Le cause del dissesto della Bagnolo secondo il Curatore

Le cause del dissesto della Bagnolo secondo il Curatore Le cause del dissesto della Bagnolo secondo il Curatore i e o a a e a e . o e i e ae n ran{Tribunale Penale Continua ]! processo 6 stato ripreso aeri ancora la stilata dei lesti. L'avv. Gaspare Fa vara, giudice delegato al fallimento, riferisce particolarmente cai alcune proposizioni di credito insinuate dal Credit" Piemontese e dalla Cassa <li Cava.llermaggiore, che sono apparse dai duplicati e che sono sta.tc tenute quindi in sospeso. Sul primo periodo delia procedura fallimentare si pi-ospetiò in favore del fallimento l'intervento di un Ente benefico che promise un contributo di 2 .milioni, ridotto successivamente a l.tiOO.OOO lire. Di tale somma solo -iOO mila lire vennero versate al fiduciario di tale Ente, on. Bertone: 00 mila lire circa furono date alla Cassa, 287.000 furono versate alla tesoreria provinciale di Cuneo a copertura degli impegni che la Bagnolo aveva per l'esercizio delle esattorie. Il prof. Rimondino, direttore della cattedra ambulante di agricoltura di Cuneo, narra che fino al 1017 la direzione della Bagnolo fu tenuta ria mons. Cavallotti, successivamente dall'on. Zaccone. La Cassa spiegò nella regione un'utile opera in favore dell'agricoltura. Corrispondeva alla cattedra un contributo annuo di lOtin Jire. 11 conte Nomis di PoLlone e Attilio Fasano parlano dell'attività spegata da Giovanni Zaccone quale amministratore delegato del Comitato di preparazione civile negli anni della guerra. Lo Zaccone presiedeva anche alla fabbricazione degli indumenti militari — per questo incarico ebbe l'esonero dal :ervizio militare — ed alla erogazione dei sussidi. Da questi vaili incarichi lo Zaccone. era suolagdagai accstameerapercomlegsomci conchi(.mspwtutle chlirpergaratc fzioliesotPfimiunb.isi Chstaassorbito in modo tale da non potersi occu- I 1£*™.4L*ltre ^ende e quindi anche della | IraBagnolo. n i niao. m*. oina e e efio me li tn e adi o, ldo oouvia. ai ia la pò digli elerere de he ve ue, ma, er geo I to, olita to, veolicsta a. Net campo di Agramante Villani, già ammini&tratoi. Federazione agricola, sa che Jo Zaccone. rei Iella :iaE1919, quando ancora non era stata approvata la riforma elettorale a base proporzionale era stato designato candidato nel collegio uninominale di Caluso, dove iniziò anche'!.-, propaganda. Abolito il collegio uninominale 10 si volle candidato nella circoscnizinoe di Cuneo. Appena eletto, i candidati che non erano riusciti ingaggiarono contro di .'ni una sorda ed aspra lotta, scagliandosi anche contro le organizzazioni che dirigeva. Il teste ritiene che il discredito lanciato dai nemici dello Zaccone sulla Rapnolo e su altri En'i abbia influito assai ad eccelerarne il dissesto. Lo Zaccone, a Torino, tenne sempre un tenore di vita .normale. Il rag. Andrea Boffa, impiegato alla Federazione agricola, narra che Giovanni Zaccone fino al 1920 fu occupatissimo a Torino e non poteva occuparsi della Bagnolo. Quando la Federazione agricola torinese si trasformò in Federazione piemontese, G. Zaccone sottoscrisse per 15 mila lire di azioni al valore nominale, mentre il loro valore, data la situazione dell'azienda, era zero. Avv. Mollnrd: — Il teste ebbe a fare una verifica alla Cassa di Cavàllèr maggiore quando questa si apprestava a celebrare il venticinquennio della sua fondazione? —■ Si, sul principio del 1933 feci una. verifica contabile dello slato della Cassa al 31 dicembre 1931. Rilevai che si faceva apporre la firma da chi compiva una qualche operazione a fianco della relativa registrazione, come approvazione e controllo dell'operazione stessa. I bilanci, compilati dal cav. Righelli, erano sintetici, come è uso nelle amministrazioni bancarie. Il teste però non sa dire se gli amministratori della Bagnolo fossero in grado di controllare e leggere quei bilanci. Don Bi'izio, clic il teste avvicinò subito dopo il crollo della Bagnolo, gli apparve disorientato c dolorosamente sorpreso del dissesto. L'avv. Giacinto Rricarelli sa anch'egli che a G. Zaccone venne offerta la candidatura nel collegio di Caluso. Nel 1919 il teste assieme al marchese Corsi e ad altri esaminò In condotta dello Zaccone, contro il quale erano state elevate accuse dal generale Ncirone. 11 Giuri concluse con « l'assoluzione » dello Zaccone, essendo apparsi infondati e irrilevanti gli addebiti che gli erano stati mos-i. Critiche a Giovanni Zaccone (fi. Zaccone: — Mi si accusò anche di essermi appropriato di 79 mila lire della Federazione Agricola. Si doveva pagare la quindicina alte operale del laboratorio indumenti militari, Non si avevano fondi; il prefetto, che temeva disordini, insistette perchè il pagair.ento delle mercedi avvenisse a qualunque costo. La Federazione aveva un vistoso deposito presso una banca ed io richiesi al vice-presidente della Federazione di prelevare la somma per effettuare quei pagamonti. Lo Stato ritardò tre mesi a rimborsarmi. Di qui l'accusa che mi venne fatta. A chi mi attaccò risposi però che di appropriazioni di quel tipo ne avrei compiuto, se fosse stato necessario, anche altre. il cav. Giovanni Reverdino, già impiegato del Credilo Piemontese, ricorda che Don Brizio aveva assoluta fiducia nell'andamento della Bagnolo e che G. ' Zaccone, nell'agosto 1932 gli parlò delle sue preoccupazioni per la Cassa esponendogli anche le trattative intraprese per la sua sistemazione. Il conte Ignazio Caissotti di Chiusano presiedeva la Federazione Agricola Piemontese (piando G. Zaccone ne era amministratore delegato. Riferisce anche lui delle molteplici occupazioni dello Zaccone negli anni della guerra. A quest'ultimo vennero mosse aitiche di grandiosità nella sua amministrazio. ne. Tutti gli addebiti risultarono però privi di consistenza ed esagerati. Lo Zaccone aveva una posizione tale che gli sarebbe situo facile arricchirsi. Al teste non risulta che egli l'abbia fatto. — E' ben vero, conclude, che si disse che egli aveva mandato denari all'estero. Se li avesse mandati, sarebbe però andato anche a goderseli I Don Giuseppe Rolla ebbe sempre molta stima per doji Righetti che conosce da molti anni. Fra anche socio della Cassa di Cavijllermaggiore. Don Righetti gli parlava di tanto in lanto della Bagnolo, In cui situazione il Righetti ritenne solida sino a poco prima del crollo. Ed c la volta, dopo qualche «Uro teste che non aggiunge nulla di nuovo, del curatore del fallimento, iav. prof. Giuseppe nettino. IJ teste canterina quanto ha già esposto nella sua relazione. Quando fu -imiuecbo nel 800le siaallchstastrralegruponestodicrraedcrtipstpechSedesudivadetaziloimdaragseLrogzbmcsoel'cpdSccol(tlrocdpgcgeigPztligsobMDlmdbt ale di Torino) suo ufficio gli pervennero da più parti gravi lagnanze sulla condotta dei dirigenti, Indagò, interrogò soci e creditori e trovò che ai dirigenti della Bagnolo si facevano queste accuse: i soci erano siati raggirati, essendo stani ^nascosta la responsabilità che assumevano entrando a far parte della Cassa, erano stati commessi sperperi e sottrazioni per un importo cospicuo, molte operazioni compiute dalla Cassa erano contrarie alla legge. Infine la Cassa si era appropriata di somme in danno di Gasse rurali e. di privali ci aveva truffato poi le Casse aderenti al consorzio facendosi consegnare somme da chiesto mentre era già in istato di dissesto, (.manto ai soci il teste vide che la loro respwisablliità era ben specificata nello, statuto sociale, che veniva distribuito. Esaminò le spese e trovò che il collegio e la parrocchia avevano gravato sulla Cassa, per 400.000 lire circa.'Non potè per questo indagare oltre perchè mons. Cavallotti non volle dare spicgazloni. Trovò che mons. Cavallotti aveva ratio prelievi per un importo di 200 mila lire c fi. Zaccone per circa 60 mila. Le registrazioni, con cui sì giustificavano questi prelievi, erano uguali iper etrambi ed era.no fatte sottri la voce » commissioni frutta ». Pres.:' — Non ha riscontrato altri prelievi? fi. Zaccone, con energia: — Con tutta la mia coscienza affermo che non ho prelevato un soldo oltre quello che mi è stato attrib.iilo. Posso aver fatto tutti gli sbagli che si vuole, ma non ho commesso sottrazioni. Chiedo che si faccia una «uova perizia: starò in carcere magari altri 10 anni... 11 teste nero anwmà'nrnàn^vè?'*^™ | Irato altri prelievi SCon Insipienza dei dirigenti iaECarssfgspesde ^f0^,8 pop.ie-*rton«»1>U , . anni di esercizio 800 mila lire. Il teste calcolò in 200 mila lire le spese elettorali. Ritiene che il fallimento sia dovuto all'insipienza dei dirigenti ed all'incapacità assoluta di Ambrogio Zaccone che era Investito di funzioni direttive. Lo statuto conteneva.all'art. 35 una disposizione strana: che eia lecita cioè qualunque operazione. Questa disposizione fr contraria alla legge ed ai criteri informativi delle Casse rurali. Derivò da questa disposizione la proposta di mons. Cavallotti di lanciare la Cassa nell'aleatorio commercio della frutta. Questo commercio portò la Cassa ad enormi perdite: senza capitale essa dovette ricorrere al credito e oberarsi di interessi- La trascuranza del personale, abituale nella Società, ed il bisogno di allargare l'organizzazione, creando numerose succursali, aggravò e moltiplicò le spese. Il prof. Bottino non ritiene abbia consistenza l'accusa di appropriazione indebita per i tdfoli, che non erano a custodia, giacchè i depositanti percepivano le provvigioni. Se la scritturazione era « a custodia » si deve concludere che questa era errata e tssurda giacchè la natura dell'operazione era diversa. Cosi pure le Casse consorziate avevano « loro disposizione i libri contabili dell'azienda, che bastava aprire per accertarsi che la Cassa non era in floride condizioni. La truffa le Gasse la commisero d£ loro stesse, ai loro propri danni. Pres.. — il prof. Giovine ha detto che era impossibile accertare lo stato dell'azienda dal libri. — Il Giovine non ha visto i libri, dal quali appare invece chiaramente che i bilanci erano falsi. Questo mio concetto è slato seguito anche dal Tribunale di Saluzzo nella sentenza di retrodatazione del fallimento. Le Casse esaminarono i libri ina sj fermarono a discutere sugli stipendi degli impiegati, che era invece una questione di terziaria importanza. Il grave invece è che i bilanci erano compilali in modo scientemente falso. lì la loro falsità rimonta al 1918. P. M. : — Per quali motivi ritiene si siano compiute queste falsità? — I dirigenti si dicevano convinti di poter salvare la posizione. In sostanza essi si preoccuparono più dell'interesse dei contadini e di chi era legato alla Cassa che non dell'Ente. Coltivarono una grande illusione, ria cui erano irrimediabilmente malati. L'insipienza assoluta dei dirigenti e la mancanza di capitali fecero sì che la valanga crescesse. Sapevano di avere perduto il credito e ricorrevano ancora al credito, che diventava caro. Giunsero così alla rovina. lift deposizione del curatore continuerà oggi. tgincvcaeLsnectRU

Luoghi citati: Bagnolo, Caluso, Cuneo, Saluzzo, Torino