Incidente tre il Presidente e l'avv. Bozino

Incidente tre il Presidente e l'avv. Bozino Incidente tre il Presidente e l'avv. Bozino Su domanda del Procuratore Generale, 11 teste precisa che in tempi remoti i rapporti tra fratello e sorella furono tesi per la questione della successione: superato questo dissidio, no sorsero altri per la vendita di terreni comuni, per il testamento dello zio, che avova diseredato la Carolina, e per l'adozione da parto della Carolina della Hita Bordon. E qui sorgo un piccolo incidente tra il Presidente e l'avv. Bozino, a motivo del testamento fatto dallo zio Giovanni a favore del notaio Giannetto Cogo. Bozino: — Vorrei sapere in che giorno, In che mese, in che anno mori quello zio Giovanni che fece testamento a favore del notaio Cogo. Teste: — E' morto, se non erro, nel mese di Ottobre... o in quello di Novembre. Presidente: — Ma il teste ha già detto che 1 rapporti si erano fatti tesi nell'estate. Bozino: — Lei aggiunga ciò che nel suo consiglio crede opportuno di aggiungere, signor presidente; ma io desidero che sia ben chiaro questo: che 1*8 novembre mori il Cogo Giovanni che lasciava erede unico il notaio Cogo Giannetto. l'residente: — E' una domanda o una constatazione che lei, avv. Bozino, Intende di fare? Bozino: — Signor presidente: siccome si sta parlando di rapporti che si inacerbiscono .. , Presidente: — Ma faccia la domandai Bozino : — Se parla sempre lei... Presidente: — La invito a formulare laJ domandai Bozino: — Io non tollero di essere sempre interrotto quando parlo. La avverto quindi, signor Presidente, che se andiamo avanti cosi, con molta calma, solleverò incidente. Presidente: — Mi dica dunque quale domanda specifica vuole sia fatta al teste. Bozino: — E parla sempre Ieri! Mi vedrò proprio costretto a sollevare incidente I Presidente: — Inciderne In che senso? Bozino: — Nel senso che desidero che lei non mi Interrompa sempre quando parlo! Non subisco prepotenze. . : : _ Presidente (con voce tonante) ? — Prepotenze non ne faccio, e non ne tollero! Mi faccia ima domanda specificai Bozino: — Ma rni vuol proprio interrompere tutte le volte che io parlo 1 Badi che io dotto... Presidente: — E detti dunque! Bozino (dettando al cancelliere! : — « La difesa dii Agostino Cogo chiede c:ic si interroghi il testimone sulla circostanza che lo zio Cogo Giovanni avendo fatto testamento a favore del notaio Giannetto Cogo, ciò fosse stato causa di maggior tensione di rapporti tra fratello e sorella Cogo. Chiede so non sia esatto che lo zio, di cui è questione, sia mancato ai vivi l'8 novembre 1921, ragione per cui il notaio Giannetto Cogo. per parte sua, non avesse ragione di dissidi con la sorella, con la quale, per lunghi anni crasi mantenuto in raporti cordialissimi... ». Ho sollevato 11 mio incidente per questo: io rispetto tutte le opinioni, lanto più quelle del signor presidente; ma desidero che anche le mie opinioni siano rispettate. Interrogare 11 testimonio sopra un fatto nudo e crudo, senza far conoscere le circostanze e le razioni per cui le domande si fanno, non mi pare sempre opportuno. Io volevo appunto con questa m.ia domanda, formulata e motivata, spiegare al signori giurati... Presidente: — Risolverò l'incidente 1 Il dissidio acuito per l'eredita dello zio Giovanni Bozino : — Ma ella è di una abilità spaventosa, signor Presidente 1 MI fa diventare tutta la questione una semplice domanda, cui ella non si oppone. Io voleva che i signori Giurati sapessero perchè ho fatto quella domaTi•la! Era mio intendimento di chiarire se lo igloni del dissidio potessero provenire dal • --.aio Giannetto, che era lavorilo dal testamento, o se Invece dovessero evidentemente provenire da un'altra parte, parte che si vedeva danneggiata Di più vorrei ancora sapore se questo signor Cogo Giovanni, zio. lasciando tutto 11 suo al Giannetto, non volesse compensarlo per uno scacco subito da lui nell'eredità di un'altra parente, che aveva Invece lasciato tutto alla Carolina Cogo. Presidente: — Osservo che la prima domanda è stata già fatta al leste Marchisio, e non e più il caso di ripetergliela. Lo interrogherò quindi soltanto sulla questione del dissidio, e poi sull'ultima parte che lei ha detto. Dunque lei — rivolto al teste — ha accennato elio il dissidio si era acuito dopo la morte dello zio... Teste: — E lo confermo. Presidente: -r Crede che si sia acuito per parte della damigella Cogo o per parto del di lei fratello? ._, , , Teste: — Por parte di chi si sia acuito non so. Certo qualche influenza può averla avuta quel testamento dolio aio; ma non so chi avesse ragione. , , Presidente: — Sa il motivo por cui lo zio Cogo Giovanni abbia lasciato tutto al Giannetto? Più precisamente: sa se ciò sia accaduto per compensarlo di uno scacco — come fu detto — avuto a causa di precedenti disposizioni testamentario di un'altra parente del notaio Cogo? Teste: — DI scienza mia non lo so; ma come apprezzamento dirò che può darsi che lo zio lo abbia fatto per compensare ti Giannetto della circostanza che una sorella sua avova lasciato erede universale in sola Carolina. Presidente: — Sa che lo abbia anche fatto, perchè i beni rimanessero nella famiglia Cogo, dove c'erano figli maschi? Toste: — Questa ora l'Idea della Carolina, la quale lasciava gli stabili e t beni immobili In genero ni nipoti, porche cosi rimanessero in famiglia. Presidente: — La damigella Carolina le espresse il suo dispiacere per questo lascito a favore del fratello? Teste: — A me non no fece parola. Presidente: — Sa che questo zio fosse mantenuto, o meglio, giacche aveva dei beni sufficienti a mantenersi, accudito, curalo, dalla Cogo Carolina? Teste: — Questo è verissimo. Anzi, più volte la Carolina mi disse che lei aveva cura dello zio, quando era a Barge, in campagna. Bozino: — Sa che i redditi dello zio Cogo Giovanni fossero ritirati dalla Carolina? • Teste: — Non lo so. Avv. Cuvaglià: — Il signor tctlliuoiiio, clic ha avuto Iti deposito questo test amen lo dello zio Giovanni, sa che e nientemeno che ile! 1907? Sa che è di una scrittura limpida, cosicché questo zio evidentemente non poteva averlo scritto negli ultimi anni, quando era vecchio e gli tremava la mano? Teste: — Il testamento è scritto con una scrittura un po' tremolante; ma chiara, leggibilissima. Quindi, ritengo che sia stato proprio scritto nel 1907, data che porta. E ciò ritengo anche per un'altra ragiono, sono passate nelle mio mani delle copie di atti notarili del notaio Cogo, atti copiati dallo zio, che prestava il suo aluto al nipote. Orbone, queste copie erano di molti anni addietro — ultimamente il Cogo Giovanni zio non stava più nell'ufficio del nipote — e tuttavia queste copie erano già pressoché indecifrabili. "D'accordo sulla cordialità... ma resta l'assassinio ! ,, Cavaglià: — Sa che la signorina Cogo avesse sospettato a torto che lo zio fosse stato suggestionato dal fratello? Teste: — Questo non lo so. Cavaglià- — Sa dei molti attriti che il notaio Cogo Giovanni avesse col Marconetto, la cui moglie era dattilografa nell'ufficio del notaio Luigi Re ? Teste: — Si: so che c'erano attriti fra il Cogo padre e il Marconetto, attriti che risalgono al periodo della guerra. Allora io non ero a Barge; e ne sono venuto a conoscenza dopo. Le liti erano causate dal fatto che il Marconetto, che teneva l'ufficio già del notalo Be, e attualmente mio, fuceva venire a Barge dei notai per redigere degli atti. Il notaio Cogo riteneva che questa fosse concorrenza sleale, ed intentò causa. Cavaglià: — Sa che l'inteslocutoria fosse a lui favorevole? Teste: — SI; ma la decisiva gli fu sfavorevole. Cavaglià: — Sa che la moglie del Marconetto aiutasse il marito come dattilografa nel suo ufficio? Teste: — La moglie del Marconetto ha una macchina, da scrivere in casa, e fa delle copie, tinche per conto di terzi. Talvolta me ne sono servito anch'io. Curio • — Vorrei che Vostra Eccellenza avesse la cortesia di domandare al teste in che modo si esprimeva la zia, negli ultimi giorni, quando andò a Barge, sul conto di noi nipoti, 0 specialmente sul conto mio: cioè che cosa diceva di noi la zia, quando già i suol rapporti con nostro padre si erano tesi. Teste: — A me disse, parlando di questi attriti con il padre: « Però dot nipoti non posso dire nulla. Questi mi vogliono bene, specialmente il Carlo, che è 11 mio figlioccio e il mio beniamino ». Ollivero: — Non sa che la Carolina, nella casa di piazza San Giovanni, avesse una sua entrata? Teste : — Il notaio Cogo entrava per la porta grande, e cioè dalla gradinata che sale al suo ufficio. La signorina Cogo aveva una sua porticina. Ollivero: — Dunque il notaio poteva entrare nell'alloggio della sorella. Teste: — Dal portone si va nel cortile: non si va nella casa della Carolina. Ollivero: — Evidentemente il testa non conosce la casa come la conosco iol Dal portone si accede al cortile; dal cortile nell'ufficio del notaio Cogo; e dall'ufficio si pas sa" nell'alloggio della sorella. Il teste ora si rammenta che le cose stanno proprio cosi. Mentre il notaio Marchisio scende dalla predella e va a prendere posto sul banco dei testimoni, l'avv. Cavaglià gli rivolge ancora un'altra domanda in rapporto tra la zia e il^ nipote: , , . Presidente: — Ma se ha già risposto! Procuratore Generale: — I rapporti furono otlimi, lo sappiamo I Avv. Cavaglià: — Se il Procuratore Generale è d'accordo che i rapporti tra la zia e 1 nipoti furono sempre ottimi, noi ci Impegniamo di non faro più domande in proporlo- Procuratore Generale: — D'accordo sulla cordialità... ma resta l'assassinio!... Un'amica di Rita Bordon Dopo il marito, la moglie. SI tratta della signora Rita Motta, moglie del notaio Marchisio. Vesto in grigio, con eleganza, parla affrettatamente, con cadenza genovese. Deve deporre su circostanze di pochissima entità: stilli consegna del testamento al marito da parte della signora Carolina Cogo. Osserva: — lo non lo toccai nemmeno con le mani. Richiesta, riferisce ora quanto si diceva a Barge dopo il delitto. Accenna ai rapporti tra il notalo e la sorella, e riferisce qualche impressione della Rita Bordon. Presidente: — So le parti non devono rivolgerò domanda alla testj, io la lascio in libertà. Nessuno parla, e la signora Motta va a raggiungere il marito sulla panca dei testimoni. Lidia Agnese è chiamata in seguito a deporre sullo conversazioni che si ebbero in casa Mai lasserò, la sera del giorno 7 deccmhre, dopo la scoperta del delitto. Non ricorda beno quanto ha dotto in istruttoria; ma conferma tutto quanto ebbe a dire. E' graziosa, spigliati!, franca. Veste in blcu, con feltro grigio a larghe tese. Un gratulo velo le copre il cappello e parto degli occhi. La teste narra che. durante una festa di famiglia data in casa sua, ed alla quale partecipava anche la Rita Bordon, questa conobbe il signor Umberto I.ace. Ella narra che aveva già conosciuto la Rita Bordon dallo suore, ed aveva strelto con lei una cordiale relazione: l'amica Intima della Rita era però la signorina Della di Trofarello. Presidente: — Quando ha saputo della disgrazia elio era toccata alla signorina Rita Bordon? — L'ho saputo la sera del 6 dicembre: il bambino della contessa Manassero si ora recato in muoio da mio padre, a narrargli della disgrazia, ed a pregarlo che noi fossimo andati la sera da lei. Mi sono recata colà con mìo padre verso lo otto di sera. Presidente: — Vi erano anche dalla contessa Mattassero i tre fratelli Cogo? E il loro padre vi era? — Sì. erano presenti tutt'e tre i fratelli; il padre plunse con l'ultimo treno da Barge. Presidente: — Quando giunse il padre dei Cogo. lei era già in casa Manassero? — SI, mi sono trattenuta mezz'ora. Presidente: — Vi eru anche il cernili. Lavagna.' — Si. Presidente: — Che cosa si diceva del fallo ehe ti interessava? i proposilo del tentativo di furto: «...Qualche persona interessata a farlo scomparire...» — il testamento — «...avesse pensato di sottrarlo...». Conferma? Teste: — SI. Presidente: — Conosce i figli del notalo Cogn? Cosa può dirne? Toste: — LI conosco; ma personalmente nulla pr.sso dire n loro riguardo. Presidente: — In Barge, l'opinione pubblica conio si manifestò verso il padre? Teste: — Molto ostile. Presidente: — Lei ha conosciuto la domestica Pinmorn? Teslc : — No. Cavaglià: — Perdoni, signor Presidentenoi subiamo tutte queste interrogazioni, che, lei sa. sono in aperta violazione della logge... Presidente: — Mi pare clic anche loro ieri abbiano rivolto una domanda simile ad un teste... Cavaglià: — Non facciamo opposizione, ma solo ci limitiamo ad osservare che ci troviamo di fronte ad una violazione di legge fondamentale, come già è avvenuto in istnittoria: la ignoriamo anche oggi, lutti d'accordo... Presidente: — Quella commessa in Istnittoria l'hanno denunziata a suo tempo fai Cassazione, non è vero? La confidente della Rita Di assai maggiore importanza è la deposiziono che segue, duella ài Gemina Molineri. La teste i; vestita di nero, con cappello nero e btati. Parla con tranquillità, con serenità, senza tradire la minima preoccupazione. Fu amica inlima della Rita Bordon. e no ebbe tutta la confidenza. Seppe da lei che Giacinto, «he non voleva sposare la Bordon, crrcò di possederla. Presidente: — Lei va a villeggiare a Barge, non è vero7 Lei ha conosciuto la Rita Bordon? Teslc: — L'ho conosciuta, ed ho avuto relazioni con lei per quattro anni. Siamo divenute amiche quasi appena ci siamo conosciute; od 1.) avute da lei tante confidenze, specialmente a riguardo delle sue relazioni con l'avv. Giacinto Cogo. Mi diceva: « Prima Giacinto aveva dello buone intenzioni; poi invece ha cambiato: quando gli ho fatto la "S proposta di sposarmi, porche mi pareva che In sua posizione fosse buona, mi disse: « 11 matrimonio è la tomba dell'amo: j. E rni ha ratto delle proposte peco buone ». Ella aggiunse: « Voleva faro di me una donna perduta ». Io le risposi: «Lascialo». «Sono d'accordo con te; non Io voglio p!ù vedere; ho giurato di non volerlo più vedere». Un'altra volta mi narrò che un giorno 11 Giacinto era andata in oasa della zia. e trovatala sola, l'aveva presa i-er le spalle e lo aveva folto violenza; iol aveva aperta la porla e l'aveva fallo uscire. « Credi — mi diceva — che mi fa paura in quei momentiI Viene rosso in viso; non sembra più un uomo, ir.a una bestia. Io cerco di trovarmi il meno possibile sola in casa, per evitare che si abbiano a ripetere scene disgustose ». Presidente: — Lei conferma in sostanza quello che ha deposto in istruttoria. Ella ha an<he raccontato che poco prima, nell'agosto del 1921, la zia Carolina era entrata nell'ufficio del fratello Giovanni, e che lei l'aveva vista uscirò piangente. Conferma? Teste: — SI. Presidente — Leggiamo ancora la sua deposizione scritta, cosi si rinfrescherà la memoria, giacché, essendo passato quale!-'; tempo, può anche non ricordarsi di tutto quanto è avventilo. « ...Parlò pure dei figli del notaio Cogo. specialmente del Giacinto, da dieci anni suo fidanzato. ? ne dissa sempre malo, perchè era un egoista, avaro, di caràttere chiuso, poco simpatico... ». Conferma? Teste : — Confermo. Presidente: — «... La Cogo Carolina faceva di tutto perchè la sua Rlla diventasse. spo°a del nipote Giacinto... ». Teste: — Ci teneva tanto! Presidente: — « ... Rta. por assecondar* Il desiderio della damigella Carolina, che tanto l'aveva beneficata, non opponeva dei rifluii; ma viroversa non era contenta.'; e finì per distaccarsi completamente in questi ultimi mesi dal Giacinto, perchè questi le aveva fallo delle proposte immorali, che l'avevano offesa. Queste proposte la turbavamo. Una volta mi disse che se Giacinto avesse ancora insistito, gli avrebbe soaTavontato una! sedia sulla testa Conferma? Teste: — SI. ^ — Si discuteva, si facevano supposizioni: si diceva elio poteva trattarsi di un furto... l'res.: — Lei ha deposto cosi: «...Tutti dicevano, tutti cercavano di spiegare come si fosse verificala la mot-Io delle due donne... ». Conferma? — SI. I fratelli sembravano tranquilli Presidente:' — Prima di tulio come le apparvero ì fratelli Cogo? Erano tuibati? — Mi sembravano tranquilli. Non avevano niente di differente dall'ordinario. Presidente: — Discutevano come gli altri? — Discutevano con gli altri, e su mostravano stupiti ambo, loro dell'accaduto. Presidente: — Clio co=a disse Carlo? — Proprio non lo ricordo. Presidente: — Nella sua deposizione In istruttoria ddsse: «... Bicordo che Carlo C'igo disse: può darsi che sinno ladri, i quali sono stati disturbati...». Ha detto cosi? Teste: — SI. Presidente: — Bicorda che abbia parlato del teatro ? — Non ricordo. Presidente: — Nella sua deposizione ha detto: a ...Aggiunse che nella sera procedente 5 dicembre era stato al teatro Carignano col fratello Giacinto, rincasando verso le 21,30; e che arrivato davanti nWAlheroo Oriente aveva lasciato il fratello... „. si ricorda riie abbia detto queste parole? — Non ricordo. Presidente: — Si ricorda che Carlo — che diceva potesse trattarsi di ladri disturbati — aveva aggiunto che era stato nell'alloggio, e che aveva fatto dello constatazioni ? Non ha sentito qualcosa in proposito? Teste: — Non ricordo. Presidente: — E' passato già parecchio tempo, e si può ammettere elio olla non ricordi più quanto è avvenuto allora. N'olia sua deposizione è detto: « ...La contessa Manassero, che era presente, potrà ripetere i discorsi fatti... ». Ella era stata accompagnata dalla contessa Menassero da suo padre, nevvero? e vi si è trattenuta fin verso le 2?,:ìo? Tosto: — Si. Avv. Cavaglià: — Ra che anche il comm, Lavagna esprimesse l'ipotesi del furto? Presidente: — Si ricorda cosa diceva il comm. Lavagna? Teste: — Ero talmente commossa che non seguivo attentamente i discorsi che si facevano. Ollivero:' — Ella ha avuto le confidenze della Rita Bordon? Teste.: — No. Bardanzellu : — Andò la teste a Barge una volta nel 1921? Teste; — SI; e mi vi trattenni cinque giorni. Presidente: — Presso chi risiedette? Teste: — Presso la signorina Carolina Cogo. Presidente: — La damigella Cogo non le ha mai parlato dei rapporti col fratello? Teste: — No; vi era troppa differenza di età, perchè potesse farmi simili confidenze. u Non è necessario sposarsi per volersi bene „ Maria Majola, una giovane e simpatica vii leggiante di Barge, depone sul rapporti da lèi avuti con la Carolina Cogo e Hita Bordon. Comincia col dire che non ebbe tutta la confidenza della Cogo, perchè di differente età; ma frequentando la Hita qualche cosa seppe dei contrasti tra il notaio e la sorella. La Majola parla affrettatamente, gestisce con rapidità, non stacca gli occhi dai giurati. Ella prosegue, dicendo che la Rita Bordon « era un angelo ». Conferma poi la grande Impressione che riportò la Carolina Cogo per il tentato furto. Aggiunge: — Ebbe impressione che il fratello volesse portarle via il testamento che teneva nel suo tavolino da notte, e allora st risolse a consegnarlo al notaio Marchisio. Presidente: — Quando si constatò il tentato furto, che cosa avrebbe detto il notaio Giannetto alla Carolina per spiegare il fatto? Teste: — Die la colpa era della Carolina, che teneva in casa mobili di lusso. • Mobili del genere — disse alla sorella — tentano i ladri... ». Altre informazioni dà poi la teste su come passò i giorni precedenti il delitto la Hita Bordon. Fu a trovare la teste, e le confermo la paura della damigella Carolina. La teste è lasciata in liberta; e viene a prendere il suo posto sulla pedana Marcella Solaro. Si tratta di un'altra amica della Rita Bordon. Presidente: — Conosceva la signorina Rita Bordon? Teste: — SI, da molti anni. Presidente: — In quale modo ha stretto relazioni con la defunta? Teste: — La signorina Carolina Cogo era amica della mia mamma, cosicché appena ritirò la Bita dall'Istituto, me la fece subito conoscere. Presidente: — Lei conosceva anche quali erano i sentimenti della Bita? Può dirci qualcosa In proposito? Teste: — La Hita aveva sentimenti molto elevati, molto buoni... Presidente: — Ha saputo che la Rita si fosse fidanzala coll'avv. Giacinto Cogo? Toste: — Tanti anni prima, la Rita rni aveva detto elio aveva qualche simpatia per il Giacinto Cogo; e elio anzi la zia Carolina aveva manifestato l'intenzione che ella lo sposasse. Ne aveva parlato col Giacinto, che aveva rifiutato di accondiscendere al desiderio della zia, dicendo rho non avova una posizione tale da potersi creare una famiglia propria. La Rita, in seguito, sembra ne parlasse direttamente al Giacinto, quando le parve die egli avesse già una discreta posizione, facendogli presenti lo intenzioni della zia Carolina a suo riguardo. Giacinto le rispose che non era necessario sposarsi per volersi bene.... Li Bita rimase molto male per queste parole, perchè non si aspettava una risposta simile. Presidente: — Ha saputo che la Rita, dopo il rifiuto di Giacinto, avesse avuto relazioni con certo Umberto I.ace, giovanotto disgraziato fisicamente, ma molto colto e Intelligente? Lei lo ha detto In istruttoria. Teste: — Lo confermo. Presidente: — Quale è l'ultima volta che vide la Rita? Testo: — Il 3 dicembre. Il timore di Carolina Cogo d'essere derubata del testamento Presidente : — In quella occasione ha veduto anche la damigella Carolina? Testo: — La signorina Carolina Cogo è venuta a trovare la mia mamma il giorno primo deccmbre: invece Itila è venula da ine sabato i decembre, per andare dalla signorina Majola. Presidente : — In quella occasione la Rita le ha parlato del tentativo di furto? Bicorda che la Bila abbia dotto in quella occasi-ino qualche eo>a a proposito del testamento della damigella Carolina? Teste: — Quando la Rita mi ha raccontato il fatto del furto, mi accennò al fatto che la signorina Carolina aveva riconosciuto I passi del fratello, e aveva trovato le viti tolte. Allora mi disso che la signorina Cogo era stata per questo fatto molto impressionata, tanto più che il suo testamento quella sera era sul suo tavolino da notte. Presidente: — La signorina Rita si è spiegata meglio, o si è limitata a dire quanto lei ha riferito? Teste: — Si è limitata a dire semplicemente quanto ho deposto. Presidente : — Non ha nominato il Cogo Giannetto, il notaio? Testo: — No: in quella occasione... lo ha nominato, quasi senza nominarlo... Presidente: — Non accennò ai possibili autori del tenlato furto? Te ile: — No. Presidente: — Sa clic vi fossero screzi tra la Carolina Cogo e il fratello notaio Giannetto? Teste: — SI, molti.- Presidente: — Screzi col fratello o coi nipoti? Testa: — Col f rat elio, e per motivi di interessi. I nipoti, quando questi screzi erano più forli si l'untavano a teucre un contegno Più risei VJt'n verso la zia. Presidente: — Lei ha deposto, sempre a