Questioni operaie

Questioni operaie Questioni operaie Alcuni giorni fa la « Gazzetta Ufficiale »' ha pubblicato dieci decreti-legge con cui viene data esecuzione ad altrettante convenzioni approvate dalle Conferenze internazionali del Lavoro di Washington,; Genova e Ginevra. A parte la questione, da noi recentemente trattata, dei decreti-legge, questo atto del governo merita la cordiale approvazione di quanti ritengono — come not — che l'Ufficio internazionale del Lavoro c le Conferenze internazionali del Lavoro siano fra i migliori prodotti della Società delle Nazioni. Resta, adesso, che le ratifiche formali di dette convenzioni siano comunicate, secondo le norme vigenti in. materia, al Segretariato generale dell'Ufficio del Lavoro, per la registrazione. Non sappiamo so sia» vero quanto è stato affermato ripetutamente da un autorevole membro della Confederazione del lavoro, sugli ostacoli che alla ratifica di .lue}" le convenzioni sarebbero stati opposti dalla Confederazione dell'industria. In casoaffermativo, tanto peggio per questa e tanto meglio per il governo. Rimane ora a ratificare, oltre la convenzione per l'assicurazione infortuni agricoli, quella, d'importanza capitale, sullo otto ore di lavoro. Nei decreto-legge pubblicalo dal governo italiano circa le otto ore, fu introdotta una diminuzione del compenso per le ore straordinario — concesse, in dati casi eccezionali, oltre le otto — rispetto a quello che era fissato dalla convenzione di Washington. Ciò crea, evidentemente, una difficoltà, per la registrazione all'Ufficio di Ginevra, e cioè per il carattere internazionale dell'atto, da cui deriva la possibilità di eventuale azione! della Società delle Nazioni e dell'Ufficio medesimo. Sulle otto ore, e precisamente sulla loro applicazione in Germania si svolse una vivace e lunga discussione alla sessione tenuta il aennaio scorso dal Consiglio internazionale del Lavoro: vivaco sopratutto, perchè detta applicazione venne connessa — e si capisce facilmente come — con Ja questione della capacità ger-( manica a pagare le riparazioni. Quell'episodio dimostrò come possa esser> difficile 0 complicala — per la molteplicità d'interessi non soltanto di classe — la messa in opera di leggi internazionali sui lavoro. Ma non è, davvero,, questa, uni ragione per rinunciarvi : occorre, anzi,stare in guardia affinchè, da parte d'imprenditori troppo egoisti e poco oculati, non si tentino di sfruttare queste • difficoltà a proprio malinteso vantaggio. Occorro interessare ed affezionare il proletariato alla causa della pacificazione e della ricostruzione nazionale ed internazionale; e non disgustarlo facendone gravare la soma unicamente su di esso. Che questo monito non abbia, oggi, valore puramente accademico, lo dimostrano' certe manifestazioni avvenute in un campo non sospetto di sovversivismo anticapitalistico, cioè in seno al fascismo ed al sindacalismo fascista. Tutti ricordano ancora l'articolo di Massimo Rocca «Bolscevismo degli industriali », di poco, anteriore alla sua espulsione; e, se anche si' vuol prescindere dalle manifestazioni dèi Rocca, basta l'intervista precedente del Bagnasco — di cui nessuno ha messo-in dubbio, finora, la disciplina fascista —i a provare la realtà del fenomeno. E poi, a prescindere da articoli ed interviste, ci sono i semplici fatti, per es. lo sciopero; della (( Nebiolo », ancora non risolto non ostante l'intervento dell'on. Mussolini e la concessione sostanziale proposta da questo, ed accettata dalle maestranze, agli imprenditori. Aggiungiamo quanto recentemente espose il Cabiati, su queste colonne, intorno alle tristi condizioni della gente di mare e della loro Federazione — tuttora in aria — e si vedrà che, pur senza entrare a far da arbitri nelle singolo contese (parte che non ci spetta), possiamo concludere come non tutto sia normale, oggi, in Italia, nei rapporti fra capitale e lavoro. Che dei leaders fascisti e capi del sindacalismo fascista si preoccupino di ciò, col proposito d'arginare Io sfruttamento a danno del proletariato della situazione politica determinatasi in Italia dal 1921 in poi, fa indubbiamente molto onore alla loro probità e al loro patriottismo. Purtroppo, in queste situazioni le qualità o gli argomenti morali non bastano: esistono elementi politici ed economici, producenti un certo determinismo di cui bisogna tener conto (non tutto Marx può essere riposto in soffitta; e del resto corto verità sono anteriori ed indipendenti da lui). Uno di questi elementi, e fondamentale, è che, laddove manchi o diminuisca, per il proletariato, la libertà di organizzazione — e dell'azione politica, distinta, certo, da questa, ma connessa —, diminuisce e vien meno in esso anche la forza di tutelare i propri interessi, crescendo invece la resistenza e l'aggressività degli intraprenditòrj. Nessuna prodica morale nessuna arringa patriottica può annullare questo giuoco naturale di forze: sentimenti e ideali hanno, certo, una altissima e realissima funzione, ma purché ci sia una realta ad essi rispondente. E' perciò che noi dubitiamo assai possano portare un reale miglioramento alla situazione deliberazioni come quella presa a Roma, qualche giorno fa, dalla Commissione mista delia Confederazione del- 1 industria e dalle Corporazioni fasciste, per la stipulazione dei contratti di lavorò nazionali. Innanzi tutto, quella de libera- rn^,en,^n0/a Wft 1P °>-ga<iizzuzioni optale all infuori delle fasciste; ciò che «lenire non ne distrugge l'esistènza (si "cor dino le recenti votazioni dei meta 1, rgka a favore della Fiom), indebolisce nero vissimamente l'azione operaià InPseconda liiogo, le Corporazioni fascisteSolvono VI A ™pett2 aI,a Confederaz one de" 1 Industria, nella parità di condizioni richiesta per trattare con effettivo vantaggio dei propri rappresentati. Libera, perfettamente, la Confederazione industriale, dei propri movimenti, e perfettamente capace di controllare gli altri; soggetti, i Sindacati fascisti, al doppio freno del partito e del governo. Da una parte si cerca — ammettiamolo pure — un equilibrio superclassista e nazionale, dall'altra si agisce — ed è naturale si agisca —» innanzi tutto nell'interesse di classe. Risulta — se pur ce ne fosse bisogno — che' l'equilibrio non può essere stabilito dal di fuori e dall'alto, risolvendosi esso in' tal caso a sfavore della parte pjù debole,cioè in sostanziale squilibrio; ma deve,invece, essere spontaneamente raggiunto attraverso il libero gioco dello forze pò» litiche e sociali, pur tutelando lo Stato l'ordine e la legge necessari alla convivenza nazionalq ed. umana.

Persone citate: Bagnasco, Cabiati, Marx, Massimo Rocca, Mussolini, Nebiolo, Rocca

Luoghi citati: Genova, Germania, Ginevra, Italia, Roma, Washington