nell'ottobre 1817 quando 1 pavidi volevano a tutti i costi l'armistizio e la pace, ed ancora una volta l'eroismo sconosciuto degli umili impose una grande volontà che era un presagio di popolo di partito, due organismi biologici che hanno le loro malattie c le loro crisi. Ma quando un partito ha il coraggio di incidere la propria carne col blstury inesorabile e amputare e disinfettare i processi infìamraatorii e le piaghe che dolorano, quando un partito sa fare anche questo alla luce del sole, senza urla di dolore, ad occhi aperti e sorridendo, dimostra una vitalità rigogliosa che non può morire. Noi siamo -sul Piave o soldati ma già sulle pendici del Grappa; i morti hanno acceso 1 roghi per Indicare ai nostri plotoni affiancati le nuove mete vittoriose; gli avversari ■ nostrani non ci destano soverchie preoccupazioni. Vogliamo piuttosto dire al nemici di fuori che la nazione unanime considera certe manifestazioni come una sfida non al fascismo bensì al popolo italiano. i« 11 fascismo attraversa già da parecchi mesi una grande crisi, e una crisi naturale ed una crisi politica. E' la crisi fatale di tutte. le rivoluzioni, dopo l'immediata conquista dei poteri dello Stato; credo fermaniente che i responsabili dell'attuale situazione siano, non meno del facili profittatori, tutti coloro che hanno inteso il partito, anziché come un organo politico di selezione, di capacità e di formazione della nostra coscienza civile, come una fazione irresponsabile, accampata ai margini dello Stato, per sovrapporsi ad asso e sistematicamente ricattarlo colle violenza. Noi sappiamo tutto questo, signori, e di ciò parleremo a lungo nei prossimo Consiglio nazionale del partito. Occorre una revistone sostanziale del nostri metodi, dalla nostra. organizzazione, delle nostre finalità, ma oggi è necessario sentirci, come diciannove mesi or sono, un esercito compatto, che non discute ma obbedisce, sentirci il plebiscito di tutta la nazione. Gli avversari di tutte le gradazioni cercano di rubarci il capo. Ebbene, di fronte a questo folle tentativo, noi sorgiamo in piedi come nell'ottobre lontano, il capo, o soldati, è nostro. Noi l'abbiamo dato all'Italia a non permetteremo giammai, noi vivi, che alcuno curv^ per un istante solo la sua ardua e paziente opera fattiva. Offendere lui significa offendere l'Italia, cospirare contro l'Italia. Egli solo, può dare*alla nazione quella-tranquillità, quella pace, quella concordia operosa, di cui l'Italia ha bisogno. Egli solo può chiudere definitivamente, con la sua vo¬ lontà, il ciclo della rivoluzione ed l'annunciatore sicuro di una nuova fratellanza fra tutti gli italiani. < Questa di oggi, ho detto, è una assemblea deliberante; tutti i presenti rivestono pubbliche responsabilità, sono qui presenti senatori, deputati, deputazioni provinciali, segretari e direttorii di federazioni e di fasci.1 E' anche presente il direttore provvisorio del Partito; sono presenti, li vedo tra la moltitudine, non chiamati, ma spontaneamente venuti, ufficiali dell'esercito ed ufficiali della santa milizia, della patria. Proclamiamo ancora una volta quanto abbiamo detto o ripetuto: « Giustizia per i responsabili (tei delitto. », giustizia, la più severa, contro i colpevoli di questo delitto, che è un delitto di antifascismo e di animazione, ma non dimentichiamo, proclamando questo, quale fu la condotta di coloro che oggi, erigendosi paladini dell'umanità offesa, non esitarono un momento, all'indomani dell'orrendo eccidio dei Diana, a eh fumare gli assassini « i magnifici bombardieri del Diana ». Non dimentichiamo le 3000 madri a bruno per i figli sacrificati alla patria, non sul ciglio eroico delle barricate, bensì vittime dell'agguato e dell'imboscata. Voi esprimerete la vostra fedeltà ed il vostro pensiero in un messaggio che noi porteremo domattina stessa al nostro Capò. Salutatelo romanamente il vostro Capo (e cosi dicendo l'on. Grandi tende la mano nel saluto: tutti i presenti scattano in piedi). Salutatelo e d'itegli, in disciplina ed in silenzio, che tutti siamo al nostro posto, recluto e veterani, vivi e morti,' e che se egli, il capo, ci ordinasse ancora di morire, ancora morire sapremo ». Una ovazione accoglie le ultima parole dell'on. Grandi. Nel vastissimo teatro tutti sono in piedi e acclamano al nome di Mussolini. \ Il messaggio L'on. Farinacci logge poi il seguente messaggio che sarà presentato all'on. Mussolini dal Comitato organizzatore del convegno : « I convenuti a questa adunata, che hanno unita la loro voce di deplorazione del delitto a quella levatasi spontanea ed unanime da tutto il fascismo, forti di questa coscienza, ispirata alle più pure tradizioni fasciste, tradizioni di sacrificio, respingono risoluti la temeraria, malvagia speculazione di avversari i quali, non solo ignorano questa - coscienza, ma furono assertori del crimine politico scatenatosi nel dopo guerra per distruggere la vittoria; i convenuti nella città, che conobbe le peggiori sofferenze del domi, nio rosso minacciante la patria con la complicità di coloro che oggi si atteggiano a difensori delle istituzioni, affermano la loro obbedienza alla promessa data, ripetuta e confermata al Duco, al Paese od al Parlamento che il fascismo ha voluto e vuote concludere il conflitto delle passioni in una grande politica di concordia e disciplina nazionale. Esso vuole- diro" all'Italia, continuando la formidabile opera in gran parte compiuta in SO mesi: l'unità e la forza nella pace, meritata dopo gli sforzi della lunga guerra vittoriosa e cho soltanto gli avversari le negano negli anni tristi dal '19 al '22, ma perchè questa promessa divenga una realtà non lontana i convenuti dichiarano ancora una volta che il fascismo è, e resta incrollabile attorno al suo Duce e respinge qualsiasi tentativo folle ed ambiguo di ricondurre l'Italia indietro nella disgregazione politica vinta dalla marcia su Roma ». Dopo la lettura del messaggio, che viene approvato per acclamazione, 11 teatro si sfolla lentamente e si forma un imponente corteo che raggiunge la piazza Vittorio Emanuele dove la gran massa fascista si è concentrata dinanzi al palazzo D'Accursio in attesa di ascoltare gli oratori. '«CI sentiamo oon la coscienza a posto,, E dopo un breve saluto del sindaco Puggini prende la parola l'on. Farinacci. «Ci sentiamo, dice l'oratore, con la coscienza a posto. Venendo a parlare a voi fascisti, di cui sentiamo di interpretare l'animo, veniamo oggi in questa Bologna come nel 1921. per atto di devozione al Duce. Oggi solennemente i rappresentanti del fascismo, i rappresentanti del fasci dalla Sicilia al Piemonte son riuniti per consacrarti ancora il solenne giuramento. Fascisti si cerca oggi di colpire il fascismo c si cerca oggi di colpire il suo duce.. Noi dichiariamo che i vincitori della situazione siamo noi («Sii SI, SI» si grida). In primo luogo perchè coloro che hanno tradito il fascismo non appartengono a noi, pur essendo con noi ; in secondo luogo perchè ancora una volta è dimostrata la necessità che il Duce indirizzi la sua azione, non su quei consensi diffìcili ad ottenersi ed abbattersi, ma sulla forza compatta entusiastica del fascismo; in terzo luogo perchè ancora una volta si è dimostrata la necessità che il fascismo deve vigilare. Fascisti; la situazione è ottima; ci assiste la vostra fede, ci assiste la vòstra passione. Lasciate a noi, modesti dirigenti, ma fedeli interpreti del vostro animo, di continuare questo glorioso cammino; che noi possiamo ancora dire al duce di marciare avanti infischiandosi di tutti. Fascisti, questa nostra adunata è la nostra grandiosa rivincita. Si è tentato di menomare la nostra grande fierezza .ma noi oggi ci sentiamo i trionfatori della situazione. Noi vi diciamo: Rimanete compatti e disciplinati, non discutete, ma agite, agite quando dai vostri capi, dal vostro duce verrà la diana della riscossa ». Il discorso di Italo Balbo All'on. Farinacci segue l'on. Matarasi, poi l'on. Starace. Per ultimo prendo la parola l'on. Italo Balbo dicendo: «Presentarsi a questa folla significa assumere delle responsabilità per il domani; ebbene, i capi che hanno guidato le legioni delle camice nere nelle vie di Roma sono qui. Fascisti dell'Alta Italia! vi è un delitto che noi non recrimineremo mai abbastanza. C'è un fosco delitto che tenta di intralciare il cammino del fa; seismo. Orbene noi facciamo nostro l'urlo di indignazione degli avversari. Noi che sappiamo che cosa vuol dire avere del fratelli assassinati sulle strade, noi ci uniamo al cuore di chi reclama piena e completa giustizia, ma si sta facendo dagli avversari il processo, non agli assassini dell'on. Matteotti ma a tutto il fascismo, ed alla marcia su Roma. Orbene noi qui, coscienti delle nostre responsabilità e del diritto indistruttibile della nostra rivoluzione, gridiamo il nostro « fio » e slamo ancora pronti a tutte le audacie. «Fascisti) Noi che già altra volta affermammo in questa piazza che il fascismo era una idea e non era un uomo, dopo tre anni di battaglia e tre anni di vittoria, gridiamo forte che non solò il fascismo, ma tutta l'Italia ha un solo volto ed un solo uomo, quello di Benito Mussolini, e polche oggi si grida che le nostre Legioni debbono essere sciolte e noi dobbiamo cedere i nostri moschetti, ancora una volta giuriamo e promettiamo a noi stessi che chi si avanza verso il fascismo e verso Mussolini troverà sulla strada 1 nostri inesorabili manipoli ». L'on. Farinacci dichiara chiusa l'adunata. Nessun incidente ha turbato la manifestazione. Nel pomeriggio alla casa del Fascio ha avuto luogo un convegno, al quale sono intervenuti W deputati e tutti i segretari delle Federazioni. proymciaH ^ fasciste.