L'inizio del processo Cogo alle Assise di Torino

L'inizio del processo Cogo alle Assise di Torino L'inizio del processo Cogo alle Assise di Torino Il Presidente, su Istanza del Procuratore Generale, e malgrado l'opposizione della Difesa, ordina lo stralcio della causa di Margherita Palmero La costituzione della Giurìa. Eccoci all'epilogo di questa eccezionale vicenda giudiziaria, a quasi due anni e mezzo dal fosco delitto, che per le persone delle vittime e dei colpevoli tanta impressione destò nella cittadinanza, dopo Una singolare serie di incidenti dilatori e quindi di rinvìi sopra rinvi), si presentano alla punitiva giustizia — «I giudici popolari di Torino — gli imputati fratelli Agostino, Carlo e Giacinto Coro, flgli del dottor Giovanni Cobo, avvocato, notaio a Barge, già assessore e sindaco di quel Comune. Non è con essi la giovane fantesca che fu loro complice nella notte fatale dol fi dicembre 1931; e la Giustizia non potrà scrutare nò In quell'anima ormai assente, nè attraverso testimonianze e fatti di causa, se essa fu complice consapevole o incauta, suggestionata o tprrorizzata, fin dove e quanto colpevole. Nelle more del lungo giudizio, l'imputala Paimero Margherita, assalita dai fantasmi del rimorso, soffocata dal viluppo delle tragiche circostanze in cui fu protagonista, combattuta risila necessità di difendersi e più tardi assalita dalla confessione di Agostino Cago, si disanimò e dopo aver gridato la sua parte di colpa e di innocenza cominciò a vacillare. La sua mente stanca, oppressa s'annebbiò, perdette ogni luce di ricordi e ogni facoltà di ragionare: oggi e un fantasma rtl creatura che s'aggira iiclle corslo d'un Manicomio, a-, bulica e indifferente all'ultima scena di questo gran dramma dopo ch'essa ne visse il tragico inizio. Il delitto Dalle pagine della voluminosa istruttoria, oggi, per l'intelligenza dei lettori che seguiranno la cronaca del processo, non fisseremo che qualche particolare o qualche dato. Il nostro giornale ha seguito le vicende di questo dramma giudiziario, passo per passo, nel primi giorni in cui pareva clic abili Interventi potessero fuorviare la mano dell'autorità inquirente e lungo l'istruttoria laboriosa, molte volte procedendo nella nostra indagine obbiettiva, serena o attenta, di pari passo col giudico, altro volte anticipando circostanze e dettagli che dovevano avere poi la più luminosa conferma e serrare in un tragico nodo di indizi i colpevoli. Bisognerà che il lettore si riporti a quella mattina del 6 dicembre in cui fu scoperto il delitto e fissi, condizione essenziale, i particolari della macabra mise en scène su cui anùria sarà la discussione. Com'è risaputo, Bara da. assodare so il delitto, e tutta la susseguente laboriosa e luuga preparazione del teatro del delitto stesso, furono opera di un solo individuo come sostiene la difesa o dei tre fratelli conio sostane l'accusa, Le signore Carolina Coro, di anni 62, e la signorina Bordon Margherita, d'anni 21. convivente colla prima e da questa allevata come figlia, venivano trovate morto da alcuni coinquilini e dall'autorità di polizia nella camera da pranzo del loro alloggio di via Nizza, n. 9. La Cogo trovavasl adagiata su un divano, Inclinata leggermente a destra, col capo riverso su due cuscini, la mano destra appoggiati su un piccolo tavolino rotondo situato accanto al divano, stringendo fra le dita un golf di lana in lavorazione a maglia ed il braccio sinistro disteso lungo il corpo. La Bordon giaceva distesa sul pavimento accanto ad una stufa spenta di ghisa, cilindrica, funzionante a combustibile di legna • carbone II corpo era in posiziono dorsale supina, col capo presso la parete della stanza, piegato a sinistra* La gamba destra leggermente curvata e la sinistra allungata sin sotto il tavolo, col piede destro mancante della scarpetta di cuoio che trovavasl a poca distanza, uguale a quella calzata dal piede sinistro. 11 mobilio della camera era in perfetto assetto, solo una sedia rovesciata al fianco sinistro della giovane morta, in modo da dare l'illusione che la Bordon fosse svenuta e cadendo avesse travolto la sedia, Sul tavolo dal lato ove trovavasl il cadavere della Bordon e la sedia rovesciata un libro aperto dal titolo: Storia di Cristo di Giovanni Papini. L'inscenatura era al primo colpo d'occhio perfetta, tale da far credere che le due signore fossero morte accidentalmente per asfissia, in seguito ad esalazione di anidride carbonica, sfuggite dalla stufa, mentre la Bordon Bita stava leggendo a la Cogo Carolina lavorando. L'alloggio era perfettamente In ordine? né oggetti preziosi nè danaro contante vennero toccati. E* risaputo attraverso quali indagini e attraverso a quali risultanze si assodò che una delle due vittimo soccombette per un potente tossico fattole Inalare, cioè una soluzione di acido cianidrico, e l'altra peri soffocata. L'Istruttoria I periti medipi addivennero concordemente a queste conclusioni: 1° La causa della morte della Bordon Margherita è evidentemente rappresentata dall'agente, cosi potentemente tossico, che la perizia chimica ha trovato nel corpo della medesima, e specialmente nel cervello. £° - La causa della morte della Cogo Carolina non fu soltanto l'inalazione dell'acido cianidrico, perchè le tracco di questo po tontissimo veleno rinvenuto nel cervello della medesima erano cosi lievi e scarse da non essere sufficienti a causarne la morto. indubbiamente la Cogo Carolina resistendo agli effetti del veleno, perchè in scarsa dose inalato, fu spenta per asfissia meccanica, determinata ria soffocazione senza concorso di altra causa. Soggiungevano i periti che sul cadaveri di ambedue la donno furono riscontrale echlmosi e contusioni varie alla bocca, alle braccia ed agli arti inferiori. Tutte queste lesioni, in maggior numoro nella Cogo Carolina perchè oppose energica e maggior resistenza, se pure non Itnnno importanza diretta per la loro minima gravità sulla morte della sventurata, sono però significative, anzi parlanti, perchè dimostrano all'evidenza le modalità di azione poste in opera dagli autori del delitto, per compiere gli avvelenamenti ed i maneggi usati nella tragica ora per immobilizzare le vittime, reprimendone ogni movimento di difesa, sof locando ogni grido di dolore. Carlo e Giacinto Cogo si mantennero sempre negativi e lo sono tuttora. L'anno scorso in febbraio comincio a circolare la voce che Agostino Cogo avrebbe fatto importanti rivelazioni e che pertanto dava segni di squilibrio mentale. Il 9 febbraio invitato dal Presidente dplla Corte d'Assise a diro so aveva cualche cosa da variare ai suoi precedenti interrogatori e se aveva. nell'Imminenza del processo fissato allora per l'aprile, risponde va confermando i suoi precedenti interrogatori ma esprimendo delle misteriose riserve. Invitato a voler sciogliere queste riserve soggiungeva : » Bipeto che mi riservo per l'avvenire. Coll'avv. Bnzino ho avuto due o tre colloqui alcuni mesi fa ; a lui ho fatto delle rivelazioni, ma questo rivelazioni non intendo ripeterà ora e mi riservo rfi farlo ad occasione propizia, o meglio mi correggo, ad altra occasione ». II al febbraio il Magistrato ripete le sue sollecitazioni all'Agostino Cogo porche si decida a parlare poiché la causa sta por essere fissata a ruolo , ma l'imputato risponde: • Non ho ancora veduto il mio difensore avvocato Bozmo e quindi non credo di dovere variare in alcun modo le mie precedenti dichiarazioni ». , , .„;' ., Fattogli osservare dal maglsttato che 11 nostro giornale pubblicava la notizia di Imminenti rivelazioni. Agostino Cogo rispondeva: • lo nulla so al riguardo e posso solo ripetere che non ho fatto rivelazioni nè a Lei nò ad altri magistrati e che non Intendo farne se prima non ho conferito col mio avvocato •. Confessioni c contestazioni L'imputato evidentemente voleva procedere con (.untela e ih data 27 febbraio il difensore richiedeva al Presidente della Corte di Assise di volere procederò ad un Interrogatorio del suo clicuto. 11 13 marzo il Presidènte decide di interrogare l'Agostino Cogo, Bi» prima il magistrato prende anche lui le sue cautele: interroga la Margherita Palmiro e quesu conferma tutte le sue precedesti ittera&zionL < Ripeto e persisto a dire e lo sosterrò davanti a chiunque — dichiarava l'imputata — che sono stati i due fratelli Carlo ed Agostino Cogo a compiere il delitto. Sarebbe ora che essi si decidessero a confessare la verità e a far mettere me in libertà perchè sono innocente ». Contestatole perchè non avesse dato l'allarme, rl: spose: « I fratelli Cogo mi intimarono di rientrare in camera colla minaccia che nvrebbero uccisa anche me ed io rimasi eost spaventata, cosi interdetta che assistetti impassibile alte loro delittuose operazioni ». Contestatole ancora perchè al mattino seguente appena usci di casa non avverti 1 primi passanti del fatto, soggiunse: «Ero ancora in preda alle intimidazioni fattemi dal fratelli Cogo ». Nello 6tes6o giorno 15..marzo Agostino Cogo confessa d'avere frequentato In Barge cattive compagnie, dà un elenco di piccoli furti compiuti nella sua giovinezza e narra il progetto suggeritogli dallo stesso amico (che non ha voluto nominare) di deruba» la zia. La confessione dell'Agost'no Cogo è nota, corno è altrettanto nota la protesta della palmero la quale, quando le fu contestata tale confessione ebbe a dichiarare: • E' una infamia l'accusa' elio mi fa l'Agostino. Io non posso dire altro cho non ho fatto nulla, che 1 unica mia colpa fu quella di assistere impassibile al delitto compiuto dal due fratelli, ed assisterti impassibile, perchè rimasi cosi spaventata, e cosi interdetta di quanto essi stavano facendo, che mi mancò ogni forza di reazione, ogni volontà di fare qualsiasi atto ohe potesse giovare alle mie padrone. Mi vidi perduta, e pensai che potevo essere uccìsa ancho io e rimasi perciò inerte nel corridoio, come una statua ». E in un susseguente interrogatorio replicava le sue proteste: « Sono una povera contadina, non sono mal uscita dal mio paese, ed in due mesi mi trovai trasportata in una grande città e testimone forzata di un grave delitto. E' facile quindi comprendere lo stato dell'animo mio, e scusarmi se l primi racconti non furono veritieri. Ma l'ultima narrazione fatta c che cioè, i due fratelli Carlo ^ ed Agostino Cogo furono gli unici autori del reato, è la verità ». L'scensa e gli imputati Riassumendo, la posizione di Agostino Cogo, sbarazzato il terreno delle sue menzogne ò dal falso alibi giunse al processo chiarita ^mediante Ja sua confessione. Sarà da graduare la sua responsabilità. All'epoca del delitto ora minorenne o una perizia tondo inoltre a stabilire una semilrrnsponsabilità mentale, monile un'altra perizia, inferma invece trattarsi di un simulatore. Una aspra battaglia in gaggi era invece la difesa sullallbl e sulle discolpe degli altri due fratelli, Carlo e Giacinto. Carlo è direttamente Incolpato dalla Paimero nel suol quattro interrogatori del 6, 8 e 13 dicembre 1921, subito cioè dopo il fatto, con precise indicaazionl della partecipazione di entrambi; nel 28 marzo dell'anno susseguente ha riconformato le suo precedenti accuse tentando solo, il che è umano, di eliminare quanto poteva essere a suo carico. E' accertato, da inconfutabili testimonianze, che il delitto fu compiuto verso le 21,30. Ora essendo la camera abitala dai fratelli Agostino e Carlo Cogo soltanto divisa dall'alloggio della zia du. una porta a. vetri, so Carlo fu estraneo al delitto — cosi argomento la Accusa — è impossibile cho non abbia udito 1 rumori e le manovre, durante lunghe ore, déll'lnscenatura preparata; com'è puro impossibile non abbia visto l'alloggio illuminato. Circa la presenza dell'avv. Giacinto la vigilia del delitto la Sezione d'Accusa notava la mancanza d'una causale pel viaggio a Torino in quel giorno; l'avere preso stanza all'albergo Oriente in località prossima all'alloggio della zia, e contrariamente allo sue abitudini, il non essersi nemmeno recato a «alutare la zia, l'avere cambiato albergo nella notte successiva in via Gioberti, 1 ripetuti convegni del tre fratelli dopo il delitto, sono per l'Accusa altrettante prove della colpevolezza anche di questo terzo Imputato. Secondo sempre l'Accusa l'alibi del Teatro cmccaaas—s'dltt6ada Carignano è pel Giacinto « miseramente fallito •. Risulta invece per la deposizione del testi Tessio Michele e Bosio Francesca che prima delle 23 rientrò all'albergo; ed è smentito con ciò il Giacinto quando affermo (Il essere rientrato accompagnato dal fratello Carlo verso le ot'c 21.30 e di essere salito solo alla cimbra N. 21. Nò può seriamente sostenere di aver passato la notte all'albergo, perché, non solo vi era la possibilità che egli uscisse inosservato, possibilità affermata dai testi, ma se ne ha invece la certezza, essendo stato visto coi fratello Carlo olle 7,1T) del mattino sotto i portici di via Nizza a salire le scale, mentre egli afferma di èssere iis<;lt.o soltanto alle 9 dall'albergo. Ma se è vero clic è uscito a tal ora, come del resto lo afferma 11 cameriere, la sua presenza preceilente in via Nizza e nell'alloggio da lui recisamente smentita sono prove conclamanti il suo contegno incerto, equivoco, strano e l'inconfessabile motivo della sua presenza in Torino, è inoltre il suo contegno nella notte del delitto e nella giornata successiva, in cui afferma che apprese solo la notizia della morte nel pomeriggio, mentre aveva, già inviato un telegramma a Barge in precedenza. La smentita all'alibi offerto dal Giacinto colpiscono — secondo l'accusa — inesorabilmente il Carlo che affermò essere rientrato a casa dopo l'ima, dopo avere passato la sera col fratello Giacinto al teatro Carlgnano ed averlo accompagnato all'Albergo Oriente; ma art è Invece, dimostrato che il Giacinto rientrò all'albergo prima delle 23. Se si tenga presente che il delitto fu consumato alle «3,30 — nota il sostituto Procuratore Generale — si spiega facilmente il suo debole sistema di difesa e si viene alla logica conseguenza dela sua re'itA che Inutilmente tenta di allontanare e che resta invece tragicamente accertata per le dirette incolpazioni della Palmero. Oneste, per sommi capi, la situazione olio 6 venute gradatamente, in trenta mesi circa, a donnearsi nel processo Cogo. Il ricordo del delitto atroce non è spento: la voce pubblica attendo serena

Luoghi citati: Barge, Torino