Gli ultimi testi d'accusa

Gli ultimi testi d'accusa Il processo della Bagnolo Gli ultimi testi d'accusa (Tribtmal* Penale di Torino) lì processo ha fatto un primo gran passo verso l'epilogo: la teoria del testimoni d'accusa si pilo, ritenere esaurita. Bimangorio, è vero, oltre cento testi a difesa, ma la loro audizione sarà infinitamente più celere. E rimangono anche le arringhe, per le quali non è lecito far previsioni: i patroni sono una quindicina! Uà domani intanto, per dar modo ad alcuni difensori- impegnali aiel processo che si discute alle Assise di assistere a quelle udienze, non si terrà che l'udienza pomeridiana. Ecco quel che dicono gli ultimi testi: Arturo Banderaii. segretario dell'Unione del Lavoro di Cuneo, fece parie di una Commissiono nominata in seno alle organizzazioni cattoliche della provincia, che indagò nei primi mesi del 1IK2 sull'andamento della Bagnolo. La cosa fu originata da voci elio presero n circolare con insistenza e da screzi e lotte interne, di cui G. Zaccone si mostrava assai preoccupato. Le spiegazioni sulla situazione della Cassa vennero fornite alla Commissione da Ambrogio e Giovanni Zaccone. Il tesi e ritiene che le splegaziani siano state esaurienti ; i commissari se ne dimostrarono soddisfatti. Claudio Perotto conduce a Crissolo VAIbertjo del Ile. E' stato citato, per deporre su una glia compiuta al Piano del Be da don Cavalloni, in compagnia di vario persone. 11 teste non sa dir nulla di nuovo ed è subito congedato: ncll'Hiidarsene osserva: MI sono alzato alle 2 per giungere a Torino alle 91 „ , Pietro T'urina fu assunto da Don Cavalloni conie. Impiegato alla Ca».-a e preposto alla direzione Iconica della cooperativa frulla. Succede per questo tesle come per molti altri': in istruttoria si abbandonarono a sfoghi ed elevarono dubbi contro gli imputati. Tutto quello che dissero allora figura nei loro interrogatori scritti ed all'udienza viene contestato loro dal Presidente. Ma per un fenomeno che si manifesta in quasi tutti i pròcessi, negli interrogatovi pubblici essi cercano di contenere e «iiiiuuirc le loro affermazioni, ed accusano i magistrati, che raccolsero i precedenti interrogatori, di avere verbalizzato di più di quanto in realtà avevano dlclùnrato. Curiosa scusante, che trova motivo in preoccupazioni che non si vogliono indagare. 11 Turina afferma che Ambrogio e Giovanni Zaccone decidevano in modo esclusivo sulle modalità e sulla importanza degli acquisti di frutta : 1 prezzi venivano fissati dal personale tecnico dalla cooperativa. Durante gli otto anni che il teste passò alla Cassa il Cavallotti partecipò pochissime volte alle riunioni dol comitato delja cooperativa, e quasi sempre occasionalmente. . ... , . Pres • ~4 Nella sua deposizione scritta lei ha dolio che Don Cavallotti si vestiva in borghese e faceva viaggi con donne. — Questo appunto e una delle cose che non ho detto. , . pres • _ Disse anche di non poter escludere che G. Zaccone prelevasse danari dalla Cassa,^ ^ nulla di preciso: certo che quando si apprende la scomparsa di tanti milioni in moda inesplicabile. I sospetti sorgono. _ " Pres.: — E delle gite di Zaccone a Praga coufi dico? — Bileiigu che in quei viaggi si siano spesi danari senza alcun utile Il Turina ricorda di essersi lagnato con don Cavallotti del sistema dei « sospesi di cassa ». Bilione che la cooperativa frutta abbia avuto perdite, ma non eccessive e non In tutte le campagne.' Sa che gli acquisti si facevano a prezzi superiori talvolta a quelli correnti. Proseguendo, accenna alle spese incontrale dalla Cassa nelle costruzioni di Bibiana e nelle campagno elettorali, e espone fatterelli che costituirebbero, a suo avviso, persecuzioni contro di so è contro suo tiglio impiegato nello 'stabilimento. <ì. Zaccone interrompe: — Sono coltellate nella schiena, le. sue. — E spiega quindi che il Turina. il quale fu fallo venire dall'America da don Cavallotti, che lo impiego alla Cassa, fu tenuto nonostante le sue deficienze. Un tuo figlio, impiegato alla Cassa, fu trattato con molta tolleranza. Per altri, che era¬ no militari, lo Zaccone s'interessò vivamente ratscomandandoli al ministero ed ai Comandi. Ungramini Giuseppina eserciva per contò" della Cassa uno spaccio di generi alimentari a Bagnolo. Percepiva S00 lire al mese. Lo spaccio fu chiuso perchò non fruttava. Vincenzo Valpreda era a capo della succursale di Satuzzo. Questa ebbe scarso sviluppo e fu passiva. G. Zaccone : — 11 poco sviluppo dipese In gran parte dallo scarso rifornimento di merci. Don Giuseppe Viglianco, parroco di Villarello, ricevette nel marzo 1923 una lettara di don Cavalloni che lo pregava di reccogliere firme tra i soci per gli effetti di due milioni. Al teste parve sempre che don Cavallotti fosso il direttore dell'azienda. Monsignore soleva dire: che Ambrogio Zuccone era il suo braccio destro. Le rampogne d'un parroco Don Insellino, parroco di Mnrentino, fa una implacabile requisitoria contro "don Brizio. Il teste è convinto che questi fosse legato alla Bagnolo, per la quale era agni giorno in giro. 1 rappresentanti delle Casse rurali di quella plaga si lagnavano aspramente che don Brizio li avesse indotti ad aderire al consorzio. Quando si seppe del crollo, in paese fu uno scoppio di ira contro don Brizio, che lutti accusarono d'essere in inala fede. Secondo il teste don Brizio conosceva le condizioni della Bagnolo ma non lo volle mai rivelare. P. M. : — Per quale motivo don [trizio avrebbe nascoste la triste condizione della Cassa? — O per tenlarc un ultimo salvataggio o perchò aveva perdute la testa. Nel crollo trascinò anelli; suo fratello, parroco di Andezenri, che ci rimise il suo patrimonio. Ma egli era certamente in mala fede, perché -mentre Urinava cambiali per la Bagnolo, veniva a chiederci dei depositi. Le automobili della Cassa erano a sua disposizione: lo venivano a prendere soventissimo. 11 geom. Sandri, presidente della Cassa Rurale di Bra, afferma che il prestito delle 400 mila lire, richiesto nell'ottobre 1922 dalla Bagnolo, venne fatto alla Cassa di Cavallcrmaggiore clic passò poi i denari alla Bagnolo. Là Cassa di Bra aveva già prestato alia Bagnolo 900 mila lire: quando quest'ultima richiese il nuovo prestito di 400 mila, il teste pretese che la Bagnolo offrisse la garanzia di qualche Cassa Rurale anche per il primo prestito. Intervenne la Cassa di Cavaìlcrmaggiore alla quale, quella di Bra, si dichiarò disposta a dare le 400 mila lire che-verniero ritirate da Ambrogio Zaccone, dietro presentazione di una lettera di don Biglietti. Don Biglietti : — Escludo ancora che il prestito delle 400 mila lire sia stato emesso alla Cassa di Cavallermaggiore. Quando la Bagnolo avanzò la richiesta io dissi al teste che ero disposto a dare la garanzia, ma gli esposi chiaramente che la Cassa di Cavallermaggiore non si assumeva il prestilo perchò non ne aveva Bisogno e. non voleva che si potesse dubitare con quella operazione, della sua solidità. Il teste però insiste nelle sue affermazioni. Dopo qualche altro teste, la volta del cav. Giuseppe Vttschettl, capo sindaco della Cassa di Caraningna, che si è costituite P. C. contro gli imputati. li teste, ha compiuto da un anno a questa parte un lungo studio della materia processuale e si presenta al Tribunale munito di un fascicolo di documenti che di tanto in tento, compulsa. Il 22 maggio 1921 il Vaschetti si recò a Bugnolo, dove esaminò 1 bilanci che apparvero attivi. La Cassa di Caramagna diede in deposito 160 mila lire all'interesse del 6 %. Una scenata contro Don Righetti • Nei primi mesi del 1923 fu avvertito da don Perlo che a Torino si sarebbe tenuta una riunione per la sistemazione della Cassa. L'adunanza ebbe luogo il 5 febbraio. L'on. Imberti che ora stato incaricato con altri di esaminare la situazione della Bagnolo, dipinse lo stato della azienda a fosche tinte: Don Righetti scattò negando che le condizioni della Cassa fossero cattive ma fu urlato da molti sacerdoti che l'apostrofarono vivacemente. A quell'epoca il teste riteneva che la Cassa di Caramagna fosse impegnala con la Bagnolo solo per 230 mila lire circa. Fu solo nel marzo successivo che apprese del versamenti di titoli fatti da don Perlo. Ne chiese toste ragione a questi. Don Perlo, con accento di sincerità, disse che i titoli che egli aveva datò per incitamento di don Bighetti, non dovevano andare all'azienda di Bagnolo, tanto che non li aveva registrati sui libri della Pres. : ~r A quanto ammontavano Questi versamenti T — A 719 mila lire, di cui 90 mila vennero però restituiti. il teste è convinto che su don Perlo alibi» influito l'ascendente che esercitavano don Brizio e don Biglietti, al pari di lui sacerdoti. Se don Biglietti non avesse usato questo suo «scendente, le. classe non avrebbero fatti i versamenti. Il don Righetti poi, a quelle-poca, non poteva non conoscere le tristi condizioni della Cassa. Da uno spoglio dei libri della Bagnolo, clicil teste ha potuto fare, ha appreso che non n tutte le Casse si facevano eguali condizioni: alla Cassa di Cavallermaggiore si corrisposeil 6,25 ed il 7 % di interesse, alla Cassa di Moiulovi il 7..vi %. a quella di Andezeno il7 %, nd altre il G,'.':i ed il ti %. Pres. : — aulle cause del dissesto cosa ci può dire? -- A Bagnolo si aveva un criterio grandioso c megalomane: si volevano abbattere tutti i negozianti di frutta per avere il mo-nopolio di questo commercio. In coscienza però non posso credere che' si ■ siano compiute delle malversazioni. Ci furono invece spese enormi per ragioni varie e non fondate: sul libro cassa del 1921. per esempio, ho trovato versato all'on. Zaccone 1509 lire per le speso da questi incontrate per assistere al congresso del P. P. a Venezia. G. Zaccone scatta energicamente : — Non è vero, io non ho incassato niente, vedremo chi ha compiuto la registrazione, che contesterò in ogni istante. Il Presidente ordina che si ricerchi il libro cassa, che reca segnata questa spesa e rinvia ad oggi alle 15, l'udienza. Oggi avrà inìzio la sfilata de) testi a discarico.