Le "stramberie,, di Agostino nella deposizione di alcuni testi a difesa

Le "stramberie,, di Agostino nella deposizione di alcuni testi a difesa Il jm?oo©»so dei fratelli Cogo Le "stramberie,, di Agostino nella deposizione di alcuni testi a difesa -eore,enraresidentee apre l'a Utenza. Si riprende l'esame del testimoni. La prima teste clic compare nell'aula 6 una ragazza.: Margherita Palmero. Ha io slesso nome e cognome dell'imputata impazzita e. come l'altra 6 cameriera, ma non è neppur lontanamente parente della fantesca di Carolina Cogo. Domestica del notalo Cogo, è • chiamata a deporre quello che sa 6ul rapporti ♦ri il notaio e la sorella. Dice che i rapporti . erano buonissimi, ohe la signorina Carolina .. frequentava con assiduità la casa del fratello e che non mancala mai, quando da Torino si recava a Barge, ài prendere i suoi pasti in casa del notalo. Avv. Cavaglia: — Ha mal sentito il notalo . a dir male della sorella in presenza dei figli 7 — Sono stata in casa Cogo dal 1906 al 1918. Mai ho sentito il notaio sparlare della sorella dinanzi al fieli. Presidente:. — Che cosa, «4 può dire del fratelli Cogo? — Parlavano poco con me. Non si abbandonavano a confidenze. Ma io non ebbi mai a lamentarmi di essi. Per quanto so io li ritengo incapaci di aver compiuto il delitto d.l cui sono accusati. « Presidente: — Questo In rapporto a Giacinto e a Carlo; di Agostino ohe cosa può dire? — Anche Agostino era con me educato e rispettoso, ma aveva un carattere completamente diverso dai fratelli. Era strano, caparbio, testardo. Presidente: — Sa altroT — L'ultimo giorno che fui In casa Cogo preparai il pranzo per la laurea di Giacinto. Al pranzo c'era anche la Carolina e la Rita Bordon. Per la Rita tutti avevano affetto. Quando era piccola la portavano sempre insieme in ogni passeggiata. Le "predilezioni,, di Agostino Su richiesta dell'avv. Delflume la teste conferma che Agostino aveva l'abitudine di arrampicarsi sugli alberi e prediligeva i gatti... Teresa Reinaudo, giardiniera da tirentasei anni della contessa Bianchi a Barge, deve deporre sugùi amori ancillari di Agostino Cogo. Presidente: — Sa che Agostino «traversasse il giardino della contessa per amoreggiare con una serva T La teste, in piemontese stiretto e di buon stampo antico, fa una lunga chiacchierata, nella quale non si riesce a capire molto. Pare che non confermi, ma invece conferma, e lo si comprende perchè il Presidente dà ' lettura delle sue deposizioni. — Non attraversava il giardino, ma dava •convegno alla cameriera Teppatl nell'orto della contessa. Un mio nipotino un giorno li sorprese. Seppi poi che l'Agostino gli aveva dato due soldi perchè chiamasse la Teppal.t Adelaide Perlo, viene a deporre sui suol ' rapporti col notaio Cogo. Vide il notalo Gian' netto in casa sua, la mattina del giorno 6. Non notò nulla di singolare tanto che quando dal giornali apprese la notizia del delitto, ne argomentò subito che il notaio non doveva saper nulla di nulla. Ponzi Italo, guardia municipale. E* 11 primo agente che si reco in via Nizza quando venne segnalato che due donne erano state trovate morte. Dice che quando entrò nell'alloggio della Carolina Cogo già vi erano agenti investigativi, un vice commmtssario e la contessa Manassero. Il commissario lo invitò a chiamare sollecitamente un medico, cosa che egli fere. Il Presidente da quindi lettura della risposta del teste in Istruttoria e ciò perchè il teste dichiara di confermare tutto quanto disse allora. Niente di particolarmente interessante. Unico fatto su cui insiste ò 11 contegno indifferente della Palmiro. « Parlava con tranquillità, come se il delitto non la in- Il teste conferma che sulle prime l'ipotesi 'dell'asfissia trovò credito; soltanto dopo le constatazióni del medico, si parlò di delitto. > "" -:ÌT sSndiHJ© di Barge ' Alla guardia municipale segue il sindaco 'di Barge, comm. Umberto Mina, che è chla: inato a deporre sul furto Michiardl e su di un tentato furto In casa sua. Presidente: — SI ricorda lei di una serata 'di beneficenza della sera dell'll novembre 1951 ? — Nella sera dal 10 all'11 dicembre c'era stata in Barge una festa di. beneficenza prò erigendo monumento ai caduti» In quell occasione tanto io quanto la mia famiglia ci recammo a questa festa. C'erano anche i due fratelli Carlo e Giacinto Cogo. Rincasammo verso le una dopo mezzanotte. Appena fummo entrati nella prima stanza della mia casa (avevamo trovato la porta regolarmente chiusa a chiave), notammo che i cassetti erano aperti e la roba era rovesciata nel massimo disordine per terra. Immediatamente abbiamo pensato a un furto. Siamo accorsi subito nelle stanze del primo piano che anch esse erano state visitate dai ladri come appariva dal disordine dei cassettoni. Pensammo naturalmente al modo con il quale ì ladri si erano introdotti nel mio alloggio, e per scoprire qualche cosa andammo nel cortile, io affittavo due o tre stanze ammobiliate a un segretario municipale il quale non aveva trovato alloggio. Dal cortile ho visto che l ladri avevano rotto un vetro della stanza che dava nell'alloggio del mio segretario, avv. Michiardl. e cosi erano entrati nel suo appartamento. Da questo, al mio al oggio cera una comunicazione per mezzo di «na porta chiusa a chiave, che era stata aperta. Subito abbiamo constatato che dall'alloggio dell avvocato Michiardi avevano portato via nona roba : biancheria, oggetti di vestiario, on.;<- ti di cucina, ecc. o Dal imo alloggio invece erano scompa:.' soltanto: un astuccio con entro sei cuccnlaiii. d'argento, una bottiglia di vermouth, e dalla stanza dove dormivano lo mie bambine era stato asportato, strappandolo da una borsetta uno specchietto. Chiamato da me accorse 11 maresciallo dei carabinieri, e poi venne anche il Michiardi. Abbiamo pensato a chi potesse essere l'autore del furto ed io dissi al maresciallo: Mi pare che il furto principale lo abbiano fatto nell'alloggio dell avvocato Michiardi. Da me io credo che il vero ladro non sia venuto, perchè se fosse stato un ladro di professione invece di portare via soltanto lo specchietto avrebbe portato via addirittura la borsetta ». Il nostro pensiero come al probabile autore del furto andò subito al Giaime, perchè questi aveva lavorato qualche mese prima in qualità di muratore alla costruzione di un piccolo granaio nel mio cortile. E siccome qualche nostro sospetto si posò pure sul Ginola Sandro invitai U maresciallo a tare una perquisizione nell'abitazione di tutti e due. Ciò fu fatto, ma non sortì nessun risultato. Il pretore si occupò poi lui della faccenda. L'avv. Michiardi sporse regolare denunzia, e insieme inviò anche alla Questura di Torino l'elenco e la descrizione degli oggetti che gli erano stati rubati. Fece anche pubblicare un manifesto con cui annunziava una mancia a chi fosse stato in grado di ritrovare gli oggetti rubati o quanto meno di mettere sulle tracce dei ladri. Poi non se ne seppe più nulla. Il Michiardi mori. Egli fu anche accusato di aver simulato quel furto, ma io fin dal principio l'ho sempre escluso, anche perchè chi lo accusava era forse mosso da una prevenzione contro il Michiardl, perchè questi era stato imputato di avere falsificalo una firma. A tale questione si Sconnettono pure certe lotte di partiti per le lotte amministrative di Saluzzo, nelle quali i popolari ed i socialisti combattevano aspramente noi liberali. Refurtiva... Presidente? — Ha sentito elevare sospetti sul conto di Agostino Cogo? — Da principio no, perchè la famiglia Cogo t— io posso dire perchè ero anche amico della famiglia stessa —'era stimata da tutti. Il notaio Cogo aveva per clienti i più ricchi e l più distinti signori di Barge. Ma tra gli oggetti sequestrati che mi rammostrarono da-, vetti riconoscere la roba che mi era stata rubata. Presidente:' — Depose in istruttoria:' < Non credo che l'Agostino fosse amico del Giaime »... , ■ Dalfliume:" — E un lapsus, signor Presifknte. Disse : ■ Ma credo che l'Agostino... ». Presidente:! — E' proprio scritto: < Non gSi riconosce che il lapsus era... nella copia detl'avv. Dal Dalflume e il Presidente continua la lettura della deposizione fatta dal teste: « Non so se quella sera 11 Cogo Agostino fosse presente a Barge e se avesse assistito allo spettacolo teatrale. Da circa tre mesi (l'interrogatorio è in data 31 marzo 1923), corro in Barge la voce che il Cogo Agostino si sia confessato autore di questo furto e si dice anche che la refurtiva sia murata in qualche luogo di Barge. Ma io al riguardo nulla posso dire, nè so qual fondamento possano avare queste voci. E' però certo che io sarei in grado di riconoscere l'astuccio e i cucchiaini rubatimi ». Avv. Bozino: — Vorrebbe 11 signor Presidente ricordare che il teste riconobbe l'astuccio prima ancora cho fosse aperto? Eravamo tutti presenti, anche 11 Procuratore Generale. Teste: — Bicordo che prima di vederlo dissi che se era il mio doveva essere di color marron foderato di satin verde, e i cucchiaini portavano sul dorso uno spazio dove incidere delle cifre. Avv. Bozìno: — I signori giurati sanno che questa roba fu appunto trovata sotto il tetto, nella casa di Barge, là dove l'Agostino l'aveva nascosta. 11 teste rammenta, dietro domanda dell'avv. Bozino, di aver riconosciuta anche parte degli oggetti rubati al Michiardi. Avv. Bozino: — Faccio notare che il modo col quale è avvenuto questo furto narratoci testé dal comm. Mina, collima perfettamente con la. descrizione fattane dall'Agostino al conte Marchetti. Dalflume: — Spieghi 11 teste perchè disse che ebbe occasione di esprimere al maresciallo l'opinione che a commettere il furto dovevano essere stati almeno in tre. Teste: — Per il grande volume di roba asportata e per il numero abbastanza rilevante (sei o sette) di stanze visitate in un tempo limitato. Supposi che nel mio alloggio, per i motivi che ho già accennati, avessero mandato un ladro meno esperto, mentre stavano facendo su la roba rubata al Michiardi, con l'ordine di rubare solo se avesse trovato degli oggetti di valore.Inaa me npr esempio, non sottrassero nè biancheria, nè altri oggetti di vestiario. Avv. Dalflume: fa notare che il particolare dello specchio strappato dalla borsetta fu narrato dall'Agostino al conte Marchetti quindici giorni prima della deposizione in istruttoria del Mina. L'avv. Bozino vorrebbe che il Presidente facesse rilevare questa circostanza, ma 11 Presidente si rifiuta di faro ciò, come non di pertinenza dell'Inchiesta testimoniale. Un compagno di collegio Il teste si dilunga poi a raccontare delle storie che non hanno alcun rapporto con la causa. Dice poi i motivi per cui il notaio Giannetto Cogo era personalmente odiato a Barge: si tratta che un consigliere e un assessore erano da lui perseguitati quando non erano del suo parere. Avv. Ollivero: — Era amico o nemico del notaio Cogo, lei? — In qualche momento sono stato con lui in buoni rapporti; in altre circostanze no. Ma furono dissensi causati da differenza di vedute, amministrative. Giorgio Menano, un compagno di collegio di Agostino Cogo, dice che questi era molto studioso. A letto leggeva tenendo vicino una lampadina tascabile. Presidente: — Prendeva della caffeina? — Si, per restare sveglio e studiare. Presidente: — Era un carattere strano? — Si. Era un anormale. Presidente: — Beveva molto? — So che in duo o tre sere ha bevuto con un compagno una damigiana di vino. Presidente : — Questo solo ? — Beveva volentieri, ma quando non c'era da spendere. Voce: — Vizio di famiglia {si ride). Avv. Bozino: — Agostino era un anormale? — Strano. Una volta fece settanta chilometri a piedi per andare in collegio. Vengono introdotti poi i testimoni citati per questa udienza. Sono numerosi. MolI ! :