Anatole France al Trocadero

Anatole France al Trocadero Anatole France al Trocadero Ijotcosl artistica o manifestazione politica - " Le elezioni non devono perire ■Meramente: accordare l'amnistia generale, che è una forma di pace,, ' (Servizio speciale della « Stampa ») pdtv J PARIGI, 21 notte. /•La Lég», francese dell'Insegnamento ed t Comitato centrale dello feste civili hanno iato nel pomeriggio al Trocadero una grande matfcinat a' artistica in onoro di Aliatole Francò. Un.t folla enorme aveva invaso l'immensa sala. Il senatore Francesco Albert, presidente della Lega dell'Insegna(néiitcy prese per primo la parola e rivolgendosi verso- Aliatole France, il quale si trovava in un palco di primo ordine, vantò il genio letterario del maestro, la sua erudizione, il suo dilettantismo, ricordando pure in quali circostanze France scettico era diventato, militante. « Tuttavia — soggiunge l'oratore — egli non ha rinunciato a quella deliziosa, ironia, che è la più adeguata espressione della verità sicura di se stessa ». Indi, portando il discorso sul terreno politico, i\ senatore Albert, rivoltosi vereo il palco ufficiale, dichiarò: « Noi vi dobbiamo, Maestro, una grande parte del nostro recente successo ! Per i nostri ultimi trionfi, di cui voi foste il precursore e l'artefice, siate salutato, siate esaltato, siato ansato! >. "Dubbiamo font la pace!,. Una fragorosa ovazione accolse queste parole. Ma dal fondo della sala Anatole France si alzò, salutato da entusiastiche acclamazioni. Il Maestro, desideroso di rispondere al senatore Albert, roclamò il silenzio e, col braccio teso, disse semplicemente queste parole: c Voi avevate un piccolo soggetto; voi l'avete ingrandito, ricordando Quello che il popolo francese ha fatto di grande ih questi ultimi giorni. Ricordiamoci che le elettomi non devono perire miseramente e che noi dobbiamo fare la pace ed. accordare la amnistia generale, die è una forma di pace ». Quando Anatole France si fu di nuovo seduto, tutta la sala si alzò in piedi per acclamarlo. Cessati gli applausi, il prof. Aulard prese a sua. volta la parola, e chiamando il maestro « caoo poeta.» e « caro filosofo », ricordò che Amatole Frames ebbe il grande inerito di storico, poiché aveva studiato l'epopea omerica, l'epopea alessandrina, il cristianesimo, l'epopea francescana, il Rinascimento e soprattutto la rivoluzione francese. « Egli ha mostrato — disse l'oratore — la graoido parte che in tutti questi eventi ha sostenuto la povera gente ». Prendendo la parola perla seconda volta, Anatole France rispose semplicemente: € Mio caro Aulard, sono troppo lieto degli elogi che voi mi rivolgete coriie storico. Io non sonò che il vostro discepolo ed l vostro allievo ». Una nuova calorosa salve di applausi accolse le modeste parole dal grande scrittore. Dopo di che si svolse una parte artistica, nel mezzo della quale.il signor Joubaux prese a sua volta la parola per elogiare le virtù ed i meriti del festeggiato. La scuola corale intonò quindi l'inno al'arte di Wagner; e poi vennero-rappresentate scene del Signor Bnrgepet a Po-, rigi, delle Idee di Gerolamo Coignard, delle. Nozze Corinzie,- dell'immortale Crainqwehille, e finalmente della commedia Colui che sposò una donna muta, tutte opere di Anatole France. La contessa di Noailles si avanzò allora per declamare un poema di Anatole France, e Davide Devreis, del'Opera C'omique cantò due poemi di Anatole France su musica del maestro Busser, direttore dell'orchestra dell'Opera. Arte e politico L'odierna manifestazione ha assunto un carattere di vera apoteosi ; non soltanto per 'artista glorioso, ma anche per l'uomo miitante con alto • pensiero nella battaglia sociale. Si ricorderà che per festeggiaa-e l'ottantesimo' compleanno di Anatole France, Parigi aveva pensato, un mese fa, ; a filare in -corteo sotto le sue finestre, come si sfila sotto i monumenti. Disgraziatamente mentre i promotori delle onoranze si stilavano il cervello per scoprire il mozzo di ar sfilare un corteo per una strada fornita, come Villa Said, di un unico sbocco, l maestro, messo sull'avviso, faceva annunziare di essersene andato in campagna, poco sorridendogli la prospettiva di laciarsi, alla maniera del suo predecessore Voltaire, soffocare sotto le rose. Niente corteo, dunque. Meglio così. Anatole France siede oggi al confluente o piuttosto al bivio dell'arte e della politica, e un corteo pubblico ili suo onore poteva correre roppo pericolo di mutarsi in uno contro fra devoti dell'una e dell'altra. Quella duplicità di forze che nello spirito oli quest'uomo si compose già con oosì sponanea armonia, i suoi contemporanei l'haunò disimparata. Il connubio fra l'idealismo rivoluzionario e l'intellettualismo artistico, riescito tanto naturale agli uomini della sua generazione, sembra alla nostra incestuoso 0 irrealizzabile. La letteratura è oggi conservatrice, quanto la rivoluziono illetteata : e, se il corteo auspicato avesse avuto uogo, avremmo veduto parteciparvi senza onfondersi, e probabilmente guardandosi n cagnesco, da un lato gli amici letterari del festeggiato, dall'altro gli amici politici : qua i de Régnier, i Gide, i Maurras, i Douraic, i Giraud, i Bordeaux, i Thérive, i Bertrand, i Mille, i Massis, là i Rappoport, Paul-Boucour, i Cachili, i Frossard, i Bloch, i Varenne, con relative bandiere rosse e relativa scorta di agenti dell'ordine. All'ora dei discorsi, ciascuna delle due osti avrebbe voluto trarre il duce dalla sua ; e, tira di qua, tira di là, il nostro buon maestro sarebbe stato spaccato in due, senza che gli agenti dell'ordine potessero salvarlo dall'immeritato supplizio. Le onoranze avrebbero approdato, cioè, ad offrire a quest'uomo, ool pretesto di esaltarne l'opera, la piova più crudele della sua inattualità in un'epoca in. cui utopia e ragione, che egli avorò a conciliare, si volgono ringhiose le spalle professandosi incompatibili. E quale più pungente amarezza del vedersi ammirato senza consenso e approvato senza comprensione? Ma del fallito corteo nel giorno dell'SO.o compleanno, l'Aprile scorso, Parigi si ò rifatta in due modi : deponendo, allora, alla pòrta di Anatole France, il supplemento di un grande quotidiano della asxa — dove l'incompatibilità di cui opra esplode impassibile da quattro pagine di giudizi sul suo conto, dovuti alle penne più divereo — e laudando ora sulle traccia del Maestro l'eco degli applausi del grande apettaoolo popolare al Trocadero. i Omaggi di mmm Maurras, invitato a mandare il proprio autografo, non ha saputo vietarsi di calcare goffamente la mano su quello che, nella circostanza, era il pensiero intimo dei letterati puri. « Aliatole France aveva varcato da poco il mezzo del cammin di nostra vita e trovavasi sul più bello di un lavoro rinascente di linfo immortali, allorché l'accento del suo genio, il carattere della Sua arte subirono una brusca diversione... Tutt'a un tratto, eccolo optare per un Dio unico, abbracciare un partito, respingere tutti gli altri, e farsi, lui, punto di convegno di tanti diversi spiriti, simile ai campi di lotta dove si compie l'ordinaria .strage degli esseri. Addio, bella torre svelta e bianca donde contemplare l'astro e l'uomo sotto l'aspetto mono agitato'.' Addio, pacifico apparecchio destinato a misurare le fasi della luna o il succedersi delle maree! L'osservatorio si spostava per una campagna militare, il materiale della conoscenza correva trepidando alla velocità delle macchine di guerra e di morte ! ». Il linguaggio commemorativo degli altri alunni delle Muse ha preferito non toccare il tasto delicato, cedendo, suppongo, a Una considerazione non diversa da quella che induce i visitatori di un infermo a parlargli di tutto tranne che della sua infermità. « Se per avventura, insinua solo, con ecclesiastica unzione, Enrico Brémond, dovessi dire — ma non oggi, per carità ! — il dolore che provo a non poter seguire in tutto il mio caro maestro, è a lui stesso che ricorrerei: andrei a cercare nel granajo del signor des Ilettes il mio santo amico, il barnabita di Le» dieux ant soif, e lo pregherei di parlare per me ». AU'infuori di questa allusione vereconda, silenzio. « Ammirare Anatole France, scrive Enrico di Régnier, è rendere omaggio al meraviglioso scrittore di cui tutta l'opera, affascinante e grave, at> testa la perfezione di chiarezza, di forza e di eleganza cui può arrivare la lingua francese». E Barthou, nella sua qualità di accademico e di erudito: «None possibile definire in poche righe la magia dello stilo di A. Franco, così ricco di sfumature cho nessuna analisi può abbracciarlo tutto. La lingua francese non conobbe mai strumento più perfetto e di agilità più propizia al gioco delle idee contraddittorie ». E il visconte d'Haussonville : « Anatole France non ha bisógno della mia modesta testimonianza letteraria, e tutti siamo d'accordo nello stimarlo uno dei migliori scrittori dei nostri tempi ». E Giacomo Bainville: « Luminoso modello dell'arte di scrivere, Anatole France ci insegna come quest'arte sia una lunga pazienza e come sia sempre possibile progredirvi. Egli ha restaurato la lingua francese, strumento difficile, che nessuno possiede prima della maturità e di cui non è dato impadronirsi se non mercè un continuo sforzo. Grazie gli sien rese per averci, con l'opera e con l'esempio, riinsegnato questa antica verità ». E Claudio Farrène: « Così parlò Anatole France:. La prima, qualità della^Jingua. francese è la chiarezza. La seconda qualità della lingua francese è la chiarezza : E la terza qualità della lingua francese è la chiarezza. Grazie di una così feconda e ironica lezione, o buon Maestro! ». " Non abbiate paura di passare por utopisti „ Giudizi legittimi indubbiamente, poiché nessun elogio sopravanzerà mai il merito di quella prosa marmorea di ogni pagina della quale potremmo dire quello che l'archeolor»o Dubois della Vie en fleur diceva del suo torso di fauno in marmo pentelico: « Ma quando un'opera tocca questo grado di perfezione, la sua beltà risiede intera in ciasouna sua parte. Giudizi, tuttavia, incompleti. Chi oserebbe confinare Voltaire in Candido, nel Dizionario filosofico o nel Secolo di Luigi XIV ignorando il Voltaire del processo Calas? E Anatole France e qualcosa di più che il France del processo Droifus. Il calore della simpatia umana è trasparito sempre, in lui, di sotto all'egoismo dell'epicureo; e in nessun momento della sua parabola di scrittore abbiamo visto questo raffinato isolarsi in una Ferney sdegnosa é distante. Egli giudica gli uomini senza farsi maggiori illusioni di Voltaire, ma ne comprende assai meglio le debolezze, e la sua indulgenza c pari alla sua penetrazione. Non e settario, ed • ecco forse perche ha potuto diventare uomo di parte senza diminuirsi. Ma non è neppure un agnostico, ed ecco perchè ha potuto essere artista e classico senza cascare nell'olimpismo indifferente dei puri esteti. L'umanesimo di Anatole France è l'umanesimo di un secolo romantico. Raziocinante, amico dell'equilibrio e delle giuste proporzioni, amico della chiarezza e dell'ordine, ma non prigioniero di tali qualità, non inaridito nella vigilanza su sè stesso. Egli vive nel milleottocento o non nel quarto secolo avanti Cristo. E, per quanto inriso gli sia il Galileo di rosse chiome, il suo paganesimo rivelasi, come quello dell'altro grande umanità ottocentesco, nutrito di spirito cristiano, e nemmeno a lui le erme e le colonne fanno dimenticare le origini barbariche che non aveva dimenticate l'italiano. Classico, Anatole Franca lo sarebbe, se l'ironia potesse esser classica altrimenti che nella forma, alla maniera di Platone, il più romantico degli antichi, questo fondatore di città ideali. Parlando, nel 1910, agli studenti di Parigi, diceva loro : « Non abbiate paura di passare per utopisti. E' questa l'ingiuria che gli ingegni limitati lanciano ai grandi ingegni. Dai sogni generosi escono le benefiche realtà ». E otto anni prima — la « conversione » del France, come vedete, non data da ieri — alludendo, in una riunione della Lega dei Diritti dell'Uomo, a coloro che lottano « per fondarcela giustizia sociale e preparare la pace », aveva ammonito: c Vi diranno che costoro sono degli utopisti. Ma gli economisti che li ispirano si sono sbagliati meno di quelli delle anliohe scuole e sopì attuilo hanno corretto meglio iloro errori. E quand'anche fossero utopisti, varrebbero essi di meno per questo? Senza gli utopisti del passato, gli uomini vivrebbero ancora miserabili e nudi nelle caverne. Furono gli utopisti a tracciare le linee della prima città... ». Quale lezione per gli odierni apologisti ohe sì commovente .studio pongon.o nello stornare dal capo venerando questo marchio d'infamia t , Anatole France non o teme. Egli sa che l'utopia è pel genio, quel che c il cielo azzurro per la colonna paria. Questa rimarrebbe in eterno cruda lpttlsebSiiazuddictNcdlcrainscvfdetblumzMdmpvddmècicapaadetscLlnbrmssust e abbagliante bovinamente schiava dell'immacolata perfeiiòne, se quello non. la scaldasse e indorasse nel proprio ampi*»» di fuoco. L'utopia è 3a verità di domani, e sia pure di dopodomani. Togliete dall'opera del Franco la sordina della speranza in tempi migliori, e l'avrete abbassata al livello della beltà accademica. Non lasciamo, almeno finche egli è tra noi, che una devozione malintesa o un calcolo ipocrita le infliggano questa diminuzione. Lo suo preghiera sull'Acropoli Solo un deliberato inganno può imporro a quella Ragione che è come il sesto dell'architettura franciana il basto del gretto positivismo conservatore e antidemocratico oggi in voga. La ragione del France è quella che egli additava ai conterranei di Ernesto Renan, ritta al fianco dell'autore della Vita di Gesù nella statua innalzatagli il 13 settembre 1903, e cui faceva dire, prestandole la propria commossa parola: * Chi vincerà? L'odio o l'amore, l'ignoranza o la scienza, la guerra o la pace, la bar- bario o la civiltà? Non chiederlo. L'aw*ìiiro è celato a coloro stessi che lo fanno. Non chiedere quale sarà la città futura. Ma sappi che 6arò io ad erigerla. Poiché io sola sono architetto e geometra e non invano saggi e filosofi mi han richiamata sulla terra... ». Questa ragione cui non dobbiamo meuo Le jardin d'Epicuro e Les opinion* de M. Jerome Goignard che L'orma dm mail, Le mannequin d'osier, L'ami rati, d'amethìste, Monaieur liergeret à Paris, La rivolte des anges, L'ile des pi tigoni in, e Sur la pierre bianche, porta più volentieri il berretto frigio che non la cocolla, e il cuore misterioso del cittadino Giuseppe Clómont le ò meno incomprensibile di quanto certi zelanti commentatori di Las dieux qnt soif non vogliano farci credere. Anche pel France, come per ogni nomo sincero, il popolo ò anoora Olibano. Ma Calibano, mandato a scuola, si tramuterà in perfetto uomo di governo; e in ogni caso, quand'anche dovesse rovesciare Prospero prima di essere riuscito ad accorciare le proprie orecchio villose e a raffinare il proprio cervello, Franco come il Renan, se ne consolerebbe e non desidererebbe la restaurazione di Prospero. « Calibano, in fondo, ci rende maggiori servigi di quel che non farebbe Prospero restaurato dai gesuiti e dagli zuavi pontifici. Lungi dall'essere una rinascita, il governo di Prospero, nelle condizioni attuali, sarebbe uno strangolamento ». Invertite le sorti, o queste vecchie parole del Renan potrebbero essere sottoscritte anche da Anatole France. Ma quest'ultimo vi aggiungo qualcosa di più, e sostituendo al mostro simbolico una visione più dolce o più veridica del popolo che gli si stringe intorno e saluta accorato la sua canizie e i suoi ottantanni come il navigante saluta il sole all'occaso incontro a cui salgono le tenebre, proclama : « La sua" vittoria è certa. E' certa perchè la natura stessa delle cose e le condizioni della vita la ordinano e la preparano. Essa sarà metodica, ragionata, armoniosa. Essa si profila già sul mondo con l'inflessibilo rigore di una costruzione geometrica ». E' questa la sua preghiera sull'Acropoli. C. P.

Luoghi citati: Bordeaux, Parigi