La deposizione degli inquilini che nella tragica notte udirono il rumore della lotta ed i gemiti delle vittime

La deposizione degli inquilini che nella tragica notte udirono il rumore della lotta ed i gemiti delle vittime Il processo dei fratelli Cogo La deposizione degli inquilini che nella tragica notte udirono il rumore della lotta ed i gemiti delle vittime 9U1« 8.15 e ripresa l'udienza è sono subito Introdotti i testimoni. Diciannove complessivamente. Occupano tutto lo spazio tra il banco presidenziale e la Difesa. Ammoniti che debbono dire tutto quanto sanno, in assoluto rispetto della verità, sono fatti uscire, mentre il Presidente esprime la speranza di poter sentirli tutti in mattinata. Dei .diciannove testi, rimane nell'aula il cav. Romano Della Chiesa, capitano dei carabinieri, comandante della Divisione dei militi di Saluzzo. Egli riferisce che fu dal giudice istruttore incaricato di raccogliere le voci che circolavano in Barge sul delitto e sugli imputati. Rilevò che la voce pubblica era completamente ostile ai Cogo. Quanto si diceva, relativamente ai contrasti esistenti fra Carolina Cogo e il fratello, portavano a ritenere che la famiglia del notaio non doveva essere estranea al delitto. Il teste non accertò le origini e lo sviluppo di questo contrasto; si limitò a segnalare alle autorità il fatto e le impressioni della popolazione. Presidente: — Lei si limitò a rispondere in forma categorica a tutte le domande del giudice istruttore? — Precisamente. Presidente : — Fece ricerca del testimoni e Ce raccolse le prime deposizioni? — Appunto. Presidente: — Se non vi sono domande speciali da rivolgere al teste io lo metto in libertà. Avv. Bardanzellu: — Vorrei che il teste dicesse le sue impressioni su di una lettera anonima che ebbe a ricevere a proposito Ideila famiglia Cogo. — Notai con stupore che le frasi di questa lettera corrispondevano a quanto mi aveva detto l'aw. Enrico Re. Un Commissario di P. 8. Al comandante della Divisione dei caraMnterl di Saluzzo, segue il Commissario di P. S. di Saluzzo. Raffaele Pisano Incaricato dal giudice istruttore fece indagini a Barge e a Saluzzo. Ebbe modo di constatare che mentre i Agli del notaio Cogo erano stimati come giovani studiosi, il notaio era odiato per le sue prepotenze. Presidente : — Seppe del contrasti tra fratello e sorella? ^ • \ _ Tutti ne parlavano. Contrasti veramente provocati da questioni di eredità, da motivi di interesse. Presidente:' — Sul notalo Cogo ebbe notizie particolari? Le fu segnalato qualche episodio da cut risulti il suo carattere? — Si diceva che dopo i funerali del padre notaio aveva avuto un litigio con la madre fi proposito dell'eredità. E si aggiungeva che l'aveva minacciata e presa per la gola. Presidente: — Su Giacinto che cosa le risulta? — A Saluzzo era stimato, ma non godeva amicizie per il suo carattere chiuso. Presidente: — E su Carlo? — Di Carlo a Barge si parla con simpatia perchè l'unico dei tre fratelli di carattere aperto. Pres.: — Agostino è ritenuto strambo? — Precteamente. Pres.: — Lei interrogò certa Angelino che dichiarò di aver visto i due fratelli Cogo la mattina del delitto in via Nizza? — SI. Pres.: — Sulla Palmero può dire qualche Cosa? — So che rifiutò di prendere servizio presso la famiglia Maiola perchè vi doveva aavorari. troppo. Preferì recarsi presso la «signorina Carolina Cogo. ' Il teste è licenziato. Giovanni Piazzo, fu maresciallo del carabinieri a Barge. E' chiamato a ripetere tutta ja serie dei rapporti che ebbe occasione di scrivere durante le indagini. Ha-fatto una lunga inchiesta sulla famiglia Cogo, e può dirne Vita e miracoli a cominciare dal nonno. Presidente: — Il nonno lasciamolo tranquillo, di gente ne abbiamo disturbato sin troppa. CI dica qualche cosa del padre degli imputati. — A Barge si parlava molto del contrasti tra il notaio e la sorella. In certi momenti furono vivacissimi, ma si ebbero anche dille tregue. Capitava che tacessero musica i«>' sleme. Presidente: — Del tre fratelli che cosa si (liceva 1 — Carlo piaceva di più per la sua famigliarità con tutti; Giacinto era schivato perchè di carattere chiuso e taciturno. Agostino era ritenuto un ragazzaccio. Ne faceva di ogni colore Io lo vedevo sovente nel giardino coi soli calzoni. Talvolta andava sotto le piante e si faceva piovere addosso la rugiada. Correva dietro alle serve. E' accaduto a parecchie signore di attendere a lungo le serve col latte, perchè esse erano trattenute ria Agostino. Tutti ridono. Anche Agostino. Avv. Bardanzellu: — Sa che l'Agostino sia «tato visto indossare la divisa di ufficiale del fratello Carlo? — Io non l'ho visto mal. Avv. Bozino: — Sa che sia stato veduto tm giorno nudo sulla neve, nel giardino della villa7 — Questo lo sentii dire, ma io non ino ylsto. Presidente: — Che cosa può dire dei contrasti tra il notaio Cogo e la famiglia Re? . — Mi risulta che ci furono del contrasti, ma ne ebbi notizia solo dopo il delitto. ■ Altre osservazioni vengono ancora rivolte al teste sulle abitudini della famiglia Cogo e tra l'altro gL si chiede se gli risulti che il notaio e la sorella facevano musica insieme. Il Piazzo risponde che, tra molte altre cose, ha sentito dire anche questo. i furti di Agostino . 11 teste 6 licenziato e viene introdotto un .altro maresciallo dei carabinieri, Achille Martini, comandante della stazione di Barge. Questi più elle altro deve deporre sulla serie di furti' di cui il minore dei tre fratelli si accusa. ' Quando l'Agostino si confessò unico autore 'del duplice delitto, il Martini fu incaricato dal giudice istruttore di indagare sui furti di cui l'Agostino s'era confessato responsabile. In udienza, al Presidente che gli domanda se sappia altro dei furti che furono commessi a Barge o, per esempio del furto in danno del segretario comunale Micchiardi risponde : — lo raccoglievo, nelle mie indagini, le voci che correvano in paese : uno diceva una cosa, un altro ne diceva un'altra. Fu cosi che mi feci la convinzione che il furto fosse stato simulato. Presidente : — Conserva ancora adesso questa opinione? Teste: — Dopo che si 6 ritrovata la refurtiva, mi pare non si possa più parlare di furto simulato. Dalnume : — Ma se la roba è stata riconosciuta I Presidente: — Ci dica quello che sa del furto tentato in danno del Majola di cui le ha parlato certo Demo Geppetto detto Gamba. Teste: — Mentre traducevo a Plnerolo il Gamba, che «ra in arresto, egli mi parlò delfurtoPresidente: — Chi accusava come correo Il Gamba? Teste: — Il Giaime, che adesso è arrestato. Pres. : — Allora però si trovava in Francia. Sfritti e due furono condannati dal Tribunale di Saluzzo. E il nome di Agostino figurò In questi furti? Teste: — Nei processi verbali non figura B*Pres. : — Lei col Giaime non ha avuto occa■tone di parlare? Teste: — No; l'ho però veduto. Pres. : — • Questo Demo ò un giovane lo. huace » cosi depose in istruttoria. Teste : — Insistendo, parla e confessa, Pres. : — E denuncia aneli 3 1 suol complici ?Teste: — A me disse che nei furti .-veva per complice il Giaime. ...... Pras. : — E non vi accennò mal dell'Ago■Uno? Teste: — Mai. Pses.: — Depose in istruttoria « E' un glo▼a ne loquace, che confessa facilmente 1 reati commessi e denunzia 1 suol complici ». Lei poi, interrogato, riferì: ■ Vista questa sua tendenza a confessare, lo interrogai anche su jnttl 1 furti che erano avvenuti in Barge, ed egli ammise di aver commessi quelli In danno dell'avv. Majola insieme col Giaime tutt'e due le volte ». Non le nominò dunque l'Agostino? Teste: — No. Bozino: — Sul furto in danno del Majola faccio notare che l'Agostino ha dato ragguagli precisi: come è stato preordinato, come i ladri furono disturbati, ecc. Come spiega il teste che l'Agostino abbia potuto procurarsi queste notizie, non avendovi preso parte (come egli ha poi confessato) ? Era forse intimo di questi due delinquenti? Presidente: — Che idea si 6 fatta lei nel sapere che l'Agostino era stato lui ad accusarsi, mentre i suoi correi non l'avevano denunciato? Bozino: — Il mio concetto non è questo, signor Presidente. Presidente: — Vengo anche al quesito da lei proposto: (rivolto al teste) come mai l'Agostino avrebbe potuto dare indicazioni preciso sopra i furti? Teste: — Io non so se effettivamente i dati coincidano. So che il Demo è stato portato a Torino, per essere giudicato dalla Corte d'Appello, dopo essere stato condannato a Saluzzo. Forse nelle carceri di Torino avrà avuto modo di comunicare con qualcheduno. Presidente: — Lei non sa se abbia avuto modo di comunicare con qualcheduno o. per specificare, con l'Agostino. Teste: — Non sono mai stato alle carceri e non so come siano trattati i reclusi. Lo sigarette In carcere Presidente : — Depose in istruttoria : « II Demo non mi nominò mai il Cogo Agostino. Debbo quindi ritenere che costui non abbia partecipato ai furti ». Lei fu interrogato dal Presidente della Corte d'Assise, e da questo seppe che l'Agostino si accusava. Cava glia rileva la poca attendibilità del Demo, che riferì che il Giacinto era con la Palmero, mentre invece si trovava a Saluzzo. Presidente: — Dove ha lei interrogato il Demo? A Barge? Teste: — Ripeto che l'ho interrogato mentre lo traducevo a Plnerolo. Presidente: — Le dava l'idea di uno che volesse tacere, per qualche suo recondito motivo, il nome dell'Agostino? Teste: — Io non gli nominavo l'Agostino: cercavo di farlo parlare per raccogliere quel. 10 che diceva. Pres.. — Era già' stato sentito dal presidente, lei? Teste: — Nossignore. Pres.: — Sapeva già. allora, che l'Agostino s1 accusava del furti? Teste: — Lo sapevo dai giornali. Pres. : — Dunque non ne era stato ancora informato dalle autorità? Bozino: — Ricordo che lei, signor presidente, ha appunto rimproverato l'Agostino perchè, ripetutamente invitato, non volle fare il nome del suo amied. Pres.: — Sa il teste che l'Agostino frequentasse in Barge cattive compagnie? Teste.: — Era un giovanotto che, secondo le chiacchiere che si facevano, correva un po' dietro le persone di servizio. Pres.: — Ella riferì: « Da quanto mi risulti posso escludere che Cogo Agostino frequentasse in BaTge la compagnia del Demo e dei Giaiime. Persone in proposito interrogato mi esclusero di aver mal visto l'Agostino con costoro ». Bozino: — Ma quando andò a Barge 11 teste? Cavaglia: — n l.o ottobre 1922, quindi è naturale che non sia molto informato. Dalnume: — Vorrei muovere tre domande al teste. Prima: Se il Demo non gli abbia detto che fi Glalme e l'Agostino Cor:» si conoscessero. Teste: — Non ricordo. • i-.Daldume: Seconda: Nel!'accusarsi au- tore CI alcuni furti, il Demo non le ha detto che oltre al Glalme ci fosse uno venuto da Torino ? Testo:' — Df questo uri ha parlato 11 eindaco Mina. Dalfiume: — Ecco la seconda verità che 11 Demo raccontò in istruttoria e celò al teste. Terza: Parlando dei tentati furti in danno dell'avv. Majola il Demo si è> confefsalo autore di entrambi o di uno 6o!oT- Pres.: — In istruttoria ;i teste depose: « Parlando col Demo, mentre lo conducevo a Pinerolo, egli con una certa allear'" mi raccontò di aver visto e parlato con l'Agostino Cogo nelle carceri di Torino». Il testo conferma. Non può però p.aelsare la circostanza accennata dall'avv. Dalnume. Pres. (seguitando a leggere la deposizione del teste) : — « Mi riferì 11 Demo, esattamente, che essendo stato tradotto a Torino per la discussione della sua causa in appello, fu condotto nelle Carceri Nuove, e che qui, attraversando un muretto aveva potuto parlare al detto Coro Agostino, Il anale gli aveva persino regalato delle sigarette ». Teste: — Confermo. Se la circostanza 6ia verosimile o meno, non posso dire. Un amico della famiglia Cogo I funzionari sono finiti ed è introdotto nell'aula il cav. Giov. Battista Gamba. E' un amico della famiglia Cogo e deve deporre sui contrasti famigliari. Dice che il nonno degli imputati, il vecchio Giacinto Cogo, lo richiese di consiglio per oaciflcarsi col figlio che si era sposato contro sua volontà. Lo consigliò di riprenderlo in casa, con la moglie e col figlio e di assegnargli quattromila lire all'anno. Non venne ascoltato. Qualche anno più tardi, il notaio Giannetto Cogo lo invitò a colazione. Durante la colazione accennò ai contrasti che aveva con la sorella a motivo della divisione dei terreni. Ed ebbe una nuova richiesta di consiglio. Suggerì di venire ad una pacificazione. L'idea non piacque. « Ciò mi irritò tanto — dice il teste — che scattai e dissi al Giannetto « t'ses ni dola! ». Ero dispiacente, prima di tutto perchè in! aveva invitato a colazione e pagava lui, poi perchè non era educato. Dopo questo diverbio il notaio non mi parlò più dei contrasti con sua sorella. Presidente: — Ci dica qualche cosa dei suoi rapporti con la Carolina. — Con la sorella Carolina quando andavo a Barge in licenza avevo due colloqui: l'uno quando arrivavo e l'altro quando partivo. Qualche anno mi raccontava che aveva dei dispiaceri, qualche anno non me ne parlava. Nel 1921 sono stato tre volte a trovarla; in uno di questi colloqui si lamentava appunto delle divergenze che vi erano con suo fratello e che erano causate, a quanto mi pare, da un podere che lei desiderava venderò e che gli altri non volevano. D'altro non mi ha parlato. Mi ha parlato bene dei suoi nipoti a cui era affezionata; specialmente di Carlo e Giacinto. Di Agostino non mi ha parlato tanto bene a questo proposito. Una sera trovandomi alla stazione di Barge ad aspettare l'arrivo del treno ho incontrato la signorina Carolina Cogo e la signorina Bordo ri; ci siamo accompagnati e ci siamo seduti su di una panca. Di fronte a noi vi erano delle ragazze e un giovinotto. Siccome era scuro e poi io non conoscevo tanto l'ambiente, ho domandato alla signorina Carolina che mi dicesse chi erano quelli che avevamo di fronte ed ella mi rispose : € E' Agostino con le sue amiche del cortile... ». Allora la signorina Cogo ebbe a criticare questa condotta del nipote ma la Bordou ed lo ne abbiamo preso le difese dicendo che era roba di gioventù. Al che la signorina Cogo seccata ha cambiato discorso. "Sono vittima di una serva,. « Un'altra volta la Bordon mi ha fatto l'ologio di Agostino e precisamente in questa circostanza: a Une settembre in casa mia nel giardino eravamo seduti, la Bordon, la Manassero ed io. La Bordon mi disse: < Lei va a Spezia presto, nevvero? Anche noi presto andremo via; vado volentieri perchè deb. ho tagliare un abito e poi sono contenta perchè faccio un po' di pulizia e Agostino mi aiuta tanto. Lo mando per tante cose e non si lamenta mai ». Presidente: — Ha poi ricevuto una lettera successivamente al fatto? — Si, del padre, li quale mi pregava di dire se gli risultasse che la signorina Cogo fosse, diremo cosi, perseguitata da qualcuno a Torino e se me ne avesse parlato. n e e a e a e l o , a i i i o e a à . o r i I . a l o l Procuratore Gen. : — Il cav. Gamba avrebbe accennato a certi malumori, diremo cosi, del padre del notaio Giannetto col padre suo, tanto che questi sarebbe intervenuto. Potrebbe dirci da che cosa provenivano questi malumori ? — I veri motivi non 11 conosco, ma mi sembra che il vecchio Cogo sia stato malcontento della decisione presa dal notaio Giannetto di sposarsi: eppoi in casa Cogo vi erano tante donne... per cui 11 vecchio Giacinto,, che pur sarebbe stato in cuor suo disposto ad accettare il figlio colla sua signora in casa propria, non ha accettato il consiclio che gli dava mio padre... Procur. Gen. : — Ma suo padre aveva consigliato al vecchio Cogo di dare quattromila lire al figlio Giannetto; non era questione di donne. — I! notiiio Giannetto era alle primo armi, allUnizio della sua carriera e quindi poteva aver bisogno di denaro... Il Presidente dà quindi lettura della lettera che il notaio Giannetto Cogo scriveva al teste in data 4 gennaio Ì922 per chiedergli le Informazioni a cui ha accennato nella sua deposizione. La lettera del notaio Cogo conclude dicendo: « Sono vittima di una serva, figlia di pazzi criminali. A quanto mi risulta avrebbe poi ritrattato le sue accuse contro 1 miei figli, ma era troppo tardi perchè la Giustizia d' fronte all'incalzare dei giornali, portavoce dei miei nemici di Barge, non ha voluto più riconoscere quello che per me e per tutti coloro che conoscono i miei figli è verità ed è vangelo, cioè l'innocenza assoluta, incapacità assoluta non solo di attuare, ma di concepire un simile delitto, opera di opache* ». Avv. Ollivero: — Quando 11 notalo Cogo parlava del dissensi con sua sorella si esprl- mova con lei con dispiacere o dimostrava di avere dell'odio? — Dimostrava dispiacere. Ma ripeto che io mi riferisco a tempi remoti; Giacinto, l'attuale imputato, era appena nato. Da quell'epoca, cioè dal colloquio avvenuto al « Nazionale», non me ne ha più parlato. Anche la Carolina, siccome quando mi narrava di questi dissensi io le dicevo che sarebbe stato bene di venire ad un accomodamento, seccata non diceva più niente. Avv. Bozino: — Temeva che ella tenesse le parti del fratello. — Certo è che la Carolina era energica; non tanto però come suo fratello. Tutti e due avevano la testa dura, erano tutti e due tenani. I.a Carolina, per quanto avesse degli attriti col fratello, non si lasciava andare a confidènze, stava bene attenta come parlava Avv. Cavaglià: — Era una donna che si intendeva delle cose sue: non voleva che le si imponesse una linea di condotta da lei non approvata. Presidente: — Era una persona energica, ma poi, egualmente come suo fratello, non cedeva di fronte ad una cosa che le sembrava buona ? — Che avesse energia eguale al fratello, no perchè suo fratello conosceva lo questioni legali... Avv. Cavaglià: — Vorrei sapere se la madre degli imputati sia una santa donna alla quale non sono giunte nemmeno le rabbie di Barge, cioè se tutti hanno illimitata stima della signora Cogo. — Conosco la signora Cogo e non posso dire nulla contro di lei. Presidente: — Lei è in libertà. Se crede può restare in udienza. — Se permette, Eccellenza, io me ne vado. Non ho dormito tutta la notte.